venerdì 30 dicembre 2016

Un viaggio fortunato


Per Natale La Mamma voleva regalarmi un viaggio a SF in business class.

Io ero tentata di accettare, devo dire la verità. Da tempo teorizzo il fatto che il jet lag non esiste, ma è solo un effetto delle condizioni infernali in cui le maledette compagnie aeree ci costringono a viaggiare, con le ginocchia in bocca e i sedili studiati appositamente per contrarre il collo, stortare la schiena e provocare emboli nelle gambe. E così per un momento ho accarezzato l’offerta della Mamma. Ma poi la mia indole frugale – incoraggiata da Mr K, che sarebbe un eufemismo definire un uomo parsimonioso – ha prevalso, e ho risposto alla Mamma che con i soldi di un viaggio in business class mi ci pagavo una vacanza di una settimana (come se ci andassi mai, in vacanza per una settimana), e che non era il caso di sprecare così tutto quel prezioso denaro. Lei allora, che non sa usare il computer e quindi non avrebbe potuto procedere da sola all’acquisto, ha detto “vabbè, fai come ti pare”, senza però capire bene perché fossi così idiota.

Il viaggio è cominciato maluccio, con l’aereo per Londra in ritardo. Di poco, solo venticinque minuti, però non si sa mai, si comincia con un ritardino e si finisce per perdere la coincidenza. La mia mente abituata a pensare sempre al peggio si stava già lanciando in scenari terrificanti, quasi tutti per la verità già accaduti – 1) aereo preso dopo una corsa affannosa per tutto Heathrow e una coda apocalittica ai controlli di sicurezza (1a: arrivo a SF con perdita della valigia [1aa: valigia consegnata dopo qualche giorno; 1ab: smarrimento definitivo della valigia, con conseguente perdita di innumerevoli oggetti insostituibili]; 1b arrivo a SF con tiroide sballata a causa dell’ansia); 2) aereo perso dopo una corsa affannosa eccetera (2a: dopo una sfuriata con il personale di terra, ottengo un voucher per una notte in albergo perché il mio nuovo volo partirà almeno l’indomani, o forse anche più tardi, visto che adesso sotto le feste tutti i voli sono pieni, e magari finirò persino col perdere il concerto di Maceo Parker del primo gennaio, per non parlare della valigia; 2b: dopo una sfuriata con il personale di terra non ottengo nessun voucher e mi tocca dormire per terra in aeroporto).

L’aereo parte in orario nel suo piccolo ritardo, passa sopra le Alpi spelacchiate e la Manica (scorgo in lontananza le Bianche Scogliere di Dover) e arriva a Londra in orario. Telefono alla Mamma per avvisarla che va tutto bene. Lei per rispondere esce dal negozio del parrucchiere – dove il cellulare non prende – con la testa bagnata e mi avvisa che se prenderà la polmonite sarà colpa mia.

Mi siedo tranquilla, trovo una presa per il computer e aspetto l’imbarco. C’è un sacco di gente, non capisco perché se ne stanno tutti in piedi a fare la fila, tanto sull’aereo il posto non te lo ruba nessuno. Quando la fila si sta esaurendo mi alzo e mi avvicino alla hostess. Lei prende la mia carta d’imbarco e fa una pausa. Guarda il computer. Io subito penso “ecco, mi hanno ritirato la green card. Mi hanno cancellato il biglietto. Mi vogliono arrestare.” La hostess dice: «You’ve been upgraded to business class». Eh? Ci dev’essere un errore. Come mai?, le chiedo. «It’s complimentary». È un omaggio. (Leggi: hanno fatto overbooking e mi mettono in business perché non hanno più posti in economy.)
Prima di salire in aereo richiamo la Mamma e le comunico la splendida notizia. Lei, con la testa ormai asciutta, esulta.

Adesso sono seduta su una poltrona comodissima, con lo schienale reclinabile fino alla posizione orizzontale e uno sgabello per stendere le gambe. Ho in dotazione un paio di cuffie professionali e un piumone. Mi hanno portato un sacchetto pieno di roba: calzine, mascherina, tappi per le orecchie, biro, burro cacao, crema per il viso e crema per le mani, spazzolino e dentifricio. Sotto di me c’è un cassettino dove ho messo le scarpe e le altre cose che non mi servono. Sono circondata da gente ricca, e non oso schiacciare tutti i bottoni che spuntano dal sedile per non far vedere che sono un’intrusa. Prima del decollo uno steward con dei modi da cameriere della Regina mi ha gentilmente suggerito di salvare il documento che stavo scrivendo, perché presto avrei dovuto riporre il computer. Poi me lo ha riposto lui per non farmi alzare. Secondo me ha capito che sono un’intrusa, perché lo ringrazio continuamente. Ha insistito anche, con aria complice, perché accettassi un bicchiere di vino. Per pranzo ho scelto dal menu, fra tre antipasti e quattro portate principali. Insieme all’antipasto – ho ordinato “Insalata di funghi selvatici, uova di quaglia e carciofi con crema di tartufo e biscotti alle olive nere” – è arrivata un’insalatina, e io mi sono scofanata tutto pensando “però, un po’ misera questa portata principale” (si fa presto ad abituarsi al lusso), e mi sono scolata il bicchiere di vino in tre sorsi convinta che fosse finita lì. Invece l’insalatina era solo un piatto di mezzo, poi è arrivata la mia “Insalata fredda di gamberetti di Ras El Hanout [non chiedetemi che roba è] saltati in padella con carote e zucchine a julienne, couscous al limone e salsa Espelette [vedi sopra]. Ho mangiato un paio di pregiati cioccolatini e rifiutato il formaggio e il pudding al cioccolato. Poi sono andata in bagno, e il bagno è grande. Cioè, doccia a parte, è più grande di quello di casa mia.
I film fanno cacare come quelli dell’economy, ma non importa. Adesso lavoro un po’ e poi mi sdraio e magari addirittura DORMO.

