venerdì 17 giugno 2011

Sul tradurre/2

Presto riprenderò la serie sui libri del buonumore, per la quale ho ricevuto tanti preziosi consigli, ma in questi giorni un po' frenetici mi affido alla limpidezza di Calvino per parlare ancora un po' di traduzione.

"Insomma, per il traduttore i problemi da risolvere non vengono mai meno. Nei testi dove la comunicazione è di tipo più colloquiale, il traduttore se riesce a cogliere il giusto tono dall'inizio, può continuare su questo slancio con una disinvoltura che sembra -che deve sembrare- facile. Ma tradurre non è mai facile; ci sono dei casi in cui le difficoltà vengono risolte spontaneamente quasi inconsciamente mettendosi in sintonia col tono dell'autore. Ma per i testi stilisticamente più complessi, con diversi livelli di linguaggio che si correggono a vicenda, le difficoltà devono essere risolte frase per frase, seguendo il gioco di contrappunto, le intenzioni coscienti o le pulsione inconsce dell'autore. Tradurre è un'arte: il passaggio di un testo letterario, qualsiasi sia il suo valore, in un'altra lingua richiede ogni volta un qualche tipo di miracolo. Sappiamo tutti che la poesia in versi è intraducibile per definizione; ma la vera letteratura, anche quella in prosa, lavora proprio sul margine intraducibile di ogni lingua. Il traduttore letterario è colui che mette in gioco se stesso per tradurre l'intraducibile."

Italo Calvino
 [Da: "Tradurre è il vero modo di leggere un testo". Relazione a un convegno sulla traduzione (Roma, 4 giugno 1982), "Bollettino di informazioni", XXXII (Nuova Serie), 3, sett-dic 1985, pp.59-63. Il grassetto è mio]

2 commenti: