lunedì 20 giugno 2011

Stresa: un aperitivo con Jonathon Keats e Silvia Pareschi

Interrompo momentaneamente le ferie del blog per pubblicare questo:




Vi aspettiamo venerdì 1 luglio alle 17.30, nell'amenissima Stresa!

domenica 19 giugno 2011

Gone fishin'




The blog is closed for vacation. I'll be back - briefly - on the 25th to draw the winner of yesterday's giveaway. Many thanks to everybody who followed me so far.


sabato 18 giugno 2011

Giveaway! (Bilingual)


Venerdì 1° luglio Jonathon Keats parteciperà a un festival letterario a Stresa, presentato dalla sottoscritta (presto vi darò i dettagli). Per l'occasione ho deciso di mettere in palio una copia de Il libro dell'ignoto con dedica dell'autore e della traduttrice. Per partecipare basta lasciare un commento qui sotto. Se però preferite leggerlo in inglese, specificatelo, e vi manderò una copia in lingua originale (in tal caso, però, niente dedica della traduttrice!). Tra una settimana, sabato 25, estrarrò a sorte un commento con il sito http://www.random.org/

 


 

Friday, July 1st, Jonathon Keats will take part in a literary festival in Stresa (more details soon). On this occasion, I've decided to give away a copy of The Book of the Unknown inscribed by the author. To take part in the contest, it's enough just to leave a comment to this post. (You can also have the Italian copy, if you wish. In that case, it will be inscribed also by the translator.) Next week, Saturday 25th, I'll draw one comment using the website http://www.random.org/




Se il libro vi interessa, non perdetevi lo speciale pubblicato sul blog La biblioteca d'Israele, con recensione, intervista e nota della traduttrice. Eccone un assaggio:
Conversazione con Jonathon Keats
La biblioteca d’Israele: Il tuo libro è assolutamente affascinante. Innanzitutto hai recuperato, rivivificandola, la meravigliosa tradizione Yiddish. A mio parere sei stato capace di operare una preziosa modernizzazione di questo mondo densamente simbolico, e mi è particolarmente piaciuto il modo in cui hai messo al centro dei tuoi racconti le figure femminili.
Iniziamo da ‘Yod l’inumana’. Un golem femmina è assolutamente rivoluzionario, secondo me, anche perché se gli uomini, nella storia, vengono resi meschini e abbrutiti dalle proprie passioni, Yod, invece, le attraversa sopravvivendogli, emergendone poi come un esempio di purezza e di ricerca di verità. Mi parli di questo personaggio? Del modo in cui si è composto nel tuo pensiero fino a trovare la propria strada nel libro?
Jonathon Keats: Yod è forse il personaggio meglio sviluppato e più chiaramente delineato del libro. E forse lo è proprio perché si tratta di un golem. Scrivere una storia, infatti, in un certo senso è come plasmare un golem. L’autore crea i personaggi e dà loro vita; all’inizio sono imperfetti, esseri umani approssimativi, ma ogni tanto c’è la possibilità che qualcuno di loro diventi davvero umano. Questa è sempre la speranza del loro creatore, e credo che in questa storia la mia speranza si sia avverata. A volte capita che personaggi apparentemente marginali assumano un ruolo centrale, come nel caso di Chaya, che mi ha sorpreso con la sua grande vitalità. Yod è nata in modo meno insolito, almeno per me, e cioè attraverso un accumulo di dettagli che alla fine hanno dato vita al personaggio.
Penso però che tu mi dia troppo credito definendola come rivoluzionaria. In realtà nel plasmare Yod non sono stato davvero fedele alla tradizione yiddish, perché, essendo cosmopolita come ormai siamo tutti, traggo ispirazione da tutto ciò che mi circonda. La storia di Yod, oltre che una storia di golem, è anche la mia personale interpretazione della storia di Pigmalione e Galatea: una specie di Pigmalione dello shtetl, insomma, anche se naturalmente la vicenda va a finire in modo diverso (e questo soprattutto perché la mia Galatea è un golem). Questo però dimostra quanto io ami trarre ispirazione da molte fonti diverse. Questo per me rappresenta il più grande fascino del folklore; quando lavoravo su queste storie, cercavo un modo per continuare la tradizione delle storie popolari. Mentre però quelle storie appartenevano a una tradizione orale plasmata nel corso del tempo, io ho cercato di inserirmi nel solco di quella tradizione pur rimanendo legato allo spirito del mio tempo, cioè lo spirito dell’autore solitario davanti alla pagina scritta, ma anche della tecnologia che ha facilitato il mescolarsi e il sovrapporsi di tradizioni diverse. La storia di Yod è nata dunque anche da questo tentativo di combinare fra loro varie tradizioni, come quelle appunto che hanno dato vita al personaggio del golem e a quello di Pigmalione. Anche se in genere non vengono accostate le une alle altre, in realtà tutte le storie popolari sono legate fra loro, anche se non appartengono alla stessa tradizione, perché appartengono a tutta l’umanità.
Insomma, il mio golem femmina può sembrare nuovo ma in realtà non lo è, o meglio, se in lei c’è qualcosa di nuovo è solo merito suo. Yod nasce all’inizio come una figura piuttosto rudimentale, e solo in seguito prende vita e diventa davvero se stessa: è il momento in cui non posso più prevedere cosa farà, e cioè il momento in cui sento che la storia vale la pena di essere raccontata.

