«Dunque, Fanny, secondo te con questo quanti fanno?».
«Quanti cosa, zio Matthew?».
«Quanti mariti ha avuto finora la Fuggiasca?».
«I giornali dicevano sei…».
«Sì, ma è assurdo. Hanno dimenticato gli africani: sono
almeno otto o nove. Io e Davey stavamo cercando di contarli. Tuo padre, il suo
testimone di nozze e il migliore amico del testimone fanno tre. Questo ci porta
in Kenya e a tutte quelle storie piccanti, le frustate e l’aeroplano e il francese
che l’ha vinta alla riffa. Davey non è sicuro che l’abbia sposato, ma
concediamole il beneficio del dubbio: quattro. Rawl e Plugge fanno cinque e
sei, Gewan sette, il giovane che scrive libri sulla Grecia – relativamente
giovane, potrebbe essere il padre di quest’ultimo – fa otto, e il nuovo ragazzo
nove. Non mi viene in mente nessun altro, e a te?».
(Traduzione mia)
(Traduzione mia)
E visto che si parlava di copertine, questa è proprio una meraviglia.
Ecco, e poi Matteo Telara mi ha intervistata per il blog La poesia e lo spirito. C'è anche una domanda sul mio libro e una su Mr K (che in questo momento si trova qui e io lo invidio tantissimo).
Sì, è bella la foto del 1929 del fotografo delle dive Nickolas Muray con Joan Crawford e il marito Douglas Fairbanks Jr. su una spiaggia californiana. Anche perché non ha nulla dei tipici vezzi di certe foto in posa anni Venti. Ma c'entra con i protagonisti della Mitford, l'ambiente, la storia di "Non ditelo ad Alfred?". È stato pubblicato nel 1960 e si riferisce alla Parigi anni Cinquanta. I protagonisti della Mitford non sono una coppia di mezza età nell'ambiente diplomatico di Parigi, esattamente come era il caso della Mitford e del suo compagno Gaston Palewski? Cosa c'entra tutto questo con una coppia di divi, molto giovani, belli, abbronzati, su una spiaggia della California, in luna di miele, pochi mesi prima del grande crollo della borsa 1929? Insomma: invece di usare una foto glamour per attirare ma che non c'entra nulla, non bisognerebbe decidere la foto per la copertina con un minimo di coerenza rispetto al libro? Altrimenti il sospetto è che le foto vengano scelte come farebbe un editor di Vanity Fair.
RispondiEliminaGiusta osservazione, ma andrebbe rivolta a chi fa le copertine per Adelphi.
EliminaMi sono appena gustato la splendida intervista (e come tristemente concordo, su quel "fanalino di coda"...) Grande Silvia!
RispondiEliminaGrazie Zio!
EliminaChe dire? Se dovessi scegliere un'altra vita la sceglierei da traduttrice a New York ma anche San Francisco non mi dispiacerebbe e figuriamoci New Orleans!! Un artista americano come compagno credo che sì, sarebbe una bella trovata! La tua intervista è molto interessante e molto giusto, credo, quanto si dice a proposito della traduzione. Come può non essere considerata una riscrittura? Ci vuole attenzione e talento grande familiarità con due mondi linguistici … o, almeno, grande coraggio e forza! Ciao
RispondiEliminaIo, se dovessi scegliere un'altra vita, prima di tutto la sceglierei da ricca in qualsiasi posto. Poi credo che farei comunque la traduttrice :-)
Eliminapassai di là, tornai di qua, non so se la foto di copertina è coerente al testo, non avendolo letto, ma è una foto molto bella, bella soprattutto la dichiarazione d'ammmmore a MrK :)
RispondiEliminaCome sei romantica, io neanche mi ero accorta che fosse una dichiarazione d'ammmmore ;-)
Eliminae invece è proprio una dichiarazione d'ammmore!!! Ero ritornata qui per dirtelo ma qualcuno ci aveva già pensato...
EliminaQuando dici che la riuscita di una traduzione si basa su un equilibrio delicatissimo tra diversi fattori, mi vengono in mente alcune posizioni di yoga. Voglio dire che quando devi 'tenere" una posizione per un po' di tempo, senti che ogni parte del tuo corpo ( e pure qualcos'altro) stia collaborando alla riuscita Poi non è importante che il risultato sia perfetto, almeno nel mio caso!) ma in quel momento percepisci l'armonia totale. Quindi immaginavo che anche la traduzione. una volta trovata quella giusta, potesse dare quella sensazione..
RispondiEliminaAnche a me piace l'autunno! E quest'anno lo sto amando particolarmente.. è bellissimo qui!
Sì, è un buon paragone, non per niente faccio yoga anch'io. Insegna anche la disciplina, un'arte molto utile per i freelance.
EliminaGrazie ancora per l'intervista Silvia! Io se dovessi scegliere un'altra vita magari mi sposerei nove volte come la Fuggiasca, spese del divorzio permettendo naturalmente...