Grazie Mamma, lo so che materialmente non sei stata tu, però in qualche modo sei stata tu lo stesso.



martedì 27 dicembre 2016

Cose belle da fare laggiù

Autoincoraggiamento pre-partenza.

Sperando che l'arrivo vada meglio dell'anno scorso, sembra che per il resto ripeterò per filo e per segno le stesse lamentazioni ma anche le stesse note positive di allora. Cioè, a San Francisco in questi giorni fa un freddo becco (mentre oggi sul mio balcone italico c'era l'inquietante temperatura di 22°), passeremo l'ultimo dell'anno con dei cari amici e la sera del primo ancora al concerto del grande Maceo Parker.

Le novità invece cominceranno dal 10 gennaio, quando andrò a sentire Zadie Smith (che sto traducendo or ora) in conversazione con Dave Eggers per la serie City Arts & Lectures.

Il 21 gennaio parteciperò alla Women's March di San Francisco, per protestare contro l'insediamento del Mostro. La manifestazione principale sarà a Washington, ma mi sono lasciata convincere da Mr K - che non è proprio un manifestatore nato - a rimanere più vicina a casa. La mia impronta ecologica tirerà un sospiro di sollievo, e sono sicura che anche la marcia di San Francisco sarà molto intensa e partecipata. 





sabato 24 dicembre 2016

sabato 17 dicembre 2016

Persone dell'anno: l'Incubo e la Dignità



Sull'Incubo, QUI trovate una lista, non ancora completa, dei membri del futuro governo Usa. Per chi legge l'inglese, QUI c'è un interessantissimo articolo che spiega molte cose.

Sulla Dignità, QUI le motivazioni della scelta di Emma Bonino come persona dell'anno.

domenica 11 dicembre 2016

Mike Pence e il dominionismo

Chi ha letto il mio libro ricorderà il racconto sulle religioni degli Usa. Bene, fra le tante che devo ancora esplorare c'è il dominionismo, che è la religione (anzi, la "teologia") a cui viene associato Mike Pence, il futuro VP degli Stati Uniti. 

Dalla scheda del libro "Fascisti americani" di Chris Hedges, pubblicato nel 2009, ecco chi sono i dominionisti:

"Chi sono i fascisti americani? In che modo stanno influenzando la politica e la società statunitensi? Il Premio Pulitzer Chris Hedges mostra che in America esiste un movimento pienamente fascista ma che esso non è composto da anacronistici epigoni di Hitler e Mussolini. Molto attivo, influente e "americano", lo chiamano "movimento dominionista", poiché i suoi esponenti interpretano in senso stretto il passo della Genesi in cui Dio conferisce all'umanità il dominio su tutto il creato. Non è un fondamentalismo evangelico che predichi l'innocuo ideale di una vita ascetica, ma una vera organizzazione politica secolare, che mira a fondare una nazione cristiana. Per riuscirci, nell'arco degli ultimi vent'anni, si è infiltrata nel governo, si è unita alle lobby economiche, si è finanziata con contributi privati, sfruttando in maniera demagogica il disagio delle classi medie impoverite. Il movimento sostiene l'ideale di una famiglia rigidamente patriarcale, la sottomissione delle donne e dei figli, la necessità di "curare" gli omosessuali, un'economia spietatamente liberista, il ricorso alla violenza armata contro gli infedeli musulmani e gli intellettuali laici. Il suo obiettivo è la nascita di uno Stato confessionale assoluto. Con ampi e sconvolgenti esempi di quanto accade dentro le chiese, i convegni e i raduni della Destra Cristiana, Hedges svela il male oscuro che insidia dall'interno la democrazia americana, di certo rafforzata dall'elezione di Barack Obama ma non ancora in salvo."

mercoledì 7 dicembre 2016

Buon compleanno, Tom

Foto di Guido Harari

La mia storia su Tom la conoscono i miei amici, e qualcuno dice che dovrei scrivergli una lettera per raccontargliela, perché forse lui ne tirerebbe fuori una canzone. Ho provato a scriverla, per un po' ho persino giocherellato con l'idea di inserirla nel mio libro, ma non ce la faccio, è troppo personale, troppo dolorosa, e quando si scrive qualcosa senza la giusta distanza emotiva viene sempre fuori una schifezza.