Il resto lo trovate qui.

venerdì 17 giugno 2011

Sul tradurre/2

Presto riprenderò la serie sui libri del buonumore, per la quale ho ricevuto tanti preziosi consigli, ma in questi giorni un po' frenetici mi affido alla limpidezza di Calvino per parlare ancora un po' di traduzione.

"Insomma, per il traduttore i problemi da risolvere non vengono mai meno. Nei testi dove la comunicazione è di tipo più colloquiale, il traduttore se riesce a cogliere il giusto tono dall'inizio, può continuare su questo slancio con una disinvoltura che sembra -che deve sembrare- facile. Ma tradurre non è mai facile; ci sono dei casi in cui le difficoltà vengono risolte spontaneamente quasi inconsciamente mettendosi in sintonia col tono dell'autore. Ma per i testi stilisticamente più complessi, con diversi livelli di linguaggio che si correggono a vicenda, le difficoltà devono essere risolte frase per frase, seguendo il gioco di contrappunto, le intenzioni coscienti o le pulsione inconsce dell'autore. Tradurre è un'arte: il passaggio di un testo letterario, qualsiasi sia il suo valore, in un'altra lingua richiede ogni volta un qualche tipo di miracolo. Sappiamo tutti che la poesia in versi è intraducibile per definizione; ma la vera letteratura, anche quella in prosa, lavora proprio sul margine intraducibile di ogni lingua. Il traduttore letterario è colui che mette in gioco se stesso per tradurre l'intraducibile."

Italo Calvino
 [Da: "Tradurre è il vero modo di leggere un testo". Relazione a un convegno sulla traduzione (Roma, 4 giugno 1982), "Bollettino di informazioni", XXXII (Nuova Serie), 3, sett-dic 1985, pp.59-63. Il grassetto è mio]

giovedì 16 giugno 2011

Happy Bloomsday and the origins of quark


This article just appeared on NPR's Science Friday.


The Quark’s Literary Origins

James Joyce in Paris. By Patrick Tuohy
Happy Bloomsday! Each year on June 16, literary geeks worldwide honor the life and work of Irish writer James Joyce (Ulysses, Finnegans Wake, A Portrait of the Artist as a Young Man).
In celebration, artist and writer Jonathon Keats shares his essay on the naming of the quark — a name inspired, in part, by Finnegans Wake. The essay is from Keats’ gem-filled book, Virtual Words: Language on the Edge of Science and Technology. You can listen to our 2010 interview with him on scientific etymologies here.

Read the essay here.

