lunedì 24 febbraio 2014

Dizionario Itanglese-Italiano/1. Introduzione e primo vocabolo: Quotare

Come scrive David Bellos in Is That a Fish in Your Ear? (pag. 195): "... i traduttori sono i guardiani e, a un livello sorprendente, i creatori della forma standard della lingua che usano." Questo accade, fra l'altro, per il timore che gli errori e le carenze stilistiche del testo originale possano venire imputati a una "cattiva traduzione". Di conseguenza, per gusto e per necessità, i traduttori sono spesso dei conservatori linguistici, che registrano i cambiamenti della lingua ma esitano a inserirli nelle loro traduzioni. E di conseguenza sono anche tra i primi ad arricciare il naso davanti all'enorme numero di parole inglesi che vengono utilizzate a sproposito nella nostra lingua.
Io cerco di mantenere una posizione aperta, di non comportarmi come quelli che in inglese (appunto), vengono definiti grammar nazi, però molto spesso quando leggo e sento certe cose mi si accappona la pelle. E così a un certo punto ho pensato di cominciare questa rubrica, per riportare un po' di castronerie sentite qua e là. I termini più semplici da inserire in uno pseudo-dizionario itanglese-italiano sono i calchi semantici ("confidente", "elettivo", "consistente", ecc.) in cui il significato di una parola italiana viene sostituito da quello del suo "falso amico" inglese. Una di queste parole è "quotare". Che però sul dizionario italiano è ormai effettivamente attestata anche nel significato itanglese di "citare". Le cose si complicano, insomma. Certo, in questo caso il dizionario non ha funzione normativa, ma si limita a registrare la realtà linguistica così com’è. 
Ma noi su cosa basiamo la nostra accettazione o meno di un vocabolo nuovo? Perché chattare sì e forwardare no, magari? Oppure perché forwardare sì e schedulare no?
Attendo le vostre segnalazioni. Intanto, ecco la prima voce:


QUOTARE

In italiano "quotare" significa (da Treccani.it): 
(...)
2. Fissare la quota dovuta per la partecipazione a particolari attività e diritti (...); più spesso, nel rifl., impegnarsi per una data quota: abbiamo deciso di fare un regalo di nozze collettivo alla nostra segretaria, e io mi sono quotato per 50 euro (...)
3. Valutare, determinare il valore o il prezzo: un quadro, un pezzo di antiquariato, un terreno edificabile che è stato quotato da varî esperti sui centomila euro (...)
4.
a. In topografia, determinare (e a volte anche segnare) la quota o le quote: q. un punto del terreno, un piano, una cima. Con sign. analogo, in geometria descrittiva, q. un punto, una retta, nelle proiezioni quotate e ortogonali. b. Nel disegno tecnico e architettonico, corredare le parti rappresentate con le quote, con le misure planimetriche e altimetriche: q. le strutture di un edificio, le parti di una macchina (...)

In inglese to quote significa (dal dizionario Sansoni online): 
v.tr. 
1 citare: to quote a line from Homer citare un verso di Omero; to quote Milton citare Milton. 
2 (assol) fare delle citazioni, citare brani, citare passi: to quote from Shakespeare fare delle citazioni da Shakespeare
3 (to adduce as evidence) citare, addurre come prova, portare come esempio: I could quote many cases in which this has happened potrei citare molti casi in cui questo è accaduto. 
4 (Econ) quotare: to quote a price quotare un prezzo. 
5 (to enclose with quotation marks) mettere tra virgolette, virgolettare, chiudere tra virgolette.

In italiano "quotare" NON significa(va): "citare, portare come esempio, mettere tra virgolette". 

Il Dizionario Treccani dal 2008 ha tuttavia inserito il neologismo "quotare" con il significato di:
quotare v. tr. Spedire una o più parti di un messaggio ricevuto mediante posta elettronica, inserendole, come citazioni, all’interno di un altro messaggio. (...)
Derivato dal v. tr. ing. (to) quote (‘citare, riportare’) con l’aggiunta del suffisso -are.


[Per ora manca un importante nuovo significato di "quotare", come segnalato dal collega traduttore Michele Piumini, che scrive:
"Comunque, il fenomeno interessante è che, in virtù di un ulteriore slittamento semantico rispetto al senso di 'to quote', 'quotare' viene ormai usato come sinonimo di 'essere d'accordo con': 'Quoto Silvia'. E basta, senza 'quotare' nessun passaggio dell'intervento di Silvia."]

