sabato 5 marzo 2011

Denis Johnson/3: "Starlight, Idaho" e "Nessuno si muova"

L'anno scorso la rivista Vice Magazine, per il suo Quarto Annuale di Narrativa, ha pubblicato il racconto Starlight, Idaho, con una divertente prefazione che si conclude così: "Secondo noi, Johnson è lo scrittore di prosa più evocativa, poetica e potente al mondo. È uno dei pochi scrittori capaci di trasportarti in uno stato di coscienza trascendentale con il semplice uso delle parole. È, molto semplicemente, il migliore che c’è, e vorremmo sposarlo. Quando Denis ci ha permesso di tradurre questo meraviglioso racconto, apparso per la prima volta nell’edizione americana di Playboy nel febbraio del 2007, siamo stati così felici che abbiamo sacrificato una stagista vergine per ringraziare gli dei. Buona lettura."
(Quelli di Vice adorano Denis Johnson. Tim Small, nella sua recensione a Albero di fumo, sostiene "che non recensire Albero di fumo oggi sarebbe come se il direttore di una rivista nel 1852 decidesse di non recensire Moby Dick". Il resto della recensione qui, in fondo alla pagina:  http://www.viceland.com/it/a5n4/htdocs/literary-it.php)

Denis Johnson (photo by Cindy Johnson)
Starlight, Idaho comincia così:

"Cara Jennifer Johnston, bene, 
per aggiornarti su come vanno le cose, negli ultimi quattro anni ho preso un bel po’ di calci nel culo. Cerco di tornare a quando ero in quinta elementare e tu mi hai mandato un bigliettino con sopra un cuore e le parole 'Caro Mark mi piaci un sacco' e io l’ho girato e ho scritto sul retro 'Ti piaccio o mi ami?' e tu hai disegnato venti cuori su un altro bigliettino e me lo hai mandato in fondo alla fila e diceva 'Ti amo! Ti amo! Ti amo! Ti amo!' Credo di avere quindici o sedici ami nella pancia, ciascuno con attaccata una lenza che finisce in mano a una persona che non vedo da tanto tempo, e fra queste ci sei anche tu. Ma tanto per aggiornarti. Negli ultimi cinque anni mi hanno arrestato più o meno otto volte e sparato due volte, non due volte nella stessa circostanza, ma una volta in due circostanze diverse, ecc ecc e mi sembra che una volta mi abbiano anche investito, ma non me lo ricordo nemmeno. Ho amato all’incirca duemila donne, ma credo che tu sia la numero uno della lista. Questo è tutto gente, passo e chiudo." 

E continua qui: STARLIGHT, IDAHO - di Denis Johnson, Traduzione di Silvia Pareschi - Vice Magazine
 

E per concludere la serie di post su Denis Johnson, ecco qui l'inizio del romanzo Nessuno si muova (http://www.librimondadori.it/web/mondadori/scheda-libro?isbn=978880459792) da me tradotto per Mondadori l'anno scorso, che Irene Bignardi, nella recensione su Repubblica, ha definito così: "... a sorpresa, come se Conrad avesse scritto una amena avventura su un battello che risale un fiume africano per andare a un festa, anzi, a un festino, il tragico Denis Johnson di Albero di fumo si inventa un noir in forma di commedia..."

"Jimmy Luntz non era mai stato in guerra, eppure la sensazione era la stessa, ne era sicuro – diciotto uomini in una stanza, e Rob, il direttore, che li mandava fuori – diciotto uomini spalla a spalla, che uscivano agli ordini del capo per mettere in pratica quello che avevano imparato in giorni e notti di addestramento. Aspettavano silenziosi al buio dietro il pesante sipario, mentre dall’altra parte il presentatore raccontava una barzelletta stantia, e poi – 'gli alhambra california beachcomber chordsmen!' – attaccavano le loro due canzoni, sorridendo alle luci roventi del palcoscenico.  
Luntz era uno dei quattro solisti. Firefly era venuta abbastanza bene, gli sembrava. Erano andati all’unisono sulle vocali, non avevano calcato le consonanti, e Luntz sapeva di essere apparso – lui, almeno – radioso e sorridente, con una gestualità molto espressiva. Su If We Can’t Be the Same Old Sweethearts avevano preso l’onda. Uniformità, sonorità, pathos, tutto quello che Rob poteva desiderare. Non l’avevano mai eseguita così bene. Poi, fronte a destra e giù dalle scale, erano scesi nel seminterrato del centro congressi, dove si erano schierati di nuovo in file parallele, questa volta per le foto ricordo."

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