martedì 31 luglio 2012

Se sei tanto intelligente, perché non sei ricco?

"L'America è la nazione più ricca del mondo, ma il suo popolo è in gran parte povero, e gli americani poveri tendono a odiare se stessi. Per citare l'umorista americano Kin Hubbard: 'Essere poveri non è una disgrazia ma potrebbe anche esserlo'. Effettivamente, per un americano essere poveri è un delitto, anche se l'America è un paese di poveri. Tutti gli altri paesi hanno tradizioni popolari che parlano di uomini poveri ma molto saggi e virtuosi, e quindi più stimabili di qualsiasi individuo ricco e potente. Gli americani poveri non hanno tradizioni del genere. Deridono se stessi ed esaltano quelli che sono più ricchi di loro. I ristoranti e i caffè più modesti, gestiti da povera gente, dovrebbero avere sul muro un cartello con questa crudele domanda: 'Se sei tanto intelligente, perchè non sei ricco?' (...)
Gli americani, come tutti gli altri popoli, credono in molte cose che sono chiaramente false (...). La loro illusione più perniciosa è che sia facilissimo, per ogni americano, fare soldi. Non si rendono conto di quanto, in realtà, sia difficile, e per questo chi non ne ha non fa altro che rimproverarselo. Questo senso di colpa è stato una vera fortuna per i ricchi e i potenti, che così hanno potuto permettersi di fare, per i poveri, meno di qualsiasi altra classe dirigente fin dall'epoca napoleonica.
Molte sono le novità arrivate dall'America. La più stupefacente è costituita da una massa di poveri senza dignità: una cosa senza precedenti. Questi poveri non si amano l'un l'altro perché non amano se stessi."

Kurt Vonnegut, Mattatoio n. 5 (traduzione di Luigi Brioschi)

lunedì 30 luglio 2012

I ♥ The Mission/2: Mission Muralismo


Prima di tutto, un libro. 

QUI trovate più di cinquecento bellissime immagini e tutta la storia dei murales del Mission District. Si parla anche dei graffiti, ma il libro si occupa soprattutto della storia del muralismo nel quartiere e del suo cuore, il collettivo Precita Eyes.

L'introduzione è di Carlos Santana, che ha vissuto nel Mission District e ha frequentato la Mission High School.


Michael Rios, Inspire To Aspire, murales del 1987 dedicato a Carlos Santana

La sede di Precita Eyes, in 24th Street
Colazione dei campioni prima di partire per l'esplorazione di 24th Street
(2/Continua)

domenica 29 luglio 2012

Word of the Month: Showrooming

Every month Jonathon Keats writes a column for Wired Magazine called Jargon Watch, where he lists new words and phrases, especially - but not only - from the realm of science and technology. Every month I'll choose one of those words and post it here.

The first one is:


SHOWROOMING

Browsing merchandise at big-box stores such as Best Buy and Walmart before buying online at a discount. Amazon actively encourages showrooming with its Price Check app, which allows smartphone users to scan an item's barcode and then check its price on Amazon.

venerdì 27 luglio 2012

Creature a passeggio


Il cartello con le "creature" che attraversano va ad aggiungersi alla mia collezione.



E perché limitarsi agli animali? Anche questo alberello ha il diritto di fare due passi.

giovedì 26 luglio 2012

A pie with a view


Forse qualcuno di voi ricorderà la sublime torta di ciliegie di Machado's che comprai l'anno scorso lungo la strada per il lago Tahoe. Alla degustazione del paradisiaco dolce erano seguiti alcuni maldestri tentativi di copiarne la ricetta (di questa e anche della torta di mele).

Quest'anno, dopo aver capito che non sarò mai una brava cuoca né tantomeno una food blogger, ho deciso che la torta di Machado's la mangio e basta.

mercoledì 25 luglio 2012

I ♥ The Mission/1: Lontano da Hipsterland

Foto da qui
Grazie a Peter Dreier e al suo libro, ho finalmente scoperto il Mission District. Mi sento abbastanza ridicola per averlo scoperto solo ora, ma ho alcuni argomenti da portare a mia discolpa. Finora avevo visto solo due parti di quel quartiere: Mission Street, ovvero Crack Central (non dappertutto, ma senz'altro nella parte che mi è capitato spesso - e con scarsissimo piacere - di percorrere in autobus) e Valencia Street, ovvero Hipsterland, bellina eh, tutta ripulita e piena di gente in uniforme da fighetto (cappelli ridicoli, jeans aderenti sopra la caviglia, vestiti vintage portati con stile), però che palle.

La gentrification che avanza con la sua subdola avanguardia hipster è in realtà la responsabile, anche se involontaria, della mia scoperta del vero Mission Dictrict. La libreria Modern Times che qualche giorno fa ha ospitato Peter Dreier, infatti, fino all'anno scorso si trovava nel bel mezzo di Hipsterland, all'angolo fra Valencia e 20th. La storia ricorda molto da vicino quella del St. Mark's Bookshop di New York (storia che spero finisca altrettanto bene). Sfrattati dal proprietario dello stabile, i gestori di Modern Times hanno trovato una nuova sede al 2919 di 24th Street, nel cuore del Mission District più autentico. (Un amico ci diceva di aver notato due nuove gallerie d'arte fighette proprio da quelle parti. Speriamo che non siano un brutto segno, sono stufa di documentare roba che scompare.)

(1/Continua)

martedì 24 luglio 2012

Patriottismo made in China

Foto da qui

Grande scandalo ha suscitato la notizia che le uniformi degli atleti americani per le prossime olimpiadi saranno delle eleganti creazioni Ralph Lauren made in China.

Forse questi signori scandalizzati non sanno che la stragrande maggioranza delle bandiere americane è fabbricata in Cina.

(Grazie al blog di Peter Dreier
per l'informazione.)

lunedì 23 luglio 2012

The 100 Greatest Americans of the 20th Century

Ieri sera siamo andati alla presentazione di un bel libro: The 100 Greatest Americans of the 20th Century - A Social Justice Hall of Fame, di Peter Dreier.

Dreier, professore di Scienze Politiche e direttore dell'Urban and Environmental Policy Department all'Occidental College di Los Angeles, è un radical della vecchia scuola. Il libro è fatto di brevi capitoli di 4-5 pagine, in ognuno dei quali si racconta la storia di un protagonista della lotta per i diritti civili negli Stati Uniti del XX secolo. Accanto a personaggi meno noti che sono curiosa di scoprire, ci sono personaggi che ammiro (fra i quali per esempio Emma Goldman, Rachel Carson, Jane Jacobs, Ted Kennedy, Eleanor Roosevelt) e altri che adoro (come Woody Guthrie, Pete Seeger, Howard Zinn, Harvey Milk e... Bruce Springsteen!).

La presentazione si è tenuta alla Modern Times Bookstore nel Mission District. E del Mission Dictrict parlerò ancora nei prossimi giorni.



sabato 21 luglio 2012

Bloomberg on guns

I'm usually not a huge fan of Mr. Bloomberg, but this time I completely agree with him.

“You know, soothing words are nice, but maybe it’s time that the two people who want to be president of the United States stand up and tell us what they are going to do about it, because this is obviously a problem across the country,” Bloomberg said in an interview with WOR News Talk Radio 710 in New York City.

“I mean, there are so many murders with guns every day — it’s just got to stop,” he continued. “And instead of the two people — President Obama and Gov. Romney — talking in broad things about they want to make the world a better place — OK, tell us how. And this is a real problem. No matter where you stand on the Second Amendment, no matter where you stand on guns, we have a right to hear from both of them concretely, not just in generalities — specifically, what are they going to do about guns?

venerdì 20 luglio 2012

Vanishing New York


"Any city gets what it admires, will pay for, and, ultimately, deserves. Even when we had Penn Station, we couldn’t afford to keep it clean. We want and deserve tin-can architecture in a tinhorn culture. And we will probably be judged not by the monuments we build but by those we have destroyed."
- "Farewell to Penn Station," New York Times editorial, October 30, 1963

Da una città che ha distrutto una meraviglia dell'architettura come questa:


 per sostituirla con questa roba qua:


Da una città come questa, dicevo, per quanto la ami, posso aspettarmi di tutto.

Posso aspettarmi che lo storico Chelsea Hotel venga sventrato e diventi così:



Posso aspettarmi che il mitico St. Mark's Bookshop, che sembrava salvo, in realtà non lo sia affatto, e stia cercando disperatamente i fondi per poter trasferirsi e sopravvivere (a proposito, domani, sabato, c'è un Cash-Mob davanti alla libreria: se potete andateci e donate!). Per la cronaca,il proprietario dello stabile dove si trova il St. Mark's Bookshop è Cooper Union, un'università privata la cui "missione riflette la convinzione fondamentale che l'educazione della massima qualità debba essere 'libera e gratuita come l'aria e l'acqua'". Evidentemente mantenere un affitto ragionevole per una delle migliori librerie della città non rientra nella "missione" di questi signori.
*Aggiornamento: il St. Mark's Bookshop ce l'ha fatta! Ha raccolto sufficienti fondi online per pagare l'affitto di un nuovo spazio nello stesso quartiere.


E infine, anche se non me lo aspettavo affatto, ho capito che avrei dovuto aspettarmi anche la fine della storica farmacia Lascoff, che mi piaceva proprio tanto.


Per saperne di più su Lascoff e la sua chiusura (e scoprire un paio di blog, uno sulla NYC che scompare e l'altro sui neon della città), date un'occhiata QUI, QUI e QUI.

Chissà cosa metteranno al suo posto: Gap o Starbucks?

*Aggiornamento: QUI trovate un altro articolo sul tema, dove si dice che almeno l'amatissimo Strand Bookstore continua ad andare a gonfie vele.


mercoledì 18 luglio 2012

Tutto esaurito al Castro Theater per Buster Keaton


L'interno del Castro Theater
Domenica sera siamo andati al meraviglioso Castro Theater, uno dei miei posti preferiti di tutta San Francisco, per l'ultima serata del festival del cinema muto. Il programma prevedeva una versione colorata a mano (ritrovata e restaurata) di Le voyage dans la Lune di Georges Méliès, e poi The Cameraman, uno dei capolavori di Buster Keaton. Il tutto accompagnato da un'orchestra.

Il cinema era stracolmo, tutti i suoi 1400 posti erano occupati da spettatori entusiasti muniti di maschera di Buster Keaton fornita all'ingresso. 


Il film di Méliès lo conoscevo, ma rivederlo colorato e accompagnato da una colonna sonora live è stato un vero piacere.
The Cameraman è un film eccezionale. Buster Keaton aveva un ritmo inarrestabile, la gente si sganasciava dalle risate, e il finale ha strappato un lunghissimo applauso. Peccato che non abito vicino al Castro Theater, altrimenti ci andrei tutte le sere.

 

martedì 17 luglio 2012

Meet my husband/17: Jonathon Keats' art column on Forbes.com

Roy Lichtenstein (Photo credit: Krzysztof Urbanowicz)


Every week, on Forbes.com, Jonathon Keats will be curating "an itinerary of exhibitions worldwide." In his words: "Every week, I’ll add a new one, interpreting the work and making a case for why it deserves notice. And at the end of the month, I’ll call attention to a few more worthy shows in a few more cities around the world. Regularly visiting here, you can expect to encounter more than a hundred exhibitions a year.
You will not, I trust, see all of them. You may not get to see any. But while direct experience often affords the best view of artwork, by no means are plane tickets a requirement, since the world can also be traveled on the web. There has never been a better time to be an art aficionado than right now, because there have never been more opportunities to experience art vicariously."



The first show he takes us to see is now open at the San Francisco Legion of Honor: Man Ray/Lee Miller: Partners in Surrealism.

HERE you can read his article, where he talks about the famous couple - "one of the era’s most original artists" and "one of the century’s great photographers" - and about their "solarized portraits", which "possess the uncanny allure of surrealism without the usual cloying symbolism."

lunedì 16 luglio 2012

Vignette

Ho avuto la conferma che qualcosa era cambiato, tra me e l'Italia, quando ho sentito gli italiani battere le mani all'atterraggio e invece di vergognarmi ho sorriso.
(Che poi non è, come si crede, un'abitudine solo italiana. In questi giorni sto traducendo i racconti di Junot Díaz e ho scoperto che lo fanno anche i dominicani, per esempio.)
 

Quando è possibile ribattezzo sempre gli studenti americani con l'equivalente italiano del loro nome. A loro piace tanto potersi chiamare Giovanni, Cristina o Cinzia. Ieri sera però è arrivata una nuova studentessa: Genevieve. Le ho detto che è fortunata ad avere un nome francese.


Conversazione via skype con la mamma:
"Ciao mamma."
"Pronto, mi senti?"
"Sì, ti sento."
"Pronto, mi senti?"
"Sì, ti sento, tu mi senti?"
"Pronto, mi senti?"
"SÌ TI SENTO, TU MI SENTI?!?"
"Sì che ti sento, cosa urli?"

domenica 15 luglio 2012

Affidabile!

Malgrado la mia allergia ai blog-premi, sono lieta e onorata di ricevere questo dalle mani virtuali della cara Lucy. Anche perché non è accompagnato dalla richiesta di svelare i miei segreti più imbarazzanti. Certo, rimane il problema che detesto scegliere fra i miei blog preferiti, ma qui ho almeno i vincoli della regolarità degli aggiornamenti, dell'utilità generale (quindi evito i blog più personali) e della novità (molti blog che mi piacciono sono già pluripremiati) ad aiutarmi nella scelta. Ho poi inserito anche un altro criterio, come vedrete, del tutto interessato e per nulla in tema con il premio.

Il sito che ha promosso questa iniziativa si chiama Gli affidabili, e serve a segnalare blogger non particolarmente noti al grande pubblico ma che si distinguono per contenuti e aggiornamenti costanti. Perciò:

"Dichiaro che i blog seguenti da me scelti rispettano le 5 regole del Premio "Il Blog Affidabile"  disponibili a questa pagina http://www.gliaffidabili.it/a/altro/il-premio-il-blog-affidabile . Sono pertanto una risorsa utile per gli utenti della Rete e meritevoli di essere conosciuti da un pubblico più ampio".

Allora, vediamo un po' a chi passare il testimone...

Oceanstwo, perché mi piacciono tanto le sue foto e i suoi racconti, perché abbiamo gli stessi gusti su un sacco di cose, e perché aspiro a farmi ospitare nella sua bellissima Lisbona.
Basilico & Ketchup, perché mi piace il suo sguardo poco convenzionale sul sogno americano, e perché aspiro a farmi ospitare nella bella campagna della East Coast dove vive.
Pensieri nomadi, perché mi piacciono i suoi consigli musicali, mi piace come cucina e aspiro a farmi ospitare nel suo nuovissimo bed & breakfast vegano sul lago di Garda.
Antorra, perché adoro le sue foto, e perché aspiro a farmi ospitare a Dublino, città di cui mi sto appassionando proprio grazie alle sue foto.
Le bizzarre avventure di Nega, anche lei per le belle foto (avete tutte un occhio incredibile, ragazze!) e per la simpatia, ma anche per mandarle un saluto e l'augurio di riprendersi in fretta.

(P.S: Una menzione speciale va anche a Lisbona chiama Italia, che è appena ricomparsa dopo le vacanze e quindi può tornare a essere "affidabile". Perché insieme a Elle di Oceanstwo mi regala un affascinante duplice sguardo su Lisbona, e perché così può darsi il cambio con lei nell'ospitarmi.

P.P.S: continuano a venirmi in mente tutti gli altri blog che mi piacciono e che ho dovuto lasciar fuori dalla lista. Crudeli! Ve lo avevo detto che ero allergica ai premi! Vabbè, praticamente tutti quelli nelle liste di fianco, e poi ce ne sarebbero altri...)

sabato 14 luglio 2012

Fukú americanus

Non è che da quando l'ho tradotto l'ho preso anch'io?

"Dicono che sia venuto dall’Africa, racchiuso nelle grida degli schiavi; che fosse l’anatema finale degli indiani Taino, pronunciato mentre un mondo moriva e un altro nasceva; o che fosse un demone, penetrato nella Creazione attraverso la porta dell’incubo dischiusa alle Antille. Fukú americanus, o più colloquialmente fukú: usato in genere per indicare qualche tipo di maledizione o sventura, e in particolare la Maledizione e la Sventura del Nuovo Mondo. Chiamato anche il fukú dell’Ammiraglio, perché l’Ammiraglio fu al contempo la sua principale levatrice e una fra le sue vittime europee più importanti; malgrado avesse “scoperto” il Nuovo Mondo, l’Ammiraglio morì povero e sifilitico, ossessionato da (dique) voci divine. A Santo Domingo, la Terra che Amava di Più (quella che Oscar, verso la fine, avrebbe chiamato la Ground Zero del Nuovo Mondo), il nome stesso dell’Ammiraglio è diventato sinonimo di entrambi i tipi di fukú, piccolo e grande; pronunciare quel nome ad alta voce, o anche solo sentirlo pronunciare, significa attirare la sventura su di sé e sui propri cari.
Comunque, al di là del nome e della provenienza, l’arrivo degli europei a Hispaniola fu l’evento che scatenò il fukú nel mondo, e da quel giorno siamo tutti nella merda. Santo Domingo potrà anche essere il Chilometro Zero del fukú, il suo porto d’ingresso, ma siamo tutti suoi discendenti, anche quelli che non sanno di esserlo."

