lunedì 28 dicembre 2015

Libri e viaggi per l'anno nuovo


Eccoci qua, domani parto per il mio viaggio.
Stamattina ho spedito il libro finito, che adesso comincia un nuovo viaggio da solo.
Nel frattempo ho cominciato a leggerne altri, che adesso se ne stanno tutti lì non finiti e mi toccherà portarmeli dietro.
Per rinfrescarmi l'antica passione springsteeniana ho cominciato l'ottimo Badlands di Alessandro Portelli. Poi sto leggendo i meravigliosi racconti di Michele Mari, Tu, sanguinosa infanzia. Poi avrò con me anche i racconti di Antonio Pennacchi Shaw 150, e poi M Train di Patti Smith... e poi vedremo, non ho ancora cominciato a fare la valigia.
Buon anno a tutti!

lunedì 21 dicembre 2015

Una foto gioiosa

Una donna siriana liberata si strappa di dosso la palandrana nera mentre entra nel territorio controllato dai curdi. 


mercoledì 16 dicembre 2015

Una telefonata nel passato

L'ultimo racconto del mio libro parla dei jeans di Bruce Springsteen, che alcuni di voi ricorderanno da un post di qualche anno fa
Il racconto naturalmente è molto diverso dal post, e per scriverlo ho dovuto fare alcune ricerche. La prima cosa che mi ha colpito è la totale scomparsa del signor Amato, che fu un protagonista importante di quel viaggio eppure è stato dimenticato. Non so altro che il suo cognome e il posto dove lavorava nel 1985. Forse potrei rintracciarlo assumendo un detective per controllare i registri dell'aeroporto LaGuardia, ma non credo che sia il caso. Mi resta però questa strana sensazione di un buco nero temporale che si è inghiottito il mio passato.
Come ricorderà che ha letto il post, un ruolo importante in quella vicenda venne svolto da Ralph il sarto, e siccome qualcuno con il suo nome risulta in effetti rintracciabile sulla guida telefonica del New Jersey, ieri sera ho deciso di telefonargli. Ora, immaginatevi cosa avrà pensato questo signore ricevendo la telefonata di una tizia che gli dice che chiama dall'Italia e ha una foto del suo - forse - negozio scattata trent'anni fa e sarebbe così gentile da dare un'occhiata alla foto e dirle se quello era effettivamente il suo negozio? Dopo un po' ha capito - più o meno - cosa volevo, e in tono brusco e con fortissimo accento broccolino mi ha detto: "sì, sì, manda pure la foto". E io: "com'è il suo indirizzo e-mail?". E lui: "90 East Street..." "No, no, mi serve l'indirizzo e-mail." "Ma non ho capito, vuoi mandarmi la foto sì o no?" "Sì, certo, gliela manderei via e-mail." "Niente e-mail, io non ce l'ho l'e-mail." Occazzo. "Ah, va bene, ma può dirmi da quanto tempo è aperto il suo negozio?" "Siamo aperti il lunedì, il martedì..." "No, no, intendevo da quanti anni." "Come sarebbe, da quanti anni?" "Il suo negozio c'era già nel 1985?" "Questo negozio è aperto da sessant'anni." Ok, è lui.
(P.S.: vi invito a leggere il commento di Matteo Telara qui sotto per scoprire il finale della scena.)

mercoledì 9 dicembre 2015

Una gita al Monte Rosa con le foto di Mr K

Lunedì abbiamo fatto una bella gita sul Monte Rosa, partendo da Macugnaga e prendendo la funivia fino al passo del Monte Moro, a 2800 metri. La neve non c'è, cioè, quella che vedrete è solo una spolverata di neve ghiacciata, sufficiente a rendere così sdrucciolevole la discesa per il rifugio da costringermi a percorrerla con il culo, ma del tutto insufficiente per gli sciatori, e infatti gli impianti erano chiusi. A noi comunque non ce ne fregava niente perché non sappiamo sciare. In teoria siamo andati fin lassù per camminare un po', ma a causa della neve sdrucciolevole ci siamo limitati ad abbuffarci al rifugio e poi siamo ridiscesi. 
Io avevo con me la mia fantastica macchina fotografica con lo zumone, ma dopo pochissime foto, tra cui questa graziosa madonnina che vi mostra anche quanto siano pelate le cime


la batteria mi ha abbandonata. Ma niente paura! Anche Mr K aveva portato la sua macchina fotografica. Eccolo qui, infatti, che la prepara


Ha scattato centinaia di foto, e io ho scelto per voi le più belle. Così ora posso felicemente illustrare la gita con le meravigliose foto di Mr K. Cliccateci sopra se volete vederle in tutto il loro splendore. Lui non le ha viste, perché, per dirla con parole sue, i suoi sono esperimenti che non riguarda mai. Forse ora capirete perché.

