giovedì 31 maggio 2012

Cosa mi sono persa

Questo post poteva intitolarsi "Porca vacca". O qualsiasi altra imprecazione a piacere.
Ero in Italia quando hanno eletto Obama. Ero a San Francisco quando a Milano hanno eletto Pisapia. Lo so che mi perdo tutte le feste, ho capito. La prendo bene, eh, non fa niente, pazienza, ci sono cose più importanti nella vita. Però stamattina guardavo in giro per la rete le celebrazioni per il compleanno del Ponte.
Ho trovato questa foto d'epoca, carina:

Headlines from The San Francisco News, May 28, 1937. From the San Francisco History Center Ephemera files: SF. Bridges. Golden Gate. Opening Day. Newspaper Clippings.

E poi ho visto che ci sono in giro parecchi video dello spettacolo pirotecnico. Così ne ho guardato uno. E per un istante ho perso tutto il mio aplomb. C'era persino una fantastica colonna sonora.
Però poi ieri sera abbiamo cenato sul balcone, come sempre in queste serate tiepide profumate di gelsomino, pitosforo e caprifoglio, e mi sono consolata. A San Francisco non possiamo mai cenare all'aperto, e quelli che hanno visto i fuochi d'artificio avevano addosso il piumino. Tiè.

martedì 29 maggio 2012

Una minorenne in America/3: Greetings from New York, 1985 - Prima parte

Dopo aver scoperto che eravamo libere di andare e venire quando e come ci pareva, io e Cristina, accompagnate occasionalmente da qualche altra temeraria, cominciammo davvero ad andare e venire come e quando ci pareva. Provate a pensare all'emozione che si prova quando si mette piede per la prima volta a New York, quella sensazione di essere entrati direttamente nello schermo del cinema e di poter incontrare un personaggio mitico, non importa se vero o fittizio, dietro ogni angolo. Anzi, di essere diventati noi stessi uno di quei personaggi mitici. E poi pensate di provare quella sensazione a sedici anni, per tre settimane di fila, completamente libere di fare tutto quello che vi pare. Soldi permettendo, visto che in teoria era già stato tutto pagato e non avremmo dovuto spendere di più. E oltretutto il cambio era intorno a 1$ per 2000 lire.

 

E così mangiavo poco, in quel periodo, prevalentemente mele verdi, e camminavo in media dieci chilometri al giorno. Tutta la città a piedi. Tutta. La mattina prendevamo il ferry da Staten Island e tornavamo la sera, a volte a notte fonda. Una volta andammo a un concerto jazz al Village Vanguard. Si fumava, allora. Era un vero jazz club, buio e sotterraneo e fumoso.



Una volta incontrammo un ragazzo bellissimo che sembrava James Dean e che ci portò a fare un giro al parco. Scoppiò un temporale, io mi tolsi le espadrillas per non far sciogliere la suola e corsi a rifugiarmi con lui sotto l'arco che c'è vicino alla Behesda Fountain (ci sono stata di recente e l'ho riconosciuto). A piedi nudi nel parco, cantando sotto la pioggia e saltellando per evitare i cocci di bottiglia e le siringhe.


 

Una volta incontrammo un ragazzo simpatico  che comprò due birre per noi ultraminorenni e bevve con noi dal sacchetto di carta marrone per la strada. Poi, visto che si avvicinava l'alba, ci invitò a casa sua a fare colazione. "Volentieri!" rispondemmo. "Dove abiti?" "Nel Bronx." E via, in metropolitana, a fare colazione nel Bronx alle 5 del mattino con uno sconosciuto (era la parte residenziale del Bronx, quella non pericolosa, ma noi non lo sapevamo).





I nostri genitori, ovviamente, non sospettavano nulla. L'unica volta che ci tradimmo fu il giorno che ce ne andammo a spasso per Harlem. (1. Continua)

lunedì 28 maggio 2012

Sul tradurre/5

"Alla traiettoria orizzontale del corpo che va nel mondo s'intreccia quella verticale di una mente che affonda: 'affondava come una lama nelle cose, e tuttavia ne restava fuori, a osservare'. Non è forse questo il compito di chi traduce? La pagina come luogo d'inabissamento e distacco, il proprio linguaggio come una lama che affonda nel linguaggio dell'altro?"

