giovedì 15 dicembre 2011

Una bella storia di solidarietà: i rom di via Rubattino

In questi giorni funestati da orribili episodi di razzismo, vorrei ricordare una bella storia successa un paio d'anni fa a Milano. Molti di voi la conosceranno già, ma trovo che valga la pena di essere ricordata.

Come racconta Marco Impagliazzo, il presidente della Comunità di Sant’Egidio, nell'introduzione al libro I rom di via Rubattino, uscito quest'anno per le edizioni Paoline:
"Milano, 19 novembre 2009: la baraccopoli di via Rubattino, occupata da circa trecento rom, viene sgomberata dalle forze dell’ordine. Per la prima volta, si crea una mobilitazione di cittadini in favore dei rom: alcuni milanesi aprono la porta della propria casa per dare ospitalità ad alcune famiglie che non avrebbero alternative reali alla strada.
Questo libro racconta la straordinaria avventura di incontro, solidarietà, amicizia tra un quartiere di Milano e i rom, avventura iniziata con l’iscrizione a scuola di alcuni bambini rom da parte della Comunità di Sant’Egidio. La scuola si è rivelata infatti il primo luogo di integrazione, non facile ma possibile.
La storia dei rom di via Rubattino ha risvegliato pensieri e azioni di solidarietà anche in altri quartieri di Milano e in altre città. La rete di simpatia, buon senso, generosità, voglia di cambiare che ha circondato i rom di via Rubattino ha molto da dire al clima di antigitanismo che sembra crescere in Europa."

Qui e qui potete guardare un servizio su quella storia, con una bella intervista a Flaviana Robbiati, una delle maestre di via Rubattino e una delle autrici del libro, che dice quello che dicono sempre tutti i giusti: "non abbiamo fatto niente di straordinario. Chiunque, al nostro posto, si sarebbe comportato così".
In momenti come questo vorremmo tanto credere che fosse vero.

2 commenti:

  1. Una bella idea per un regalo di speranza in questi giorni bui di ritorno ai pogrom e alla violenza razzista. Lo regalerò e me lo regalerò.

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  2. Grazie Andrea, secondo me proprio in momenti così è importante raccontare storie belle come questa, per combattere un po' l'orrore.

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