lunedì 19 marzo 2012

Giù le mani dal latte!

"Saverio, puoi dare tu il latte al bambino?"
Al momento di correggere questa frase del tutto innocua (esercizi di grammatica sui verbi modali. "Può" viene spesso pronunciato "puah"), i miei studenti mi guardano con gli occhi sgranati. Cosa c'è di strano, penso, qui gli uomini sono ben più abituati che in Italia ad aiutare in casa, no?
E poi mi viene in mente. Lo stramaledetto latte. Faccio un profondo respiro e spiego: "Ok, latte in italiano non vuol dire quello che pensate voi". Occhi ancora più sgranati. "If you ask for a latte in Italy, you don't get coffee with milk. What you get is a glass of milk".

Io bevo di rado il caffè fuori casa, e ancora più di rado metto piede da Starbucks (il principale responsabile del fenomeno linguistico che definirei "furto del latte"), e così non avevo ben chiaro quanto il "nuovo" significato del latte fosse diffuso da queste parti. Sì, perché è vero che sul menu di Starbucks c'è scritto Caffè Latte, ma per comodità si è cominciato a chiamarlo "Latte", e ora tutti pensano che anche in Italia quella broda marroncina si chiami latte.

Tempo fa avevo letto un interessante articolo sul "New Yorker" che parlava della cultura del caffè in America (l'articolo ripercorre le "tre fasi" del caffè negli Usa: da Maxwell House a Starbucks all'attuale ondata di caffè gourmet da fighetti, dove la gente si mette in coda per bere una tazza di caffè proveniente da una specifica piantagione in una specifica annata con una specifica tostatura, preparato con un metodo specifico che richiede qualcosa come dieci minuti per tazza. Questi locali, come il Blue Bottle di Oakland e San Francisco, hanno lunghi menu, cupping rooms per la degustazione e prezzi che partono da $6 a tazza). 
Il caffè gourmet
Leggendo l'articolo - che il "New Yorker" ha messo online solo per gli abbonati, ma che qualcuno ha postato ugualmente qui - mi ero stupita di come i famosi fact-checkers della rivista avessero lasciato passare frasi come: "in 1983, during a business trip to Italy, he [Howard Schultz, CEO di Starbucks] tried latte for the first time"; e: "He retells the story of his magical trip to Italy, and talks about the country's seductive espresso-bar culture. But one drink is conspicuous by its absence from the story: latte".



Giù le mani dal latte!
A parte le baggianate come "his magical trip to Italy", sembrava proprio che a nessuno fosse venuto in mente che la parola "latte" potesse significare qualcosa di diverso da quella broda marroncina.

Ora, io adoro la creatività dell'inglese, e mi fanno simpatia persino parole dal suono non proprio musicale come "frappuccino", perché credo che ognuno sia libero di inventarsi le parole che vuole. Ma rendermi conto che un intero paese è convinto che in Italia  chiamiamo latte quella broda marroncina mi ha suscitato, diciamo, una certa perplessità.

27 commenti:

  1. Qui ad Auckland ho lo stesso problema quando insegno, Silvia.
    Oltre al latte, poi, al flat white, all'espresso e al cappuccino va molto il mocaccino.
    La prima volta che lavorai in un ristorante mi venne chiesto "Can I please have a moca?"
    Al che risposi "I'm sorry, I think we don't use a moka to make coffee."
    Beata l'ignoranza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ha ha, bellissimo! chissà come ti hanno guardato! Ti rendi conto di essere in un paese estraneo quando la gente viene a casa tua, guarda la tua moka e dice: "Questa la usi per fare il caffè?"

      Elimina
  2. non ne avevo idea di questa cosa del latte. è come la pizza pepperoni, che in realtà ha il salame?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, proprio così! A quello ormai mi ci ero abituata, e poi tutto sommato non me n'è mai fregato molto, visto che la pizza con il salame mi fa schifo. Ma il latte...!

      Elimina
    2. ha un suo senso, quel salame che sta sulla pizza e' un insaccato a base di peperoni, e' l'unica cosa che si puo' perdonare :-D

      Elimina
  3. The Latte Rebellion - appunto. Come gli "spagetti" in Ungheria, parola pronunciata "shpaghetti", due errori in una parola sola.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Argh! Anche sulla pronuncia, sai, qui se ne sentono di tutti i colori, ma quello che mi ha davvero infastidita in questo caso è stata l'appropriazione di una parola amata come "latte" a fini puramente commerciali.

