lunedì 30 giugno 2014

Postcards from New York/20. Una gita negli Hamptons

Rallegrata dalla notizia or ora ricevuta che la mia valigia è ricomparsa e verrà consegnata entro questa sera, devo però constatare che la sparizione di gran parte dei miei effetti personali non stava alterando più di tanto il mio equilibrio. Sarà forse perché ho passato parte del fine settimana in questo posto qui: 



Si chiama Westhampton ed è uno dei famosi Hamptons, le esclusive località balneari di Long Island a un paio d'ore di treno da Manhattan. Una coppia di miei amici ha comprato una... ehm... casetta vicino alla spiaggia, da dove si vedono tramonti




E da dove, se il jet lag vi sveglia alle cinque del mattino, potete anche vedere i cervi



sabato 28 giugno 2014

Postcards from New York/19. Il viaggio di Fantozzi

C'è un motivo se ho giurato che non sarei mai più passata per l'aeroporto di Heathrow. Troppo grande per riuscire a prendere una coincidenza se non si hanno almeno tre ore di tempo. Questa volta, però, io avevo tre ore di tempo. Peccato che l'aereo da Malpensa fosse in ritardo di due. Così, dopo una corsa angosciosa per arrivare all'imbarco, in mezzo a dieci miliardi di passeggeri la metà dei quali, chissà come mai, era davanti a me sulla corsia veloce che scorreva lenta come un bradipo morto, sono arrivata all'imbarco. Io sì, ma la mia valigia no. All'arrivo a JFK, i passeggeri del nostro volo British Airways hanno trovato ad attenderli 5 valigie. Le altre? Problema tecnico. Compilo il modulo per la ricerca della valigia, poi vado a prendere il SuperShuttle (il bus condiviso) per andare a casa dei miei suoceri. Di solito sono la prima a scendere, ormai conosco il percorso. Questa volta, però, c'è un autobus messo di traverso sulla corsia imboccata dal nostro furgone, tutte le macchine fanno retromarcia e prendono un'altra strada. L'autista mi dice che voleva accompagnarmi per prima, e invece sarò l'ultima. Vedo profilarsi davanti a me un altro paio d'ore da aggiungere alle cinquemila che ho già trascorso senza dormire, vabbè, cosa vuoi che sia. Invece l'autista si ostina a risvegliarmi dal coma per farmi scendere all'altezza di una fermata della metropolitana, e così eccomi proiettata nella gradevole serata estiva newyorkese con temperatura e umidità da giungla di Sumatra.
Il giorno dopo il clima migliora, ma io scopro che, oltre a essere senza telefono (per scelta), senza orologio (batteria scarica, sembrava facile trovare chi me la cambiasse) e senza vestiti (indosso quelli della suocera), ora per qualche motivo sono anche senza bancomat (non funziona) e quindi senza soldi. Per consolarmi mangio il mio primo bagel con salmone e cream cheese, ormai tradizionalmente il mio primo pasto quando arrivo a New York.


Poi passo qualche ora ad ascoltare la musichetta del call center dell'aeroporto, la cui addetta, una volta raggiunta, mi promette mentendo che la mia valigia è stata trovata e arriverà presto. Il bancomat viene prontamente sbloccato dalla banca, che lo aveva bloccato perché avevo fatto acquisti online dall'estero senza avvisarli che ero andata all'estero (cioè in Italia). Infine la sera mi rallegro assistendo a una commedia, la storica Der Ring Gott Farblonjet, una parodia wagneriana messa in scena da The Ridiculous Theatrical Company nella St. John's Lutheran Church del Village per le celebrazioni della Pride Week. 