Antonella Anedda, dall'introduzione a La signora Dalloway, Einaudi 2012, traduzione di Anna Nadotti.

domenica 27 maggio 2012

Happy Birthday Golden Gate Bridge!

Il ponte più bello del mondo compie 75 anni. Per l'occasione, ecco una galleria di foto.

Ansel Adams, The Golden Gate Before the Bridge, San Francisco, California, ca. 1932, printed ca. 1972; gelatin silver print; Collection SFMOMA, Gift of Alfred Fromm, Otto Meyer, and Louis Petri, San Francisco; © The Ansel Adams Publishing Rights Trust

Costruzione del ponte, 1934

Maggio 1936: il ponte durante la costruzione, cominciata nel 1933 e durata 4 anni. (Foto: AFP/Getty Images)

Il Golden Gate è stato il più lungo ponte sospeso del mondo fino al 1964, quando ha ceduto il primato al ponte di Verrazzano. Attualmente il ponte sospeso più lungo del mondo è il ponte di Akashi-Kaikyo, in Giappone. (Foto: Hulton Archive/Getty Images)

11 uomini morirono durante i lavori, mentre altri 19 furono salvati dalla rete di protezione tesa nella parte inferiore del ponte. Questi ultimi divennero noti come The Halfway to Hell Club. (Foto: AFP/Getty Image)
 
Biplani militari volano sopra i pedoni che attraversano il ponte nel giorno dell'inaugurazione, il 27 maggio 1937. Il giorno dopo il ponte venne aperto al traffico. (Foto: AP)

Il colore del ponte, "international orange" è stato scelto soprattutto per la sua visibilità nella nebbia. Attualmente ben 38 operai sono addetti alla continua riverniciatura del ponte per proteggerlo dagli agenti atmosferici. (Foto: James Sugar, National Geographic)


Il ponte piace anche ai graffitari (Foto da qui).


sabato 26 maggio 2012

Bruno Fornara da Cannes: un critico d'eccezione recensisce Cosmopolis

Il mio grande maestro di cinema, Bruno Fornara (che compare anche qui, in fondo), mi ha autorizzata a pubblicare la sua recensione di Cosmopolis, scritta di getto subito dopo aver visto la prima a Cannes. Una vera chicca che vi offro con orgoglio (N.B.: il massimo dei voti è 5).

(Fra le altre recensioni, oltre a quelle citate qui sotto nei commenti, vi consiglio quella di Roberto Manassero, che potete leggere sul suo bel blog Anarene.)

