Sopra di noi vivono le cheerleader. Le cheerleader sono ventenni, bionde, toniche, parlano come se avessero quattro patate in bocca e soprattutto hanno ingoiato un megafono da piccole. Di giorno indossano maglietta e calzoncini e si dedicano al loro sport preferito, che consiste nel camminare avanti e indietro per l'appartamento pestando bene i piedi. Di sera organizzano cene alle quali è rigorosamente vietato parlare in un tono di voce inferiore ai 110 decibel (motosega a 1 m. di distanza), anche se nessuno capisce cosa si dicono, sempre per via delle suddette patate (e anche perché, naturalmente, non ce ne frega un cazzo di cosa dicono queste subumane). Ieri sera, sentendo i suoni belluini che uscivano dalle loro gole, ho avuto l'impressione che litigassero, e allora i decibel hanno superato la soglia del dolore (130) per avvicinarsi pericolosamente alla soglia massima, 300, raggiunta solo durante l'eruzione del Krakatoa nel 1883. Poi in genere escono, verso le 23.30, lasciando le loro vittime nella pia illusione che ci sarà silenzio fino al mattino. Di solito invece rientrano verso le 2-2.30 e ricominciano gli allenamenti del loro sport preferito, la camminata elefantiaca, scegliendo preferibilmente come palestra la camera da letto che sta direttamente sopra la nostra. Al mattino, con grande sfoggio di energia, le cheerleader attaccano a cantare con la loro voce megafonica verso le 8, poi ricominciano ad allenarsi. Per allenare anche le braccia, oltre che le belle gambe toniche da californiane, spostano mobili e fanno rimbalzare oggetti. Il tutto, naturalmente, mentre emettono quei fragorosi suoni inconsulti che probabilmente servono a comunicare un qualche significato intelligibile.
Preferisco non descrivere nei dettagli cosa penso delle cheerleader, e soprattutto cosa auguro loro. Basti dire che la cosa che più mi dà fastidio in assoluto, fra tutte le cose fastidiose del mondo, è il rumore. Soprattutto se mi impedisce di dormire.
A chi mi esorta a non rinunciare ai miei sogni, posso dire che ho già trovato un nuovo sogno (a parte quello di fare molto male alle cheerleader). Andare a vivere in un posto così: