lunedì 8 febbraio 2016

Giù le mani dalla chiesa di San John Coltrane!

Ieri, mentre in città si teneva la finale del campionato nazionale di football americano - quel Super Bowl che è stato organizzato spendendo 5 milioni di dollari dei contribuenti di San Francisco e che per due settimane ha rotto le palle a tutta la città, peggiorando una situazione della viabilità già normalmente catastrofica e scacciando senzatetto e venditori ambulanti da un'ampia zona del centro trasformata in un pacchianissimo e supersorvegliatissimo "villaggio del Super Bowl" per ricchi turisti - io sono tornata alla chiesa di St. John Coltrane, che oggi è minacciata da un raddoppiamento del costo dell'affitto che potrebbe cacciarla via dalla città. 
Se volete dare una mano, QUI c'è una petizione da firmare per chiedere che la chiesa possa rimanere dov'è, cioè nel quartiere Fillmore, un tempo noto come "la Harlem del West", prima che arrivasse la politica dell'"urban renewal" (detta anche "Negro removal") degli anni '60 e '70, che allontanò i neri dal quartiere per fare spazio alla gentrificazione (di tutto questo parlo nel mio libro). Alle fine del processo di "rinnovamento", 2500 ville vittoriane erano state abbattute, 883 negozi avevano chiuso, e circa 30.000 residenti del quartiere si erano dovuti trasferire altrove.

Lungo il marciapiede, vicino alla chiesa, sono incastonate delle mattonelle che raccontano la storia jazz di Fillmore, con i nomi dei grandi musicisti che hanno suonato qui, soprattutto nel mitico locale Bop City, che chiuse nel 1965.



La funzione è stata esaltante come l'altra volta. Ho scattato poche foto perché ero troppo impegnata a suonare il tamburello. 



29 commenti:

  1. eheh per fortuna in italia non si sente parlare di super bowl, ne abbiamo già tanto con il calcio :(( facci sapere come finisce con la chiesa, spero proprio che rimanga li. buona settimana, ciao Andrea

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    1. Ecco, sì, per due settimane è stato come se la città ospitasse i mondiali di calcio. Più kitsch, però. Figurati.

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  2. nooooo eccheccavolo non può chiudere! vado a firmare...

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    1. Tra un po' non rimarrà più niente della San Francisco che hai visto tu...

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  3. Firmato! Grazie per aver condiviso qui le immagini e un po' della storia di quest'importante santuario del jazz :)

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    1. Per adesso dalle reazioni su fb mi sembra che interessi più agli italiani che ai sanfranciscani...

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    2. Uhm...ma forse e' perché il blog e' seguito soprattutto dagli Italiani (e qui scrivi in italiano)? mumble mumble....

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    3. Per il blog sì, ma l'ho anche postata ripetutamente in inglese su fb, taggando pure alcuni giornalisti cittadini che in genere si interessano di queste cose...

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  4. Firmato! Subito!
    Sono contenta di apprendere che nel tuo libro parli di gentrification, mi rende ancora più impaziente di leggerlo. :)

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  5. è una delle cose per cui verrei a visitare Frisco, non possono chiuderla! E poi dove la prendo la maglietta?? ;)
    Firmato. Speriamo che San John Coltrane salvi l'anima della città, ormai venduta al Dio soldo...

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  6. Vado a firmare sperando che San John Coltrane faccia il miracolo!

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  7. Certo che questa gentrification è sorella minore di certo capitalismo finanziario arrogante!

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  8. Mattonelle con nomi veramente mitici, a partire da Bird ... andrò a vedere e probabilmente firmare.

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  9. Ma i riccastri non ascoltano il jazz?! Vado a firmare va'

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  10. Ciao Silvia, grazie per prenderti cura anche di questo!

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    1. Guarda, per quello che posso sto facendo una campagna martellante, ma a parte i miei amici italiani, qui hanno firmato in pochissimi. Sembra che agli abitanti di San Francisco non gliene importi niente :-(

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  11. Il fatto è che la California, passato il breve momento del c.d. "West Coast jazz", 1950-1955 ca., non è mai stato un posto così favorevole al jazz. Forse Los Angeles un po' più di San Francisco… da quanti anni ha chiuso il Keystone Corner?

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    1. Ma pensa che invece da due o tre anni ha aperto un bellissimo centro tutto dedicato al jazz (grazie a una iniziale donazione anonima di tipo 60 milioni di dollari), quindi non siamo messi così male, anzi!

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