lunedì 12 marzo 2012

La vendetta del traduttore

In questo periodo i traduttori godono di una certa attenzione. Mentre la rubrica di Baricco sulla Repubblica esce finalmente con il nome del traduttore sia nell'edizione cartacea sia in quella online, e mentre anche il Fatto Quotidiano pubblica un articolo sui traduttori (ecco, non vorrei essere troppo esigente, però magari la prossima volta proviamo con qualche titolo nuovo? La vita agra e Lost in Translation sono, come dire, un tantino abusati), sta per uscire in Italia un libro molto interessante.

Brice Matthieussent
La prima volta ne parlò la scrittrice e traduttrice Elena Loewenthal, in questo articolo apparso sulla Stampa nel 2009.  L'articolo annunciava l'uscita, in Francia, del libro Vengeance du traducteur di Brice Matthieussent, parlandone così: 

"Ma perché non l’ho scritto io, un libro così? Perché? (...) È un romanzo, ma anche e soprattutto un atto di sfida al mestiere che io, lui e tanti altri come noi fanno da secoli. Con passione e devozione, o meglio con un alchemico insieme delle due cose, che è l’unico vero segreto di cui un traduttore letterario disponga. Questo signore, che ha fatto? Ha tradotto un libro e l’ha cancellato, lasciando «soltanto» (si fa per dire) centinaia di pagine di note a margine, commenti caustici, dotti sfoggi di erudizione, appunti sintattici, remoti riferimenti letterari a piè di pagina del libro che stava traducendo. Che ha, per vendetta, fagocitato. Espunto. Anche graficamente: il romanzo ha tutta la parte superiore della pagina bianca, e un lungo tratto che separa il testo (soppresso) del fantomatico romanzo tradotto, dalle note dell’autore/traduttore. Naturalmente nel libro di Matthieussent succede molto altro, con buona dose di fantasia. Ma non è questo che invidio al suo autore. No. È il gesto rivoluzionario di fare quel che nel profondo di noi stessi, nei momenti più cupi e in quelli più esaltati del nostro meraviglioso mestiere, noi traduttori prima o poi vagheggiamo. Perché? Perché il nostro è il mestiere più invasivo eppure discreto al mondo: entri dentro un libro e il suo autore, gli sfondi l’intimità (perché è impossibile spiegare quale intrusione chirurgica sia il guardare
Elena Loewenthal
una frase, un personaggio, un verso, per portarlo in un’altra lingua). E poi però devi sparire, farti trasparente. Perché la traduzione più efficace è quella che non c’è, di cui non ci si accorge. Una buona traduzione è l’originale che quell’autore avrebbe scritto, se avesse scritto nella lingua in cui ce lo porti tu con il tuo mestiere. (...)
Brice Matthieussent - accidenti a lui e alla mia inguaribile invidia - ha capovolto quello spazio, è uscito allo scoperto, facendo sparire il libro originale e mettendo al suo posto - anzi, sotto la linea a metà pagina - l’avventura del suo (e mio) mestiere. (...)
A proposito: mi viene in mente che forse un modo per esorcizzare l’invidia, anzi cacciarla via, ci sarebbe. Potrei tradurre dal francese all’italiano
La vengeance du traducteur. Ride bene chi ride ultimo."

Detto, fatto! Esce a maggio per Marsilio: La vendetta del traduttore, di Brice Matthieussent, traduzione di Elena Loewenthal.