      Elimina
  4. e' diffuso anche in uk dove le catene inglesi (costa, caffé nero..) fanno lo stesso. I nomi del cibo sono tutti americanizzati. A volte però si trovano anche nomi italiani sui giusti prodotti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, mi ricordo le tue foto! :-DDD

      Elimina
    2. Non c'entra niente ma mi sono ritrovato a fare il tuo lavoro in piccolo, anche se non traduco i libri. Spero di non aver fatto grossi sfondoni.
      Non é per niente facile sopratutto quando comprendo il discorso in inglese e fatico a trovare il corrispondente in italiano, anche se é banale a volte. E' dura passare da una lingua all'altra!

      Elimina
    3. Infatti, è un lavoro lento, che richiede molta attenzione e riflessione. Il peggio è stato quando ho fatto da interprete a Franzen in Italia, e ho dovuto tradurre dall'italiano all'inglese, così, "all'impronta", termini riguardanti le leggi del Parlamento italiano e della Comunità europea... un incubo!

      Elimina
  5. Uhmmmm dovrei inserirlo nel mio elenco Food you'll never eat in Italy. Ti va se scrivo il titolo e linko al tuo blog?

    RispondiElimina
  6. Io ho intensi moti di ribellione quando sento o leggo di "Fettucini".

    Altre parole invece non mi dispiacciono: il clericale frappuccino poi mi ricorda per scombinate associazioni una canzoncina dello zecchino sulle api del convento che mi è sempre piaciuta (l'ape-regrina, l'ape-nsionata, l'ape-ccatrice,l'ape-ritiva,l'ape-nitenza...).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Fettuccini e linguini sono il peggio. Però anche "paninis" non è male!

      Elimina
  7. e la pronuncia e' diversa... e io mi ostino a pronunciare all'italiana e in alcuni posti non mi capiscono :-(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ehi, se non capiscono... tough titty!
      Mi venisse un colpo se dovessi cambiare la pronuncia della mia lingua per adattarmi a quelli che la storpiano!

      Elimina
    2. ciao, arrivo dall'articolo di Lucy.
      Odio, odio, odio quando mi correggono "Milano" con "...you mean Milan???" e via così per tutte le città italiane. Però i più attenti sono consapevoli che molte ricette spacciate per italiane non lo sono, un collega americano di mio marito quando ceniamo insieme passa ore ad informarsi e chiedere cosa è vero e cosa no :) Un po' come il cibo cinese in Italia, del resto.

      Elimina
    3. Ciao Cì, sono contenta di avere scoperto il tuo blog!
      Io qui sperimento livelli diversi, dai fanatici dell'Italia che ti tirano fuori delle robe mai sentite (dovevo venire qui per conoscere gli gnudi, per esempio), a quelli tipo mia suocera che sgranano gli occhi quando mi vedono salare l'acqua della pasta...

      Elimina
  8. Io ero esplosa con una mia studentessa per questa cosa del latte. Mi rendo conto che ho un po' esagerato ma non se ne può più di ste cose. Americani: informatevi quando volete imparare una lingua!!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Be', se vuoi un pensiero che ti aiuti a portare pazienza, pensa alle storpiature dell'inglese che facciamo noi in Italia. Jonathon si è particolarmente divertito davanti alle macchinette "self-bar" delle stazioni.

      Elimina
    2. Hai ragione, quello che mi ha fatto arrabbiare era che lei, la studentessa, ci stava prendendo in giro perchè, alla richiesta: posso avere un latte, il barista le aveva dato del latte bianco caldo e non un latte macchiato. Come se il deficiente fosse lui che non sa l'italiano. Non c'ho più visto.

      Elimina
    3. Ah, be', allora ti capisco. Anch'io sarei diventata una iena davanti all'ignorante arrogante.

      Elimina
  9. sti ladruncoli :)
    ma tu ci sei stata in uno di quei cafè fighetti? che dici, esporteranno anche quelli? l'altro giorno degli "amici" italiani mi comunicavano entusiasti che FINALMENTE starbucks apre a Milano

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, mi piacerebbe andarci giusto per fare una foto alla fila. Ma te l'immagini, fare la fila per un caffè? Va contro tutti i miei principi! (Qui si fa la fila anche per la pizza. Altra cosa che non mi sognerei mai di fare!) E poi pare che con questo slow dripping method il caffè venga un po' una ciofeca.
      Quanto a Starbucks, se ne parla da un pezzo, ma per adesso erano solo bufale. Sembra che abbiano paura a sbarcare in Italia, anche se in realtà per moda sono sicura che la gente ci andrebbe. E magari comincerebbero a ordinare "un latte" per bersi un bel caffellatte dopo pranzo!

      Elimina