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domenica 2 ottobre 2011

I ♥ Vegas/5: Una libreria, una palla di neve e... tante foto!

 
Il viaggio a Las Vegas è finito. Non avrei mai pensato che un posto così potesse farmi tanto riflettere, oltre che divertire. E senza giocare neppure un centesimo! 
All'aeroporto, un gentilissimo e costernato poliziotto anziano mi sequestra la palla di neve comprata da Bonanza ("The World's Largest Gift Shop"). Davanti alla mia faccia tristissima mi  spiega pazientemente che dentro le palle di neve c'è glicerina, che viene usata anche per fabbricare esplosivi. E quindi, zac!, via la palla di neve. Chissà quante ne sequestrano. Sarà per questo che il negozio dell'aeroporto dove acquistiamo prontamente un rimpiazzo ci fa pagare il triplo per una palla decisamente meno bella. Anzi, come potete vedere, decisamente orrenda. Ma tant'è. Non potrevo tornare da Vegas senza una palla di neve.



Ah, un'ultima cosa. A Las Vegas esiste una libreria. Purtroppo ce l'hanno detto solo dopo il nostro ritorno, ma è subito entrata nella lista dei posti da visitare la prossima volta, insieme all'imperdibile cimitero dei neon. Si chiama Gambler's Book Club, ed è, naturalmente, "the largest gaming book store in the world". Oltre ai manuali per tutti i giochi d'azzardo esistenti e a una serie di splendidi accessori come questo "49rs Poker Card Protector", potete trovare una vasta selezione di libri sulla mafia e una sezione di narrativa che comprende Dostoevskij (Il giocatore) e Muriel Spark (Aiding and Abetting).



E per finire... ecco il link con tutte le foto (sono una cinquantina), più una in esclusiva:

giovedì 29 settembre 2011

I ♥ Vegas/4: Terme, castelli, piramidi e... New York

Foto dal sito
La seconda sera, io e Tavia decidiamo di andare alle terme. The Imperial Spa, appena un po' fuori dal centro, sono terme coreane che rimangono aperte tutta la notte e costano 20$ (30$ dopo mezzanotte). Frequentate  perlopiù da coreani e da impiegati dei casinò alla fine della giornata lavorativa, sono un paradiso lindo e rilassante di vasche, bagni turchi alle essenze varie e saune all'argilla come quelle della foto. 


Il giorno dopo ripartiamo per visitare la parte dello Strip che ci manca. Il caldo è ancora più intenso, e gli onnipresenti profumi femminili danno ancora più fastidio. Ci sono alcune cose che a Vegas trovate dappertutto: scie di profumi violenti, da mal di testa immediato, in genere abbinati a gonnine coprinatica e tacchi vertiginosi. E poi la musica. Non si può sfuggire alla musica: altoparlanti invisibili sono piazzati ogni due metri, ovunque, dentro gli alberghi come all'aria aperta, e non c'è un istante di pausa dal pop irritante o dal crooner melenso del momento. E nei casinò il tintinnio delle slot machine è stato sostituito da uno spettrale scampanellio elettronico, che rende l'atmosfera ancora più alienante.



La prima tappa della giornata è New York. Da bravi turisti vediamo tutti i monumenti più importanti: il ponte di Brooklyn, l'Empire State Building e il Chrysler, la statua della Libertà, persino il Whitney Museum.

Lasciamo New York e arranchiamo verso un miraggio nel deserto: il castello di re Artù. L'Excalibur è praticamente la copia del castello di Disneyland, un metakitsch che va oltre ogni possibilità di immaginazione. La clientela, guarda un po', è formata da studenti di college in libera uscita, rozzi e vociferanti, fastidiosissimi, da far rimpiangere i vecchi decrepiti addormentati davanti alle slot machine. Decisamente l'albergo che mi è piaciuto di meno.

E per finire, come concludere la giornata (e la visita a Las Vegas) senza una passeggiata nell'antico Egitto? E allora ecco il Luxor, una piramide di 30 piani rivestita di vetro scuro e corredata da un obelisco alto 43 metri e da una copia della Sfinge alta 34 metri. L'albergo, che come il New York New York e l'Excalibur appartiene alla MGM Resorts International, è la prima cosa che si vede atterrando a Vegas, e di notte spara un fascio di luce che pare sia il più luminoso del mondo (qui è tutto un record mondiale. Persino il negozio di souvenir dove abbiamo comprato la palla di neve di Las Vegas - e che altro, sennò? - si chiamava "Bonanza - World's Largest Gift Shop"): "visibile dallo spazio", dicono.