 

66 commenti:

  1. ecco infatti, non sopporto "quotare" :)

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    1. "Quotare" e' orrendo, come la maggior parte dei termini itanglesi. Ecco, secondo me alcuni non vengono recepiti (forwardare, schedulare) perche' ritenuti cacofonici o ancora troppo di nicchia.
      Purtroppo ce n'e' un altro che non riesco a tollerare: "rilasciare" inteso come "pubblicare" (dall'inglese "release"). Non lo posso leggere!
      A quando un post sul tristemente noto "brieffare", Silvia? :)

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    2. Grazie Gianluca, inserisco subito rilasciare e brieffare nell'elenco degli obbrobri!

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  2. Infatti io ormai lo sento usare per dire sono d'accordo con .
    Mi piace qs rubrica .

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  3. La lingua è viva, quindi cambia e si sviluppa, anzi, cammina ... vediamo se qualcuno mi "quota" la mia banalità ;)

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    1. Infatti, l'argomento è affascinante perché controverso. E perché, come dice Slicing Potatoes qui sotto, a molti fa l'effetto delle unghie sulla lavagna.

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  4. E' un termine derivativo dal linguaggio usato in rete, nei forum.
    Che spesso anche in italiano mantengono la dicitura "quote" piuttosto che "cita". E così il quotare inteso come citare -e anzi, citare sottotesto e essere d'accordo con- è divenuto di uso regolare.
    Che vogliamo fare, la lingua è una cosa in continuo stravolgimento, e sa... trollarci continuamente! :D

    Moz-

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    1. Ecco, vedi la scarsa obiettività: a me per esempio trollare non disturba quanto quotare.

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    2. Anche a me quotare fa l'effetto "unghie sulla lavagna", mentre trovo molto efficace trollare. Non sopporto i falsi amici perché quasi sempre alla loro base c'è un uso pigro della lingua, che spinge a ricalcare parole e strutture altrui sovrapponendole alle proprie, senza minimanente sforzarsi di ragionare sulle differenze di significato per trovare soluzioni migliori.

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    3. Licia, d'accordissimo con te, come sempre.

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    4. Altrimenti, Amanda, guarda la definizione che ne dà Elle nel suo commento più in basso. E' perfetta. Scommetto che ne hai conosciuto qualcuno anche tu.

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  5. Non ho ben capito dov'e' finito il commento che stavo scrivendo... In ogni caso dicevo:
    Oh, mi piace tantissimissimo questa nuova rubrica! Mi sa che ti forniro' parecchi esempi. Per la cronaca, il fenomeno, almeno qui in Canada', esiste anche verso il francese: ad es. qui si dice "Liker", neopseudoverbo francese usato come "Je vous invite a liker la page facebook", ma poi trasposto anche in altri ambiti. Ah me fa l'effetto del gessetto sulla lavagna.

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    1. Anche a me!
      E poi non tocchiamo il tasto degli expat. Ho appena letto su un forum una tizia che esortava a discutere di topici di politica.

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    2. Noo, ma mi è scappata una "h"!? "ah me"?! Ma com'è potuto accadere? Chiedo scusa per la disattenzione. Tra gli expat io mi irrito quando leggo nei blog la descrizione del profilo "Mi chiamo X e sono basato a Londra". Basato?!

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  6. Anche a me questa rubrica piace tantissimo: la lingua e la sua evoluzione mi interessa a tal punto da frequentare ogni tanto il forum aperto dall'Accademia della Crusca (e partecipare pure alla discussione)
    Comunque se l'italiano "quota" l'inglese, il francese non è da meno.
    Qui in Belgio si sentono degli ibridi linguistici mostruosi: non a caso è i paese dei surrealisti

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    1. Sì, il forum della Crusca è molto interessante.
      E comunque sia il tuo commento che quello di Slicing Potatoes smentiscono il luogo comune secondo il quale il francese sarebbe meno permeabile alla penetrazione degli anglicismi. Però, adesso che ci penso, tu scrivi dal Belgio e lei dal Canada... il francese di Francia è un'altra cosa!

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  7. Io credo che continuerò a lottare strenuamente contro questi prestiti linguistici impropri, ma con un marito che fa l'ingegnere informatico mi tocca sentirne di tutti i colori: "skillare, skillato" - al posto di "qualificato, esperto" - è il primo esempio che mi viene in mente. Ci sono anche fenomeni più raccapriccianti, come una mia amica che dice "addare" al posto di "aggiungere". Questa rubrica già mi piace: complimenti, ottima idea!

