Visualizzazione post con etichetta Beautiful Artists. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Beautiful Artists. Mostra tutti i post

martedì 21 luglio 2015

Varie pre-vacanzina: interviste, sogni e collezioni d'arte

Abbiamo deciso di cominciare a collezionare l'arte dei nostri amici, che presto diventeranno famosi e ci renderanno ricchi. Il primo pezzo della nostra collezione è della mia cara amica Taney. Guardate com'è bello, cambia colore con la luce




Ieri notte ho sognato che dispensavo consigli sentimentali a un personaggio di Purity. Tom ha sicuramente bisogno di consigli, io però ho bisogno di una vacanza.

Che ormai è alle porte, perciò vi lascio in compagnia di una mia intervista apparsa sul blog Librobreve. La foto, che mi piace molto, è di Mr K, che me l'ha fatta a Point Reyes (una delle mete della vacanzina). A presto, spero con molte foto.

martedì 7 aprile 2015

Italo Calvino e il chicken parmeggiana

Herb Gold
Ieri Mr. K ha incontrato il suo amico Herb Gold, novantunenne monumento letterario di San Francisco. Herb gli ha raccontato che un giorno, tanto tempo fa, il suo amico Italo Calvino andò a trovarlo a Cleveland, dove Herb era in visita ai suoi genitori. Il padre di Herb insistette per mandare lo scrittore italiano in un ristorante italiano che secondo lui era il migliore della città. Il povero Calvino si ritrovò così in un classico ristorante italo-americano, con tanto di menu plastificato, spaghetti meatballs e linguini Alfredo. L'avrebbe anche presa sportivamente, se non fosse stato per la collezione di errori ortografici che costellavano il menu, come in ogni ristorante italiano all'estero che si rispetti. Saranno stati i veal scallopini o il chicken parmeggiana a irritarlo, chissà, fatto sta che Calvino fece chiamare il proprietario del ristorante e gli diede una bella lavata di capo. La prossima volta che mi capiterà di leggere uno di quei menu, penserò a Calvino e sorriderò.

sabato 29 novembre 2014

Cartoline da Chernobyl, un video

Danny Cooke è un fotografo britannico che ha girato un video di tre minuti, Postcards from Pripyat, Chernobyl, per mostrare cosa resta della città di Pripyat, il luogo più vicino alla centrale nucleare di Chernobyl. Il video è stato girato con un drone, mentre per le riprese a terra è stata utilizzata una Canon 7D (e un contatore geiger).  
È un video bellissimo, ed è bellissima anche la canzone che lo accompagna, Promise Land, di Hannah Miller.

               
Postcards from Pripyat, Chernobyl from Danny Cooke on Vimeo.

giovedì 20 novembre 2014

"Lo sguardo italiano": un successone su Kickstarter


Sono strafelice di annunciare che la campagna Kickstarter di Sandro Del Rosario, di cui vi avevo parlato QUI, ha avuto un grandioso successo. Sandro ha infatti ricevuto il doppio della somma richiesta, ben 26.048 dollari, donati da 165 persone.
Vai Sandro, aspettiamo il tuo film!

lunedì 27 ottobre 2014

"Lo Sguardo Italiano" e la straordinaria campagna Kickstarter di Sandro Del Rosario

Ne avevo già parlato QUI (ma in inglese), di Sandro e del suo film. Un lavoro incredibile, che ho seguito negli anni con i suoi alti e bassi, gli scoramenti e le ripartenze, la fatica e la speranza.

Una settimana fa Sandro ha lanciato una campagna Kickstarter, per raccogliere i soldi che gli mancano per completare il suo film. Sapete come funziona Kickstarter: se non si raggiunge l'obiettivo prefissato nel tempo previsto, non si riceve niente. L'obiettivo, però, una volta raggiunto, si può superare. Ecco, la campagna di Sandro ha raggiunto il suo obiettivo minimo, $13000, in meno di una settimana. Perché tanta gente lo sostiene e crede nel suo lavoro. La campagna prosegue ancora per tre settimane, e si può continuare a donare per aiutare Sandro a raggiungere i $20000 che gli consentirebbero di finire tranquillamente il suo film.