Junot Díaz, La breve favolosa vita di Oscar Wao 
(cliccateci sopra per saperne di più)
  

giovedì 12 luglio 2012

Boycott Belfast

Questa è la dichiarazione ufficiale della famiglia:
"Lennox was murdered at 7am this morning, the family weren't allowed to say goodbye, his family were refused to be allowed to be by his side. 
Love you pup, you will forever be remembered for your bravery, the amazing people you brought together, and for those you helped. You are loved sweet boy, run free, we will meet again someday, you will always be alive in the hearts of many who fought for you. No longer at the hands of those that caused you pain."

E queste sono le parole di Carla Rocchi, presidente dell'ENPA: «La Municipalità di Belfast si copre di vergogna e sarà da questo momento additata al disprezzo internazionale per avere assassinato una creatura innocente e indifesa, e per aver condannato con lui la bambina disabile che tanto lo amava. Municipalità di Belfast uguale assassini spietati e ottusi. Cancelliamo Belfast dai nostri itinerari e dai nostri pensieri».

*Aggiornamento: si moltiplicano le voci secondo cui Lennox era morto già da mesi, nel canile dove era tenuto prigioniero, prima che il caso diventasse famoso in tutto il mondo. Le voci non sono confermate, ma questa versione dei fatti spiegherebbe i numerosi punti oscuri della vicenda.

mercoledì 11 luglio 2012

Quote of the day: Carlo Fruttero


"Ho vissuto senza aspettarmi molto, anzi senza aspettarmi niente. E se ti convinci che non ci sono speranze e che il mondo è impazzito, da quel momento in poi puoi vivere benissimo. Scherzi, ridi, conversi, perché quel problema lì lo hai chiuso. Non ci puoi fare niente e allora ti resta tutto il bello della vita."

Carlo Fruttero

martedì 10 luglio 2012

Free Lennox Now

La mobilitazione per salvare Lennox continua a crescere. Mentre scrivo, la rete  e twitter sono inondati di articoli e messaggi, manifestazioni, proteste. Si è mosso anche il primo ministro dell'Irlanda del Nord.
Il tempo sta per scadere, le voci si rincorrono ma non si sa nulla di certo.

La cosa che più mi colpisce, oltre al destino di questo povero cane, è l'abisso di cattiveria e stupidità di questa gente, decisa a commettere un gesto crudele e ingiusto davanti agli occhi di un'incredibile folla di persone che le grida di fermarsi. Ma d'altronde, questa non sarebbe certo la prima volta che succede. E non solo con i cani.

*Aggiornamento: sembra proprio che Lennox non ce la farà. Questo è l'ultimo comunicato ufficiale della famiglia, alla quale non verrà consegnato neppure il corpo: "We would like to take this opportunity to thank you all again for your messages of support. We are sorry to say at the present time Belfast city council seem to be intent on killing our boy. Despite previous assurances otherwise, we have been denied the opportunity to say goodbye. We have also been told that we cannot collect his body and bring Len home. We have been informed however that we will receive 'some' ashes in the mail."

lunedì 9 luglio 2012

In the mood for poetry: Giorgio Caproni

Versicoli quasi ecologici

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: «Come
potrebbe tornare a esser bella,
scomparso l’uomo, la terra».

(da Res amissa, Garzanti, 1991)

sabato 7 luglio 2012

Hanno ammazzato il melo

Io pensavo che la dendrofobia fosse un male soprattutto italico. Avevo persino trovato un sito che elencava i vari motivi che la gente adduce per abbattere gli alberi: tolgono il panorama; non fanno passare l'aria; portano insetti; tappano le grondaie, rompono le fogne; sono pericolosi; inquinano (???); "sembra di stare in un cimitero..."; "devono stare al loro posto, nei boschi e nelle foreste, non davanti casa o nel centro cittadino..."; "tolgono la luce..."

E invece no. La madre dei cretini dendrofobici è emigrata a San Francisco. Questa mattina mi alzo, apro le tende e cosa scopro? Il melo che ospitava i miei adorati pappagalli è stato massacrato ("capitozzato", sarebbe il termine preciso) da quei subumani che abitano qui di fianco.

Ecco com'era prima l'albero, con la sua popolazione di pappagalli:


Ed ecco com'è adesso il giardino dei subumani. Il misero stecchetto al centro è quello che resta dell'albero. Carino, vero?


mercoledì 4 luglio 2012

Corpo celeste, di Alice Rohrwacher


Il commento di Spicy sulla sua ammirazione per le donne creative e intraprendenti mi ha ispirato un altro post, questa volta su Alice Rohrwacher e il suo bel film Corpo celeste.