“Cosmopolis” di David Cronenberg
Il mondo del capitalismo finanziario sta dentro una limousine. È lì che praticamente vive Eric Packer (Robert Pattinson). Non ne esce che in rare occasioni. È lì che riceve ospiti e incontra collaboratori, lì viene a visitarlo ogni giorno un medico: che gli trova, con una esplorazione manuale, la prostata asimmetrica. L’asimmetria spaventa Packer. Tutto gli deve apparire simmetrico, tutto deve o dovrebbe funzionare come vogliono le regole del capitale. Solo che nulla fuori dalla limo funziona più come ci si augurerebbe, il traffico è bloccato in una New York dominata dalla paura mentre il presidente arriva in una Manhattan esagitata e pericolosa, girano dimostranti arrabbiati che ridipingono la limo e urlano slogan folli secondo i quali i topi sono adesso l’unità di misura di tutto, anche dell’economia. Packer, dentro la macchina nella città impazzita, vuole andare dall’altra parte di New York dal suo barbiere. Qualcuno intanto lo vuole far fuori. “Cosmopolis” è un Cronenberg di quelli duri, crudi, rigidi. È impostato secondo una norma ferrea: le scene sono (quasi) tutte dialogate. Packer parla di volta in volta con tanti personaggi, di finanza, d’amore, sesso (lo fa anche), vita, soldi e quadri. I riferimenti ai quadri sono essenziali. Sui titoli di testa viene a comporsi una specie di lungo, caotico, macchiato Pollock orizzontale, poi nel film c’è invece l’opposta presenza di più quadri di Rothko, metafisici, abissali, vuoti e inattaccabili. Sono i due poli della situazione: un caos sociale lineare in cui scorrono spinte in tutte le direzioni e il rimpianto per non riuscire più a essere vuoti e liberi. Nel suo appartamento, dice Packer, ha due ascensori: uno procede a velocità ridotta per riuscire a gustare la musica di Satie; nell’altro, veloce, si sentono le composizioni di un rapper (che morirà nel corso del film). È perfido questo “Cosmopolis”, chiuso senza angoscia e senza uscite, come se tutti – Packer per primo – avessero ormai accettato che la fine è già avvenuta. Il cybercapitale non ha futuro. Per questo, rovesciando Marx, ”uno spettro si aggira per il mondo, quello del capitalismo”. Il capitalismo nella sua forma spettrale ha vinto portando tutto alla rovina. C’è ancora qualcuno (Mathieu Amalric!) che pensa in maniera situazionista di mettere in atto gesti inutili come tirare una torta alla crema in faccia a Packer. E c’è chi (Paul Giamatti!), nell’ultima scena e nell’ultimo, lungo dialogo, si trova in mano la pistola con la quale potrebbe uccidere Packer mentre gli rinfaccia di aver dimenticato “l’asimmetria”. Starebbe lì, nell’accettazione dell’imperfezione, delle differenze, di una alterità che sfuggisse all’uniformità del capitale, una via di salvezza. Non sembra comunque che resti il tempo per applicare questa ricetta. Cronenberg, dopo “Il pasto nudo” da Burroughs e “Crash” da Ballard, torna ad adattare un romanzo, arduo e infernale. Anche il suo film è gelido e rivelatore. Apocalittico: perché in senso biblico la parola apocalisse vale appunto rivelazione. Un film astratto, come i quadri di Pollock e di Rothko. Voto 4. P.S. In Italia il romanzo di De Lillo è stato tradotto da Silvia Pareschi, mia amica e mia allieva alla Scuola Holden.  

 
Il trailer italiano

venerdì 25 maggio 2012

Belle notizie dal mondo della traduzione



Innanzitutto, è uscita La signora Dalloway tradotta da Anna Nadotti. L'aspettavo con impazienza, sapevo che Anna ci stava lavorando, e ora so che potrò finalmente gustarmi quel capolavoro nella versione italiana di una magnifica traduttrice come lei.

Anna racconta cosa significa tradurre Woolf sul sito della casa editrice Einaudi.

"Ciò che non ricordavo – sommerso forse dalle interpretazioni – erano l’energia, il movimento. Tutto si muove in questo romanzo grandioso. La gente sui marciapiedi, le nuvole nel cielo, la bruma del mattino, gli omnibus le automobili e i carretti nelle strade, i pony e i bambini nei parchi, le luci alle finestre che via via si illuminano, i riflessi sull’acqua, i ricordi nella mente dei personaggi. Perfino le parole letteralmente si muovono, quelle che a nastro si srotolano dalla coda di un aereo, disegnando nel cielo uno slogan pubblicitario. Né ricordavo la quantità di rumori, di suoni, di voci che intervengono nel silenzio. E sono tante, le voci. Quelle che in ognuno riemergono dal passato, quelle che interloquiscono nei dialoghi, quelle che si inseguono tra le stanze la sera del ricevimento. É il brusìo della città, il fragore del bus su cui sale la giovane Elizabeth Dalloway, sono gli uccelli «che cantano in greco»." 


La seconda bella notizia è che il mensile Il Mucchio Selvaggio ha pubblicato un bel dossier dedicato a Traduzione & Traduttori, a cura di Antonio Bibbò, con la collaborazione di Giovanni Zucca, Elisa Comito, Flora Staglianò, Claudia Zonghetti, Riccardo Duranti, Angelo Fracchia.
Si parla di fantascienza, di Tintin, di Baricco e, appunto, della traduzione dei classici.
Se volete leggerlo lo trovate tutto in pdf, QUI.

