lunedì 29 gennaio 2018

Burns' Night a San Francisco

Sabato sera siamo andati a casa di due amici che ogni anno organizzano un piccolo ricevimento per la Burns' Night, la tradizionale festa scozzese in onore del poeta Robert Burns.
James e Tim vivono in una meravigliosa casa vittoriana che hanno comprato, beati loro, nel 1996, quando comprare una casa a San Francisco non era solo prerogativa dei miliardari. A differenza di quasi tutte le altre vecchie case della città, come la nostra, qui le finiture in legno non sono state dipinte di bianco, ma sono rimaste del colore originario, legno di sequoia tinto di marrone scuro per farlo sembrare noce. Questo dà subito all'ambiente un'aria ottocentesca, aumentata dallo squisito arredamento d'epoca, perfettamente intonato a una serata in onore del sommo poeta scozzese (che è vissuto nel '700, ma vabbè, ci siamo capiti).

Per compensare la triste mancanza dell'haggis, che negli Usa è bandito perché contiene polmoni di pecora (!), i padroni di casa organizzano ogni anno un concorso per il migliore scotch. Ogni invitato porta una bottiglia di whisky scozzese con l'etichetta nascosta; durante la serata tutti assaggiano abbondanti porzioni delle varie bevande e infine votano la loro preferita. Chi ha portato la bottiglia vincente avrà in premio quella che vuole tra le bottiglie in gara, poi la scelta tocca a chi ha portato la seconda classificata e così via, perché nessuno se ne vada a mani vuote. (Io non posso bere perché pare che l'alcol possa aggravare i sintomi della mia rinite della supercazzola, e così mi sono limitata a votare annusando.)
Tra un assaggio di whisky e l'altro si leggono poesie (soprattutto quelle licenziose) di Burns, una strofa a testa in uno scozzese totalmente incomprensibile che gli americani si sforzano invano di replicare con l'accento originale. Io non solo non potevo bere, ma avevo anche lasciato a casa gli occhiali. Per fortuna, a evitarmi la figura della sfigata totale, Tim (che lavora per la Grace Cathedral di cui ho parlato anche nel mio libro) mi ha prestato una lente d'ingrandimento che mi ha consentito di leggere con grande enfasi ma senza capire un accidente versi immortali tipo l'Ode allo haggis. E poi naturalmente abbiamo cantato tutti in coro Auld Lang Syne, la canzone più triste del mondo.

giovedì 25 gennaio 2018

Idiopatie, giustizia & terremoti

Idiopatico: termine impiegato nel linguaggio medico come attributo per designare malattie o processi patologici che si instaurano (...) senza cause note o dimostrabili. (...)

Ecco, io sono specializzata in idiopatie. L'ipertiroidismo? Provate a chiedere a un medico da cosa è causato. Vi risponderà con un'alzata di spalle. La psoriasi (che poi chissà se era davvero psoriasi)? Idem (a meno che non si trattasse davvero di PESD).
E adesso? Adesso una bella rinite vasomotoria, quella cosa, per intenderci, che di notte ti si tappa il naso e quindi non riesci a dormire. Non è raffreddore, non è allergia. Tra i fattori che possono aggravare i sintomi ci sono l'alcol, le variazioni di temperatura, di luce, di umidità atmosferica. Insomma, la supercazzola. Non sto a tediarvi con gli innumerevoli tentativi di risoluzione del problema compiuti invano da ben due specialisti, basti dire che ultimamente dormo un po' meglio grazie ad alcuni medicinali che sono stati recentemente legalizzati in California. Un altro rimedio che forse non serve a molto ma
che almeno è divertente è l'agopuntura. Era da un sacco di tempo che volevo provarla, e finalmente ho trovato un posto dove la fanno a prezzi accessibili: il San Francisco Community Acupuncture. Arrivi, vai in uno stanzino a spiegare i tuoi problemi all'agopunturista di turno, poi ti sdrai su una delle quattro poltrone reclinabili dello studio, chiudi gli occhi, ti fai infilzare per benino e poi ti rilassi per un'oretta insieme agli altri pazienti sdraiati intorno a te. Quando hai finito il gentile segretario ti chiede: "Quanto vuoi pagare?" (Non è una domanda bellissima?). La tariffa va dai 30 ai 50 dollari, e tu paghi quello che vuoi. Funziona? Boh. Come starei se non la facessi? Non posso saperlo. Quindi, per non trascurare niente, provo anche questo.

Giustizia. Il caso del medico maniaco sessuale e della giudice che gli dice "Ho appena firmato la tua condanna a morte" mi fa pensare che l'idea di giustizia degli Stati Uniti è perfettamente descritta in Dogville.

Terremoti. Ultimamente ci sono un sacco di tremori in California e dintorni. Ho mancato l'ultimo grossino (Mr. K era qui, ma dormiva), ma non sono proprio tranquillissima. 
Se ti abboni a KQED, la radio del Nord California affiliata a NPR, ti danno in omaggio un kit di sopravvivenza per i terremoti. Qui la scaramanzia non esiste.


domenica 14 gennaio 2018

Atti di razzismo quotidiano

Ieri sera a cena si discuteva di quanto sia assurdo che solo adesso, dopo l'ultima uscita di Trump sui "paesi di merda", molti americani stiano cominciando a rendersi conto che il loro presidente è razzista. Solo adesso. Ma stiamo scherzando? Purtroppo no. Dopo tutto quello che ha detto e fatto, doveva proprio dire una parolaccia perché certe mammolette arrivassero a fare due più due e capire che se l'ex Gran Maestro del KKK è tanto amico di Trump, qualcosa vorrà pur dire.