Sul tradurre/1

"L'arte del tradurre non attraversa un buon momento (...). La base di reclutamento, cioè i giovani che conoscono bene o discretamente una lingua straniera, si è certo allargata; ma sempre in meno sono quelli che nello scrivere in italiano si muovono con quelle doti di agilità, sicurezza di scelta lessicale, d'economia sintattica, senso dei vari livelli linguistici, intelligenza insomma dello stile (nel doppio aspetto del comprendere le peculiarità stilistiche dell'autore da tradurre, e del saperne proporre equivalenti italiani in una prosa che si legga come fosse stata pensata e scritta direttamente in italiano): le doti appunto in cui risiede il singolare genio del traduttore. 
Insieme alle doti tecniche, si fanno più rare le doti morali: quell'accanimento necessario per concentrarsi a scavare mesi e mesi sempre dentro quel tunnel, con uno scrupolo che ogni momento è sul punto d'allentarsi, con una facoltà di discernere che ogni momento è sul punto di deformarsi, di cedere ad andazzi, allucinazioni, stravolgimenti della memoria linguistica, con quel rovello di perfezione che deve diventare una sorta di metodica follia, e della follia ha le ineffabili dolcezze e la logorante disperazione..."

Italo Calvino
 ["Paragone letteratura", XIV, 168, dicembre 1963, pp.112-118. Il grassetto è mio]

mercoledì 15 giugno 2011

What a picture!

Marlon Brando and Paul Newman at a Civil Rights Rally, Sacramento, 1961
(Reposted from here)
What was she thinking?


Meet my husband/7: Active Ingredient: Faith

San Francisco, April 23, 2011: the Contemporary Jewish Museum hosts an Out of Order Seder. Since we are in San Francisco, the Seder will necessarily be "an unforgettable, 'unorthodox' Seder led by the Bay Area's most creative and boundary-pushing artists, performers, writers, musicians, and ritualists."

Jonathon Keats is one of the artists who are invited to participate. Before the Seder begins, waiters are serving drinks. On the trays, together with the glasses, there are little plastic bottles full of transparent, empty pills. This is what Keats writes:

"The pills were offered as philosophical manna* for a pharmaceutical era. (The original manna, provided by God to the Israelites fleeing Egypt, was allegedly not so much philosophical as flavorless.) Those who chose to take the pills exercised their free will. Those who chose not to do so exercised their free will too. By that measure, the placebo was deemed successful."

*In the Biblical account, the name manna is said to derive from the question man hu, seemingly meaning "What is it?"


A pill bottle labeled 'Free Will (Placebo)' is filled with empty gelatin capsules. The active ingredient: Faith.


martedì 14 giugno 2011

I ♥ my library

Nella lieta giornata post-vittoria referendaria, vorrei ricordare che una delle prime cose da ripristinare, una volta che saremo finalmente usciti dall'incubo, saranno i fondi alla cultura, che nei comuni sono stati vergognosamente tagliati dell'80% rispetto al 2009.
A questo punto ci sarebbe bisogno di un libro del buonumore, ma su quelli ritornerò domani.  

Dr. Seuss Letter
La lettera del Dott. Seuss



Oggi invece vi racconto la storia della biblioteca di Troy, nel Michigan, e della  su bibliotecaria, Marguerite Hart. Nel 1970, Hart divenne la prima bibliotecaria per bambini della biblioteca di Troy, appena trasferita in un nuovo edificio. Nel 1971 scrisse a decine di scrittori, attori, artisti, musicisti, commediografi, bibliotecari e personalità politiche, chiedendo loro di scrivere una lettera ai bambini di Troy sull'importanza delle biblioteche e sui loro ricordi delle letture d'infanzia. In risposta ricevette 97 lettere, da personaggi come Neil Armstrong, Isaac Asimov, Dott. Seuss, Dott. Spock, E.B. White, Douglas Fairbanks, Jr., Vincent Price e Ronald Reagan.
Queste lettere rappresentano oggi un'istantanea del paesaggio politico e culturale americano dei primi anni '70, oltre che un tributo alla lettura e alle biblioteche.

Per saperne di più, questo è il link della biblioteca di Troy.





