lunedì 29 febbraio 2016

Una settimana a Los Angeles/1. Primo giorno: coyote e salite

Eccoci a Los Angeles, per la presentazione di Mr K al LACMA, dove ha vinto un grant l'anno scorso.
Alloggiamo nel quartiere di Silverlake, in un cottage molto carino messo a disposizione da un signore che ha svariate case in giro per gli Stati Uniti e le usa per ospitare artisti. Noi non lo conosciamo, però lo amiamo.

Il cottage è in cima a una collina (le salite mi perseguitano) e si raggiunge tramite una scalinata ripidissima. Per fare la spesa bisogna guidare per tipo dieci chilometri ("siamo in una zona residenziale, ci sarà un supermercato raggiungibile a piedi, no?" Seeee, siamo a Los Angeles, bellezza. Qui senza macchina non vai neanche al cesso. Bene, quindi io sarò perennemente bloccata qui mentre Mr K va al LACMA a preparare la sua presentazione) e poi arrancare su per le scale come degli sherpa. 

Su questa collina vivono anche parecchi coyote che arrivano da un canyon qui vicino, e per questo ho scoperto che cani e gatti vanno tenuti rigorosamente in casa, altrimenti i coyote se li magnano. Lato positivo: l'assenza di felini permette la presenza sulla collina di tanti begli uccellini canori, tipo il mio amato mockingbird.


Ieri sera, benché fossimo proprio qui dietro l'angolo, ci siamo persi la vittoria di Leo perché eravamo invitati a una cena. Però amo anche lui.
Questa è la vista da un angolo del cottage. Fico, eh? Occhio che però appena scendete le scale c'è la freeway, sembra di stare sul raccordo anulare all'ora di punta. 
Vi terrò aggiornati.

lunedì 22 febbraio 2016

Una notte da riccastri

Un paio di settimane fa era il nostro anniversario, e abbiamo deciso di festeggiarlo con una notte nell'albergo più chic della città, il Fairmont Hotel. Abbiamo vinto alla lotteria? No. Cioè, noi no. Mio suocero ha partecipato a una lotteria di beneficenza, e siccome lui vince sempre (una volta ha vinto un viaggio in Italia con soggiorno all'hotel Danieli di Venezia), ha vinto anche questa. Poi, siccome i miei suoceri abitano praticamente di fianco al Fairmont, hanno regalato a noi il buono per una notte. Anche noi non è che abitiamo tanto lontano, ma è stato divertente mettere in una borsa l'occorrente per la notte e partire a piedi per la nostra camera di lusso a dieci minuti da casa. 
Purtroppo non ci hanno dato la suite da un milione di dollari, ma la nostra camera era comunque abbastanza carina. Questa era la vista


La sera si poteva passeggiare sulla terrazza 


e poi andare a bere qualcosa nel bar più kitsch del mondo, il Tonga Room dal décor tropicale, dotato di vasca centrale su cui galleggia una barca dove suona un'orchestrina. E poi ogni ora piove. Sì, piove, c'è un finto acquazzone tropicale sopra la vasca e l'orchestrina. E fanno il mojito più cattivo che abbia mai bevuto.
Ecco la vasca con l'orchestrina. Qui puntini bianchi sono la pioggia


Comunque il Fairmont ve lo consiglio soprattutto se avete un cane. Il menu in camera, infatti, ha un'intera pagina dedicata al Pet Menu: Canine Ambassador Meals. Ve lo pubblico in due parti così si legge meglio, perché merita


Così il vostro "furrycompanion" potrà "dine in style", e completare la cena con uno snack al fegato senza OGM, oppure con qualche biscottino artigianale fatto a mano (anche nella versione vegetariana), e poi divertirsi con un giocattolino fatto all'uncinetto (non oso immaginare da chi).




sabato 13 febbraio 2016

La cosa più schifosa del mondo

Abbiamo un topo in casa. Non è la prima volta. Ieri l'ho anche visto, in cucina, è filato via mentre entravo. Ogni tanto capita, Mr K è l'addetto alle trappole perché a me fanno un ribrezzo insuperabile. Mi dispiace un po' per il topo, ma insomma.
Stamattina mi sono alzata, sono andata in cucina a farmi il tè, poi mi sono messa alla scrivania, in camera da letto. Sulla destra della scrivania c'erano due Baci Perugina. Adesso ce n'è solo uno. L'altro è a sinistra, la carta strappata, l'interno mangiato. Sulla scrivania. Accanto al mio orologio. Accanto al letto. Accanto al bicchiere da dove bevo. Poco più in là c'è una cacchina di topo. Ce ne sono alcune anche in cucina, sul fornello e sui forchettoni di legno per l'insalata che ho lavato ieri sera.
Vaffanculo. Voglio tornare in Italia. Adesso.

lunedì 8 febbraio 2016

Giù le mani dalla chiesa di San John Coltrane!

Ieri, mentre in città si teneva la finale del campionato nazionale di football americano - quel Super Bowl che è stato organizzato spendendo 5 milioni di dollari dei contribuenti di San Francisco e che per due settimane ha rotto le palle a tutta la città, peggiorando una situazione della viabilità già normalmente catastrofica e scacciando senzatetto e venditori ambulanti da un'ampia zona del centro trasformata in un pacchianissimo e supersorvegliatissimo "villaggio del Super Bowl" per ricchi turisti - io sono tornata alla chiesa di St. John Coltrane, che oggi è minacciata da un raddoppiamento del costo dell'affitto che potrebbe cacciarla via dalla città. 
Se volete dare una mano, QUI c'è una petizione da firmare per chiedere che la chiesa possa rimanere dov'è, cioè nel quartiere Fillmore, un tempo noto come "la Harlem del West", prima che arrivasse la politica dell'"urban renewal" (detta anche "Negro removal") degli anni '60 e '70, che allontanò i neri dal quartiere per fare spazio alla gentrificazione (di tutto questo parlo nel mio libro). Alle fine del processo di "rinnovamento", 2500 ville vittoriane erano state abbattute, 883 negozi avevano chiuso, e circa 30.000 residenti del quartiere si erano dovuti trasferire altrove.

Lungo il marciapiede, vicino alla chiesa, sono incastonate delle mattonelle che raccontano la storia jazz di Fillmore, con i nomi dei grandi musicisti che hanno suonato qui, soprattutto nel mitico locale Bop City, che chiuse nel 1965.



La funzione è stata esaltante come l'altra volta. Ho scattato poche foto perché ero troppo impegnata a suonare il tamburello.