martedì 22 maggio 2012

I libri del buonumore/5

La montagna blu (Roman Rusi, traduzione dall'ebraico di Elena Loewenthal) di Meir Shalev
Segnalato da Marina Morpurgo e Giusi Meister. Come si legge su WuzIn questo romanzo, che molti giudicano il migliore tra quelli scritti finora da Shalev, sono rappresentate tre generazioni di ebrei. Quella dei pionieri, giovani ebrei russi che giungono in Terra d'Israele all'inizio del Novecento e cercano con molte utopie di instaurare una comunità di uguali. Una seconda generazione già più concreta ma ancora fertile di leggende e di sogni. Infine quella del protagonista Baruch, che trasforma il podere degli avi in un cimitero di lusso riservato ai morti ricchi. Il Nonno però, la prima generazione appunto, non cesserà mai di rappresentare un riferimento, né Baruch permetterà mai che dalla sua anima sia cancellata la capacità di sognare e di favoleggiare. 



The Evolution Man (tradotto in italiano da Carlo Brera con il titolo Il più grande uomo scimmia del Pleistocene) di Roy Lewis.
«Pubblicato per la prima volta nel 1960, e poi ripreso più volte sotto vari titoli, questo libro si è fatto strada silenziosamente fra i classici della fantascienza a ritroso. Ma in realtà è un libro inclassificabile: una riflessione romanzesca, acutissima e leggera, su tutta la storia dell’umanità, contrassegnata in ogni dettaglio da quella limpidezza e da quell’ironia che appartengono alla migliore tradizione letteraria e scientifica inglese».



 
La zia Julia e lo scribacchino (La tía Julia y el escribidor, traduzione dallo spagnolo di Angelo Morino) di Mario Vargas Llosa.
Segnalato da Daniele Petruccioli. "Vi si narra la vicenda o meglio la carriera, di Pedro Camacho, fecondissimo produttore boliviano d'intrecci (lo chiamano anche Balzac creolo) che, chiuso in una mefitica stanzetta, sforna trame melodrammatiche e truculente per un programma di feuilleton di Radio Lima. Tutti attendono con impazienza le puntate della sua fantasia, ma improvvisamente le differenti trame di appendice prendono a confondersi tra loro. Camacho è impazzito e sarà degradato a galoppino d'una rivista di sicuro fallimento. D'altro lato, ecco invece la storia di Mario, giovane aspirante scrittore attratto da questa curiosa macchina dell'immaginario che ci racconta una sua complicata storia: s'innamora di una zia vedova e più matura che finirà per sposare". 

  

Delitti esemplari (Crimenes ejemplares, traduzione dallo spagnolo di Lucrezia Panunzio Cipriani) di Max Aub.
Segnalato da Giovanna Zunica. "I delitti esemplari sono quelli che quotidianamente, in intenzione, si commettono e che Aub, trasportando la realtà nella surrealtà, dà per consumati: con lampeggiante fantasia, con davvero esemplare rapidità e leggerezza. Le antipatie, le insofferenze, gli insopportabili incontri della giornata di ognuno sfogati e liberati in delitti senza castigo."



 
Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve (Hundraåringen som klev ut genom fönstret och fönstret och försvann, traduzione dallo svedese di Margherita Podestà Heir) di Jonas Jonasson.
Segnalato da Unarosaverde. Allan Karlsson compie cento anni e per l'occasione la casa di riposo intende festeggiare la ricorrenza in pompa magna. Allan, però, decide di darsela a gambe. Con le pantofole ai piedi scavalca la finestra e si dirige verso la stazione degli autobus. Nell'attesa del primo pullman in partenza, Allan si imbatte in un ceffo strano, che gli chiede di vigilare su una misteriosa valigia... Un centenario capace di incarnare i sogni di ognuno, pronto a tutto per non lasciarsi scappare questo improvviso e pericoloso dono del destino.


lunedì 21 maggio 2012

Not enough room to swing a cat

Su World Wide Words ho trovato la spiegazione di un'espressione inglese, "No room to swing a cat", alla quale sono particolarmente affezionata perché compare in uno dei miei dieci film preferiti, Daunbailò (Down by Law in inglese).