E allora tanti auguri, Tom, magari un giorno riuscirò a incontrarti.

giovedì 1 dicembre 2016

I Jeans in Romagna

La Romagna mi è familiare come un vecchio maglione caldo. Il mio fidanzato storico dei tempi dell'università abitava infatti in un paesino in provincia di Ravenna che si chiama Piangipane. Oggi vive con la famiglia a Bagnacavallo (ah, i nomi romagnoli!), ed è stato lui che è venuto a prenderci al nostro arrivo a Lugo per portarci a mangiare in una fattoria dove Mr K si è strafogato di cibo romagnolo (io no, invece). 


Lunedì sera avevo due presentazioni di fila, una alle sei nell'ambito della rassegna Il tempo ritrovato, nello splendido Palazzo Rasponi di Ravenna, e l'altra alle nove al Caffè Letterario dell'Hotel Ala d'Oro di Lugo, di cui vi ho parlato anche nel post precedente. 


A Ravenna ho chiacchierato con Matteo Cavezzali e Stefano Bon, due appassionati di letteratura americana che mi hanno promesso di invitarmi ancora a parlare di Franzen. Poi mi hanno riaccompagnata a Lugo, velocissimi per non farmi perdere la cena squisita dell'Ala d'Oro.
Alle nove e un quarto, dopo un essermi ben rifocillata, sono entrata nella sala dove ho dialogato con la mitica Licia Corbolante del blog Terminologia etc. Lì mi attendevano un paio di sorprese (anche se mi avevano avvisata che sarebbero venute): la cara Nela San e la mia amica Jessica che insegnava nella mia stessa scuola a San Francisco e che ora abita a Forlì. QUI trovate qualche altra foto.


Queste presentazioni mi piacciono proprio: mi diverto a parlare con i lettori, ho quasi imparato a scrivere le dediche, e dopo si fa sempre festa.

Con Licia e gli organizzatori del festival, Claudio Nostri e Patrizia Randi (e ovviamente John Coltrane)


lunedì 28 novembre 2016

I Jeans a Roma

Vi scrivo dal bellissimo Hotel Ala d'Oro di Lugo, che ormai da parecchi anni ospita la rassegna del Caffè Letterario. Dormiamo nella stanza 140, quella dedicata a Tonino Guerra, e mentre mi preparo per la doppietta di stasera (presentazione a Ravenna alle 18.30 e qui all'Ala d'Oro alle 21, i dettagli nel post precedente) vi faccio un breve resoconto della nostra mini-gita romana.

L'orto botanico in tutto il suo splendore
La presentazione alla Libreria Pagina 2 è stata spostata da venerdì 25 a sabato 26, per rimediare a un catastrofico sciopero dei mezzi che mi avrebbe lasciata a dialogare con una sala vuota. Così venerdì siamo rimasti liberi di andarcene a zonzo, rigorosamente a piedi. Al mattino abbiamo fatto un giro facile facile all'Orto Botanico, a due passi dalla casa degli amici che ci ospitavano. Nel pomeriggio, invece, Mr K voleva vedere il MAXXI, così siamo partiti a piedi da Trastevere seguendo le indicazioni stampate da google maps (a quel punto non avevamo ancora comprato una cartina, e ovviamente siamo tuttora sprovvisti di dispositivi elettronici moderni). Abbiamo camminato per un po' lungo il Tevere, ma nel momento in cui la mappa voleva separarci dal fiume acquatico per tuffarci in mezzo a un fiume di macchine, io, mezza soffocata dallo smog, ho alzato gli occhi verso Castel Sant'Angelo e il breve tratto di lungotevere pedonale e ho ordinato: "Andiamo di là". Così invece di un'ora a piedi ne abbiamo fatta una e mezza, seguendo il Tevere fino al ponte della Musica (che da ponte Sisto, per chi conosce Roma, è un bel pezzetto). Tutta salute, se non per i polmoni almeno per i quadricipiti, peccato però che al MAXXI siamo arrivati quando mancavano 40 minuti alla chiusura. Bellissimo, comunque.

Il miraggio di Castel Sant'Angelo

Sabato abbiamo fatto una passeggiata da Trastevere a piazza di Spagna per andare a prendere la metro, e per poco non siamo stati calpestati dalla folla. Ma quanta gente c'è a Roma (cioè, io quel giro l'ho fatto un sacco di volte, e va bene che era sabato, ma quella era la folla di un giorni di punta estivo)? 