Macchinario montano con dettaglio:



Tracce nella neve:


Dettagli del rifugio:



A tavola:










Paesaggi e ritratti:

Natura morta:

Dalla funivia: la serie "Siberia":

Food porn:

Bricco del tè da distanza molto ravvicinata:

Alcune luminose immagini del viaggio di ritorno:














Sul traghetto:


Ritratto di un'amica:


mercoledì 2 dicembre 2015

La marcia per il clima versione lacustre

Domenica, in un paesello vicino al mio paesello, abbiamo marciato per il clima. C'era tanta gente, tipo quattro o cinquemila persone, e c'era anche la banda del paesello. Non avevo mai fatto una manifestazione con la banda. C'erano anche tanti animali


e poi persone di tutte le età


e tanti colori




Poi tanto si sa che i cosiddetti grandi fanno i loro intrallazzi e se ne sbattono del clima, però insomma, è stata una bella giornata.
Ah, pare che il mio libro uscirà in maggio.
 

venerdì 27 novembre 2015

Cronache della tiroide/7 (e anche un po' d'arte)

Bene bene, la visita di controllo dopo la sospensione dei farmaci è andata bene, le analisi sono quasi ottime, per ora la mia tiroide si è rimessa al lavoro. In questi casi le recidive sono sempre in agguato, però, e così dovrò continuare a fare visite di controllo ogni sei mesi. E se c'è un ritorno dei sintomi, dice il medico, subito bollino verde. Eh, già, dove lo trovo il bollino verde nella terra del turbocapitalismo? Ah, lei passerà tre mesi negli Usa, mi dice il medico. Eh, mi dispiace, non so cosa dirle. L'assistente gentile, quella che conosce la mia situazione e legge Franzen, mi dice di portarmi dietro tutte le medicine e di fare subito le analisi al primo ripresentarsi dei sintomi. Con i risultati in mano, dall'Italia potranno prescrivermi le dosi dei farmaci. Annuisco, ripensando con orrore ai miei brevi contatti kafkiani con la sanità americana. Per farmi le analisi del sangue dovrò vendere un rene. Non sono sicura che ne valga la pena.

Comunque dopo la visita sono andata a Milano a vedere qualcosa di bello. Consiglio caldamente la Fondazione Prada, che questa volta ha una fantastica mostra di Gianni Piacentino e nuove opere un po' dappertutto. Dal corridoio che conduce nel salone Deposito (quello dove nel post precedente c'erano le macchine) si vede, oltre la porta, una porzione di una statua gigantesca che è palesemente un Giacometti. Prima ancora di pensare che Giacometti non ha fatto statue così grandi, la indico e dico: "Ehi, guarda, un Giacometti!" Poi varco la soglia e scoppio a ridere. L'effetto è davvero esilarante. L'opera è di John Baldessari e si chiama The Giacometti Variations. (Come mi ricorda Grazia in un commento qui sotto, quest'opera è costata un processo - secondo me del tutto assurdo - a Baldessari e alla Fondazione Prada. Andate a leggere il suo post, dove il caso è spiegato benissimo.)


D'altronde Baldessari è divertente e irriverente fin dagli anni '70. Guardatevelo nel fantastico video I Am Making Art.

sabato 21 novembre 2015

Addio Ebola: un video felice

Dalla Sierra Leone finalmente libera da Ebola, sulle note del brano Afrobeat Azonto suonato dai rapper Block Jones e Freetown Uncut, guardate la felicità di questa gente che è uscita da un incubo. A me ha rallegrato la giornata. 


martedì 17 novembre 2015

Ma perché i racconti no?

Allora, l'editore c'è. Devo solo scrivere l'ultimo racconto. Nel frattempo leggo tantissimi racconti e mi innamoro sempre di più di questo genere così sottovalutato, negli Usa ma più ancora in Italia.
Nella mia carriera di traduttrice ho tradotto splendide raccolte di racconti, da Dogwalker
Intanto, un po' di pubblicità
di Arthur Bradford a Infanticidi di T.C. Boyle, da Il pesce rosso segreto e Il punto di David Means, da Ragioni per vivere di Amy Hempel a Ho sempre amato questo posto di Annie Proulx, da Il libro dell'ignoto di Mr K (alias mio marito) a Di cosa parliamo quando parliamo di Anne Frank di Nathan Englander, da È così che la perdi di Junot Díaz a Fine missione di Phil Klay, vincitore del National Book Award.
Eppure gli editori sono tutti concordi: i racconti non vendono. Qualche mese fa ho incontrato a una festa un agente che aveva in lettura i miei racconti. Si è presentato e mi ha detto: "Sì, abbiamo ricevuto i suoi racconti, li leggeremo. Ma mi dica: quando scriverà un romanzo?" La prima cosa che mi ha detto.
È una questione annosa, si sa. Ma neppure gli editori sanno il perché. È un cane che si morde la coda? Gli editori non spingono i racconti e quindi i lettori li considerano roba di serie B e quindi non li comprano e quindi gli editori non spingono i racconti? Prima la pensavo così. Ma ultimamente ho parlato con editori che hanno cercato invano di promuovere racconti bellissimi. E allora perché? Mah. Io intanto continuo a godermeli. Ultimamente, nella pila accanto al letto si sono avvicendati: Margaret Atwood, Alice Munro, Dino Buzzati, William Vollmann, Lydia Davis, e altri ne arriveranno ancora. E per adesso non ho nostalgia dei romanzi.

lunedì 9 novembre 2015

Ritorno a Torino

Dopo ben quattro anni di assenza siamo finalmente tornati a Torino. E come l'altra volta siamo stati benissimo. Abbiamo apprezzato la gentilezza delle persone (il proverbio dice che la cortesia dei torinesi è falsa... bah. Non potete dire di aver visto un sorriso veramente falso finché non siete stati in California), le iniziative culturali, e naturalmente il cibo.
Siamo stati ad Artissima, che ho trovato noiosa come tutte le fiere d'arte, ma poi abbiamo visitato The Others, l'affollatissima fiera "alternativa" che da tre anni si tiene nella cornice spettacolare delle ex carceri Nuove. Qui gli espositori stanno nelle celle 

Foto da QUI
e le performance si tengono nell'inquietante sala centrale 

Foto da QUI
In questi due giorni e mezzo abbiamo mangiato ovviamente benissimo (consiglio anche a voi i ristoranti dove ci hanno portato i nostri amici: la mitica trattoria Valenza in via Borgo Dora e l'ottimo L'Angolo di Parin a San Salvario, dove non ho saputo resistere a un enorme piatto di cardi in bagna cauda). 

Abbiamo rivisto cari amici e ne abbiamo incontrata una nuova: Simona del blog Gattosandro viaggiatore, che ci ha accompagnati a The Others e ci ha raccontato che a Torino la gente va ancora al cinema durante tutta la settimana (lei lavora in un cinema, perciò lo sa bene). A volte in questa città sembra che il tempo si sia fermato, ed è una sensazione molto piacevole.

Infine sabato ho portato Mr K a vedere il Castello di Rivoli, facendo un viaggio un po' allucinante con l'autobus 36 che passa da zone non proprio bellissime, oltre a essere strapieno e a trasportare, proprio davanti a noi, un tizio inquietante che ascoltava musica orrida a tutto volume e la canticchiava accompagnandosi con mossette di danza. Però una volta arrivati a Rivoli tutta la bruttura viene compensata e si rimane proprio a bocca aperta.


The sun has no money, Olafur Eliasson, 2008


martedì 3 novembre 2015

Le more di plastica

Tornando al minicorso sulle erbe selvatiche che ho seguito una mattina al Golden Gate Park, mi è tornato in mente un aneddoto che ci ha raccontato Leda Meredith, l'esperta che teneva il corso.

Prima però vi faccio vedere un paio di altre cose fra quelle che abbiamo visto.
La prima è il wormwood, cioè il famoso assenzio, quello del liquore. Non sapevo che fosse così bello (e che si trovasse letteralmente dappertutto: l'ho visto un sacco di volte senza sapere cosa fosse)



La seconda è questa pianta che si chiama tetragonia, o spinacio della Nuova Zelanda. Si mangia cotta come gli spinaci o cruda in insalata; l'abbiamo assaggiata ed è buonissima! Ah, se trovate in giro questa o altre piante e volete portarvene un po' a casa da mangiare, ricordatevi di cogliere la parte in cima al gambo, perché così la pianta può rigenerarsi.



Poi c'è la lobularia, o alisso, che avrete visto un sacco di volte ma che forse non avete mai assaggiato. Provate i fiori in insalata: malgrado il profumo dolce, sanno di senape.



E per finire, queste le conoscete tutti, vero? Leda ci ha raccontato che spesso tiene giornate come questa per gli alunni delle scuole. Un giorno, mentre portava in giro una classe delle elementari insieme ad alcuni genitori, ha trovato un bel cespuglio di more. I genitori, malgrado lei fosse lì come esperta di erbe selvatiche pagata dalla scuola, si sono rifiutati di far assaggiare le more ai loro figli, temendo che fossero chissà quali frutti velenosi. Qualche ora dopo, Leda ha visto uno di quei genitori fare la spesa in un negozio e comprare more e lamponi dentro le loro belle scatoline di plastica.



mercoledì 28 ottobre 2015

Una nuova Nancy Mitford e un'intervista alla sottoscritta




«Dunque, Fanny, secondo te con questo quanti fanno?».
«Quanti cosa, zio Matthew?».
«Quanti mariti ha avuto finora la Fuggiasca?».
«I giornali dicevano sei…».
«Sì, ma è assurdo. Hanno dimenticato gli africani: sono almeno otto o nove. Io e Davey stavamo cercando di contarli. Tuo padre, il suo testimone di nozze e il migliore amico del testimone fanno tre. Questo ci porta in Kenya e a tutte quelle storie piccanti, le frustate e l’aeroplano e il francese che l’ha vinta alla riffa. Davey non è sicuro che l’abbia sposato, ma concediamole il beneficio del dubbio: quattro. Rawl e Plugge fanno cinque e sei, Gewan sette, il giovane che scrive libri sulla Grecia – relativamente giovane, potrebbe essere il padre di quest’ultimo – fa otto, e il nuovo ragazzo nove. Non mi viene in mente nessun altro, e a te?».
(Traduzione mia)


E visto che si parlava di copertine, questa è proprio una meraviglia.


Ecco, e poi Matteo Telara mi ha intervistata per il blog La poesia e lo spirito. C'è anche una domanda sul mio libro e una su Mr K (che in questo momento si trova qui e io lo invidio tantissimo).


domenica 18 ottobre 2015

Un'altra possibile copertina

Stavo riascoltando un po' di Bruce, perché nel mio libro ci sarà anche lui, e mi sono sorpresa a provare ancora le stesse emozioni, dopo tanti anni. Insomma, ho pianto come una fontana. Sono contenta di non essere cambiata. 
Allora, cosa ve ne pare di questa meravigliosa foto? Sono Bruce e Clarence "Big Man" Clemons, che oggi non c'è più, alla fine di Thunder Road, durante il mitico tour del 1985. 
Ah, e l'altra che mi fa sempre piangere naturalmente è questa
(E comunque, ripensandoci a occhi asciutti, questa foto non andrebbe bene come copertina, però è meravigliosa lo stesso.)


mercoledì 14 ottobre 2015

Scrivere e tradurre. Ovvero: come va il tuo libro?

Bene, grazie, ho ancora tre racconti da scrivere e poi sarà finito. Mi piacerebbe che questa fosse la copertina, ma non c'entra quasi niente e quindi non lo sarà. Oppure mi piacerebbe questa.


Ma volevo dire una cosa. Scrivere è faticoso. Almeno per me. Molto più faticoso che tradurre. Quando traduco lavoro sulle parole e quelle vengono fuori senza sforzo. La trama è già pronta, l'ha scritta qualcun altro. Io devo lavorare "solo" sulla lingua, sul tono, sull'ironia o sulla drammaticità, sull'eleganza o sulla sciatteria da rattoppare un po'. Creo, sì, ma creo lingua, non storie.
Quando scrivo è diverso, perché non solo devo lavorare sulla lingua, ma devo anche inventare un mondo, dei caratteri, delle vicende, delle emozioni. Quando ho finito di farlo sono soddisfatta, o quasi soddisfatta, perché quello che ho scritto non mi piace mai fino in fondo, perché quando scrivo sono pignola come quando traduco, ma nella traduzione so quando mi sono avvicinata il più possibile alla perfezione, e nella scrittura no. C'è sempre qualcosa che si può ancora aggiungere o togliere o limare. E così tradurre è per me un lavoro relativamente facile, alla fine della giornata sono stanca ma di una stanchezza tenue, di quelle che passano con una doccia. Scrivere mi stanca molto di più, è come sollevare pesi con la mente. Sento che il mio cervello deve fare uno sforzo fisico, utilizzare muscoli poco allenati, esercitarsi a prevedere, modellare, incastrare, levigare, collegare. E poi per tradurre non ho bisogno di essere dell'umore giusto. Quando traduco entro subito nella storia, nella lingua, mi mimetizzo perfettamente e vesto i panni dell'autore e della sua narrazione. Quando scrivo, invece, i panni sono i miei, e se non mi piacciono devo aspettare che cambino, altrimenti la mancanza di autostima, già normalmente un fattore problematico, diventa paralizzante. In questi casi la traduzione diventa un rifugio sicuro, un posto tranquillo dove mi muovo a mio agio e conosco perfettamente il terreno. Per fortuna posso sempre tornare lì a riprendere sicurezza, prima di uscire di nuovo a esplorare faticosamente il mondo della creatività totale, dove la libertà inebria ma fa anche un po' paura.

domenica 11 ottobre 2015

Diciotto eroi normali

Il Presidente della Repubblica li ha premiati "motu proprio", nove uomini e nove donne che si sono distinti per "impegno civile e di dedizione al bene comune". C'è il cittadino del Bangladesh che, pur essendo immigrato clandestino e quindi passibile di espulsione, si è tuffato nel Tevere per salvare una donna che stava annegando; c'è il medico che si è ammalato di Ebola in Sierra Leone (e per fortuna è guarito); ci sono due donne che salvano i naufraghi del Mediterraneo; c'è il soccorritore alpino; c'è l'uomo che ospita a casa sua sei profughi; ci sono due anziani insegnanti che insegnano l'italiano ai profughi. L'elenco completo lo trovate QUI. E QUI le loro foto.
Insomma, per citare il solito Calvino, queste persone ci aiutano a "cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."


giovedì 8 ottobre 2015

Mr K e l'albero più vecchio del mondo

Domattina all'alba Mr K partirà per un'avventura che un po' gli invidio e un po' no. Non gli invidio il fatto che si alzerà alle 5 per farsi 11 ore di macchina, ma soprattutto non gli invidio il fatto che dormirà in tenda per tre giorni. Però lo invidio tantissimo per il posto magnifico dove andrà per preparare il suo prossimo progetto, per ora segreto. Il posto è Mount Washington, nel Great Basin National Park, un posto selvaggissimo dove vivono gli alberi più antichi del mondo, i bristlecone pines, o pinus longaeva, che in italiano ha il nome un po' ridicolo di Pino dai coni setolosi dell'Ovest.
Se tutto va bene dovrà tornarci, e allora potete star certi che lo seguirò. Per adesso lo mando avanti a mo' di pioniere.
 
Questi (foto da QUI) sono i bristlecone pines rimasti nella zona dove si trovava Prometheus, l'albero di circa 5000 anni abbattuto da una testa di cazz... ehm, da uno studente a scopo di ricerca nel 1964

lunedì 5 ottobre 2015

Raccogliere erbe selvatiche al Golden Gate Park/1

In una delle mie domeniche libere, prima di partire, ho partecipato a un piccolo corso di foraging, cioè raccolta di erbe selvatiche da mangiare, nel Golden Gate Park. Avevo già fatto un corso del genere anche in Italia, nei boschi vicino a casa, e dalla mia nonna avevo già imparato le delizie delle ortiche e dei verzitt.

Qui la signora Leda Meredith, esperta di foraging, ci fa vedere un sacco di erbe commestibili (la maggior parte arriva dall'Europa e ce le abbiamo anche noi) e ci spiega come prepararle. Le proprietà medicinali le trovate nei link.

Tipo questo dock, che in italiano si chiama lapazio ed è citato anche da Manzoni nei Promessi Sposi. I semi sono proteici e si possono aggiungere al muesli. Quando fa freddo si possono consumare le foglie cotte, che con il caldo diventano troppo amare per poterle mangiare, ma restano buone per le loro proprietà medicinali.



Questa è l'Ajuga reptans, da noi detta bugola. Con le foglie si fa un tè che cura il mal di gola. 



Il woodsorrel, cioè la nostra acetosella dei campi, di cui si mangiano in insalata baccelli, foglie e fiori



Ok, questa la conoscete tutti. Anche lei è buona in insalata (foglie e fiori)



Questa è nativa americana, si chiama Evening Primrose (da noi enagra). Le foglie si mangiano in insalata come la rucola, le radici somigliano ai ravanelli, i semi si usano come i semi di papavero.



Questi invece sono gli italianissimi chiodini che il mio vicino mi ha portato l'altro giorno e che ho fatto trifolati


Altre erbe nella prossima puntata!

1/Continua.