Foto da Wikipedia

mercoledì 28 settembre 2011

I ♥ Vegas/3: Bellagio, Giulio Cesare & Venezia


Dopo aver fatto le ore piccolissime sotto il cielo di Parigi, ci svegliamo tardi e ci prepariamo per la prima avventura diurna a Las Vegas. Fuori dall'aria condizionata degli alberghi fa caldissimo, ma è un caldo secco, desertico, e quindi - a piccole dosi - sopportabile.
 
La navetta gratuita del Rio ci deposita nei pressi del Bellagio, famoso soprattutto per le sue fontane. La spettacolare fontana davanti all'albergo, al centro di un laghetto fiancheggiato da un viale simil-comasco, è stata creata da un famoso architetto delle fontane, Mark Fuller ("the closest thing the world has to a fountain genius", come lo definisce il New Yorker qui), che ha inventato un cannone ad acqua per far salire il getto ad altezze incredibili. Il tutto accompagnato da musica per creare balletti d'acqua davvero impressionanti.
 
Dal Bellagio passiamo alla pietra miliare del kitsch, l'albergo che ha inaugurato lo stile Disneyland della nuova Vegas: il Caesars Palace. Famoso anche per il Forum Shops, una galleria di negozi di lusso (ma le gallerie di negozi di lusso, a Las Vegas, sono onnipresenti. Solo di Tiffany's ne avrò visti una cinquantina. Un po' più in là, poi, ci sono negozi che vendono paccottiglia tremenda ma anch'essa costosa, come mappamondi fatti di pietre dure e anatroccoli di cristallo con le cuffie in testa), il Caesars ospita mille meraviglie sotto un cielo identico a quello parigino: statue, fontane, centurioni: non manca niente.


Usciti dall'antica Roma, ci dirigiamo verso Venezia. Camminare a Las Vegas non è facile. Prima di tutto per il caldo, che impone frequenti soste all'ombra per sfuggire al sole del deserto. Ma di ombra ce n'è poca, visto che l'obiettivo è quello di farti entrare a prendere il fresco dentro gli alberghi, dove puoi giocare o fare acquisti. Inoltre è quasi impossibile attraversare la strada (qui anche le strade sono enormi) se non passando sui ponti sopraelevati che collegano un albergo all'altro, ovviamente sotto il sole a picco, così quando entri nell'albergo quantomeno ti vien voglia di andare al bar e poi, perché no, a giocare un po'. E infine c'è il problema della prospettiva: gli edifici sono così enormi che sembrano vicini, ma in realtà non lo sono affatto.

Eppure ogni fatica viene ripagata, quando si arriva a Venezia. Un capolavoro. Il trionfo del kitsch, così puro da sfiorare il sublime. Al Venetian trovate tutto: le gondole con i gondolieri che cantano, il Ponte dei Sospiri, Rialto, San Marco, tutto perfettamente riprodotto, fino alle targhe sui ponti. Uno spettacolo, insomma, con la ciliegina sulla torta di un aereo che vola nel cielo per scrivere un messaggio d'amore. 









martedì 27 settembre 2011

I ♥ Vegas/2: La prima notte

The Aria Hotel

Las Vegas non è altro che una serie di immensi alberghi, che periodicamente vengono demoliti per fare spazio ad altri alberghi più moderni. Lo storico (per Vegas) Sahara Hotel, per esempio, è stato chiuso nel maggio di quest'anno e verrà presto demolito. Le imprese di demolizione hanno pronto un piano per ogni vecchio albergo della città. I giganteschi neon che illuminano Las Vegas per tutta la notte (qui è tutto aperto 24 ore su 24) finiscono nel Neon Boneyard, il cimitero dei neon che purtroppo si visita solo su appuntamento (ma la prossima volta non ci sfuggirà).

 
Il Chandelier Bar al Cosmopolitan
Ed eccoci pronti per la nostra prima notte. Il primo albergo che visitiamo è l'Aria, un gigante da 4000 stanze che sorge al centro del nuovo complesso immobiliare chiamato CityCenter. Davanti all'ingresso c'è una bella fontana illuminata alla quale ho scattato dozzine di foto (Las Vegas, con tutte quelle luci e colori, è una città estremamente fotogenica). In questi alberghi supermoderni la clientela è formata soprattutto da gente giovane e urban, quindi niente mummie addormentate davanti alle slot machine come invece succede negli alberghi più tradizionali tipo il nostro. E alcuni di questi alberghi di ultima generazione (come per esempio il Renaissance) si vantano addirittura di essere smoke-free (perché ovviamente a Vegas si può fumare dappertutto) e gamble-free. Ah, non c'è più la Vegas di una volta.

Dall'Aria siamo passati al Cosmopolitan, un po' più piccino (solo 3000 stanze) ma famoso per il suo Chandelier Bar, un bar su più piani racchiuso dentro un colossale lampadario di cristallo.