QUI trovate la pagina Kickstarter del progetto, dove Sandro vi racconta di cosa si tratta. 
Intanto, per darvi un'idea:
"Lo Sguardo Italiano è un film lirico, prodotto in maniera indipendente, una poesia audio-visiva in cui il tema viene rivelato attraverso le emozioni dell'artista e protagonista; il suo amore per le arti, per le tradizioni, per la ricca eredità culturale Italiana, e l'ammirazione per l'architettura ed il paesaggio, sono in conflitto con la desolazione dell'attuale depressione politica, economica e morale dell'Italia contemporanea. 
Lo Sguardo Italiano è un film per tutti gli appassionati dell'Italia, per tutti gli Italiani all'estero e per tutti gli emigrati che condividono un'esperienza simile. Infine e prima di tutto, è un'opera che parla agli amanti del cinema, dell'animazione e della sperimentazione artistica in tutto il mondo.
(...) Lo Sguardo Italiano è un'opera all'incrocio tra film sperimentale e la mia personale ricerca creativa nel campo dell'animazione, e utilizza migliaia di foto dipinte a mano con i pastelli ad olio come materiale principale per la realizzazione del film. Sono necessarie circa 6,000 immagini per l'intero film che avrà una durata approssimativa di 10 minuti. Attualmente restano da completare 1,000 immagini circa.
(...) Durante diversi viaggi effettuati in Italia tra il 2000 e il 2013, ho girato molti video e scattato fotografie di paesaggi, architettura e persone. Dopo aver riesaminato a lungo il materiale girato, seleziono brevissime sequenze (di pochi secondi ciascuna), di cui spesso modifico la composizione e la velocità. Dopodiché le stampo come singole immagini.
Dopo essere state stampate in bianco e nero, tutte le immagini vengono colorate con i pastelli ad olio, ad una ad una, in diversi passaggi. Pochi secondi di girato necessitano di 5 o 6 passaggi di colore, e un mese per essere completati.
Le immagini sono successivamente riprese una alla volta con una fotocamera digitale, assemblate e ottimizzate con un un programma di montaggio. La colonna sonora sarà costituita da una combinazione di suoni originali e altri manipolati, dalla voce e dalla musica."

Date un'occhiata al video, vedrete che meraviglia.

lunedì 6 ottobre 2014

Cartoline dal paradiso/5. La marcia in più degli artisti americani

Djerassi dall'alto


Quando io e Mr K ci conoscevamo da pochi giorni andammo a visitare un laboratorio di soffiatura del vetro. Lui e la nostra amica che ci accompagnava, una scultrice, si fecero spiegare come funzionava, e in quattro e quattr'otto cominciarono a produrre complicate sculture di vetro, animaletti e maschere e forme astratte. Io uscii dal laboratorio con un paio di sgraziati caramelloni avvitati su se stessi e un potente senso di inferiorità.
Altro che puma







Qui a Djerassi succede la stessa cosa. Gli artisti lavorano il legno, saldano il ferro, usano materie plastiche. Mr K discute con un'artista di quanto gli piacesse il laboratorio di metallurgia della sua scuola superiore, mentre lei era entusiasta di quello di carpenteria. 


D'altronde, anche Alfred Lambert aveva un laboratorio di metallurgia nel seminterrato. Da queste parti non è una cosa tanto strana.

Dalla finestra del mio studio





E poi c'era quella scrittrice che tempo fa mi disse: "E così ho deciso di diventare un'artista." Frase impensabile per un'europea (o forse solo per un'italiana), cresciuta con l'idea che l'artista è una persona toccata dal sacro fuoco dell'ispirazione, e che artisti si può solo nascere, non certo diventare.  


E così io un po' li invidio, questi artisti americani che sono diventati artisti anche perché nelle loro scuole superiori (mica in tutte, eh) si studiavano metallurgia, carpenteria e altre robe pratiche, questa gente che sa cosa fare con le proprie mani, che si è abituata presto a toccare la materia, a modificarla, a imparare tecniche e non solo teorie.