RispondiEliminaSì, la Fuggiasca è un mito!
EliminaConcordo in pieno con l'affermazione per cui la traduzione è una grandissima scuola di scrittura: dicono che scrivo bene. Cioè, di certo scrivevo bene qualche anno fa; ora, finita da un pezzo l'università e senza testi particolari da scrivere (le lettere commerciali sono di una standardizzazione e banalità pazzesche) non so. Comunque, so per certo che se scrivo anche solo decentemente lo devo alla grandissima scuola di scrittura delle versioni di greco e latino: con una/due versioni al giorno per 200 giorni, alla fine dell'anno mi ero trovata a constatare che anche il mio modo di scrivere in italiano ne aveva enormemente giovato.
RispondiEliminaUna/due versioni al giorno? Porca miseria! Io ne facevo forse una alla settimana!
EliminaLa prof. M. era spietata. Oggi la denuncerebbero per violazione dei diritti umani, mobbing, stalking e studenticidio per troppi compiti.
EliminaMr K ad Arcosanti... complimenti!
RispondiEliminanegli '80 ci portavo pullman di turisti italiani
quando torna in Italia portalo a Vietri a vedere la Ceramica Solimene realizzata da Soleri nel 1954, troverà spunti per le sue opere.
Ah, grazie! Gliel'ho appena detto, ne aveva sentito parlare (è ad Arcosanti perché dovrebbe scrivere un saggio per un catalogo) e dice che pare sia molto bella. Sarebbe un'ottima scusa per portarlo da quelle parti!
EliminaIo però vorrei saperne di più sui tuoi viaggi degli anni '80 con i pullman di turisti italiani.
beh, in effetti Arcosanti era un po' un'azzardo culturale
Eliminal'avevo inserita come sosta nel percorso da Phoenix verso il Grand Canyon
nessuno ne sapeva niente, una volta sfigata sono arrivato in giugno con due pullman e il temporale era appena finito, il piazzale era un lago di fango e gli autisti scuotevano la testa...
a San Francisco ho anche provato a portare un gruppetto scelto a City Lights, ma niente da fare, non conoscendo Ferlinghetti né Beat Generation tra i libri mi guardavano come un ufo
invece a Los Angeles mentre si andava a passare la domenica a Disneyland mi divertivo a fermare i pullman alla Cristal Cathedral di Garden Grove, ed era un trionfo quando partiva l'organo a tutto volume la facciata in vetro si apriva assieme al getto verticale della fontana esterna
bei tempi, Phoenix non era dilatata dagli sprawls, la tua città non prevedeva ancora la gentrification.
Eh, già, io ho fatto in tempo a vederla di sfuggita - ma ancora non la conoscevo bene - prima che cominciasse l'invasione degli ultraricchi.
EliminaMa chi erano questi che non avevano mai sentito nominare la Beat Generation?
Wow!!! City Lights, Ferlinghetti, Beat Generation! Una visita da "URLO"!!!
EliminaSilvia... forse si trattava di gente che non leggeva. A volte mi trovo a parlare con docenti che NON leggono e lo trovo... "immorale".
Molto intensa la foto. Interessante la tua intervista. Io sono sempre più curiosa di leggere i tuoi racconti americani!
Ma come, docenti che non leggono?! Vabbè, forse non c'è poi tanto da stupirsi :-/
EliminaBella l'intervista, con qualche novità sul libro tuo e alcune cose che non sapevo sulle tue traduzioni, invidia per il posto dove si trova Mr K, splendido il pezzo del libro che hai tradotto di Nancy Mitford.
RispondiEliminaTi è piaciuto tutto, allora! :-)
EliminaIl libro l'avevo preso, ora appena finisco quel logorroico (ma tanto bravo!) di Marias, lo attacco! Bella l'intercista, è sempre bello sentirti parlare del tuo lavoro, sarebbe bello se ciascuno potesse parlare con tanto amore e entusiasmo del proprio lavoro!
RispondiEliminaOh, sì, a me era piaciuto tanto "Un cuore così bianco" (dove tra l'altro si parla di traduttori).
EliminaSai che ho iniziato il mio primo corso di traduzione?
RispondiEliminaDevo portare un progetto a fine anno, vorrei tradurre Frank O'Hara :-) interessantissimo l'articolo, mi ha aperto una finestra di più sul tuo mondo! :-)
Brava! Dove lo fai? Tradurre Frank O'Hara mi sembra un'ottima idea, approvo :-)
Eliminacavoli complimenti!!
RispondiEliminaGrazie :-)
EliminaEfficaci le domande di Matteo Telara e intriganti e chiare le tue risposte, tanto da volerle "rilanciare" presto nel mio blog ... Ad Arcosanti avevo dedicato un pezzo qui:
RispondiEliminahttp://maridasolcare.blogspot.it/2014/04/citta-per-luomo.html
Mi ricordo, lo avevo anche commentato!
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