domenica 31 marzo 2013

Happy birthday Christopher Walken!

Oggi il mitico Christopher Walken compie settant'anni, e per festeggiarlo vorrei mostrarvelo in veste di ballerino. Due anni fa avevo invece mostrato il mio skit preferito, The Census. (Ok, ultimo tentativo: grazie alla segnalazione di Berlino 101 - che tra l'altro è proprio un bel blog - provo a mettere la versione di Vimeo, magari questa funziona.)

(E buona Pasqua.)

(E a proposito di compleanni: oggi si celebra anche il grandissimo Cesar Chavez - mamma mia, su Wikipedia non c'è neanche la voce in italiano - Google ci fa un doodle e tutti si incazzano perché non hanno messo l'uovo di Pasqua. Penosi.)
 


Fatboy Slim - "Weapon of choice" from Sterntag Film on Vimeo.

venerdì 29 marzo 2013

Strani alberi a San Francisco

Albero schizofrenico che non sa decidere se essere pesco o melo

Albero con mazzo di fiori sul tronco e luna

giovedì 28 marzo 2013

ll governatore Raggio di Luna e la fratturazione idraulica

Foto da qui
Si chiama fracking, in italiano "fratturazione idraulica". In molti paesi è vietata (per ora), negli Usa no. Anzi, piace molto. E sembra che piaccia anche al "liberal" Jerry Brown, il governatore della California detto anche "Governor Moonbeam" (il quale, fra l'altro, ha dichiarato di possedere tre armi da fuoco e non ha ancora preso alcuna posizione sulle leggi per il controllo delle armi).

Cos'è il fracking?
"Con il termine inglese fracking si intende una particolare tecnica estrattiva di petrolio e gas naturale utilizzata per la prima volta in America nel 1947 dalla compagnia Halliburton e perfezionata in Texas nei decenni successivi. Questo metodo sfrutta la pressione dei liquidi per provocare delle fratture negli strati rocciosi più profondi del terreno ed è impiegato per agevolare la fuoriuscita del petrolio o dei gas presenti nelle formazioni rocciose per consentirne un recupero più rapido e completo. (...)
Senza neanche entrare nei dettagli, è facile rendersi conto di quanto possa essere invasiva, pericolosa e devastante questa tecnica ‘non convenzionale’ utilizzata soprattutto per estrarre il metano, gas non facilmente estraibile con le tecniche tradizionali a trivellazione verticale. Con il fracking, invece, i fluidi e le miscele chimiche vengono direzionate orizzontalmente e pompate ad una pressione tale da innescare micro-sismi che frantumano la roccia.
Ma quali sono i rischi per l’uomo e per l’ambiente connessi a questa tecnica? Innanzi tutto la contaminazione delle falde acquifere, dell’aria e del terreno causata dal mix di agenti chimici e liquidi inquinanti utilizzati per spaccare, impermeabilizzare e tenere aperte le rocce."

Un'inchiesta del New York Times esamina approfonditamente questi rischi, compreso quello della radioattività delle acque di scarico. Per saperne di più, continuate a leggere qui. Se ne parla anche qui, e in un sacco di altri posti online (c'è anche un film con Matt Damon, Promised Land).

martedì 26 marzo 2013

Quando la barba diventa un coperchio: slang a confronto

Nel romanzo che sto traducendo in questo periodo compare a un certo punto la parola beard, intesa nel significato slang di "man or woman used as cover for a gay person".

Per trovare un traducente che rendesse in italiano la spontaneità colloquiale dell'inglese, ho deciso di chiedere aiuto su facebook (l'ho già fatto altre volte, con ottimi risultati). Anche questa volta ho ricevuto molte risposte, e ho deciso di condividerle qui (omettendo i nomi di chi me le ha fornite, visto che si trattava di una conversazione aperta solo ai miei contatti) perché mi sembrano divertenti e interessanti.

