venerdì 27 maggio 2016

L'ospedale moderno

Norman Rockwell, The Waiting Room (1937)
Un paio di settimane fa sono andata in ospedale a fare la mammografia. Una volta in ospedale c'era un CUP dove la gente prendeva un bigliettino, si sedeva e aspettava il suo turno. Ma quello era un CUP antiquato. Il nuovo CUP, quello moderno, è stato spostato dal pianterreno affacciato sulla strada, dove era troppo facile trovarlo, al secondo piano in fondo a un labirinto inestricabile. Dopo aver girato per mezz'ora fra scale e corridoi, sono entrata in una sala tutta nuova, dove ho trovato centinaia di persone e una bella macchinetta moderna con schermo digitale che elencava le prestazioni offerte dal CUP. Bastava premere sulla prestazione che si desiderava ricevere e poi ritirare il bigliettino corrispondente. C'era solo un piccolo problema: l'elenco delle prestazioni era difficilmente comprensibile, con cose tipo "prenotazione visite" ripetuto due volte in due voci diverse dell'elenco, con la conseguenza che gli utenti, perlopiù anziani e poco avvezzi alla modernità digitale, schiacciavano tutti i tasti e si prendevano tre o quattro bigliettini per volta. Io avevo il numero 150, e gli sportelli stavano chiamando tipo il 25.
A un certo punto è successo qualcosa, I bip che segnalavano il passaggio da un numerino all'altro hanno cominciato a farsi più frequenti. Bip... bip... bip... bipbip... bipbipbip... bipbipbipbibpbipbip! La gente si è alzata dalle sedie ed è corsa agli sportelli, ammassandosi in gruppi informi e caotici. Dietro i vetri si sentivano le addette gridare "basta! fermatevi!". Io sono riuscita a infilarmi nella ressa e a raggiungere lo sportello, dove l'addetta disperata mi ha detto: "Si è guastato il sistema! Non riusciamo a fermarlo!" Me ne sono andata senza voltarmi indietro, mentre orde di pazienti inferociti assaltavano gli sportelli sventolando i loro inutili bigliettini.

L'altro giorno sono tornata in ospedale per la visita di controllo alla tiroide (che per ora sta bene, grazie). Sono entrata nel solito vecchio padiglione e ho scoperto che il reparto di endocrinologia non era più lì. Era stato spostato nell'ala moderna dell'ospedale. Dopo aver scoperto faticosamente dov'era l'ala moderna, che nessuno aveva segnalato (lungo la via l'ho chiesto a un medico che mi ha risposto "non lo so, sono qui solo da 15 giorni" e subito dopo è entrato proprio nell'edificio dove dovevo entrare io), ho raggiunto la moderna reception del nuovo reparto di endocrinologia. Che però non era solo la reception di endocrinologia, ma anche di altri cinque o sei o sette reparti. Nel vecchio reparto si arrivava, si bussava a un ufficio in cui si consegnava l'impegnativa del medico (niente CUP perché sono esente) e si andava in una saletta ad aspettare la chiamata. Nel reparto moderno ci sono tre sportelli per tutti i pazienti che devono fare visite, prenotazioni e chissà che altro per cinque o sei o sette reparti diversi, e mentre si è in fila capita anche che ci passi davanti qualcuno e alla nostra reazione inviperita la segretaria dichiari: "Ma io ho chiesto chi doveva fare la visita, e la signora si è fatta avanti". Sì, peccato che io sono in coda e la signora no. E alla mia visita mancano solo dieci minuti perché sto aspettando in fila da mezz'ora. Poi finalmente faccio la visita e il medico mi informa che il prossimo controllo sarà in gennaio. "Gennaio quando?" gli chiedo, visto che gli appuntamenti me li aveva sempre dati direttamente lui dopo la visita. "Ah, non lo so" mi risponde. "Adesso abbiamo le segretarie per questo. Esca e si rimetta in fila".

Se questa è la modernità, evviva la vecchiaia.

martedì 24 maggio 2016

Post senza foto

Oggi ho fatto una gita bellissima. Con La Mamma e Mr K ho preso il battello a Santa Caterina per andare all'Isola dei Pescatori. Finalmente, dopo otto anni che Mr K frequenta il paesello, sono riuscita a portarlo almeno a una delle isole Borromee. Il tempo era straordinario, una di quelle giornate limpide di lago, né troppo fredda né troppo calda, assolutamente perfetta. Mentre aspettavo il battello ho preso dalla borsa la mia macchina fotografica con lo zumone per immortalare dal basso lo splendido monastero di Santa Caterina. Il monitor è rimasto nero ed è uscita la scritta "ricarica la batteria". Porca vacca.
Per tutta la gita, sul battello con vista spettacolare su lago e montagne, sull'isola paradisiaca (anche se infestata da migliaia di turisti, pure di martedì), nel parco di Stresa con vista eccetera eccetera, ho fatto battute idiote e un po' inviperite sulle centinaia di foto che avrei scattato se avessi avuto la macchina carica. Poi ho portato a casa La Mamma e l'ho salutata dicendo che andavo a casa a scaricare le foto sul computer.
Invece sono andata a casa e ho svuotato la borsa. Ho cacciato dentro la mano e l'ho sentita subito. L'altra macchina fotografica, quella più piccola, che avevo infilato nella borsa qualche giorno fa senza poi ricordarmene. Era carica, naturalmente.