Tappa finale della nottata: Parigi! E non una Parigi finta, si badi bene, soprattutto se non si vuole offendere il tassista, che ribatte piccato: "Non è finta, è Parigi in versione Las Vegas." All'esterno, Paris, Las Vegas, ha una copia della Tour Eiffel alta 165 metri, una mongolfiera, un Arc de Triomphe grande due terzi dell'originale, una copia della Fontaine des Mers e un teatro da 1200 posti chiamato Le Théâtre des Arts. All'interno ci sono piazze, alberi, caffè e tavolini sotto un cielo finto che riproduce  le ore del giorno in tempo accelerato. Le cameriere salutano i clienti con alcune frasi in francese che sono costrette a imparare a memoria, e che pronunciano con un terrificante accento americano.

Domani un'altra puntata: Giulio Cesare, Bellagio e il mio preferito: Venezia!


 

lunedì 26 settembre 2011

I ♥ Vegas/1: Graffiti artists, start-up companies, mormons & corporations

I tentacoli della nebbia su SF
Abbiamo lasciato una San Francisco sul punto di essere inghiottita dalla nebbia e poco dopo siamo atterrati in mezzo al deserto, dove sorge l'oasi-allucinazione di Las Vegas. (Cliccate sulle foto per ingrandirle.)

L'idea di andare a Las Vegas non mi aveva mai neppure sfiorata, ma quando i nostri amici John  e Tavia, che si sono appena trasferiti lì, ci hanno invitati per la festa d'inaugurazione della loro start-up (perché una start-up a Las Vegas? Perché qui la crisi ha picchiato duro, e le proprietà immobiliari praticamente te le tirano dietro), ho pensato che non ci poteva essere occasione migliore per visitare il più grande luna park per adulti del mondo.

Un pezzettino più a destra c'è LV
La start-up si chiama Walls360 e produce wall graphics, ossia decorazioni adesive da parete. La socia di John e Tavia in questa impresa è Yiying Lu, la graphic designer famosa per aver creato la Fail Whale di Twitter. A completare la squadra riunita in un capannone nella zona industriale di Las Vegas c'è Vulcan, un famoso graffiti artist che mi ha raccontato di essere stato più volte in Italia come ospite di centri sociali (tra cui il Link di Bologna), e una volta anche del figlio di un pericolosissimo boss mafioso appassionato di reggae e hip hop. Finalmente qualcuno che non mi racconta di essere andato in Italia per vedere Firenze e Venezia.


L'interno del Rio
La festa era stata rimandata, ma ho presto scoperto di non avere bisogno di una festa per divertirmi a Las Vegas. Premetto che il gioco d'azzardo mi tenta quanto un tuffo in una piscina piena di coccodrilli, ma per divertirsi a Las Vegas non c'è bisogno neppure di giocare. Basta guardarsi in giro e godersi la follia.

I primi due fatti importanti su Las Vegas ce li ha riferiti John: 
1) la città è controllata dai mormoni (!)
2) le corporation si sono sostituite alla mafia come padrone della città. La gente dice che si stava meglio prima, perché almeno la mafia aveva un'etica.


A Las Vegas è TUTTO enorme
Un altro fatto importante è che a Las Vegas si mangia benissimo (cibo americano, grasso e saporito) e in abbondanza (anche se non gratis, come invece succedeva nell'era mafiosa, quando gli enormi buffet gratuiti servivano come esca per i clienti), e si può dormire con pochissimo (soprattutto durante la settimana), perché gli alberghi/casinò fanno di tutto per attirare i giocatori e non lasciarli più andare. Il nostro albergo, il Rio (a tema brasiliano, il che in sostanza significa cameriere seminude: i veri alberghi a tema sono sullo Strip, e comincerò a parlarne domani), costava 50$ a notte per una stanza con letto king size più grande del nostro appartamento (il letto, non la stanza).

Una cosa che mi ha conquistata subito di questa città è la totale sfacciataggine con cui ti sbatte sotto gli occhi una verità universale: il mondo gira intorno ai soldi. E qui non lo nasconde nessuno, anzi. Terribile, certo, per chi ama la cultura e l'arte (provate a cercare una libreria tra i milioni di negozi di Las Vegas! Solo Jonathon, che troverebbe un libro anche nel deserto - letteralmente - è riuscito a comprare le fiabe di Jules Renard in un negozio di abbigliamento - Anthropologie, bellissimo -  lasciando esterrefatti i nostri amici, che non avevano mai visto un libro a Las Vegas) ma anche in un certo senso rinfrescante (per tre giorni, non di più. Al terzo giorno ho cominciato a deprimermi).

Arrivederci a domani, con il racconto e le foto della nostra prima notte a Las Vegas!

sabato 24 settembre 2011

Coming soon...

Dopo una minivacanza di tre giorni a Las Vegas, ho tante cose da scrivere e foto da pubblicare che... comincerò lunedì! Ecco intanto un assaggio.