SOS slang gay: qualcuno sa se esiste un equivalente italiano per il termine "beard", inteso come "Man or woman used as cover for a gay person"?
  • Il WOW oltre alla spiegazione dà "uomo/donna dello schermo", ma non posso dire che mi convinca. "copertura" e basta?
  • Silvia Pareschi: Infatti, ho messo copertura. Però mi chiedevo se non ci fosse un'espressione più colorita... Comunque grazie!
  • Il suo paravento, ma forse è meglio copertura. Paravento fa un po' vieux jeu (si trova nelle traduzioni di Proust: Rachel paravento di S.-Loup, dell'omosessualità di -). Non mi viene in mente altro...
  • SP: Ah, grazie, mi sa che in questo caso paravento ci sta anche meglio
  • Non è troppo soutenu? la metafora (da poliziesco, da giallo classico) che è in "copertura" è carina. No?
  • Io sono gay... mumble... come avrei detto a 18 anni? Che D. (la mia migliore amica) era... non mi viene proprio, forse non lo dicevo proprio.
  • Secondo me è proprio quello il punto, è una cosa che dicono gli altri.
  • "Fidanzata di circostanza"?
  • (Ho sempre banalmente sentito e usato 'copertura' anche nell''ambiente' ma forse cerchi qualcosa di più sofisticato)
  • SP: no, vedo che raccoglie consensi, allora mi sa che torno alla copertura.
  • Uomo o donna "schermo": è un classico!
  • SP: Un po' dantesco, però! Ecco, adesso abbiamo Proust e Dante... altro slang, anyone?
  • Scusa mi è partito il commento senza un pezzo. "Donna schermo" lo si usa in letteratura fin dalla "Vita Nova" di Dante Alighieri. Copertura a me sa di romanzi di spie alla Le Carré.
  • SP: Infatti, per questo preferivo "paravento". Però devo usare quello che si usa nei dialoghi reali, e mi dicono che "copertura" batte "paravento"...
  • E di chaperon cosa ne pensi?
  • Ebbi questa discussione con la mia amica mentre ero in Italia, lei è una grande divoratrice di libri e mi disse che viene sempre tradotto come "paravento", come ti hanno già suggerito
  • SP: Argh! Grazie care, adesso mi sa che tirerò i dadi!
  • SOS gay: amici gay in mia presenza in questo momento alla domanda non hanno avuto esitazioni: "uomo/donna dello schermo", proprio come in Dante. Casomai servisse, dicono anche che chi ne fa uso (ad es. gay sposati con etero) per non palesare il proprio orientamento viene chiamato "velato/velata".
  • Anche donna paravento è carino
  • Io ho sentito dire più volte donna schermo, senza preposizione articolata.
  • Altre divagazioni: volendo si può dire, di un ragazzo gay che accompagna una ragazza etero per accreditare un'immagine da etero, che è "il suo cicisbeo". Ma non so se può servire. E ancora: la ragazza (dello schermo) è spesso una "frociarola". In inglese non mi ricordo mai come si dice. In francese "fille à pédés", credo si usi ancora.
  • Io, tipo trent'anni fa, sono stata la "fintanzata" del fratello gay di una mia amica lesbica.
  • SP: Nooo, adesso mi si aggiunge anche la fintanzata! E' bellissimo! E ora come farò a scegliere?
  • Geniale
  • Questo scambio sembra uscire da un romanzo d'appendicite
  • SP: Già, quanto sono più terra terra gli americani con il loro "beard"?
  • Mi spiace non riuscire a collaborare. Dopo un pomeriggio sulle istituzioni europee mi viene in mente solo "foglia di fico", ma non mi pare sia né accreditato nell'ambiente né carino come fintanzata...sorry
  • A Roma se dice 'Stai a fà er coperchio':))
  • SP: Ecco, mi mancava il romanesco!

lunedì 25 marzo 2013

"Il cervello di mio padre": Jonathan Franzen in ebook

Tra i primi sette titoli della nuova collana einaudiana esclusivamente digitale, i "Quanti", c'è anche il bellissimo saggio di Jonathan Franzen Il cervello di mio padre, tratto dalla raccolta Come stare soli, uscita nel 2003 nella mia traduzione.