Questo fine settimana vado al mare da un'amica. Il costume è nella valigia, ma il mio unico completo intimo sopravvissuto (quello con cui viaggiavo) è nero e sportivo e somiglia a un costume da bagno.  
 

martedì 24 giugno 2014

Dolci auguri

 
Anche quest'anno Amanda mi ha fatto degli auguri bellissimissimi, che vorrei condividere con voi. Eccoli QUI (insieme a una delle foto che ha scelto per illustrarli).

lunedì 23 giugno 2014

Nobody Brought Back Our Girls


Finita la campagna mediatica, nessuno cerca più le 234 ragazze nigeriane rapite il 22 aprile. Sono state vendute come schiave. Non ne hanno riportata indietro neanche una.


sabato 21 giugno 2014

Aggiornamenti pre-partenza

La partenza si avvicina e io accumulo bizzarri malesseri come afonia totale e cuore accelerato, quest'ultimo, per chi conosce le mie cronache della tiroide, un po' preoccupante, tanto che mi spinge a rifare le analisi - dopo appena un paio di settimane dalle ultime che mi davano in costante e pronunciato miglioramento - per partire un po' più tranquilla (?) verso il paese dove se mi ammalo sono cazzi miei. Intanto, fra i preparativi per la partenza che detesto quasi quanto la partenza stessa, faccio incetta di medicine come se stessi per inoltrarmi in una giungla inesplorata.

Tuttavia, oltre al ricongiungimento familiare, che è sempre una bella cosa, questa volta c'è qualcos'altro che mi aspetta laggiù, nel Paese del Terrore Sanitario. Vi ricordate quel libro su San Francisco di cui vi accennavo con allusioni sibilline? Bene, allora pare che lo scriverò. Maggiori dettagli in seguito, ora vado a godermi gli ultimi giorni d'estate (mentre mi curo la tosse che è subentrata all'afonia).


venerdì 13 giugno 2014

Quote of the day: John Maynard Keynes

"Instead of using their vastly increased material and technical resources to build a wonder city, the men of the nineteenth century built slums; and they thought it right and advisable to build slums because slums (...) 'paid', whereas the wonder city (...) would, in the imbecile idiom of the financial fashion, have 'mortgaged the future' (...).
The same rule of self-destructive financial calculation governs every walk of life. We destroy the beauty of the countryside because the unappropriated splendors of nature have no economic value. We are capable of shutting off the sun and the stars because they do not pay a dividend."  
John Maynard Keynes, "National Self-Sufficiency," The Yale Review, Vol. 22, no. 4 (June 1933), pp. 755-769


«Invece di utilizzare l’immenso incremento delle risorse materiali e tecniche per costruire la città delle meraviglie, gli uomini del Diciannovesimo secolo hanno creato ghetti e bassifondi; e ritenevano che fosse giusto così perché 'fruttano', mentre – nell’imbecille linguaggio economicistico – la città delle meraviglie avrebbe 'ipotecato il futuro'.
Questa regola autodistruttiva di calcolo finanziario governa ogni aspetto della vita. Distruggiamo le campagne perché le bellezze naturali non hanno valore economico. Saremmo capaci di fermare il sole e le stelle perché non ci danno alcun dividendo.»  
[Trad. it. in J.M. Keynes, Come uscire dalla crisi, a cura di P. Sabbatini, Laterza 2009, pp.101-3]


martedì 10 giugno 2014

La migliore guida di Berlino

Concludo (per ora) la serie di post su Berlino con un consiglio. Premetto che io detesto le guide di viaggio. Mi annoiano da morire, almeno quelle classiche, elenchi della spesa senza stile né personalità. Per Berlino invece ho usato quella di Chiara, che mi è piaciuta un sacco (cosa ve ne pare, potrei fare la pubblicitaria, no? Manca solo la musichetta). Poi ho conosciuto Chiara, e mi è piaciuta un sacco anche lei. Quindi vi consiglio entrambe, la guida di Chiara in formato libro, e Chiara la guida in formato Chiara.


Il libro è questo, e lo trovate QUI.

Chiara invece la trovate sul suo ottimo blog, berlino101, che alcuni di voi già conosceranno. Se andate a Berlino e volete farvi un giro con una persona simpatica, competente e appassionata, contattatela per una visita guidata.

venerdì 6 giugno 2014

Ich liebe Berlin (dopo il ritorno a Tamarrolandia)

