lunedì 30 dicembre 2013

Buon anno da Woodstock!



Non ho trovato niente di festivo che mi piacesse, e allora pubblico questa foto augurando a tutti voi uno splendido 2014, e agli Usa di diventarmi simpatici come Woodstock, dove è stata scattata questa foto.

Me ne vado a spasso, ci rivediamo nell'anno nuovo!

domenica 29 dicembre 2013

Tradurre il tradotto - Susanna Basso

Non è la prima volta che mi capita di ritradurre un libro già tradotto da qualcun altro. Mi era già successo con Running Dog di Don DeLillo (traduzione precedente di Livia Fascia), con i racconti di Amy Hempel (traduzioni precedenti di Ettore Capriolo ed Ennio Valentino) e con L'amore in un clima freddo di Nancy Mitford (traduzione precedente di Luisa Corbetta). Ora sto ritraducendo il bellissimo Speedboat di Renata Adler, già tradotto da Giancarlo Buzzi, e mi trovo di nuovo a riflettere sulle differenze fra il tradurre e il ritradurre.
Questa volta però le mie riflessioni hanno trovato un'eco nelle parole di Susanna Basso, che nel suo libro Sul tradurre - Esperienze e divagazioni militanti (ed. Bruno Mondadori) scrive:
"E tuttavia, ritengo personalmente corretto inserirsi in un solco già tracciato e ripercorrerlo senza rinunciare al proprio singolare sistema di perdite e recuperi su un dato testo.
Perché ri-tradurre non è come tradurre, e quella rete fatta di felicità di resa, legnosità, sviste e intuizioni che gli altri traduttori hanno da offrirci costituisce a mio giudizio uno strumento di lavoro impagabile. So di colleghi che preferiscono non farsi influenzare e procedono comunque su vie nuove, in solitaria.
Sono del parere opposto: mi metto sui passi di chi mi ha preceduta e ringrazio in cuor mio di ogni chiodo che trovo in parete."

Ecco, io la penso proprio come Susanna Basso. E mi sento come lei quando scrive, dopo aver messo a confronto un brano di una sua traduzione di Alice Munro con lo stesso brano in una traduzione precedente, quella di Anna Rusconi:
"Lavoravo sul testo con l'intento di seguire il filo del mio discorso, dando quindi la precedenza a un timbro di voce che negli anni ero andata ricostruendo dentro il mio italiano. Avevo tuttavia sempre a disposizione il racconto tradotto e, in ogni paragrafo, incappavo in scelte  che concordavano letteralmente con le mie. In un primo tempo pensai che ciò succedesse quando leggevo prima il testo di Rusconi, il che mi fece da un lato supporre di esserne influenzata, e dall'altro temere una forma di mio progressivo impigrimento. Provai a non leggere l'italiano, ma il fenomeno si verificava lo stesso. In certi casi poi succedeva che, nel confronto, avesse la meglio la traduzione esistente. Mi chiesi a quel punto perché non ammettere che le nostre scelte potessero qua e là coincidere o, addirittura, che le sue scelte potessero convincermi più delle mie. Decisi di optare per questa forma di onestà: avrei tradotto secondo la mia lettura, ma anche tenuto conto del lavoro di una collega e 'adottato' le sue parole che sentivo di non volere diverse. Mi pareva un atto dovuto, l'esatto contrario di un furto.
Lo stesso, in varia misura, è accaduto con tutte le traduzioni di Munro che ho consultato, mentre realizzavo le mie. Ogni volta dunque che le loro autrici riconosceranno le proprie parole, per le quali le ringrazio, mi auguro che, lungi dal sentirsi derubate, riusciranno a sentirsi citate."

Da: Susanna Basso, Sul tradurre - Esperienze e divagazioni militanti
 © Bruno Mondadori


venerdì 27 dicembre 2013

Addicted!

No, non posso dire di che serie si tratta. Sono una snob mio malgrado con le serie, ci ho provato con alcune delle più famose, e sono arrivata a malapena alla fine del primo episodio. Una noia mortale. L'unica che è riuscita a catturarmi, l'anno scorso, è stata Twin Peaks, non proprio nuovissima ma per me una scoperta sconvolgente, non riuscivo a smettere di guardarla, finché Mr. K è ripartito prima di me, io sono rimasta da sola e non ho finito di vedere gli ultimi episodi perché altrimenti sarei vissuta nel terrore. Poi un anno di pace e di bei film classici. E adesso questa. Sono arrivata alla fine della seconda serie, ne ho un'altra e poi so che ce n'è ancora un'altra che non ho. Non riesco a staccarmi, posso guardare anche cinque episodi in un giorno. Naturalmente tutto questo deve finire, e presto. Il problema è che sono circondata da spoiler, ogni volta che cerco un nome o un piccolo dettaglio su google vengo aggredita da svolte tragiche nella vicenda che succederanno molto più avanti e che mi riempiono di angoscia e mi impediscono di dormire di notte per cercare di immaginare come ci si arriverà. Adesso ho appena visto una puntata a lieto fine e subito dopo ho scoperto una cosa orrenda in agguato nel futuro. Ma dovevano proprio far succedere una tale catastrofe, maledizione?
Vi prego, lasciatemi nel mio dolore, non cercate di indovinare di che serie si tratta. Non sopporterei un altro spoiler. Non c'è neanche Mr. K, lui è oltreoceano che ride della mia ossessione.
Ma io posso smettere quando voglio. Anzi, sapete cosa vi dico? Io smetto qui, con il lieto fine. Vediamo se ci riesco.

