Incontriamo l'avvocato da Starbucks un'oretta prima del colloquio, per le ultime raccomandazioni. Per distrarci, evidentemente, il nostro Clark Kent decide di raccontarci alcune orribili storie di perseguitati politici fuggiti da atroci dittature un istante prima di venire trucidati. Gli sono grata, perché in effetti solo un racconto così agghiacciante può distogliermi dall'ossessiva ripetizione del numero di telefono e del codice postale, che non riesco a ricordare neanche se mi prendo a martellate in testa.
All'ora prestabilita passiamo il metal detector ed entriamo nell'edificio. Dopo un'attesa non troppo lunga, durante la quale l'avvocato si informa - tra il divertito e lo scandalizzato - sulle ultime imprese di Berlusconi, vengo chiamata per l'interrog... pardon, il colloquio. Parto decisa, lasciando indietro i due uomini e pensando: "Tieni la testa alta, sorridi e fai la disinvolta con classe". Almeno non penso più al codice postale (ricordarsi un numero in un'altra lingua è molto più difficile, provare per credere).
La funzionaria non sorride per niente. Tanto per cominciare si incupisce appena vede che sul mio passaporto non c'è il form comesichiama verde, quello che di solito ti appiccicavano sul passaporto all'ingresso nel paese. Non sono sicura, ma mi sembra che da quando hanno introdotto l'ESTA il coso verde non lo appiccichino più, ma lei mi sembra che ignori l'esistenza dell'ESTA, e così decido di non insistere.
Le domande vertono soprattutto su quando e dove ci siamo conosciuti, e sulle prove che possiamo portare a sostegno della nostra storia. Niente dentifricio né codice postale. Ben presto la scrivania della funzionaria si riempie di foto, biglietti di auguri per il matrimonio, libri, articoli, buste indirizzate a entrambi, assicurazioni e documenti vari. Nel frattempo Jonathon tenta disperatamente di far ridere la funzionaria, e alla fine, con una mossa a sorpresa, la invita al barbecue che la sua famiglia ha organizzato in agosto per festeggiare il matrimonio. Ce l'ha fatta: la funzionaria ride!
Poi mi dice che presto riceverò la green card per posta. Ma prima che io riesca a elaborare del tutto il significato della frase, e a gioirne adeguatamente, si corregge. Se la mia richiesta verrà approvata, cioè. E poi prende un foglio e mette una crocetta sulla casella "Further review" (subito sopra quella che dice "Your request has been approved"). E ribadisce che vuole dare un'altra occhiata alla documentazione prima di decidere. Però almeno nel frattempo posso tornare in Italia con il mio Advance Parole.
Fuori, l'avvocato ci assicura che siamo andati bene e che si tratta solo di una formalità. Però, (inserire imprecazione a piacere), la lunga marcia non è ancora finita!
Mi viene l'ansia solo a leggerla, questa cronaca di...inter... colloquio.
RispondiEliminaIn bocca al lupo per il next step, magari davanti alla grigliata.
In effetti è stato uno dei momenti più ansiogeni degli ultimi anni. E poi il marito e l'avvocato saranno anche soddisfatti, ma io questa storia della "further review" non riesco a mandarla giù!
RispondiEliminaSiccome sei ansiosa, sono andata ad informarmi un po'. Lo sapevi che puoi monitorare l'iter online?
RispondiEliminaEcco: https://egov.uscis.gov/cris/Dashboard.do
Fossi in te, lo terrei d'occhio, cosi' non devi neanche aspettare la posta.
Cynthia, sei un TESORO!!
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