Ecco cosa dice la presentazione:
"Un traduttore beffardo e maligno si ribella al testo mediocre che sta traducendo e lo cancella progressivamente moltiplicando ed espandendo le note a piè pagina, le N.d.T, per dare voce al disgusto del romanzo, al disprezzo per il suo autore e soprattutto per riferire le ferite inflitte al testo: elimina aggettivi e avverbi superflui, poi paragrafi e infine pagine intere, facendo spazio a considerazioni, sogni, digressioni. Ma i protagonisti del romanzo s'insinuano inesorabilmente nel testo che leggiamo: Abel Prote, noto e irascibile scrittore sul viale del tramonto, autore di un romanzo intitolato Translator's Revenge, e David Gray, il giovane traduttore newyorkese che ama travestirsi da Zorro, il "vendicatore mascherato", che lo sta traducendo. È un vero e proprio romanzo nel romanzo che prende corpo, costellato di amore, odio, tradimenti, colpi di scena. Finché il traduttore trionfa sull'autore e s'insedia nella parte alta della pagina per proseguire meglio la propria storia". 

Ed ecco un assaggio del testo originale (grazie alla collega Carla Palmieri).


17 commenti:

  1. Ahaha, che vendetta ad arte! Idea geniale (e lo dico io, che quasi odio questo termine abusato). Lo invidi un po' anche tu?

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    1. :-DDD Io geniale lo dico sempre!
      No, lui no, magari invidio un po' lei. Questo è il commento di una collega su fb: "Sì ma però la Loewenthal, che nelle foto è bellissima e poi quando la incontri scopri che dal vivo è ancora più bella, non poteva essere almeno un po' scema? (Sniff)"

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  2. effettivamente ha avuto un'idea geniale! :) C'è un parallelismo tra il buon traduttore e il buon restauratore, anche nel mio di mestiere il risultato migliore è quello che non si vede. Ti devi immedesimare nella tecnica del pittore (a volte artista mediocre), scoprire quali colori utilizzava, annientare il tuo tratto e copiare il suo. Capisco la frustrazione :)

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    1. Che bel paragone, grazie! Avevo sempre paragonato il traduttore al musicista che esegue la partitura di un compositore, ma la prossima volta userò l'analogia della restauratrice. Ed è proprio vero, a volte ci si sente frustrati nel dover tradurre/restaurare lavori mediocri!

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  3. Un libro da mettere subito nell'elenco dei libri da leggere, specialmente per chi come me ha un debole per la cosiddetta metafiction (e non parla francese). Grazie per la segnalazione.

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    1. Sarà interessante confrontarci su questo libro, Licia.

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  4. Lo prenderò di sicuro. Sono giorni che volevo commentare e ringraziarti di tutti questi post. Un abbraccio!

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    1. Ciao Clara! Ma hai un nuovo blog! E sta per uscire il tuo libro! Questa volta ne prendo una copia "solida" :-)

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  5. Onore al merito: Matthieussent ha ribaltato la prospettiva, riducendo gli autori al silenzio e facendo parlare i traduttori. Dalla presentazione del volume, inoltre, sembra che il libro vada ben oltre questo intento "liberatorio". Lo leggerò con interesse!

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    1. Sì, la presentazione crea quel tanto di mistero che serve a incuriosire il lettore.

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  6. Un modo efficace per portare l'attenzione sulle problematiche del vostro lavoro e, nello stesso tempo, scrivere un romanzo con un impianto davvero insolito. Da leggere senz'altro! :-)

    Non so perchè a volte vengo maiuscola, con l'avatar/foto, a volte minuscola, senza niente. Non che sia importante, naturalmente, ma non sono io a farlo. Boh!

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    1. Infatti, rientra perfettamente nel concetto "basta lagnarsi, facciamoci notare perché siamo brillanti"! Senza dimenticare che il libro sembra davvero interessante e Loewenthal è una grande traduttrice.

      Quanto all'avatar/foto, blogger è sempre un pasticcione, lo fa anche con altri commentatori. Però lo tengo per comodità :-)

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  7. Grazie della segnalazione.
    Ormai l'elenco dei libri che vorrei leggere e' diventato eterno, ma prima o poi recuperero', o almeno spero

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    1. Eh, a chi lo dici. Io ormai mi sono rassegnata, i pochi libri che riesco a leggere per piacere e non per lavoro li pesco praticamente a caso, per non pensare a tutti gli altri che *non* sto leggendo in quel momento!

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