Isaac Asimov
"... la biblioteca è un'astronave che vi porterà ai confini dell'Universo..." La lettera di I. Asimov

lunedì 13 giugno 2011

Oggi mi trovate da Giusi

Oggi ho traslocato da Giusi Meister, l'autrice dell'ottimo blog La biblioteca d'Israele, che oggi ha pubblicato uno speciale su Il libro dell'ignoto di Jonathon Keats. Troverete una bella recensione, un'intervista altrettanto bella e una nota della traduttrice, che sarebbe poi la sottoscritta.

Una nota per chi ha seguito la mia Green Card Story qui sul blog: Il libro dell'ignoto, tradotto da me e dedicato a me, è stato portato come prova della veridicità del  matrimonio durante il colloquio per la Green Card (e direi che ha funzionato).

E adesso... tutti da Giusi!

Il libro dell’ignoto, Jonathon Keats. Recensione e intervista. La parola al traduttore: Silvia Pareschi

 

domenica 12 giugno 2011

I libri del buonumore/2


 
My Family and Other Animals, di Gerald Durrell
Le vicissitudini di un ragazzo di dieci anni e della sua straordinaria famiglia nell'isola greca di Corfù.  Durrel, diventato da adulto uno dei più grandi zoologi mondiali, sa esprimere con delizioso umorismo lo stupore e la curiosità di fronte alle bellezze di una natura incontaminata.  


Dona Flor e i suoi due mariti (Dona Flor e Seus Dois Maridos, traduzione dal portoghese di Elena Grechi), di Jorge Amado
La letteratura come festa, sensualità, magia, passione, musica, allegria. E poi sapori, odori, ironia, dolcezza e saggezza. Il capolavoro di Amado: un inno alla gioia di vivere.


 
Joy in the Morning, di P.G. Wodehouse
A grande richiesta - di Cynthia, che nei commenti scrive "meglio del Prozac, nessun effetto collaterale", e di Giovanna Scocchera, traduttrice editoriale dall'inglese, che mi suggerisce: "Tutto Wodehouse!" - eccolo qui, il classico dei classici (ho provato a scegliere un libro fra i tanti, ma anch'io lo consiglio tutto).
Una curiosità: nella biblioteca di mio marito c'è un'edizione del racconto The Great Sermon Handicap in 91 lingue (6 volumi) curata da James H. Heineman ("For the Jeeves fan who thinks he already has seen it all!").



Le dodici sedie (Двенадцать стульев, traduzione dal russo di Anjuta Gančikov), di Ilja Ilf e Evgenij Petrov.
Ironico, satirico, tragicomico. Le vicende picaresche di una banda eterogenea che gira per la Russia dei tempi della NEP, sulle tracce di un pugno di diamanti nascosti in una sedia uguale ad altre undici. Mel Brooks ne ha tratto un film. 



Love in a Cold Climate, di Nancy Mitford
Le manie e i capricci della nobiltà inglese d'inizio secolo descritti con deliziosa ironia  in una comedy of manners degna della migliore tradizione inglese. Da leggere insieme, anzi, dopo, The Pursuit of Love. E possibilmente, se volete, nella mia (futura) traduzione.




Oltre ai preziosi suggerimenti ricevuti nei commenti al post di ieri, ne ho ricevuti anche altri che vorrei condividere. Andrea Rényi, traduttrice editoriale dall'ungherese, consiglia La classe volante (Das fliegende Klassenzimmer, traduzione dal tedesco di Lavinia Mazzucchetti), di Erich Kästner. Cristina Ingiardi, un'altra traduttrice (dall'inglese e dallo spagnolo) consiglia Il diario segreto di Adrian Mole di anni 13 e tre quarti di Sue Townsend (The Secret Diary of Adrian Mole aged 13 3/4, traduzione dall'inglese di Carlo Brera).
Continuiamo?