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    1. Grazie e benvenuta! Skillato l'avevo già sentito, ma addare mi è nuovo :-/

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  8. bellissimo silvia! io non mi ricordo già più cosa ti avevo detto. suppostamente?

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  9. Quotare l'ho letto (e scritto) anche col significato di "sono d'accordo con quel che dice Tizio".
    Secondo te c'è un dizionario più "autorevole" di un altro, che possa esser preso come riferimento?

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    1. De Mauro, Zingarelli, Devoto-Oli, Garzanti... il Treccani online è piuttosto aggiornato con i neologismi, mentre sul sito dell'Accademia della Crusca si possono segnalare le parole nuove.

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  10. Sarà per la mia fondamentalista antipatia per i francesi, che per NON dire "mountain bike" all'inglese, han tradotto questo tipo di bici VTT (velo tout terrain) e il file lo chiamano "fichier", che, a priori, non sono contraria a incursioni di una parola straniera nella nostra lingua. Tuttavia il "quotare" per definire l'essere d'accordo, mi pare un po' una forzatura.

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    1. Lo vedi che è anche una questione di gusti? A me piace tantissimo il fatto che i francesi traducano così tanto... be', ovvio che mi piaccia, no?

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  11. L'altro giorno sulla bacheca di un mio amico che vive in Francia ho letto 'je suis un appy geek' credo che pure in Francia si stiano convertendo. Per il resto mio marito ne usa una al giorno, vedi killare o crashare (quando un programma si chiude inaspettatamente) se vuoi li registro ;) bellissima la rubrica!

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    1. Ecco, ora mi cascano anche i francesi! Gli informatici li perdoniamo, hanno bisogno del loro gergo. Preferirei "è andato in crash", che è comunque più economico di "mi si è chiuso inaspettatamente il programma", ma insomma, non posso mica decidere io! ;-)

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    2. L'unica volta che ho detto a un cliente che non riuscivo a fargli avere un documento in tempi brevi perché "ieri mi è andato in crash il sistema", mi sono sentita una che vende caro il sale... spesso mi sembra che si usi la lingua straniera solo perché rende le giustificazioni o le spiegazioni più autorevoli.
      Sono quai saltata al collo di un amico economista che un giorno mi diceva "Carino quel ristorante, però dovrebbero lavorare meglio sul pricing"... però gli economisti cono come gli informatici: togli loro l'inglese e li vedrai vacillare.

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    3. Ecco, io ODIO l'uso di parole inglesi alla stracazzo quando c'è un perfetto e usatissimo equivalente italiano. Guarda questo post di Licia Corbolante, per esempio.

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  12. Io conoscevo solo l'ultimissimo uso, quello di "essere d'accordo", odiosissimo uso che ho trovato nei commenti al blog e di cui intuivo il significato senza essermi disturbata a scoprire se esiste o no: di solito se uno commenta solo "ti quoto" non ha nulla da dire, secondo me.. ma magari mi sbaglio.
    Direi che la differenza tra "quotare" e gli altri esempi che ho visto qua sopra è che "quotare" viene usato per dire una cosa che possiamo dire benissimo in italiano, al massimo potrà succederci di passare per italiani, o per italiani che non sanno l'inglese (né altre lingue, è chiaro dal fatto che scriviamo in italiano). Mentre in altri casi come "chattare" o "trollare" si tratta di verbi che derivano da parole entrate in italiano per indicare una nuova prassi, prima inesistente (conversare per iscritto in tempo reale come se si fosse al telefono e spaccare le palle in tempo reale con commenti che hanno il solo scopo di innervosire anche i morti, ma che non comunicano nulla, nemmeno un parere, nonostante molti troll si difendano dicendo che nel nostro blog non si può nemmeno esprimere un parere). Insomma, non credo che per dichiararsi d'accordo sul web sia necessaria un'altra parola..
    L'argomento mi sta a cuore, ma finisco qui: mi piace la nuova rubrica!!

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    1. Brava Elle, hai colto perfettamente il punto. "Chattare" mi dà personalmente meno fastidio di "forwardare" perché per quest'ultimo si potrebbe tranquillamente dire "inoltrare". L'orrido "schedulare" (che il Treccani doverosamente riporta) significa semplicemente "programmare". E' la pigrizia linguistica, come dice anche Licia più sopra, a dare fastidio. La tua defininizione di "trollare" è perfetta, bisognerebbe passarla al Treccani che ancora non ce l'ha (anche se comunque io lo chiamerei semplicemente "rompicoglioni").

