mercoledì 31 maggio 2017

Una gita a Vienna/1. Sacher e giardini

Io veramente volevo tornare a Siviglia e Granada. Purtroppo però, per quanto io adori la Spagna - e l'Andalusia in particolare - alla fine di maggio da quelle parti fa già troppo caldo per me. Così è partita la ricerca di un altro posto per il nostro fine settimana europeo. Prima candidata: Amsterdam. Viaggio accessibile, soggiorno caro. Scartata. Da lì abbiamo cominciato a studiare altre possibili destinazioni, tutte scartate perché il viaggio era troppo complicato o il soggiorno troppo caro. Cracovia. Budapest. Riga. Edimburgo. Dublino. Alla fine Mr K propone Vienna. Non è che mi ispiri tantissimo, però non ci sono mai stata. E poi penso: Sacher Torte. Ok, aggiudicato.

Vienna è una delizia. Il clima era perfetto, luminoso e ventilato, con serate tiepide che permettevano di approfittare dei magnifici ristoranti all'aperto (scorta di cene all'aperto prima di tornare nell'orrida terra nebbiosa dove l'estate non esiste e le cene all'aperto te le scordi). 
E comunque, prima di tutto, lei:


Mr K mi prende in giro perché faccio addirittura la coda per entrare nel Café Sacher (dove i camerieri, fedeli al luogo comune sui camerieri dei caffè viennesi, sono antipaticissimi), ma io ribatto che un conto sono quei poveretti di californiani che fanno la coda per mangiare una pizza, e un conto è fare la coda per mangiare il dolce più buono del mondo nel luogo che tuttora ne detiene il brevetto segreto. Lui, allora, per dimostrare che non cede al fascino della Sacher, ordina uno strudel. Mah.

Poi, i giardini. Vienna è verdissima, più verde persino di Berlino. Mentre nel mio paesello si mutilano centinaia di piante con potature scellerate (ultimamente va di moda la potatura di tipo "napalm", che consente di risparmiare sulle future potature per almeno dieci anni, sempre che l'albero, completamente privo di rami, non schiatti prima), io mi godo la verzura dei parchi viennesi, nella quale ogni tanto spunta un'inquetante ma fotogenica torre della contraerea


La prima giornata viennese si conclude con un'ottima cena - ovviamente in giardino - e poi con il bicchiere della staffa in uno scrausissimo bar di quartiere (noi stavamo nel distretto 2, Leopoldstadt, dalle parti del Prater che non mancherò di visitare) con la più grande collezione di giochi da tavolo che io abbia mai visto. Gli avventori dei tavoli accanto a noi giocavano rispettivamente a scacchi e a dadi (ciascuno lanciava i dadi sopra un libro per non fare rumore. I libri vengono lasciati sui davanzali esterni delle finestre - non solo di questo bar, ma di molte case e locali - così chi vuole se li prende. Dio, come sono civilizzati. Pensate che la metropolitana non ha tornelli: si fidano del fatto che abbiate il biglietto).

I giochi erano molti, molti di più. Peccato non avere un grandangolo

Qui finisce la prima parte del racconto della gita. Ultimamente sono un po' pigra con il blog, ma presto vi racconterò anche la seconda, che avrà come protagonisti la ruota sbagliata del Prater, le Eier im Glas, il jazz e un paio di piedi.