(2. Continua)

sabato 11 giugno 2011

I libri del buonumore/1

Qualche giorno fa ho letto questo articolo, uscito su AbeBooks.com, in cui si elenca una serie di "feel-good books". 
L'autrice dell'articolo afferma che per lei l'elemento chiave di un "feel-good book" è la speranza, la "semplicità della gioia". Il suo è un buon elenco -  che contiene fra l'altro Franny and Zooey di Salinger, Breakfast at Tiffany's di Capote, Still Life with Woodpecker di Tom Robbins - ma non mi convince del tutto. Alcuni libri non mi piacciono per niente, altri non li ho letti, e poi soprattutto la signora Beth Carswell cade nel solito vizio dell'anglocentrismo: due libri tradotti su venticinque (Yoshimoto e Coelho) mi sembrano davvero un po' pochini.
E così ho deciso di stilare un mio personale elenco di "feel-good books", basato su criteri simili a quelli di Beth Carswell (l'umorismo e/o la speranza) ma un tantino più internazionale. Si tratta di un elenco senz'altro raffazzonato e incompleto, basato sui primi libri che mi sono venuti in mente, e proprio per questo esorto chi leggerà questo post a contribuire con altri suggerimenti. (I libri in inglese li cito in inglese perché mi hanno divertita in inglese. Ma sono sicura che sono divertenti anche in italiano).

Three Men in a Boat (To Say Nothing of the Dog), di Jerome K. Jerome.
Un classico dell'umorismo che non poteva mancare. Le prime pagine, con l'ipocondriaco e il ginocchio della lavandaia, sono indimenticabili. Poi si va avanti e non si smette più di ridere.

Zazie nel metro (Zazie dans le métro, traduzione dal francese di Franco Fortini), di Raymond Queneau
Una favola stralunata e spiazzante, comica e tagliente, e naturalmente - trattandosi  di Queneau - piena di giochi linguistici e letterari. Un romanzo satirico sulla società degli adulti, smitizzati e ridicolizzati da una ragazzina curiosa che continua a fare domande alle quali nessuno risponde.
Storica traduzione di Franco Fortini, che traduce con "un cazzo" il grido di guerra di Zazie, "mon cul", mentre Doukipudonktan? (la trascrizione fonetica di D'où qu'ils puent donc tant?, "da dove viene così tanta puzza?") diventa Macchiffastapuzza.


A Confederacy of Dunces, di John Kennedy Toole
Romanzo picaresco ambientato a New Orleans all'inizio degli anni '60, che narra le tragicomiche vicende dell'indimenticabile Ignatius J. Reilly. Forse il libro che mi ha fatto più ridere in assoluto, anche se la storia dell'autore non è affatto divertente: ignorato e morto suicida a 31 anni nel 1969, venne scoperto solo 11 anni dopo, quando il suo libro venne finalmente pubblicato e vinse un Pulitzer postumo. Oggi inserito nel canone della letteratura del Sud degli Stati Uniti, e considerato il miglior libro su New Orleans mai scritto. Ma soprattutto, fa ridere tantissimo.




Ho servito il re d'Inghilterra (Obsluhoval jsem anglického krále, traduzione dal ceco di Giuseppe Dierna), di Bohumil Hrabal
Ironia, umorismo, poesia: un romanzo che sprizza vitalità a ogni pagina. Come dice Franco Marcoaldi nella quarta di copertina: "... è una trascinante sarabanda che narra le rocambolesche vicende di un apprendista cameriere ossessionato dalla sua piccoa statura - anatomica e finanziaria - in un mondo dove sono tutti alti e ricchi. (...) Capace di rappresentare inestricabilmente legati, come effettivamente accade nella vita, l'alto e il basso, il comico e il tragico."





Bar Sport, Stefano Benni
Non foss'altro che per la Luisona. 






(1. Continua)

giovedì 9 giugno 2011

Go celebrate!


I just got an email from the lawyer. It says...

"Congratulations!  You got your green card! Go celebrate!"

Well... we will!!! 

Total time from wedding to green card: 4 months
Wow, that was FAST!