Lo sapevate che ai neri vengono prescritti meno antidolorifici che ai bianchi? Perché? Perché i medici (che sono in grandissima maggioranza bianchi) sono convinti che: 1) i neri sono più inclini a diventare dipendenti da sostanze; 2) i neri sentono meno il dolore dei bianchi (convinzione molto conveniente al tempo della schiavitù, quando si poteva frustare qualcuno pensando che tanto non soffriva, e che si è tramandata fino a oggi. Anche fra i medici).
Questo me lo ha raccontato ieri sera la mia amica Kristina, che ha un'amica afroamericana che si è trasferita da San Francisco a Columbus, Ohio, e ha sperimentato questo pregiudizio quando ha partorito sua figlia e si è accorta che i medici non volevano prescriverle antidolorifici. Ora la figlia ha due anni e dovrebbe andare all'asilo, ma sua madre non trova nessun asilo che la accetti. Quelli più vicini a casa sua sono frequentati solo da bianchi, e rifiutano di prendere la bambina perché "non si integrerebbe con gli altri" (gli asili per bambini di quell'età sono solo privati).
Un'altra cosa che ho scoperto è che, secondo uno studio del 2003, se mandi un curriculum è ti chiami Lakisha o Jamal (tipici nomi afroamericani), avrai il 50% di probabilità in meno di ottenere un colloquio di chi manda lo stesso curriculum e si chiama Emily o Greg. Sono passati 15 anni, ma non sono sicura che sia cambiato qualcosa.

Ma ecco l'aspetto che aveva ieri il San Francisco Federal Building. A volte San Francisco mi è proprio simpatica.




domenica 7 gennaio 2018

Ritorno a San Francisco: primi giorni in città

Partenza come sempre dolorosa, troppo presto al mattino dopo giorni dedicati a salutare luoghi e persone care. Il viaggio questa volta mi offre una tempesta Eleanor a Londra e un Bomb Cyclone sopra la East Coast. L'atterraggio a Londra fa paura, io e la signora accanto a me ci guardiamo come per dire "arriveremo?" e lei alla fine abbraccia suo figlio con l'enfasi della sopravvissuta. Mentre aspetto l'imbarco del volo per SF, scopro da twitter che nella notte c'è stato un terremoto di magnitudo 4.5, si attendono scosse di assestamento. Oppure chissà, magari era una scossa premonitrice e quello grosso deve ancora arrivare. Tutto questo giova enormemente al mio stato d'animo mentre mi preparo ad affrontare un decollo nelle stesse condizioni atmosferiche dell'atterraggio. L'aereo infine decolla con due ore di ritardo, perché una passeggera si è fatta male imbarcandosi e bisogna aspettare l'ambulanza che non arriva perché nell'aeroporto ci sono state contemporaneamente altre due emergenze mediche, fatto insolitamente raro. Cerco di ricordarmi che non sono superstiziosa. Il decollo però fila liscio, e anche il volo, perché non passiamo sopra il Bomb Cyclone ma sopra il Canada. Anche l'arrivo fila liscio, nessun poliziotto mi ferma per interrogarmi come sporca immigrata. La parte migliore è il viaggio in taxi fino a casa: l'autista adora parlare di catastrofi, e così passiamo dai terremoto agli tsunami agli incendi alle epidemie, per poi concludere che la cosa migliore sarebbe stare sempre su una nave da crociera al largo dell'oceano, ma una volta finiti i viveri si dovrebbe ricorrere al cannibalismo. E comunque, aggiunge il tassista, tra poco scoppierà la guerra con la Corea del Nord. E poi passiamo a parlare di Trump, che è la catastrofe peggiore di tutte.

Inspiegabilmente non ho nessuna traccia di jet lag. Vado a dormire a mezzanotte e mi sveglio alle otto. La città è ancora semivuota, i techies sono in vacanza. Poca gente, poche macchine. Un paradiso. Sono andata a vedere The Shape of Water, che non mi è mica tanto piaciuto, troppo superficiale e sentimentale: l'autore del bellissimo Labirinto del fauno mi sembra un po' rammollito.
Ieri pomeriggio festa a casa di una mia studentessa che abita nel Sunset, ma in alto in alto da dove si vede tutta la città. Ovviamente non ho portato la macchina fotografica perché sono una stolta, ma un'altra studentessa ha fatto questa foto quando poi siamo andati a vedere i Moraga Steps


Per chi ha letto il mio libro, questo quartiere piatto che arriva fino all'oceano è quello dove sono andata dalla dentista. Ieri era una rara giornata senza nebbia nel Sunset, con un solicello tiepido che faceva marameo alla East Coast e al suo Bomb Cyclone. Poi la studentessa che era venuta a prendermi (questo quartiere è lontano anni luce da casa mia, e l'ultima cosa che volevo era ripetere l'esperienza di arrivarci con i mezzi, visto com'era andata la prima volta. Volete sapere com'era andata? E leggete il mio libro, no?) ha avuto pietà di me che non vado mai in giro e mi ha portata a vedere i mulini a vento di Golden Gate Park.

Ieri sera siamo andati a sentire una cosa fantastica, il San Francisco Tape Music Festival. In un vecchio cinema meravigliosamente decrepito c'erano tantissimi tipi strani (neanche un techie! La vecchia San Francisco!) che ascoltavano al buio una decina di pezzi di musica elettronica trasmessi da diciotto amplificatori diversi, con un effetto ipnotico. Così ipnotico che nella seconda parte ho dormito tutto il tempo.

Oggi pomeriggio vado al memorial service per un personaggio fantastico della vecchia San Francisco morto lo scorso ottobre. Qui non faccio in tempo a scoprire le cose belle che subito mi muoiono, porca miseria. Stephen Parr, il fondatore di Oddball Films. Ma qui servirebbe un post a parte. Magari se ho tempo nei prossimi giorni lo scrivo.