"Quando, esattamente, abbiamo perso la persona che abbiamo perso? E quando la potremo incontrare di nuovo, se nemmeno il ricordo è un terreno saldo su cui incontrarci? Perché la memoria, ci dice Franzen, non è l'archivio sicuro in cui tutto si conserva, ma una lastra fragile e pericolosa come il ghiaccio sopra un lago, in cui alcune cose rimangono imprigionate e altre, la maggior parte, non fanno che affondare. Per tentare di dare un senso alla lotta del padre con l'Alzheimer, l'autore delle Correzioni non smette di interrogarsi su ciò che ci definisce individui, sulla natura dei legami familiari, sul funzionamento della memoria." 

"Tutti i ricordi, dicono i neuroscienziati, sono in realtà ricordi di ricordi, ma di solito non sembrano tali. Questo invece sì. Mi ricordo di ricordare: mio padre a letto, mia madre seduta accanto a lui, io in piedi vicino alla porta. Avevamo appena avuto un’angosciosa conversazione famigliare, forse su dove avremmo trasferito mio padre quando fosse uscito dall’ospedale. È una conversazione che mio padre detesta, per quel poco che riesce a seguirla. Alla fine urla con enfasi appassionata, come se ne avesse abbastanza di tutte quelle sciocchezze, 'Ho sempre amato tua madre. Sempre'. E mia madre si nasconde la faccia tra le mani e scoppia in singhiozzi."  

venerdì 22 marzo 2013

La cascata sulla spiaggia e il viale dell'orizzonte



Poco più a sud della biblioteca di Henry Miller c'è l'ingresso di uno dei nove parchi statali del Big Sur, il Julia Pfeiffer Burns State Park. Da lì si accede con grande facilità a una breve ma imperdibile passeggiata, da dove si possono ammirare (cito da Wikipedia) "una delle poche cascate che si riversano direttamente nell'Oceano Pacifico, le rovine di una grande casa in pietra sulla scogliera che fu una delle prime abitazioni elettrificate della regione".



Tornando indietro verso nord, seguendo le indicazioni del ragazzo simpatico della libreria, troviamo l'inizio di un altro sentiero, che passando in mezzo alla foresta di sequoie arriva sulla cresta della collina che domina l'oceano. Il tempo si mantiene insolitamente limpido e ancora più insolitamente caldo. Dopo tre ore di camminata, roba che non cammino così tanto neanche in un anno, dobbiamo purtroppo ammettere che è ora di prendere la via del ritorno. Anzi, prima ci fermiamo a mangiare dalla ghiandaia, ma quella l'avete già vista. Poi, per consolarci della fine della microvacanza, decidiamo di tornare per un'altra strada pazzescamente bella che non abbiamo mai fatto: la California State Route 35, detta anche Skyline Boulevard. Un'altra zona solitamente immersa nella nebbia, mi dicono, che noi invece percorriamo immersi nella morbida luce di un crepuscolo rosato, tra foreste e colline sospese sopra l'orizzonte. Pochissime case, belle, di legno, seminascoste dalle sequoie. Alla mia domanda: "Secondo te costeranno tanto queste case?", Mr. K risponde: "Praticamente mi stai chiedendo: quanto costeranno le case in un posto meraviglioso e incontaminato a mezz'ora di macchina da Silicon Valley e da Stanford?"
Maledizione, i fantastiliardari hanno colpito ancora.


giovedì 21 marzo 2013

La sequoia di Henry Miller e la cabina telefonica di Mr. Keats


Riru Mont  mi ha fatto notare che non è stata proprio una mossa geniale quella di andare a chiedere indicazioni per un posto segreto. Devo ammettere che non ha tutti i torti, anche se ciò non giustifica l'antipatia della commessa con la scopa nel didietro. Come ultimo tentativo per trovare il mitico sentiero nascosto, ho mandato Mr. K a telefonare a Karen - quella della dacia - per chiederle dove cacchio fosse il nord, mentre io restavo nel parcheggio di Nepenthe a borbottare insulti irripetibili all'indirizzo della suddetta commessa. Vista la nostra refrattarietà alla telefonia cellulare, Mr. K è stato costretto a utilizzare la magnifica cabina riprodotta qui accanto. Karen non ha risposto, ma a quel punto avevamo ormai capito qual era il sentiero. Mr. K si è incamminato, ma io l'ho fermato al grido di: "No! Qui c'è gente armata! Andiamo via!"