Source
In genere si ritiene che questa espressione si riferisca al terribile gatto a nove code, con il quale venivano puniti soprattutto i marinai sulle navi. Secondo il Penguin Dictionary of English Idioms del 2001: "The original phrase was probably ‘not room to swing a cat-o’nine-tails’, and dates from the time when sailors were flogged on board ship. The floggings took place on the deck because the cabins were too small to swing a cat in".

Michael Quinion, l'autore di World Wide Words, sostiene che si tratti di un'etimologia errata (o paretimologia), in quanto le punizioni dei marinai venivano effettuate sul ponte, e non certo nelle cabine, e perché non si trovano in letteratura esempi di gatti roteati in contesti punitivi (!). E da qui passa a domandarsi perché mai qualcuno dovrebbe decidere di roteare un gatto. Forse un crudele gioco di bambini?
Chissà. Forse non lo sapremo mai. Consoliamoci allora con Benigni che cita la frase in questione ai perplessi compagni di cella, dopo aver esibito la sua padronanza dell'inglese con altre due perle: "And why don't you take a flying fuck" e "If looks can kill I am dead now".

domenica 20 maggio 2012

sabato 19 maggio 2012

Un libro bellissimo: "Little Bird"

Qualche giorno fa sul bellissimo sito Brainpickings ho trovato un post su un bellissimo libro. Il libro si chiama Little Bird, scritto da Germano Zullo e illustrato da Albertine e pubblicato dalla Enchanted Lion Books.


Il libro racconta la storia di un uomo che si ferma con il suo camion sull'orlo di un precipizio. Non potendo più proseguire, l'uomo apre il portellone del camion e lascia uscire uno stormo di uccelli colorati. Solo un piccolo merlo nero si rifiuta di volare via, e rimane sul camion. I due fanno amicizia e l'uomo cerca di insegnare a volare al merlo.






Alla fine il merlo riesce a volare via, ma poi, proprio quando la storia sembra terminata, torna indietro con tutto lo stormo per offrire un momento indimenticabile all'uomo che lo ha aiutato.
“There are no greater treasures than the little things”, scrive Zullo.

Non solo questo bellissimo libro ha come protagonisti le mie creature preferite, ma ha anche come epigrafe il primo verso della mia poesia preferita:

may my heart always be open to little
birds who are the secrets of living

E per finire, ancora una cosa bellissima: l'animazione creata dal designer coreano Young-jun Kim basandosi sul libro di Zullo e Albertine. (Antipatici, hanno messo la password. Spero che abbiate fatto in tempo a vederlo.)


venerdì 18 maggio 2012

Cachi secchi giapponesi massaggiati

La sera del 5 giugno Julie Otsuka sarà al Festival delle Letterature di Massenzio, a Roma. Ci sarò anch'io, in persona fra il pubblico e anche un po' in spirito sul palco, visto che proprio in questi giorni sto traducendo il suo brano inedito che verrà letto durante la serata.

Trattandosi di un brano inedito non posso anticiparvi niente, però una cosina ve l'anticipo lo stesso. A un certo punto del brano si parla di rows of dried persimmons. Parto subito con la mia ricerchina per capire cosa sono questi cachi secchi, e m'imbatto in una pagina del sito di Slow Food che, sotto il fantastico titolo "Cachi secchi giapponesi massaggiati", dice:


Source
"I cachi secchi massaggiati sono un prodotto tradizionale in Giappone, e sono ancora prodotti da alcuni americani di origini giapponesi. Il processo di preparazione è molto laborioso, ma il risultato è un frutto secco simile ad un confetto, morbido ed esteticamente molto attraente. A differenza dei frutti essiccati con l’ausilio di una macchina disidratante, che si presentano croccanti e sottili, questi paiono dei grossi cachi sgonfiati ricoperti dalla fioritura dei loro zuccheri naturali. Sia i picciuoli sia i calici non vengono rimossi ed il sapore è un concentrato di cachi ricco e fruttato, non così zuccherino come solitamente accade per altri frutti secchi. Non sorprende quindi il fatto che questo sia un prodotto molto ricercato in Giappone.
Metodo di preparazione (queste annotazioni provengono da un’anziana signora recentemente ritiratasi dall’attività, Mrs. Martha Miyamura): i frutti utilizzati sono i cachi Hacihya, non ancora morbidi ma già di colore arancio brillante. Se fossero già ben maturi non si asciugherebbero più, ma il colore indica che il contenuto di zuccheri è alto. Dopo essere stati pelati vanno appesi per il picciuolo con un pezzo di resistente spago da cucina lungo 8-10 pollici ed appesi sopra delle assicelle di legno, facendo attenzione che i frutti non siano a contatto uno con l’altro.
Passata una settimana i cachi si sono ammorbiditi ed iniziano ad essere massaggiati. Mrs. Miyamura delicatamente li schiaccia ad uno ad uno con le sue mani tutti i giorni per 3-4 settimane. Questo processo porta lo zucchero contenuto in superfice ed il frutto si ricopre così di una dolce fioritura.
Dopo 3-4 settimane Mrs. Miyamura assaggia un frutto per assicurarsi che sia ancora morbido all’interno.
Una volta pronti i cachi sono lasciati a riposare dai cinque ai sette giorni su dei panni di carta mentre Mrs. Miyamura li appiattisce e gli dà la forma voluta. Infine vengono divisi per qualità e dimensione e riposti in sacchetti ermetici.


 Questo prodotto è strettamente legato alla comunità giapponese. Tutti i produttori conosciuti vivono nella contea californiana di Placer, un’area dove sono presenti sia contadini di origine giapponese che abbondanti coltivazioni di cachi, ma ciò non esclude che vi siano altri produttori al di fuori di questa zona.
Questo è un prodotto interamente lavorato a mano e reperibile solamente nei mercati locali, nelle aree di Sacramento e Placer. Solitamente sono venduti per circa un dollaro l’uno e si esauriscono in fretta. Non sempre sono reperibili anche perchè la quantità di cachi raccolti varia molto di anno in anno."

 

Ora, a parte il fatto che a me i cachi fanno schifo, come potrò esimermi dal provare i favolosi cachi secchi massaggiati (in giapponese Hoshigaki) della signora Miyamura?


giovedì 17 maggio 2012

Meet my husband/15: Jonathon Keats goes to Hong Kong/1

Do you remember the latest Jonathon Keats' project, in the basement of the Rockefeller Center in New York City?
Now he's brought that project, The Electrochemical Currency Exchange Co., to Hong Kong. These pictures were taken in front of the HSBC Bank in Hong Kong.

More to follow soon.




lunedì 14 maggio 2012

I dieci libri più letti del mondo (e il nono in particolare)

Da Visualnews. Grazie a Maria Sepa di Usalibri per la segnalazione.


Per chi non lo sapesse - io non lo sapevo, così ho fatto una ricerchina - Think and Grow Rich è un libro pubblicato nel 1937, durante la Grande Depressione, dal signor Napoleon  (il nome è tutto un programma) Hill.
Il libro è il risultato di più di vent'anni di ricerche su un grande numero di individui di successo. Studiando le caratteristiche di questi individui, Hill sviluppò 13 principi per il raggiungimento del successo. Ecco i Tredici Segreti di Napoleon Hill per diventare l'autore del nono libro più venduto del mondo:
  • Desiderio
  • Fiducia
  • Autosuggestione
  • Specializzazione
  • Immaginazione
  • Pianificazione
  • Decisione ("Once you make a decision, the universe conspires to make it happen": non lo ha detto un guru new age, bensì Ralph Waldo Emerson)
  • Persistenza
  • Potere dell'intelletto superiore (in pratica, circondatevi di gente intelligente e non di mentecatti)
  • Trasmutazione (questo ha qualcosa a che fare con la trasformazione dell'energia sessuale in energia creativa. Yawn.)
  • Subconscio (qui ho definitivamente smesso di leggere le spiegazioni)
  • Cervello (in effetti se non ce l'hai le cose si complicano un po')
  • Sesto senso
Risultato: 30 milioni di copie.

domenica 13 maggio 2012

L'erba del vicino è sempre troppo alta

Appena arrivata in Italia sono stata investita dai discorsi sulla crisi. Che c'è ed è grave, lo sappiamo tutti, ma ho l'impressione che l'insistenza ossessiva e martellante con cui se ne parla non aiuti a mandarla via.