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  13. Il linguaggio va avanti e ancora avanti, forse, non lo so. Forse si aggiorna, chi lo sa.
    Ho ripreso in mano vecchia corrispondenza del vecchio ufficio ed il linguaggio è davvero uno spasso, pieno di inchini e riverenze. Chissà i posteri che diranno del nostro linguaggio.
    Un caro saluto

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    1. Sì, va avanti e suscita discussioni e riflessioni. Quindi ci piace :-)

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  14. grazie silvia... e io cerchero' di stare piu' attenta! ;-)

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  15. Brava Silvia, ottima rubrica!
    Credo che il fenomeno dei, chiamiamoli così, "prestiti" od "obbrobri" linguistici funzioni non solo dall'inglese alle altre lingue ma anche viceversa. Ovviamente, essendo l'inglese una lingua (e una cultura, quella anglosassone) dominante, la sproporzione è evidente.
    Per esempio capita anche qui in Nuova Zelanda, (è raro, ma capita) di trovare termini italiani che sono stati inglesizzati con risultati simili a certi inglesismi da noi...
    Resta il fatto, cara Silvia,che la tua "perché chattare sì e forwardare no"? è una domanda alla quale trovo davvero difficile rispondere...

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    1. Sì, soprattutto parole che riguardano il cibo, immagino...
      Su chattare/forwardare ho tentato di rispondere più sopra, insieme a Elle.

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  16. Eheh... io ho i modelli statistici che "fittano" e poi mi viene in mente il "postare" articoli su blog o social network...
    ... invece avevo amici che giocavano a giochi di ruolo online e i "l'ho killato" e altre amenità si sprecavano! Ma forse era anche un modo gergale di esprimersi per marcare l'appartenenza a quel mondo (?!).

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    1. Ecco altri esempi: mentre "postare" lo uso anch'io (alternandolo con il più che legittimo "pubblicare"), "fittare" (brrr!) e "killare" (segnalato nella lista delle parole nuove dell'Accademia della Crusca) mi fanno venire le convulsioni. Vero che entrambi hanno alternative italiane usate e comuni, però anche "postare", no? Allora è anche una questione di abitudine al suono, forse, che dopo un po' ci sembra meno orrendo. (Però se un giorno mi sentite usare "killare", killatemi pure.)

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  17. giuro lo avrò scritto pochissime volte su qualche blog poi lo subito accantonato

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  18. Ma lo sai che io, anche se mi vergogno un po' ad ammetterlo, quando ho iniziato a leggere "quoto questo, quoto quello", mi sono andata a cercare il significato di quotare perchè temevo mi sfuggisse un qualche significato secondario?

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  19. Bene, quindi forse sono l'unica ad apprezzare terribilmente i neologismi scaturiti da internet, che mi divertono molto ma che ovviamente non userei mai in una traduzione "seria" :D
    Io li uso a profusione nel parlato e nelle scemenze scritte online ma credo che si debbano distinguere questi utilizzi più o meno legittimi con quelli in altri ambiti (ad esempio giornalistico) in cui proprio non si può.
    Segnalo "embeddare" e "sherare" (cioè "incorporare" e "condividere") :D

    Distinguerei però da questi neologismi con evidenti debiti dall'inglese (volutamente anarchici e "sbagliati") i calchi semantici fatti usando parole che in italiano significano altro, tipo "carattere" per "personaggio", "confidente" per "fiducioso" e così via, che invece proprio non sopporto e che sono solo sinonimo di ignoranza.

    Cioè penso che chi dice "killare" sa perfettamente che la parola in italiano non esiste e viene da kill, mentre chi dice "il film è pieno di caratteri interessanti" ci crede veramente, anzi si sente un gran figo a usare tale linguaggio forbito!

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    1. Guarda che io sono perfettamente d'accordo con te. Parole come "embeddare" e "sherare", come dici tu, sono neologismi volutamente anarchici e sbagliati, e come tali abbastanza innocui. Il problema sono proprio i calchi semantici come quello che citi tu (li avevo già tutti in lista, tranne "carattere", che vado subito ad aggiungere), che denotano pigrizia, ignoranza e che rischiano davvero, quelli sì, di sporcare l'italiano.

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  20. Mi è appena venuto in mente un altro obbrobbrio: "ritornare" al posto di "restituire".