Sabato sera, poi, la presentazione è andata benissimo. Federico Platania mi ha fatto domande molto interessanti, il pubblico era bello e simpatico (ho anche rivisto vecchi amici e conosciuto di persona amici virtuali), gli amici della libreria mi hanno offerto una splendida accoglienza. Se siete su facebook e andate a vedere la pagina della Libreria Pagina 2, troverete anche un video. Poi siamo andati tutti a cena al Mercato Centrale di Termini, dove abbiamo rischiato nuovamente di venire calpestati dalla folla. Ma quanta gente c'è a Roma? 

Domenica siamo ripartiti per venire qui a Lugo, e dialogando con il solito tassista loquace abbiamo scoperto che c'era un'altra manifestazione (sabato ce n'erano due, quella contro la violenza sulle donne e una per il no al referendum con Grillo, che mi sembra sia caduto in una buca o qualcosa del genere). "Per cosa si manifesta oggi?" gli ho chiesto. "Contro il referendum." "Ma non era ieri?" "Ieri era quella per il no al referendum. Questa è contro il referendum." Immagino che domani ci sarà la manifestazione contro quelli che sono contro al referendum.

lunedì 21 novembre 2016

Mr K a Berlino e Milano, i Jeans a Roma, Lugo e Ravenna

Con un forte ritardo dovuto a quel che sapete, vi mostro qualche foto del progetto di Mr K a Berlino. 

Questo è il carretto dei gelati dove, all'interno dello STATE Festival, si distribuiva il sorbetto antropocenico


Questo è uno dei tre "sciroppi" che venivano aggiunti al sorbetto: High Fossil Fuel Emission


La lavagnetta con i gusti disponibili:


Il sorbetto che mi sono mangiata:


E Mr K che parla durante il festival. Il palloncino accanto a lui sapeva già cosa sarebbe successo pochi giorni dopo:


Per questo suo progetto una rivista lo ha nominato Climate Hero of the Week. Ne avremo bisogno, di questi eroi.
QUI e QUI ci sono due articoli (in inglese) sulla gastronificazione dei dati.

Ecco, se poi non capite bene come funzionano i suoi progetti e volete chiederglielo di persona, potete venire a Milano il 2 dicembre, allo spazio ATZ in viale Enrico Forlanini 54, dove Mr K esporrà due suoi progetti, Pornography for PlantsTV Dinners for Plants, due dei suoi progetti "botanici" di cui ha parlato anche il New Yorker. Ci trovate lì dalle 18.30.


E infine, un giretto anche per i Jeans. Li troverete, insieme a me e alla mia inseparabile maglietta della chiesa di San John Coltrane, sabato 26 novembre alle 18, alla libreria Pagina 2 di Roma, insieme a Federico Platania. (Nel volantino qui sotto c'è scritto venerdì 25, ma abbiamo dovuto spostare la presentazione perché venerdì a Roma c'è lo sciopero dei mezzi, e mi sarei ritrovata a parlare in una libreria vuota.)



Il 28 novembre, poi una doppietta: sarò al Palazzo Rasponi di Ravenna alle 18.30, nell'ambito della rassegna Il tempo ritrovato, e subito dopo correrò al Caffè Letterario di Lugo, dove tre anni fa abbiamo presentato il libro di Mr K. E come l'altra volta chiacchiererò con Licia Corbolante.



venerdì 11 novembre 2016

Paura

Risultati immagini per kkk

Eccomi. Forse qualcuno si aspetta che io dica qualcosa, ma per il momento non riesco a cavare nulla di coerente da quel magma di emozioni che è andato dallo shock alla depressione a una fortissima incazzatura mista a terrore. E siccome non riesco a scrivere niente che non siano insulti e parolacce, ho scelto di copiare qui un pezzo pubblicato sulla pagina facebook dalla scrittrice Stefania Barzini, che esprime benissimo quello che penso.


"Mi hanno davvero colpito il titolo de La Repubblica e l'editoriale di Calabresi che recitava: Il mondo è cambiato. Mi ha colpito perché o io vivo in un mondo diverso da quello in cui vive Calabresi,oppure Calabresi ci racconta un sacco di fregnacce. Mi chiedo infatti: Il mondo è cambiato? E come? Da cosa si vede il cambiamento? E prima di tutto quale è il mondo che è cambiato? Perché il mondo è grande e variato e forse è anche arrivato il momento di smettere di pensare che l'occidente sia il mondo. E comunque se per "mondo" si intende l'occidente allora è bene sapere che non è cambiato affatto. Perché ciò che sta accadendo non ha proprio nulla di nuovo. L'occidente vive questi corsi e ricorsi dall'inizio della sua storia. Una fase di espansione,una di paura,tre passi avanti, quattro indietro. Cosa c'è di nuovo in un Presidente americano che decide di nominare segretario di stato un simpatizzante del KKK? Molti di voi non hanno mai sentito parlare forse Newt Gingrich, ideologo di estrema destra e di rozzezza abissale. Cercatelo su you tube. Cosa c'è di nuovo In un Presidente che dopo aver fatto un'intera campagna urlando contro le lobbies adesso già sta pescando nomine e consensi proprio tra le lobbies? Sono forse nuovi Rudolph Giuliani e Sarah Palin? Altri due tra i papabili trumpiani? C'è forse qualcosa di nuovo in un Occidente spaventato? Terrorizzato da sé stesso? Pronto a rivolgersi all'uomo forte? È già successo molte volte,fascismo e nazismo insegnano. Quindi mi fanno proprio sorridere quelli che sbandierano la grande novità di questa nomina. Così come mi fanno ridere,e anche un po' piangere, coloro che dall'inizio di questa campagna tuonano contro la Clinton, dandole della guerrafondaia,della compromessa con le lobbies, donna di potere,espressione dei poteri forti,come se invece credessero davvero che Trump fosse espressione del sottoproletariato urbano e delle classi rurali! Come se davvero credessero di parlare di un signore profondamente pacifista. Ero in America a maggio e giugno,nel pieno della campagna elettorale. A San Diego Trump teneva un comizio, abitudine vuole che ad introdurre il candidato sia una personalità di qualche spicco,in quel caso Trump fu introdotto da un ex giocatore di baseball,assai famoso e a me sconosciuto. Era il giorno in cui Obama era in visita a Hiroshima. Trump fu introdotto così dallo sportivo: "mezzo secolo fa un Presidente americano ebbe il coraggio di lanciare atomica in Giappone e io vi presento l'uomo che questo coraggio lo avrà di nuovo ". Un giornalista sotto choc chiese allora a Trump: " Ma lei davvero lancerebbe atomica?" "Certo,se ce ne fosse bisogno" "Anche in Europa?" "Certo se ce ne fosse bisogno".Amen per il pacifista. Che peraltro ancora ieri ha affermato: "Le truppe via terra non le invio ma bombarderò qualsiasi cosa si muova". Sempre naturalmente in nome di sentimenti di pace. E a quelli che in nome di una purezza d'animo hanno detto di astenersi per non votare una signora così compromessa come la Clinton dico di stare tranquilli che di fatto hanno favorito un signore altrettanto compromesso. La sola differenza è che la signora compromessa almeno sapeva che il Belgio è una nazione,il sincero pacifista invece è convinto che si tratti di un villaggio da qualche parte, forse in Europa. Contenti voi."

martedì 8 novembre 2016

venerdì 4 novembre 2016

La gastronificazione dei dati: Mr K a Berlino


Finalmente un po' di vacanza. Sono nell'amata Berlino, al traino di Mr K che partecipa allo STATE Festival. Ci hanno messi in un albergo fichissimo, tutto a tema fratelli Grimm, con una colazione da fiaba che però stamattina ho saltato perché mi sono svegliata troppo tardi.

Ieri sera siamo andati all'inaugurazione del festival al bellissimo museo di storia naturale, dove ho fatto alcune foto agli scheletri dei dinosauri, ma ho dimenticato a casa il cavetto per collegare la macchina fotografica al computer e quindi per ora non posso pubblicarle. Ah, ho anche dimenticato a casa il bellissimo libro di Chiara che le altre volte mi aveva guidata in giro per la città. Ma tanto la vedo tra poco a pranzo e la interrogo. Queste sono le cose che succedono quando si lavora fino all'ultimo istante e non si ha neppure tempo di prepararsi alla partenza.

Comunque, se volete sapere cosa fa Mr K a Berlino (io per me stessa posso solo dire che sono qui per tornare al Liquidrom), QUI e QUI trovate due articoli, Questo è il Center for Data Gastronification del festival. Non chiedetemi altro, che tanto ho rinunciato a capire.

lunedì 31 ottobre 2016

La mappa dei libri


Qualche giorno fa ho partecipato a un incontro al Laboratorio Formentini per l’editoria, in cui io e un altro scrittore, Marco Balzano, abbiamo parlato a un gruppo di studenti dei libri che ci hanno formati come lettori.



Per farlo avevamo a disposizione una mappa, la pianta di un appartamento immaginario. A ogni stanza corrisponde una tipologia di libro e di influenza avuta sulla nostra vita di lettori. Così:


INGRESSO: il libro che mi ha avviato all’amore per la lettura
CUCINA: il libro che è stato per me una sorta di laboratorio, dove ho imparato che cos’è la narrazione, gli ingredienti di una buona storia
SALOTTO: il libro “mio”, quello tra le cui pagine mi sento a casa
CAMERA DA LETTO: il libro che mi ha portato in un mondo “oltre”, di sogno
TERRAZZO: il libro che mi ha aperto nuove, inattese prospettive sul mondo
RIPOSTIGLIO (che nella mappa è diventato il bagno): il grande libro che non riesco ad amare

Ed ecco qui la nostra mappa. Io sono in blu e Balzano in rosso.
Qual è la vostra?







venerdì 21 ottobre 2016

I link ritrovati


No, non sono stati i tecnici di blogger, maledetti buoni a nulla cafoni che non hanno mai più risposto alle richieste sempre più disperate degli utenti del forum che, come me, avevano perso tutti i link esterni del blog. Non so proprio come facciano questi anglosassoni a mantenere l'aplomb, io volevo scrivere gli insulti più orrendi e maledirgli tutto il loro schifo di blogger fino alla ventisettesima generazione, ma l'esasperante cortesia degli altri utenti colpiti dalla stessa disgrazia me lo ha impedito. Smidollati.

Una parte dei link me li aveva recuperati DOC (qui nei commenti), ma ne mancavano ancora un sacco. Fatto sta che dopo aver esplorato altre possibilità, tipo andare su WordPress o addirittura aprire un sito, ne ho parlato con il sempre pragmatico Mr K, il quale con estrema calma mi ha ricordato che qualunque cosa io faccia, quei link devo pur sempre recuperarli, e quindi tanto vale che cominci da lì. Quando gli ho spiegato che l'impresa di cercare i link perduti mi sembrava allettante quanto andare a sbrigare una pratica all''Inps, lui, sempre calmissimo, si è ricordato che esiste un sito di nome http://archive.org/web/ dove forse si potevano trovare le versioni precedenti del mio blog. E infatti c'erano. L'ultima è del 15 settembre, quando c'erano ancora tutti i link. Così adesso ho ritrovato i link perduti, devo solo ricopiarli su un documento word e poi decidere cosa farne. Probabilmente finirò per rimetterli sullo stramaledetto blogger. L'impresa è pur sempre gravosa - diciamo come fare la fila all'ufficio postale nel giorno in cui tutti ritirano la pensione, che poi perché la ritirano tutti il giorno stesso in cui arriva non l'ho mai capito, ma vabbè - però almeno adesso li ho ritrovati  tutti.

Direi che Mr K si è meritato una foto (ovviamente gli occhiali sono per un suo progetto).

venerdì 14 ottobre 2016

Uggia

Drake Beach, o la solitudine del surfista
Sarà la pioggia, sarà il paesello, sarà che non vedo Mr K da un mese, saranno le delusioni. Però che bello l'italiano, che ha una parola come uggia.
E meno male che zio Bob ha vinto il Nobel, questa sì che è una soddisfazione (con l'aggiunta di un po' di suspense per cosa farà adesso).

martedì 11 ottobre 2016

Intervista su Purity: il podcast


L'intervista è andata bene, sono sopravvissuta alla diretta, ma io e il conduttore siamo stati interrotti sul più bello, cioè all'inizio della domanda sui personaggi femminili di Franzen. Perciò credo che ci sarà un seguito (in cui si parlerà anche dei Jeans).

Ecco QUI il podcast, io parlo più o meno dal minuto 8.

Aggiornamento su WordPress: non ho ricevuto grandi incoraggiamenti per il passaggio, e in compenso sento dire che i link scomparsi dovrebbero magicamente tornare per l'intervento dei solerti tecnici di blogger. Sono passate più di due settimane e secondo me non ricompariranno mai, però devo dire che il pensiero di intervenire con massicci cambiamenti sul blog mi riempie di entusiasmo come l'idea di andare a chiedere informazioni all'ufficio dell'INPS, per cui credo che aspetterò ancora un po'. 

giovedì 6 ottobre 2016

Oggi alla radio e passaggio a WordPress

Due comunicazioni veloci.

1) Oggi alle 13.10 potrete sentirmi parlare di Purity su Radio Città del Capo. Ovviamente sarò terrorizzata. 
Ecco il comunicato:

Dopo la lunga pausa stagionale torna La colazione dei campioni in diretta dalle 13 su Radio Città del Capo nella nuova collocazione del giovedì.
Per inaugurare la 5° stagione avremo ospite telefonico una delle più importanti e brave traduttrici italiane Silvia Pareschi con la quale parleremo di PURITY l'ultimo romanzo di Jonathan Franzen uscito per Giulio Einaudi Editore.
Poi novità musicali, notizie dal mondo dei libri e molto altro.
94.700 e 96.250Mhz per Bologna e dintorni
diretta@radiocittadelcapo.it (mail durante la diretta)
3497649289 (sms, WhatsApp, Telegram durante la diretta)



2) Siccome blogger mi ha cancellato non solo il blogroll, ma anche tutti i link esterni (accumulati in anni) alle mie interviste e recensioni, e in più racconta balle tipo "i nostri ingegneri stanno lavorando per risolvere il problema", ho deciso di passare a WordPress, ma non ho la più pallida idea (oltre a non averne né il tempo né la voglia) di come farlo. Qualcuno può suggerirmi chi posso ingaggiare per fare questo lavoro per me?


lunedì 3 ottobre 2016

Colazione da Felicity

(Continua da QUI
La foto non è mia, ma volevo mostrarvi i waspafarian
Il Golden Harvest Cafe è il regno di Felicity, la decana delle hippy di Arcata. Alta, con i lunghi capelli grigi raccolti in una coda di cavallo e il corpo massiccio sempre coperto da informi camicioni indiani, Felicity è famosa per aver vissuto sei mesi su una sequoia per salvare un tratto di foresta dal disboscamento. Quando è scesa dalla sua sequoia, Felicity ha aperto questo caffè, che vende esclusivamente prodotti biologici e dà lavoro a mezza dozzina di studentesse del college locale. Felicity è materna e generosa, sempre pronta a dare una mano a chi è in difficoltà, e in paese tutti le vogliono bene e l’assecondano volentieri nella sua strana mania: il gioco del bridge. Ogni sabato sera vecchi hippy canuti, coltivatori legali e illegali, persino giovani lavoratori stagionali che migrano a Humboldt nella stagione del raccolto si ritrovano intorno al tavolo di Felicity, nella sua casetta tra le sequoie, per qualche mano di bridge. Non si può arrivare ubriachi né troppo fumati, perché Felicity vuole solo giocatori lucidi. Anche così, però, nessuno si è mai accorto che Felicity bara con grande voluttà.
Il Golden Harvest è frequentato soprattutto da giovani in vari stadi di alterazione da THC. Alle dieci del mattino le studentesse-cameriere hanno lo sguardo abbastanza sveglio, eppure impiegano mezz’ora per farti un panino. Tre minorenni dal sorriso beota si inginocchiano davanti al frigo delle bibite e rimangono lì a indicarsi a vicenda una bottiglia con aria estatica. Poi ci sono i waspafarians, cioè i rastafarian wasp, i ragazzetti bianchi con i dreadlock che accorrono qui da tutto il mondo per lavorare nelle piantagioni durante il raccolto. C’è anche un’italiana, drizzo le orecchie e la sento descrivere al telefono il motel dove sta dormendo con tre amici, nell’attesa di trovare un’altra piantagione in cerca di manovalanza. «Comunque non sai cosa ci è capitato venendo qui con il Greyhound» racconta. «L’autista si è incazzato con un passeggero, lo ha buttato giù dall’autobus, lo ha spinto dentro una cabina del telefono e ha legato una corda intorno alla cabina per non farlo scappare. Poi ha chiamato la polizia ed è ripartito. Erano le tre di notte.»
Oh oh. Domani devo prendere il Greyhound per tornare indietro. Sicuramente non mancherà l’intrattenimento a bordo.


venerdì 30 settembre 2016

La Casa Bianca su Rai 3

Vi segnalo un documentario in sette puntate che comincerà domenica sera, il 2 ottobre, alle 22.50. Si intitola La Casa Bianca, e in una delle puntate, non so ancora quale, dovrei esserci anch'io. Intanto questa domenica ci sarà la mia amica Alessia di New Orleans.
Ecco, casomai voleste cercare il blog di Alessia nell'elenco dei blog che seguo non lo troverete, perché per qualche misterioso motivo blogger, che gli venisse un accidente multiplo, me lo ha cancellato.
E comunque, dita incrociate per le elezioni americane, e tanti auguri a Barack che finalmente potrà riposare. 
Aggiornamento: la mia storia è stata tagliata. Bummer!


giovedì 29 settembre 2016

I Jeans di Bruce Springsteen a Lissone e Milano

Ecco, già che sono qui faccio ancora qualche presentazione.

Domenica sarò al festival Libritudine di Lissone, presentata da Fabio Deotto.



Lunedì invece sarò al Caffè Colibrì di Milano, presentata da Federica Manzon. Questo è il link dell'evento su facebook, se non riuscite ad aprirlo vi dico che è al Caffè Colibrì, in via Laghetto 9/11, alle 18.30.