Sempre dalla finestra del mio studio. Uno più coraggioso

lunedì 22 settembre 2014

Cartoline dal paradiso/3. Pioggia, passeggiate e Alice's Restaurant

 

Il giorno dopo che ho scritto il post sulla siccità ha piovuto. Forse potrei farmi assumere come maga della pioggia. Una maga un po' scarsa, però, visto che più che di vera pioggia si è trattato di qualche sputacchio sceso dal cielo, quasi una presa in giro a questo paesaggio disperatamente assetato. Però dopo la pioggia è arrivata anche la nebbia mattutina, che fa tanto bene alle sequoie.



Faccio lunghe passeggiate solitarie tra le colline e i boschi di sequoie, lungo i sentieri che attraversano la proprietà. Ogni tanto sento un rumore, e temendo che sia un puma ruggisco.


Qua e là si trovano le sculture lasciate da altri residenti, come Stations of Light (di Mark Reeves), che prevede l'ingresso in un tunnel buio e poi l'uscita nella luce. Ho provato a entrare, ma il buio era così profondo che ho avuto paura (ero da sola e pensavo: e se dentro si nasconde un puma?). Lunedì sera abbiamo in programma una festa dell'equinozio proprio lì, e in compagnia degli altri sono sicura che riuscirò a entrare.

La radura dove si trova Stations of Light

 
L'ingresso del tunnel

Venerdì sono andata in paese (il più vicino è a mezz'ora di macchina, lo staff è disponibile per accompagnare i residenti una volta alla settimana) e sono tornata con il mal di testa. Forse perché mi sono già disabituata alla "civiltà", o forse perché non ho digerito le uova Benedict che ho divorato (non resisto mai alle uova Benedict) nel delizioso Alice's Restaurant, l'ultimo avamposto di civiltà (frequentato soprattutto da motociclisti) prima di addentrarsi nella foresta. Ah, ve l'ho detto che il nostro "vicino" è Neil Young, vero? Ha un ranch dove alleva mucche per farne bistecche "organic" e "humanely raised". Forse le vendono anche qui.


Veggie eggs Benedict



mercoledì 17 settembre 2014

Cartoline dal paradiso/2. Sequoie e filantropi

Una delle 66 sculture disseminate in giro per la proprietà
I quasi due anni di siccità della California si vedono tutti, in questo paesaggio dove l'erba ormai non è più neanche gialla, ma quasi grigia. Ogni giorno salvo l'acqua che altrimenti finirebbe giù per il lavandino e la verso sul terreno accanto alla mia porta-finestra, sperando di veder crescere qualcosa di verde. Ho anche messo una ciotola d'acqua per gli uccelli, perché qui intorno tutti i torrenti sono asciutti. 

La proprietà si estende per 240 ettari, che un tempo erano coperti di sequoie. Dopo il terremoto del 1906, tutte le sequoie sono state abbattute per ricostruire San Francisco, e oggi quelle che sono ricresciute sono relativamente giovani e piccole. Nel 1998, il Djerassi Resident Artists Program firmò un accordo con un'organizzazione conservazionista, il Peninsula Open Space Trust, impegnandosi a lasciare completamente intatta la proprietà (non si abbattono alberi, non si costruiscono case, non si scava nel terreno) in cambio di 2.2 milioni di dollari. Il paradiso è salvo.

Lontano lontano si scorge un puntino: è il ranch di Neil Young
Far funzionare la residenza, che ospita 12 artisti al mese, è prevedibilmente molto costoso, e i soldi vengono raccolti soprattutto grazie alle donazioni di generosi board members (la filantropia americana - favorita da generose detrazioni fiscali - è sempre stata una cosa che mi piaceva di questo paese. Purtroppo pare che sia una cultura in declino, soppiantata dal libertarianismo molto in voga fra i giovani arricchiti come quelli che oggi popolano San Francisco. D'altronde oggi tutti venerano il fondatore di Apple, non particolarmente noto per la sua generosità, e disprezzano Bill Gates, che fino a oggi ha donato qualcosa tipo 30 miliardi di dollari in beneficenza), oltre che con raccolte fondi aperte a tutti (cene, visite alla proprietà, ecc.). Insomma, finalmente sono tornata nell'America bella, quella che mi piace. A furia di vivere nella città del turbocapitalismo me la stavo proprio dimenticando.

Recuperato da un torrente dove era finito ai tempi dei disboscatori, dopo il terremoto del 1906

Querce della California

lunedì 15 settembre 2014

Cartoline dal paradiso/1. Le residenze per artisti

Djerassi non è il primo paradiso in cui ho la fortuna di soggiornare: è proprio durante una di queste residenze che ho conosciuto Mr K. Funzionano così: si fa domanda per essere ammessi, e i prescelti - in base ai loro meriti artistici - vengono ospitati, nutriti e coccolati per un periodo che in genere va dalle due settimane ai due mesi, ma che può anche essere più lungo. Ciascuno ha a disposizione uno studio per lavorare alle proprie cose - il gruppo può essere più o meno numeroso; qui siamo una dozzina di persone fra scrittori, visual artists e compositori - e poi di solito si cena tutti insieme in uno spazio comune. Alcuni dei miei migliori amici li ho conosciuti in questi posti, nel corso degli anni.

In genere queste residenze, perlomeno negli Usa (ce ne sono in tutto il mondo) sono no-profit finanziate da ricchi benefattori che possono detrarre le donazioni dalle tasse. Il paradiso dove mi trovo ora, in particolare, si trova su un immenso terreno di proprietà del signor Carl Djerassi, uno degli inventori della pillola anticoncezionale. 

Gli studi degli scrittori

Gli altri paradisi dove ho soggiornato sono Yaddo (dove sono stata tre volte), Art Omi (la mia prima residenza, dove sono tornata due volte nel 2003) e MacDowell. Come ospite di amici che vi soggiornavano ho visitato anche La Napoule, Civitella Ranieri, la Bogliasco Foundation, il Bellagio Center e la Akademie Schloss Solitude di Stoccarda. 
Insomma, gli artisti saranno anche squattrinati, però almeno ogni tanto vanno in paradiso.

La vista mattutina dal mio studio
Uno degli spazi comuni
I miei nuovi vicini di casa

sabato 13 settembre 2014

Bye-bye San Francisco

Luna piena sopra Divisadero Street

All That Jazz al Castro Theater

E il mitico Charlie Musselwhite allo Yoshi's di Oakland (sì, sono riuscita ad andare a vederlo)

A presto, ci sentiamo dal paradiso.

lunedì 1 settembre 2014

Concerti/1. Il blues yemenita e il country giapponese

Tempo fa l'ottimo Jazz Center ha organizzato quattro serate danzanti. La platea si è trasformata in un dance floor, dove il pubblico amante del ballo poteva scatenarsi in libertà. Noi siamo andati a sentire lo strepitoso concerto degli Yemen Blues, un gruppo che mescola "West African rhythms and ancient Jewish Yemeni melodies, mambo and funk" con un cantante fichissimo dall'energia inarrestabile. Una bella festa, con gente di tutte le età (davanti a me c'era una coppia di sessantenni, magnifici ballerini) che saltava e piroettava felice. Io mi sono dimenata come una derviscia, mentre Mr K rimaneva perfettamente immobile al centro della sala.

Yemen Blues


Qualche settimana dopo, la scelta musicale della serata è toccata a Mr K, che mi ha portato al Rite Spot Cafe a sentire Toshio Hirano, il mitico "Yodeling Japanese Cowboy". Tanti anni fa, il signor Hirano si innamorò della musica country e decise di dedicarle la vita. Solo Mr K poteva portarmi al concerto di un giapponese che gorgeggia yodel texani.