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    1. Ma sai che non sono sicura che questo uso non sia invece dialettale? Ma forse mi sbaglio.

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    2. Credo sia un altro calco dal linguaggio informatico, perché ho sentito dire amenità quali: "il programma mi ritorna un errore".

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  21. Conosco l'esempio classico (forse non così classico) di "correre per" derivato, se non sbaglio, dal giornalismo americano e usato in frasi come "i candidati che corrono per la leadership".

    "Quotare" sui forum penso non esista più. Andava tantissimo troppo dieci anni fa ma da facebook in poi di forum ne esistono pochissimi (e chissà quanto frequentati). Semmai ora c'è il reblog usato su tumblr, ma non ho mai letto un "ti rebloggo" che sostituirebbe il "ti quoto".

    Ogni fan storico di Star Wars, poi, ricorderà il doppiaggio italiano del primo film del 1977 in cui si sentiva Obi-Wan Kenobi parlare della Guerra dei Quoti :) In originale è Clone Wars (più guerre, perfino!) ma a quanto pare all'epoca in Italia in pochi sapevano del significato di "clone".

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    1. Ottimo "correre per", grazie! "Quotare" è migrato su facebook, che ne è pieno.
      Quanto alla Guerra dei Quoti... ma se la gente non sapeva cosa fossero i cloni, come poteva sapere cosa fossero i Quoti?

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    2. Ah ecco, anche facebook (nulla si distrugge, dunque!).

      Meglio non sapere cosa sapessero dei Quoti! :)

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  22. ah ecco! credevo di essere l'unica ad odiare l'espressione "quoto tizia".
    Però è anche interessante l'aspetto selettivo del disgusto. Dovrei odiare anche chattare e postare e invece boh mi suonano bene. E a volte ne invento di mie..ma per fortuna non diventano parte del linguaggio abituale. Insomma capita di giocare con le parole o di usarle fuori contesto anche in italiano, no? Un po' alla Bergonzoni...

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  23. E se poi il termine "esce" dall'uso comune? Un sacco di termini entrano ed escono dal linguaggio comune, secondo me in termini puramente letterari bisognerebbe fare attenzione a certi vocaboli.

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  24. In effetti… la globalizzazione linguistica spesso supera i limiti del ridicolo. Meno male che ci sono autori/traduttori che cercano di limitarne il danno. Lo stupore di cui parlo nel mio post e' nato, ripensandoci, anche dalla quantità trovata in un unico sito. Vedo comunque che sono in buona compagnia… :)

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    1. Secondo me sono ormai molti, anche fra i non addetti ai lavori, ad accorgersi che questo uso a sproposito dell'inglese sta raggiungendo livelli grotteschi.

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    2. Silvia, leggendo la lista di termini "stranieri" (per lo più inglesi) che vengono utilizzati normalmente in Italia che mi e' stata commentata su FB, c'e' la parola "stage", che da tempi immemori in Italia si usa alla cazzo. "Vado a fare uno stage"… ma vai a costruire un palcoscenico? Magari poi esiste un'origine diversa da quella che la parola "stage" in inglese implica… Poi miodio, vai a fare uno "steig" e poi diventi uno "stagista" e non "steigista"?
      Secondo me questo uso spropositato da' fastidio solo a chi parla inglese correttamente. A tutti gli altri non frega una cippa, perché, e qui mi butto nel vangelo, "non sanno quello che fanno".

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    3. Ottima osservazione, Moky. In realtà la parola "stage" è francese, e quindi dovrebbe essere pronunciata alla francese e non all'inglese. Il Treccani online lo spiega bene.

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  25. Salve!

    Giungo qui perché ho letto un suo commento sul blog "Dove gira il sole" e mi sono detta: "Silvia Pareschi, la traduttrice??!" O.o
    Ho cliccato e... accipuffolina com'è piccolo il mondo (e io sono una sua fan!)!

    E poi sì, quotare è terribile!
    Per quanto io ami l'inglese, preferisco di gran lunga l'equivalente italiano - certo, poi c'è il caso dei termini che introducono qualcosa di nuovo, tipo "chattare" nel senso di chiacchierare virtualmente, e allora sì!

    Leggevo qualcosa a proposito del conservatorismo dei francesi e le lascio una chicca:
    in Canada (Québec), si chiama "canneberge".
    Sa come si chiama in Francia? ^_^
    Cranberry, con l'accento sulla y!

    Buona serata!

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