Il mattino dopo ci siamo concessi un'abbondante colazione con gli ultimi $$$ del buono-regalo, e poi ci siamo diretti verso la mitica Henry Miller Library.

Colazione da Deetjen's: per me un uovo Benedict con funghi (mezza porzione perché sono, ehm, a dieta) e macedonia strepitosa

La Henry Miller Library mi riconcilia con Big Sur. Abbiamo rischiato di non trovarla più, perché lo scorso dicembre è caduta un'enorme sequoia pericolante che tenevano lì in giardino, e se fosse caduta dalla parte sbagliata avrebbe spiaccicato la library e tutto il suo contenuto (qui trovate la registrazione del rumore fatto dall'albero mentre cadeva). A quanto pare, l'albero caduto potrebbe essere la salvezza della biblioteca, che siccome è no-profit è sempre a rischio di chiusura (cosa che non succede mai ai venditori di paccottiglia): secondo questo articolo, la vendita del legname pregiato potrebbe fruttare circa 200.000$, all'incirca quello che il loro negozio guadagna in un anno. Sulla loro pagina feisbuc trovate un sacco di foto e articoli sulla caduta della sequoia.

La sequoia di Henry Miller


La biblioteca di Henry Miller




















Nella libreria lavorano due ragazzi simpatici, e io, felice di aver finalmente trovato due esseri umani senza scopa nel didietro, mi lancio in una frenesia da shopping nella quale accumulo un poster (vendono dei poster magnifici dei magnifici concerti che fanno spesso qui), una maglietta (con la scritta in viola) e naturalmente un libro di Henry Miller. Se vi viene voglia di fare acquisti online, troverete cose bellissime e darete una mano a questa istituzione che anche gli alberi cercano di salvare, suicidandosi per raccogliere denaro. Ah, e se volete potete anche lavorarci come volontari l'estate prossima, se vi piace dormire in tenda (magari non sotto una sequoia). Occhio che - malgrado quello che vedete nelle mie foto, ma noi siamo stati fortunatissimi - Big Sur è un posto spesso nebbioso e freddo.
Infine, incoraggiata dalla simpatia del ragazzo dietro il banco, gli chiedo se per caso conosce un sentiero segreto che parte dal parcheggio di Nepenthe. Indovinate cosa mi risponde. Però rimane simpatico, e ci indica un paio di sentieri pubblici che possiamo percorrere senza rischio di venire impallinati. Domani ve li faccio vedere.
Intanto, questa è la biblioteca, dentro.

 





mercoledì 20 marzo 2013

I New Agers di Big Sur

Il cabin in the woods da Deetjen's
La New Age è praticamente nata a Big Sur, con il suo mitico Esalen Institute sul cui ingresso un graffiti artist scrisse, nel 1990: Jive shit for rich white folk ("stronzate per bianchi ricchi"). Tutte stronzate magari no, ma per bianchi ricchi sicuramente sì. Big Sur, con i suoi prezzi da fantastiliardari (cosa ne dite di una bistecchina da 42$ al ristorante del mitico Nepenthe? "Naturally raised", naturalmente) è tutta un brulicare di New Agers anzianotti e supponenti, che per fortuna non riusciranno a rovinarmi con la loro antipatia l'esperienza estatica di questo luogo meraviglioso. Però non si può dire che non ci provino. La receptionist del graziosissimo Deetjen's dove abbiamo una notte omaggio (un regalo di nozze che finalmente riusciamo a sfruttare poco dopo il nostro secondo anniversario, causa mancanza di tempo ma anche disastrosa frana che ha reso la Highway 1 intransitabile per mesi) ci squadra dall'alto in basso e ci dice "ah, è un regalo", con un sorrisetto acido che sottintende "pezzenti". Poi ci indica il nostro graziosissimo alloggio, un romanticissimo "cabin in the woods" grande come il mio armadio che costa 220$ a notte (con bagno. Volendo, però, ci sono anche delle graziose stanze senza bagno per 200$ a notte). 