Una piccola e triste storia italiana

Barbara Kruger
Mi hanno raccontato questa storia.
Una donna va a chiedere un prestito alla sua banca. La fanno accomodare nell'ufficio del direttore della filiale. Il direttore le dice che certo, per una buona cliente come lei non ci sono problemi. "Solo che, ecco," prosegue il direttore, "la questione andrebbe discussa in modo più approfondito. Perché non mi invita a bere un caffè a casa sua? Magari fa uscire suo marito per un paio d'ore, così possiamo discutere meglio."
Alla reazione indignata della signora, il direttore ritratta tutto con un sorriso. "Ma cosa ha capito, stavo scherzando."
Non conosco il nome della banca. E in ogni caso, il direttore non ha fatto niente di male. Lui stava solo scherzando.

martedì 7 giugno 2011

"The Arrival": a wordless graphic novel

Jetlagged and confused, my mind still half living in Hard-boiled Wonderland and The End of the World (I was reading it in Italian, translated by Antonietta Pastore. The Italian title, La fine del mondo e il paese delle meraviglie, leaves out the hard-boiled part. I wonder what's the exact meaning of the Japanese title: Sekai no Owari to Hādo-boirudo Wandārando), the novel by my beloved Haruki Murakami that I avidly read on the plane. 

Happy to be home, with in my mind the images of another beautiful book, a gift from my friend Theresa Wong: The Arrival, a wordless graphic novel by Shaun Tan.

As Taun himself writes in his website (where you can find much more about this and other books, and also about his many other projects):

Harbour, pencil on paper


 



"I realise that I have a recurring interest in notions of ‘belonging’, particularly the finding or losing of it.(...) I think that the ‘problem’ of belonging is perhaps more of a basic existential question that everybody deals with from time to time, if not on a regular basis. It especially rises to the surface when things ‘go wrong’ with our usual lives, when something challenges our comfortable reality or defies our expectations – which is typically the moment when a good story begins, so good fuel for fiction. We often find ourselves in new realities – a new school, job, relationship or country, any of which demand some reinvention of ‘belonging’.(...) I was reminded that migration is a fundamental part of human history, both in the distant and recent past. On gathering further anecdotes of overseas-born friends – and my partner who comes from Finland – as well as looking at old photographs and documents, I became aware of the many common problems faced by all migrants, regardless of nationality and destination: grappling with language difficulties, home-sickness, poverty, a loss of social status and recognisable qualifications, not to mention the separation from family.(...) I would hope that beyond its immediate subject, any illustrated narrative might encourage its readers take a moment to look beyond the
The City, pencil on paper
‘ordinariness’ of their own circumstances, and consider it from a slightly different perspective. One of the great powers of storytelling is that invites us to walk in other people’s shoes for a while, but perhaps even more importantly, it invites us to contemplate our own shoes also. We might do well to think of ourselves as possible strangers in our own strange land. What conclusions we draw from this are unlikely to be easily summarised, all the more reason to think further on the connections between people and places, and what we might mean when we talk about ‘belonging’."


Home

domenica 5 giugno 2011

Dai colibrì alle cince: si parte!

Che traduttrice di Franzen sarei, se non fossi un'ornitofila? Ho impiegato parecchio tempo per convincere i colibrì a venire all'abbeveratoio che ho appeso alla finestra. Quattro parti di acqua, una parte di zucchero e molta pazienza, ma dopo un po' eccolo arrivare, con quelle ali che frullano velocissime (dai 40 agli 80 battiti per secondo) e ronzano come quelle di un calabrone. Rimane sospeso per qualche istante, poi infila il lungo becco nel foro, succhia, si tira indietro, succhia ancora un po' e poi vola via, così veloce che sembra scomparire nel nulla. 
È un Ruby-throated hummingbird (Archilocus colubris), una delle dodici specie di colibrì presenti in California. Insieme ai pappagalli viene davanti alla finestra ad allietare le mie ore lavorative.   
Domani parto all'alba, il solito viaggio massacrante di quasi 24 ore che mi riporterà in Italia. E lì  ritroverò le mie amiche cince. Molto meno poetiche dei colibrì nei loro gusti alimentari, le cince vanno matte per le palle di grasso. Questa volta non avrò il piacere di vederle mangiare, perché da noi gli uccelli vanno riforniti di cibo extra solo in inverno. Però sono sicura che verranno a salutarmi.

Cinciarella con palla di grasso

Banning smoking is not enough

Photo: Lombard for News
This is what must have thought Mayor Bloomberg, who recently banned smoking in the parks and beaches of New York City.
So, let's ban music as well.
There are now eight "quiet zones" in Central Park, one of which, ironically enough, is Strawberry Fields, a landscaped area dedicated to the memory of John Lennon, who lived nearby on Central Park West. 
Fines for violations range from $50 to $200. 
Here's what the New York Times says about it.

sabato 4 giugno 2011

La lunga marcia verso la Green Card/6: Il colloquio

Incontriamo l'avvocato da Starbucks un'oretta prima del colloquio, per le ultime raccomandazioni. Per distrarci, evidentemente, il nostro Clark Kent decide di raccontarci alcune orribili storie di perseguitati politici fuggiti da atroci dittature un istante prima di venire trucidati. Gli sono grata, perché in effetti solo un racconto così agghiacciante può distogliermi dall'ossessiva ripetizione del numero di telefono e del codice postale, che non riesco a ricordare neanche se mi prendo a martellate in testa.
All'ora prestabilita passiamo il metal detector ed entriamo nell'edificio. Dopo un'attesa non troppo lunga, durante la quale l'avvocato si informa - tra il divertito e lo scandalizzato - sulle ultime imprese di Berlusconi, vengo chiamata per l'interrog... pardon, il colloquio. Parto decisa, lasciando indietro i due uomini e pensando: "Tieni la testa alta, sorridi e fai la disinvolta con classe". Almeno non penso più al codice postale (ricordarsi un numero in un'altra lingua è molto più difficile, provare per credere).
La funzionaria non sorride per niente. Tanto per cominciare si incupisce appena vede che sul mio passaporto non c'è il form comesichiama verde, quello che di solito ti appiccicavano sul passaporto all'ingresso nel paese. Non sono sicura, ma mi sembra che da quando hanno introdotto l'ESTA il coso verde non lo appiccichino più, ma lei mi sembra che ignori l'esistenza dell'ESTA, e così decido di non insistere. 
Le domande vertono soprattutto su quando e dove ci siamo conosciuti, e sulle prove che possiamo portare a sostegno della nostra storia. Niente dentifricio né codice postale. Ben presto la scrivania della funzionaria si riempie di foto, biglietti di auguri per il matrimonio, libri, articoli, buste indirizzate a entrambi, assicurazioni e documenti vari. Nel frattempo Jonathon tenta disperatamente di far ridere la funzionaria, e alla fine, con una mossa a sorpresa, la invita al barbecue che la sua famiglia ha organizzato in agosto per festeggiare il matrimonio. Ce l'ha fatta: la funzionaria ride!
Poi mi dice che presto riceverò la green card per posta. Ma prima che io riesca a elaborare del tutto il significato della frase, e a gioirne adeguatamente, si corregge. Se la mia richiesta verrà approvata, cioè. E poi prende un foglio e mette una crocetta sulla casella "Further review" (subito sopra quella che dice "Your request has been approved"). E ribadisce che vuole dare un'altra occhiata alla documentazione prima di decidere. Però almeno nel frattempo posso tornare in Italia con il mio Advance Parole.
Fuori, l'avvocato ci assicura che siamo andati bene e che si tratta solo di una formalità. Però, (inserire imprecazione a piacere), la lunga marcia non è ancora finita!

venerdì 3 giugno 2011

La lunga marcia verso la Green Card/5: Pronti per il colloquio



  • Foto di coppia (del matrimonio e precedenti)  
  • Scambi epistolari   
  • Buste indirizzate a me all'indirizzo coniugale  
  • Abbonamento a Netflix a nome di entrambi   

E speriamo che non mi chiedano che dentifricio usa... 
 

giovedì 2 giugno 2011

A proposito del post sul fumo

Una piccola aggiunta al mio precedente post sul fumo: la copertina del New Yorker di questa settimana.




E mi raccomando, non perdetevi il lungo ed esauriente articolo di Ariel Levy su Silvio Berlusconi e le donne: Basta Bunga Bunga.
["Nella classifica del Global Gender Gap (parità fra i sessi) stilata dal World Economic Forum per il 2010, l'Italia è 74ma, dopo la Repubblica Dominicana e prima del Gambia."]