lunedì 26 settembre 2016

Una serata allo Speakeasy

Un assaggio del Triangolo di Smeraldo
Abbinamenti Marijuana-Vino
(Continua da QUI
I coltivatori di marijuana che la corsa all’oro verde ha attirato qui nella contea di Humboldt, nell’estremo nord della California, vivono nei boschi, dietro un sipario di sequoie, protetti da steccati, divieti minacciosi e dalla fama di gente che spara a chiunque metta piede nella loro proprietà. Il sabato sera affidano le piantagioni a custodi armati e scendono in paese per ascoltare un po’ di musica allo Speakeasy, un piccolo locale di Eureka, il capoluogo della contea. Lì si mescolano con i vecchi hippy arrivati qui negli anni Sessanta e Settanta, che coltivano il loro orticello di marijuana biologica per raffinati intenditori.
Rusty arriva presto e comincia subito a bere pesante. La cameriera dietro il banco gli versa un bicchiere di vodka e un boccale di birra, e lo guarda preoccupata mentre lui li trangugia entrambi con metodo, la vodka in un sorso e la birra in due. Si è messo il cappello della festa, quello con la penna di fagiano, e con la canottiera a costine bianche e i bicipiti tatuati è il perfetto ritratto di quello che gli americani chiamano redneck, cioè uno zotico. Lavora per Shelby e Duke, due grossi coltivatori della zona. Eccoli che arrivano anche loro. Shelby porta una felpa mimetica, ha lunghi capelli biondissimi e stopposi, zigomi larghi e uno sguardo intenso, famelico. Duke è molto più giovane di lei, alto, scuro e tenebroso. Entrano nel locale con andatura da padroni. Duke non si stacca mai da Shelby, non riesce a stare nemmeno un istante senza toccarla. Lei appoggia la mano sporca di terra sulla spalla di Rusty e gli dice: «Adesso basta, andiamo.»
Sullo sfondo, nel piccolo spazio davanti alla band che suona il blues, un po’ di gente sta ballando, fra cui una coppia da concorso e un vecchio hippy ciondolante che deve essersi fumato l’intero orticello prima di uscire. Una donna asiatica con un tailleur grigio da bancaria si siede al bar, ordina un whisky e comincia a mandare messaggi con due telefoni contemporaneamente.
«Là fuori è pieno di ragazzini che potrebbero prendere il tuo posto» sta dicendo Shelby a Rusty. «Perciò se ti dico che devi smettere di bere e venire via con noi, tu alzi il culo e vieni via. Zia Felicity sta cercando il quarto per il bridge.»
Il bridge?
Rusty prende il portafogli dalla tasca dei jeans, paga e segue Shelby e Duke fuori dal locale.
La barista sorride, sollevata. «Grazie al cielo c’è Felicity», dice alla donna dai due telefoni, che le sorride rapidamente e poi abbassa lo sguardo per scrivere un messaggio.

2/Continua

giovedì 22 settembre 2016

Le ragazze di Emma Cline



Esce oggi su "IL", la rivista del Sole 24 Ore, la mia recensione di Le ragazze, il romanzo di Emma Cline che uscirà tra pochi giorni per Einaudi Stile Libero. Se volete leggerla la trovate QUI.


E a proposito di recensioni, ne è uscita un'altra ai Jeans che trovate QUI.

lunedì 19 settembre 2016

Greyhound bus


Dentro la stazione degli autobus incontro la fauna variegata che mi terrà compagnia
durante il viaggio. Un uomo con un berretto da baseball sudicio ed enormi occhiali dalla montatura a stelle e strisce è seduto su una panchina con la testa ciondoloni, cerca di tirarla su ma gli ricade di nuovo, su e giù, di continuo, come una marionetta. Davanti a me c’è una ragazza che sembra la reincarnazione di Janis Joplin, acne e ciuffi sotto le ascelle compresi. Un’altra, molto carina, con un mantello nero damascato dai bordi di pelliccia e un anellone filigranato al naso, si gira e mi mostra l’orrendo ragno che ha tatuato sul collo. Un uomo ha la sommità della testa calva e tanti dreadlock ossigenati che gli spuntano dalla nuca. Otto su dieci hanno i dreadlock. Dieci su dieci sono tatuati.

Prima della partenza l’autista, una donna bassa e squadrata con gli occhiali scuri, spiega che a bordo non si può fumare niente e non si può bere alcol, ed esorta gli uomini ad alzare la tavoletta se devono usare il cesso. È la prima volta che fa quel tragitto, aggiunge, leggendo più volte il nome del capolinea su un foglio, ma cercherà di cavarsela.
Dopo la prima fermata, trascorsa senza intoppi, l’autista comincia a sbuffare e sibilare imprecazioni. Alzo gli occhi dal libro e vedo che siamo entrati in una zona pedonale. L’autobus passa in mezzo a paracarri e vasi di fiori, arriva davanti all’oceano, poi fa inversione sul marciapiede sotto lo sguardo sbalordito dei passanti e torna indietro. Imbocca l’autostrada. Nella direzione sbagliata. Imprecando e sbuffando, l’autista consulta i fogli su cui ha stampato le istruzioni. Sugli autobus Greyhound non esiste il GPS.
Alla terza fermata l’autista tira dritto: non ha visto l’uscita dell’autostrada. Mentre torna indietro, sempre più agitata, due passeggeri si siedono dietro di lei per spiegarle dove andare. 

Quando cala la notte le cose peggiorano. Per qualche misterioso motivo l’autista non si toglie gli occhiali scuri e, non riuscendo a leggere i cartelli, si affida esclusivamente alle urla dei passeggeri terrorizzati che le indicano la strada. 

Arriviamo al capolinea a notte fonda, con due ore di ritardo. San Francisco-Arcata, 450 chilometri in dieci ore. L’ultima cosa che vedo prima di salire sul taxi è una ragazza in lacrime: qualcuno le ha rubato la valigia. O forse l’autista ha perso anche quella. Chissà.

1/Continua