Non ero affatto contenta di partire da Berlino, ovviamente, ma almeno una cosa del mio arrivo mi rallegrava un po': avrei finalmente provato il servizio di car-sharing che collega l'aeroporto di Malpensa con diverse località lombarde, fra cui il mio paesello. Avrei finalmente guidato un'auto elettrica! Zero inquinamento! Ah, finalmente un po' di civiltà anche da noi! 
Dopo qualche inciampo dovuto al fatto che il mio telefonino del 2001 non riusciva a gestire gli sms necessari per sbloccare la macchina, faccio un bel viaggio tranquillo con la macchinina silenziosa e il cambio automatico che appena ti ci abitui è proprio una pacchia. Arrivata verso le 22 al paesello di Laveno Mombello, scopro che i posti riservati al car-sharing (segnalati da cartelli con la riconoscibile scritta: DIVIETO DI SOSTA RIMOZIONE FORZATA, nonché dalle colonnine per la ricarica delle macchine elettriche) sono occupati abusivamente da macchine di tamarri in divieto di sosta. C'è rimasto solo un microspazio nel quale riesco a infilarmi chiudendo gli specchietti e strizzandomi poi come un'acciuga per scendere dalla macchina. L'addetto al call-center con cui parlo per farmi richiudere la macchina (v. sopra, telefonino del 2001 ecc. ecc.) mi spiega sconsolato che l'inconveniente del tamarro parcheggiatore abusivo si verifica due volte su tre, di giorno come di sera, in tutte le località dove è presente il car-sharing. E i vigili?!? Dove cazzo sono i vigili?!? Mentre sbraito al telefono arriva un gruppetto di tamarri che cerca di salire sull'auto parcheggiata di fianco alla mia. "Voi non dovete parcheggiare qui!!" gli urlo, e uno dei tamarri mi risponde: "Ehi, io non le ho mica detto niente, veda di non agitarsi." 
Io voglio tornare a Berlino immediatamente.
Eccola qui, guardate com'è bella. 

Una passeggiata a Treptower Park:


Street art:
 

Orti urbani:
Il bellissimo Prinzessinen-Garten
Mercatini dell'usato (questo è ad Arkonaplatz):
 



Serata con Wim Wenders (all'anteprima di Cathedrals of Culture):



Souvenir:

mercoledì 4 giugno 2014

Jonathan Franzen e Amazon

"Amazon vuole un mondo in cui i libri siano autopubblicati oppure pubblicati dalla stessa Amazon, i lettori si affidino alle recensioni su Amazon per la scelta dei libri, e gli autori si occupino della propria promozione. Un mondo in cui avranno successo le opere di chiacchieroni twittatori e millantatori, e di chi si potrà permettere di pagare qualcuno per sfornare centinaia di recensioni a cinque stelle (…) Amazon è sulla buona strada per trasformare gli scrittori in operai senza prospettive come quelli che i suoi fornitori impiegano nei magazzini, facendoli lavorare sempre di più per salari sempre più bassi e senza nessuna sicurezza sul lavoro, perché i magazzini si trovano in posti dove nessun altro assume manodopera. E più aumenta la fetta di popolazione che vive come questi operai, e più cresce la pressione per abbassare i prezzi dei libri e si acuisce la crisi dei libri tradizionali, perché chi non guadagna molto vuole intrattenimento gratis, e chi ha una vita dura vuole gratificazioni istantanee ('Spedizione gratuita entro 24 ore!')."

Da Il progetto Kraus, di Jonathan Franzen, Einaudi. Traduzione della sottoscritta - per Franzen - e di Claudio Groff - per Kraus.

domenica 1 giugno 2014

Cimiteri berlinesi

L'anno scorso mi ero innamorata di quello di Friedenau, dove sono sepolti Marlene Dietrich e Helmut Newton

Quest'anno ho scoperto quello di Bergmannstraße, dove c'è un condominio per passeri


I cimiteri tedeschi sono giardini meravigliosi, tutto il contrario dei nostri luoghi cupi e tristi. 


Qui la gente passeggia, si siede su una panchina a leggere, in alcuni può anche prendere un caffè all'aperto. Insomma, i vivi passano piacevolmente il tempo in compagnia dei morti.
E non solo i vivi umani.

Poco lontano c'è il cimitero di guerra di Lilienthalstraße. Qui le tombe sono appena visibili, e l'effetto è quello di un enorme, splendido giardino. (Se guardate bene, nella prima foto s'intravedono le lapidi.)