Quando studiavamo insieme alla scuola Holden, Alice era la più giovane del gruppo, appena diciottenne. Alice conosceva benissimo il cielo, i nomi delle costellazioni e le leggende che li avevano ispirati. Sua madre, raccontava, quando lei e sua sorella Alba erano piccole, le chiamava a raggiungerla in una stanza buia dove sul pavimento erano disposte tante candeline che ripetevano la forma delle costellazioni. E poi, in quell'atmosfera incantata dove le stelle brillavano lì sulla terra davanti a loro, raccontava le leggende di Cassiopea, Orione o Berenice.

Alice Rohrwacher. Foto: Vittorio Zunino Celotto/Getty

Il primo film diretto da Alice, Corpo celeste (presentato con successo al Festival di Cannes 2011 e vincitore del Nastro d'argento per il miglior regista esordiente), non ha nulla a che vedere con le costellazioni, ma si ispira all'omonima raccolta di scritti di Anna Maria Ortese, della quale si ritrova "la denuncia della solitudine e della perdita del sacro in un mondo antropologicamente mutato, dove il consumismo ha distrutto ogni autenticità e ha imposto nuovi valori basati sulla fisicità e sugli slogan televisivi" (dalla recensione su Wuz). 

Alice ha scritto una storia amara, ma anche sognante e ironica, e a volte, come nelle scene della parrocchia (la canzoncina "Mi sintonizzo con Dio" è fantastica), persino esilarante. 
Se vi capita, non perdetevelo (il DVD si trova in libreria, e presto uscirà in UK anche la versione inglese). E tenete d'occhio Alice!

martedì 3 luglio 2012

L'Italia magnetica di Elena Calvache


Elena è stata per un po' di tempo la mia vicina di casa, insieme al marito Manolo e ai loro due bambini, prima di trasferirsi di nuovo nella natia Spagna. Elena - che si pronuncia Eléna - fa la fotografa, e ha avuto l'idea di produrre i suoi magneti quando viveva in Senegal, nell'isola di Gorée. Poi si è trasferita in Italia, e dopo Senegal Magnétique è nata Italia Magnetica





Avete presente i magneti da frigorifero? Elena ha trasformato le sue foto dell'Italia in piccoli magneti - circa 5 cm x 8 cm - che, ve lo assicuro, stanno benissimo sullo sportello del frigo e sono una bellissima idea regalo.

QUI trovate il sito di Italia Magnetica, che la cara Eléna non ha più aggiornato da quando è partita dall'Italia per lanciarsi in una nuova avventura con la sua famiglia (questa volta sono andati a fare i contadini sulla Sierra, anche se lei continua a fare la fotografa). I magneti li vende ancora, però: se vi interessano scrivetele all'indirizzo riportato sul sito, vi dirà lei dove trovarli.

lunedì 2 luglio 2012

Photo caption contest/2

Come dicevo qui, questo gioco è ispirato al Cartoon Caption Contest del "New Yorker", quello dove ogni settimana viene pubblicata una vignetta senza parole e i lettori fanno a gara a chi inventa la migliore disascalia.  
Cosa sta pensando il signor Zimmerman? 

Se non vi viene in mente nulla godetevi la foto, che è molto carina.






domenica 1 luglio 2012

Benvenuti nel nido del falco

Sul sito di Looduskalender, un progetto congiunto estone-lettone, si trovano i link per andare a sbirciare nel nido di una famiglia di cicogne nere, di due famiglie di falchi pescatori e di tre famiglie di aquile anatraie minori
Gli uccelli non sono disturbati dalla nostra curiosità, perché le videocamere sono molto discrete, e noi possiamo goderci in presa diretta la vita di queste famiglie di pennuti che al momento sono alle prese con i piccoli.

Dopo la segnalazione della mia amica Luisa, ornitofila anche lei, mi sono subito appassionata alla prima famiglia di falchi pescatori, ripresi nel loro nido in Estonia mentre allevano tre piccoli, di cui l'ultimo nato un po' mingherlino e quindi molto a rischio. Anche perché, da quel che sto vedendo, la madre non è per niente impietosita e lo nutre meno degli altri. Se ci sarà pesce a sufficienza il piccolo potrà sopravvivere, altrimenti morirà.

QUESTO è il link al video che sto guardando io, mentre sul sito trovate quelli per andare a vedere le altre famiglie (le aquile hanno un figlio solo e quindi lo trattano bene per forza).