sabato 21 maggio 2016

Primavera lacustre

Non faccio niente di speciale in questi giorni.
Traduco cose tristi e belle. Fotografo il merlo che canta davanti alla finestra. Mi dico che ho un bel vantarmi che sono originale perché mi piace la pioggia, ma quando c'è il sole e sento il profumo del pitosforo sotto la finestra sorrido di più.  Faccio una passeggiatina fino al parco di fronte a casa mia per sdraiarmi nell'erba e fotografare il fortino garibaldino. In un impeto estremo di originalità, fotografo anche il tramonto. E la luna che spunta da dietro la montagna. 
Spero che per l'estate venga un caldo atroce e insopportabile, altrimenti quando sarà ora di ripartire comincerò a piangere urlando e rotolandomi per terra come al solito. 

Ah, oggi presento il mio libro a Busto Arsizio. QUI c'è scritto alle 17, ma in realtà è alle 17.30.

Saluti dal merlo.





lunedì 16 maggio 2016

I jeans al Salone


Eccomi qua, di ritorno dal Salone. Sono sopravvissuta. 

Mi sono divertita a fare le interviste, tra le quali questa con Radiolibri  e questa con Rai Letteratura.













La presentazione con Fabio Geda è andata bene, c'era tanta gente e non mi sembra di aver detto troppe stupidaggini, anche se rivedendomi in foto e video mi accorgo che quando parlo mi dimeno come una tarantolata e faccio delle smorfie esilaranti (però non ve le mostro, ho scelto solo le foto decenti).







Come vedete, indossavo la maglietta della mia chiesa preferita


E per finire, qualche link:
Un estratto su IL Magazine
Su Cosmopolitan
Sulla Gazzetta di Mantova
Sulla Prealpina
Sul blog Convenzionali
Su Mica Cotiche di Amanda


venerdì 6 maggio 2016

Tradurre Jonathan Franzen al Salone OFF


Se per caso sarete a Torino venerdì 13 alle 21 e non avrete niente di meglio da fare (tipo mangiare), potreste venire al Manituana Laboratorio culturale autogestito (niente male come nome, eh?), che mi ospiterà nell'ambito del Salone OFF per un incontro dal titolo "Tradurre Jonathan Franzen".

Se poi siete a Torino anche il giorno dopo e proprio non ne volete sapere di cenare, vi ricordo che sabato 14 alle 20 presenterò il mio libro al Salone insieme a Fabio Geda

mercoledì 4 maggio 2016

I jeans di Bruce Springsteen in libreria

Eccoci qui, è arrivato il giorno della pubblicazione. È arrivato un po' fantozzianamente, tanto per non farmi perdere l'abitudine. L'editor mi aveva promesso di spedirmi la Prima Copia non appena l'avesse avuta in mano, e così ha fatto, il 26 aprile da Firenze. La Seconda Copia l'ha mandata all'agente, che il 28 aprile l'ha ricevuta e ha cominciato a inviarmi selfie di se stesso (ovvio, altrimenti che selfie sarebbe) con in mano il mio libro che io invece non avevo ancora visto. Da quel momento ho cominciato ad aspettare nervosamente che lo scalcagnatissimo servizio postale del paesello si degnasse di venire a consegnarmi il mio libro, e ogni giorno diventavo più nervosa e pubblicavo insulti e minacce alle poste italiane su fb, finché l'addetta stampa dell'editore ha raccolto il mio isterico appello e mi ha mandato un corriere superveloce con otto copie del mio libro. Giusto in tempo. Le ho ricevute ieri pomeriggio, e il libro esce oggi. 
Eccolo




E adesso un po' di date, per chi fosse nei paraggi e avesse voglia di venire a farmi qualche domanda imbarazzante (tipo: cosa ti piace degli Usa?). Il calendario dovrebbe rimpolparsi un po', quando ho notizie ve le giro. Temo di dovervi annunciare che per un po' il blog sarà librocentrico. Vi prometto che cercherò di variare.

Allora, per adesso sarò a: