Dopo cena in un ristorante con troppi lampadari. Tre donne
chiacchierano sedute al tavolo. Una ha un ciuffo di capelli bianchi sulla
fronte, il mio ciuffo alla Susan Sontag, lo chiama. Un’altra dice quello che le
altre preferiscono tacere, non voglio invecchiare. La terza deve star fuori
fino a mezzanotte e mezza perché poi deve andare a riprendere la figlia
sedicenne che ha il primo appuntamento con un ragazzo.
Il ristorante si è svuotato, rimane solo un tavolo con una
decina di persone di fianco al loro. C’è una donna in piedi dietro un uomo
seduto. Ha i capelli bianchi tagliati a caschetto, il viso liscio e bello.
Sorride e massaggia le spalle dell’uomo. Lei non è sola, pensa Sontag. Lei è
felice.
“Ma ce l’hai un amante?”
Sontag si gira. È stata la terza amica a parlare,
rivolgendosi a quella che dice di non voler invecchiare. Il tono non era alto,
ma nel ristorante semivuoto la voce ha viaggiato, dritta dalla bocca dell’amica
all’orecchio della bella donna con i capelli bianchi che è girata verso di
loro. La donna scoppia a ridere.
“Scusa” dice, “non ho potuto fare a meno di sentire.”
Anche l’amica ride. Qualcosa passa fra loro.
“Ho sentito solo io, però.”
“Ecco, bene, l’abbiamo sentito solo noi.”
L’amica riprende a chiacchierare, la donna riprende a
massaggiare le spalle del suo uomo, che non ha sentito niente.