martedì 15 marzo 2011

L'Istituto Italiano di Cultura: un'altra vittima dei tagli?

Leggo con orrore sul blog "Estremo Occidente" di Federico Rampini: 
"(...) Domenica 6 marzo la Repubblica aveva rivelato la vicenda dell’addio alla Silicon Valley: la scelta del governo italiano di 'sparire' dalla culla dell’hi-tech californiana, eliminando l’unico addetto scientifico di tutta l’area (a fronte dei quattro attaché francesi, due inglesi, 13 svizzeri, quattro olandesi). Ora emerge un altro capitolo di questo smantellamento della presenza istituzionale all’estero. Lo stesso consolato italiano di San Francisco, già privato dell’unico addetto scientifico, è condannato a un’altra 'amputazione'. L’istituto culturale italiano di San Francisco – la città di Francis Ford Coppola e di Lawrence Ferlinghetti, che ha nella sua sfera due centri universitari d’eccellenza mondiale come Berkeley e Stanford – è stato messo da Roma su una lista di candidati alla chiusura. In subordine, se non chiuso verrà declassato a 'sezione' di un’altra sede, probabilmente quella di Los Angeles." 
Il resto dell'articolo qui.

3 commenti:

  1. Per l'istituto di cultura mi spiacerebbe. Spesso organizzano cose interessanti.
    Per l'addettos scientifico, che diavolo fa un addetto scientifico? :-)

    RispondiElimina
  2. Per l'istituto di cultura dispiacerebbe molto anche a me, anche perché da quest'estate dovrei cominciare a insegnare italiano proprio alla scuola dell'istituto.
    Quanto all'addetto scientifico, come al solito hai colto perfettamente il punto. Ti riporto di seguito una lettera ricevuta da Rampini in risposta al suo articolo sulla decisione di non sostituire l’addetto scientifico italiano presso il consolato di San Francisco.
    "Le scrivo in merito all’articolo sulla rinuncia italiana all’attachè scientifico a S. Francisco. Insegno e faccio ricerca nell’Università e negli anni ho incontrato diversi addetti ed incaricati scientifici italiani a vario titolo. Queste cariche sono essenzialmente, come quasi tutte forse in Italia, politiche. Il valore scientifico prescinde; e questo l’ho verificato ahimè direttamente almeno per i soggetti conosciuti personalmente, e non sarà certamente il caso del prof. Scapolla. Un incaricato presso la comunità europea di revisione dei progetti italiani (8000€ al mese, pare) mi disse chiaro e candido di essere lì pur non capendo nulla (il nostro era un network sulle neuroscienze e lui ortopedico) perché amico del fratello di un politico top (Fini). Lo stipendio medio di un attachè scientifico è di circa (mi si è detto) 14-18000€ al mese. Ora per tale stipendio io mi aspetto che questi soggetti facciano arrivare fiumi di collaborazioni e di denari da tutto il mondo alle nostre istituzioni di ricerca. E così non è. Vero è che esperti scientifici francesi, tedeschi ed inglesi sono molto attivi e presenti in sede di EU ed anche nei centri di ricerca negli USA: il loro scopo è fare informazione e soprattutto azione di lobbying, cioè creare occasioni di network per dare linfa a quelle attività di ricerca che sono ritenute strategiche da chi li manda lì. In qualche modo loro riescono nel compito, basta ad esempio guardare quanti progetti sono finanziati dalla EU a Francia, Germania ed Inghilterra e quanti a noi. Ora, in Italia non c’e né vi è mai stata una politica di strategia della ricerca finalizzata ad alcunchè, né abbiamo mai fatto lobbying se non per piazzare figli, nipoti ed amanti, e dovrei stupirmi perché non rinnovano la posizione di attachè a S.Francisco? E Lei si stupisce? Cordiali saluti
    Claudio Russo"

    RispondiElimina