I mezzi di comunicazione parlano senza sosta dell'ondata di suicidi, anche quando è stato dimostrato che i suicidi non sono aumentati per la crisi, e che, secondo una fonte autorevole come Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano: “Studi epidemiologici internazionali dimostrano con certezza che le notizie dei suicidi da crisi economica, se presentate in modo sensazionalistico, inducono altri suicidi, innescando un pericoloso ‘effetto domino'”.


I tosaerba mi perseguitano. Da queste parti va molto il giardino con l'erba a spazzola, e non c'è giornata di sole che non sia accompagnata da un vivace concerto di tosaerba. Peggio per te, direte voi. Chi vive in città sta peggio. Tu almeno hai l'aria buona. Mica tanto, visto che un  vicino brucia i suoi rifiuti plastici praticamente sotto le mie finestre con frequenza quasi quotidiana. Tempo fa provai a chiedere agli altri vicini se volessero venire con me a protestare con l'avvelenatore, ma loro mi risposero che no, ecco, non si sa mai, quello lì è meglio non farlo arrabbiare (?). Così andai a protestare in comune, chiedendo di mandare i vigili a controllare, ma loro mi dissero che dovevo sporgere denuncia con il mio nome. Io risposi che non ne vedevo il motivo, bastava che mandassero un controllo all'ora che gli indicavo (l'avvelenatore brucia la sua plastica a orari regolari), ma loro mi dissero che dovevo imparare a prendermi le mie responsabilità (?).

Per finire, questo era il mio status di ieri su feisbuc:
"Farà tre rose all'anno, quella pianta nel giardino comune. Tre bellissime rose rosso scuro in tutto l'anno. Perché tu, o imbecille che abiti in fondo al giardino comune, devi tagliare la prima rosa di maggio per metterla nel tuo stupidissimo vaso, invece di lasciarla nel giardino dove tutti la possiamo ammirare? Evidente: perché sei un'imbecille."

Sento che sto perdendo il mio equilibrio zen.

sabato 12 maggio 2012

Photo caption contest

Avete presente il Cartoon Caption Contest del "New Yorker"? Quello dove ogni settimana viene pubblicata una vignetta senza parole e i lettori fanno a gara a chi inventa la migliore disascalia? Ecco, stamattina ho visto questa foto e ho pensato di lanciare un concorso analogo. Cosa si stanno dicendo questo due? 
Si vince una cartolina dal lago Maggiore.

Se non vi viene in mente nulla godetevi la foto, che è molto carina.




venerdì 11 maggio 2012

L'ultimo prato

Come ho già scritto altre volte, la cosa che più mi fa soffrire dell'Italia è la devastazione del suo  - un tempo bellissimo - territorio. Sono cresciuta in una zona piena di prati e boschi, e ogni giorno vedo tagliare alberi (tanto che mi sono convinta che gli italiani soffrano di dendrofobia, un'ancestrale paura degli alberi che risale a un'antichità in cui il bosco era considerato un luogo pauroso dove vivevano i demoni. Il risultato è che, mentre in paesi più civili gli alberi vengono considerati utili e decorativi, qui vengono tagliati con grande voluttà) e ricoprire prati di cemento, per la costruzione di inguardabili condomini, deprimenti villette a schiera e capannoni postsovietici già cadenti e rugginosi prima ancora di essere terminati (e infatti spesso rimangono incompiuti, mostri non solo orrendi ma anche inutili). La cosa peggiore, oltre alla perdita di bellezza e di vita (un calo drammatico di certe specie aviarie, come per esempio i passeri, a causa della perdita di habitat), è il fatto che spessissimo questi obbrobri rimangono vuoti. 
La speculazione edilizia è una vecchia piaga italica cominciata nel dopoguerra, di cui parlava già Calvino nel 1963 con allarmante attualità nel libro intitolato appunto La speculazione edilizia. E sulla distruzione del patrimonio artistico, storico e paesaggistico italiano scriveva già il grande Antonio Cederna in I Vandali in casa (1965) e La distruzione della natura in Italia (1975). Ma negli ultimi dieci anni ci hanno dato dentro con una furia devastatrice degna di Attila, come se dovessero far al più presto tutto quello che c'era per non pensarci più.
Se volete saperne di più sul consumo di suolo, oltre che guardarvi intorno, potete partire dalla voce Wikipedia, che fra gli altri link vi rimanda all'ottimo sito Eddyburg.it

Ormai, quando vedo un angolo ancora intatto, anziché rallegrarmi penso che presto non ci sarà più. E di solito purtroppo non mi sbaglio. Ecco un esempio. Vedete il cartello "Vendesi"?



Questo è il terreno lì di fianco, che è stato venduto un po' prima.


Ed è tuttora in vendita.


giovedì 10 maggio 2012

Obama e il matrimonio gay


"At a certain point, I’ve just concluded that for me personally it is important for me to go ahead and affirm that I think same-sex couples should be able to get married". 


 

Non si tratta solo del diritto di sposarsi. Si tratta in particolare di tutti gli altri diritti di cui godono le coppie sposate (io personalmente lascerei il matrimonio fuori dalla questione, consentirei le unioni civili ed estenderei i diritti a queste ultime. Ma per fortuna non sono Obama). Io, per esempio, dopo il matrimonio ho ottenuto la Green Card in quattro mesi. Se fossi stata gay non l'avrei ottenuta mai. 
Alcuni a sinistra si sono lamentati perché Obama ha espresso solo "un'opinione personale". Be', non poteva fare altro. Ma è già un grande passo avanti. Finora gli stati che ammettevano il matrimonio gay lo facevano contro il governo federale (vedi il Defense of Marriage Act, una legge del 1996 firmata da Bill Clinton). Ora il governo federale, nella persona del Presidente, ha espresso il suo sostegno. 
Naturalmente si tratta anche di un'ottima mossa elettorale. Obama non perderà voti dopo questa dichiarazione, perché chi era contrario non lo votava neanche prima. E spera di (ri)guadagnare i voti della sinistra delusa dalla sua politica. Speriamo che ci riesca. 
Qui sotto trovate il link a un'interessante mappa interattiva pubblicata dal Guardian, che mostra, stato per stato, la situazione dei diritti delle coppie gay negli Stati Uniti, dalla scuola al matrimonio.
 

 Gay rights in the United States


Gay rights by type

martedì 8 maggio 2012

Tom Stoddart, vent'anni dopo l'assedio di Sarajevo

Tom Stoddart è un famoso fotoreporter che vent'anni fa documentò l'assedio di Sarajevo. Nell'aprile di quest'anno, per il ventesimo anniversario dell'inizio dell'assedio, Stoddart è tornato a fotografare le stesse persone. Eccone alcune.


1995: Nel pericoloso sobborgo di Dobrinja, Meliha Varesanovic va al lavoro con aria fiera, sfidando i soldati serbi che la circondano. Tom Stoddart/Reportage by Getty Images

2012: Meliha Varesanovic ritratta nello stesso luogo. Tom Stoddart/Reportage by Getty Images

1992: Una madre si prepara a mandare suo figlio fuori città a bordo di un autobus garantito "sicuro" dalle forze assedianti. 
Dopo la guerra la donna venne identificata come Gordana Burazor. Lei e il figlio Andre riuscirono a lasciare Sarajevo insieme 
e trovarono rifugio in Australia. Tom Stoddart/Reportage by Getty Images


Perth, ottobre 2005: Gordana Burazor e suo figlio Andre. Tom Stoddart/Reportage by Getty Images


1992: Merima Jakupovic, 10 anni, con il suo cagnolino Smoki. Tom Stoddart/Reportage by Getty Images

Sarajevo, 2012: Merima Jakubovic Grobovic, che soffre di sclerosi multipla, insieme alla cavalla Donna 
nella scuderia dove lavora come amministratrice. Tom Stoddart/Reportage by Getty Images





Per vedere tutte le immagini andate sul sito di Getty Reportage, qui.


Qui trovate le immagini del primo reportage, comprese quella di Vedran Smailović, il "violoncellista di Sarajevo", e di Inela Nogić, "Miss Sarajevo 1993".