I gioielli di San Francisco/1

Come ho scritto nella lettera al mio benefattore, una delle splendide mappe contenute nel libro di Rebecca Solnit si intitola Treasure Map: The Forty-nine Jewels of San Francisco.
Mentre aspetto pazientemente che il benefattore si faccia vivo, ho deciso di mostrare uno dei gioielli di cui parla Solnit, uno dei pochi che ho già visto. Si tratta di un gioiello un po' insolito, soprattutto perché puzza, ma è senz'altro carino.


Gioiello n.1 (n. 9 nel libro di Solnit)
I leoni marini del Pier 39.
 

"All'inizio questa colonia, che si pensa sia migrata dalle Seal Rocks, vicino alla Cliff House, era considerata un fastidio e una minaccia per la salute. Ma il Marine Mammal Center raccomandò di rimuovere le barche anziché le bestie, e così nacque una riserva naturale. Nei mesi di maggio e giugno, al Pier 39, si contano più di mille leoni marini".
(Rebecca Solnit, Infinite City, pag. 144. Traduzione mia.)


mercoledì 1 giugno 2011

La moralità delle americane: Scopri l'eroe in tuo marito

Dopo il post precedente, in cui mi sorprendevo di scoprire che l'adulterio - secondo un sondaggio Gallup - viene considerato immorale dal 91% degli americani, ho trovato questo articolo, in cui si parla di romanzi rosa (come quello dell'immagine, con il mitico Fabio in copertina) e si cita il libro Finding the Hero in Your Husband: Surrendering the Way God Intended(titolo meraviglioso). L'autrice, Juli Slattery, spiega che le donne, indifferenti agli stimoli della pornografia, utilizzano i romanzi rosa per le loro fantasie erotiche, e spesso, insoddisfatte del marito scarsamente eroico, passano dalla fantasia alla relazione extraconiugale. Tutta colpa di Fabio, insomma.

La moralità degli americani: un sondaggio

La società di sondaggi Gallup ha pubblicato ieri i risultati del suo annuale sondaggio su Values and Beliefs, ossia sui valori morali condivisi - e non - dai cittadini americani.



Sul sito della Gallup potete trovare altre tabelle e approfondimenti, tra cui questa su tre delle tematiche più controverse, suddivise per partito di appartenenza:


Queste, invece, sono le mie osservazioni.
  • La prima cosa che mi è saltata all'occhio è che l'aborto viene considerato immorale dal 51% (contro il 39%) degli intervistati. La pena di morte è invece immorale per il 28% (contro il 65% che la considera "moralmente accettabile"). Pazzesco.
  • Avere un figlio fuori dal matrimonio è immorale per il 41% delle persone (ma chi cavolo hanno intervistato?).
  • Le relazioni gay siano considerate moralmente accettabili dalla maggioranza della popolazione (56%, addirittura di più di quelli che non condannano chi genera un figlio fuori dal matrimonio). Lo stesso che indossare una pelliccia.
  • Decisamente sbalorditiva la condanna delle relazioni extraconiugali: solo il 7% le considera moralmente accettabili, contro un astronomico 91% che le condanna. La cosa più pazzesca di tutte è che l'infedeltà coniugale è considerata, secondo questo sondaggio, la cosa più immorale in assoluto. Anche più dell'aborto, per esempio. E naturalmente molto più della pena di morte.
  • Seguono, in ordine di immoralità, la poligamia (Accettabile solo per l'11%. Tutti mormoni, di sicuro), la clonazione degli esseri umani (12% di approvazione) e il suicidio (15%).
  • Il divorzio, il gioco d'azzardo e la ricerca sulle cellule staminali sono invece largamente approvati (69%, 64% e 62% rispettivamente). Anche il sesso fra un uomo e uno donna non sposati se la cava benino, con il 60%. La pena di morte è di poco meno accettabile del divorzio.
  • La pornografia è ampiamente condannata: accettabile solo per il 30%.
  • Infine, l'eutanasia se la gioca fra il sì e il no, con un 45% di accettabile contro un 48% di inaccettabile.
Non vi sembra che lo stesso sondaggio, in Italia, darebbe risultati diametralmente opposti?