martedì 24 dicembre 2013

Un'ultima idea regalo: la crema da barba al bacon



Dai creatori della baconnaise e del burro di cacao al bacon, ma anche della bara al bacon (in saldo a soli $1,999. "Is there a better way to show your love of bacon forever than to be buried wrapped in it?"), delle rose al bacon ("J&D's Bacon Roses are handmade, smell like crispy Bacon and are an everlasting symbol of your love and affection. They will also hold their porcine fragrance for months.") e della Bacon Baby Instant Formula, ecco un nuovo prodotto imperdibile: la Bacon Shaving Cream. Perché "Nothing is more powerful or captivating than the smell of bacon. It is truly the smell of victory".

sabato 21 dicembre 2013

Atlante delle isole remote: un libro magnifico finalmente tradotto



Ne avevo parlato QUI, di questo libro bellissimo, auspicando che venisse tradotto presto. E finalmente eccolo QUI. Trovate parecchie recensioni online, provate per esempio QUESTA
(La traduttrice, non citata nella recensione e neppure sul sito dell'editore, è Francesca Gabelli).

venerdì 20 dicembre 2013

Luci di Natale made in Italy

Non sono mica solo gli americani che si divertono con le lucine di Natale. Anche nel varesotto c'è chi se la cava niente male. Ovviamente le mie foto notturne fanno pietà (ma ve le rifilo lo stesso), e comunque QUI trovate le cifre record delle decorazioni natalizie del signor Lino di Leggiuno, e QUI altre foto venute un po' meglio. Signor Lino batte Iuesséi a mani basse. Tiè.

Il Bosco Incantato
 
I chiodini del Bosco Incantato
Gli animali del Bosco Incantato

La casa del signor Lino

Ancora la casa del signor Lino
Il mitico Presepe nell'Acquario in mostra all'oratorio (forse parente delle statue del famoso Presepe Sommerso)

mercoledì 18 dicembre 2013

The NSA is Coming to Town


(Courtesy of the American Civil Liberties Union)

You better watch out,
You better not Skype,
You better log out,
Yeah you better not type,
The NSA is coming to town.


You’re making a list,
They’re checking it twice;
They’re watching almost every electronic device,
The NSA is coming to town.


They see you when you’re sleeping
They hear while you’re awake
They know who you call and who you write
So encrypt for goodness’ sake!


With Congress in the dark and a cloak-and-dagger court
We’re lookin’ for answers, they’re comin’ up short
The NSA is coming to town.


They’re making a list,
Checking it twice;
They’re watching almost every electronic device,
NSA is coming to town
The NSA is coming to town,
The NSA is coming to town.

lunedì 16 dicembre 2013

Italiani che adorano gli Iuesséi


Quelli che sono riusciti ad andarci a vivere e quindi sono molto fighi: 
"Espresso? What's espresso?"

Quelli che lo vorrebbero tanto: "Oddiooooooabitiasanfranciscoooooobellissimaaaaamacomesifaavenirciaviveresecondotepossoinsegnarel'italiano?"

Quelli che ci vanno in vacanza: "Oh-yeah-I-love-San-Francisco-ci-sono-stato-tre-giorni-quest'estate-summer-of-love-beat-generation-così-europea-molto-meglio-di-ellei-oh-yeah."


domenica 15 dicembre 2013

James Franco e Dr. Franzen nel booktrailer di Gary Shteyngart


Qualcuno si è subito offeso per i luoghi comuni sui gay (gli accappatoi rosa, per esempio)


però secondo me questo booktrailer è molto simpatico. E c'è James Franco. E il dott. Franzen.




Lo trovate QUI.

venerdì 13 dicembre 2013

Grace Paley - Desideri



Ecco qua. Visto che molti di voi non conoscono la meravigliosa Grace Paley, ho pensato di farvi un regalo: il racconto che apre una delle sue principali raccolte di racconti Enormi cambiamenti all’ultimo momento.

Ne trovate un altro QUI (da dove ho preso anche questo). E altre poesie QUI e QUI.