Comincia l'esplorazione di Big Sur. Gli amici della dacia ci hanno lasciato le indicazioni per raggiungere un sentiero superlativo che scende in una spiaggia spettacolare che nessuno conosce. Si lascia la macchina nel parcheggio di Nepenthe e ci si incammina verso nord. Verso nord? E dov'è cacchio è il nord? Meglio chiedere. Entriamo da Phoenix, il negozio di paccott... souvenir sotto Nepenthe, per chiedere delucidazioni. La commessa con la scopa nel didietro a cui incautamente ci rivolgiamo ci squadra dall'alto in basso e ci chiede in tono sprezzante: "Chi vi ha dato queste indicazioni?" Dopodiché ci somministra un sermone sul fatto che quel sentiero si trova in una proprietà privata e che loro rispettano i loro vicini e che lei non ci dirà mai e poi mai dov'è quel sentiero. Ce ne andiamo prima che chiami la polizia, e io esco borbottando insulti irripetibili.

Il tramonto da Nepenthe

A questo punto la giornata non può che migliorare. Troviamo un altro sentiero, camminiamo un po' e poi andiamo a leggere sulla terrazza di Nepenthe, che a parte i prezzi delle bistecche è un posto davvero spettacolare. La sera troviamo anche un ristorante dai prezzi umani (l'unico di tutta la zona, e infatti ci torneremo il giorno dopo: è quello della ghiandaia) e ci facciamo una bella cenetta. Domani ci aspetta Henry Miller.


martedì 19 marzo 2013

La strada per Big Sur e il filo interdentale fotonico

È vero che la Highway 1 è una delle strade più belle del mondo, ma non proprio tutta. Scendendo dai monti intorno a Gilroy, dove si trova la dacia, imbocchiamo la Highway 1 poco dopo Santa Cruz, dove la strada abbandona per un tratto la costa e attraversa un tratto di terra allucinata, piatta, acquitrinosa, intensivamente coltivata e immersa in una costante nebbiolina che le dona una lugubre luce da tardo pomeriggio autunnale su Marte. A Moss Landing ci sono anche le ciminiere di una centrale elettrica a gas, che spuntano dalla nebbia con un effetto inquietante. Dopo l'orrida distesa di mall di Seaside, il paesaggio comincia a migliorare nei dintorni di Monterey, finché poco dopo non si raggiunge l'oscenamente ricca Carmel (quella dove è stato sindaco Clint il repubblicano). Il tratto di strada da Monterey a Carmel passa ancora per l'interno, perché lungo la costa corre la 17-Mile-Drive, la strada dei fantastiliardari dove per entrare bisogna pagare un pedaggio di circa 10$. Naturalmente noi evitiamo di versare l'obolo ai fantastiliardari e proseguiamo dritti verso Big Sur. Che comunque, come vedremo, non è che sia proprio abitata da poveracci.

Dopo Carmel, finalmente, comincia davvero la strada più bella del mondo. Ecco alcuni assaggi (le trovate anche ad alta risoluzione sulla mia pagina Flickr). Il viaggio prosegue domani.

 





Ah, dimenticavo: la soluzione del quiz. Si trattava di quello che Elle ha brillantemente definito un filo interdentale fotonico, ossia del fantastico irrigatore orale che ha finora salvato la vita al mio dente zifulino. Il quale però non perdona: un giorno senza e... zac! arriva l'ascesso. Ecco perché non potrò mai essere una campeggiatrice selvaggia.