Toshio Hirano



lunedì 21 luglio 2014

Voglio andare a sentire Charlie Musselwhite

L'ho appena scoperto e già mi piace da pazzi. Poi ho scoperto che ha bazzicato tanto San Francisco. E poi che pare abbia ispirato il personaggio di Elwood in The Blues Brothers. E poi che suonerà da Yoshi's a Oakland il 28 agosto, sera in cui non ho impegni scolastici (e ha pure un prezzo ragionevole). E poi mi sono ricordata che non abbiamo la macchina e arrivare a Oakland è una notevole rottura di palle. Ci riusciremo? Prossimamente sul blog.


venerdì 9 maggio 2014

Gite di primavera/3. Irwin e Turrell a Villa Panza

Lo scorso ottobre avevo parlato della fantastica mostra di James Turrell che avevo visitato a Los Angeles, dicendo che era una delle tre mostre importanti dedicate nel giro di un anno all'artista della luce, insieme a quelle del Guggenheim e di Houston.
Non sapevo, però, che per quest'anno era in programma un'altra retrospettiva, in cui Turrell veniva affiancato a un altro artista californiano della corrente Light and Space, Robert Irwin. E soprattutto non sapevo che la retrospettiva si sarebbe tenuta a due passi da casa mia, ossia alla Villa Panza di Varese. In realtà non è una cosa troppo sorprendente, visto che il conte Panza era amico di entrambi gli artisti e negli anni '70 aveva commissionato loro delle opere site-specific per la villa e per la sua famosa collezione (oggi quasi tutta dispersa in vari musei, soprattutto americani, dopo che il conte Panza aveva cercato ripetutamente di donarle a varie istituzioni italiane, che hanno sempre rifiutato: dal Castello di Rivoli al Castello di Vigevano, all'Arsenale di Venezia, alla Regione Toscana per le Scuderie della villa di Poggio a Caiano, a Milano per le cascine del Parco Forlanini, e soprattutto al Comune di Varese, al quale per diciassette anni Panza cercò invano di donare la villa e duecento opere. Pare che i leghisti avessero protestato contro questo progetto, che prevedeva una compartecipazione del Guggenheim: via gli stranieri dalla Padania!). 
Nella villa restano oggi poche opere, soprattutto quelle site-specific che i musei di paesi meno trogloditi non si sono potuti accaparrare. Però è pur sempre un posto molto bello, ben gestito dal FAI, che ogni tanto ospita ottime mostre, come appunto QUESTA.


Robert Irwin, Varese Scrim e Mr. K
Robert Irwin, Piccadilly, 2013
James Turrell, Shanta (Blue), 1967

James Turrell Skyspace I, 1974 (collezione permanente)


Dan Flavin (collezione permanente)
Io in una stanza di Dan Flavin


Land art nel giardino della villa: Stuart Ian Frost, A tribute to the Carpinata Gallery, 2013
La villa e un pezzetto di giardino

mercoledì 19 febbraio 2014

Un'artista con humour: Nina Katchadourian

L'avevo scoperta da principio per il suo lavoro più divertente, Lavatory Self-Portraits in the Flemish Style, in cui l’artista californiana imita i ritratti fiamminghi del XV secolo con gli oggetti che trova nel bagno degli aerei.

I ritratti nelle toilette degli aerei di Nina KatchadourianI ritratti nelle toilette degli aerei di Nina KatchadourianI ritratti nelle toilette degli aerei di Nina KatchadourianI ritratti nelle toilette degli aerei di Nina KatchadourianI ritratti nelle toilette degli aerei di Nina KatchadourianI ritratti nelle toilette degli aerei di Nina KatchadourianI ritratti nelle toilette degli aerei di Nina KatchadourianI ritratti nelle toilette degli aerei di Nina KatchadourianI ritratti nelle toilette degli aerei di Nina KatchadourianI ritratti nelle toilette degli aerei di Nina Katchadourian

Ma esplorando il suo sito si trova una grande quantità di opere interessanti, da quelle che esplorano i temi della mappatura, della collaborazione non richiesta con animali (come nel caso di queste ragnatele "aggiustate") e anche della lingua e della traduzione: tra i più divertenti c'è Talking Popcorn, in cui lo scoppiettio dei popcorn viene tradotto con il codice Morse. Molto bella anche la serie dei Sorted Books, in cui i titoli di diversi libri, letti di seguito, creano una frase, una breve storia.