***

Desideri

Vidi il mio ex marito per la strada. Ero seduta sui gradini della nuova biblioteca.
Ciao, vita mia, gli dissi. Il nostro matrimonio era durato ventisette anni, mi sentivo giustificata.
Lui disse, Come? Quale vita? Non la mia.
Io dissi, Ok. Non è mia abitudine discutere, quando le posizioni sono inconciliabili. Mi alzai ed entrai in biblioteca per vedere quanto dovevo.
La bibliotecaria disse 32 dollari giusti giusti, e ce li deve da diciotto anni. Io non negai. Perché non mi rendo conto del passare del tempo. Li ho avuti, quei libri. Ci ho pensato spesso. La biblioteca è appena a due isolati da casa.
Il mio ex marito mi seguì fino al banco della restituzione. Interruppe la bibliotecaria, che aveva ancora da dire. Per tanti versi, disse, attribuisco la colpa del fallimento del nostro matrimonio al fatto che tu non abbia mai invitato a cena i Bertram.
È possibile, dissi io. D’altra parte, se ben ricordo: primo, quel venerdì mio padre stava male, poi sono nati i bambini, poi ho cominciato ad andare a quelle riunioni del martedì sera, e alla fine è scoppiata la guerra. Dopo, mi sembrava di non conoscerli più, i Bertram. Comunque hai ragione, avrei dovuto invitarli a cena.
Diedi alla bibliotecaria un assegno di 32 dollari. Subito tornai a godere della sua fiducia: dimenticò il passato, lo cancellò dalla mia scheda, che è proprio quello che altri impiegati comunali e/o statali non avrebbero mai fatto.
Prelevai i due libri di Edith Wharton che avevo appena restituito perché era passato un sacco di tempo da quando li avevo letti e mi sembrava proprio il momento giusto per rileggerli. Capitavano a proposito. Erano La casa della gioia e I ragazzi, che racconta di quanto sia cambiata la vita americana a New York nel corso di ventisette anni, cinquant’anni fa.
Ho un bel ricordo della prima colazione, disse il mio ex marito. Rimasi sorpresa. Prendevamo solo caffè. Poi rammentai che in fondo all’armadio a muro della cucina c’era un buco che si apriva nell’appartamento dei vicini. Loro mangiavano sempre pancetta affumicata. Questo conferiva alle nostre colazioni un’aura di grandiosità, senza peraltro procurarci difficoltà di digestione.
Quando eravamo poveri, dissi.
E quando mai siamo stati ricchi? disse lui.
Oh, col passare del tempo, e l’aumentare delle responsabilità, non ci siamo mai trovati nel bisogno. Tu non ci hai mai fatto mancare niente, dal punto di vista finanziario, gli ricordai. I bambini passavano quattro settimane al campeggio, una volta all’anno, avevano dei poncho decenti, i loro bravi sacchi a pelo e gli scarponcini, proprio come tutti gli altri. Erano molto carini. La nostra casa era calda in inverno, e avevamo dei bei cuscini rossi e altre cose.
Io volevo una barca a vela, disse lui. Ma tu non volevi niente.
Non prendertela, dissi io. Non è mai troppo tardi.
No, disse lui, con molta amarezza. Può darsi che me la comperi, la barca. In realtà ho già versato una caparra per un sette metri. Quest’anno le cose mi vanno bene, e in futuro andranno anche meglio. Per te invece è troppo tardi. Tu non vorrai mai niente.
Per ventisette anni di matrimonio non aveva mai smesso quei suoi commenti laconici che riuscivano a farsi strada attraverso le orecchie, giù per la gola, fin quasi al cuore, come il ferro di un idraulico. Poi spariva, lasciandomi con quell’attrezzo piantato in gola, a soffocare. Quello che voglio dire è che mi sedetti sui gradini e lui se ne andò.
Diedi un’occhiata alla Casa della gioia, ma aveva perso d’interesse. Quell’accusa gravava pesantemente su di me. Ora è vero, io non ho desideri e bisogni assoluti. Ma anch’io voglio qualcosa.
Per esempio, voglio essere una persona diversa. Voglio essere la donna che riporterà questi due libri alla biblioteca tra due settimane. Voglio essere la cittadina efficiente che cambia il sistema scolastico e interpella il consiglio comunale sui problemi di questo amato centro urbano.
Avevo promesso ai bambini di far finire la guerra prima che diventassero grandi.
Avrei voluto esser sposata per tutta la vita a una sola persona, il mio ex marito o quello attuale. Ciascuno dei due possiede personalità sufficiente a riempire una vita, che non è poi un periodo di tempo tanto lungo, a pensarci bene. Non è possibile esaurire le qualità di questi due uomini, o scalfire la roccia delle loro ragioni, nel breve spazio di una vita.
Proprio questa mattina ho guardato fuori dalla finestra, nella strada, e ho visto che i piccoli sicomori languidamente piantati dal comune un paio d’anni prima della nascita dei bambini sono in pieno rigoglio.
Bene! Ho deciso di riportare quei due libri alla biblioteca. Il che dimostra che quando arriva una persona, o un avvenimento, a scuotermi, o incoraggiarmi, io riesco ad agire nel modo giusto, anche se sono più famosa per le mie amichevoli osservazioni.
 
  Traduzione di Marisa Caramella. Da Piccoli contrattempi del vivere,
 © Einaudi, Torino