Norman Rockwell, The Waiting Room (1937) |
Un paio di settimane fa sono andata in ospedale a fare la mammografia. Una volta in ospedale c'era un CUP dove la gente prendeva un bigliettino, si sedeva e aspettava il suo turno. Ma quello era un CUP antiquato. Il nuovo CUP, quello moderno, è stato spostato dal pianterreno affacciato sulla strada, dove era troppo facile trovarlo, al secondo piano in fondo a un labirinto inestricabile. Dopo aver girato per mezz'ora fra scale e corridoi, sono entrata in una sala tutta nuova, dove ho trovato centinaia di persone e una bella macchinetta moderna con schermo digitale che elencava le prestazioni offerte dal CUP. Bastava premere sulla prestazione che si desiderava ricevere e poi ritirare il bigliettino corrispondente. C'era solo un piccolo problema: l'elenco delle prestazioni era difficilmente comprensibile, con cose tipo "prenotazione visite" ripetuto due volte in due voci diverse dell'elenco, con la conseguenza che gli utenti, perlopiù anziani e poco avvezzi alla modernità digitale, schiacciavano tutti i tasti e si prendevano tre o quattro bigliettini per volta. Io avevo il numero 150, e gli sportelli stavano chiamando tipo il 25.
A un certo punto è successo qualcosa, I bip che segnalavano il passaggio da un numerino all'altro hanno cominciato a farsi più frequenti. Bip... bip... bip... bipbip... bipbipbip... bipbipbipbibpbipbip! La gente si è alzata dalle sedie ed è corsa agli sportelli, ammassandosi in gruppi informi e caotici. Dietro i vetri si sentivano le addette gridare "basta! fermatevi!". Io sono riuscita a infilarmi nella ressa e a raggiungere lo sportello, dove l'addetta disperata mi ha detto: "Si è guastato il sistema! Non riusciamo a fermarlo!" Me ne sono andata senza voltarmi indietro, mentre orde di pazienti inferociti assaltavano gli sportelli sventolando i loro inutili bigliettini.
L'altro giorno sono tornata in ospedale per la visita di controllo alla tiroide (che per ora sta bene, grazie). Sono entrata nel solito vecchio padiglione e ho scoperto che il reparto di endocrinologia non era più lì. Era stato spostato nell'ala moderna dell'ospedale. Dopo aver scoperto faticosamente dov'era l'ala moderna, che nessuno aveva segnalato (lungo la via l'ho chiesto a un medico che mi ha risposto "non lo so, sono qui solo da 15 giorni" e subito dopo è entrato proprio nell'edificio dove dovevo entrare io), ho raggiunto la moderna reception del nuovo reparto di endocrinologia. Che però non era solo la reception di endocrinologia, ma anche di altri cinque o sei o sette reparti. Nel vecchio reparto si arrivava, si bussava a un ufficio in cui si consegnava l'impegnativa del medico (niente CUP perché sono esente) e si andava in una saletta ad aspettare la chiamata. Nel reparto moderno ci sono tre sportelli per tutti i pazienti che devono fare visite, prenotazioni e chissà che altro per cinque o sei o sette reparti diversi, e mentre si è in fila capita anche che ci passi davanti qualcuno e alla nostra reazione inviperita la segretaria dichiari: "Ma io ho chiesto chi doveva fare la visita, e la signora si è fatta avanti". Sì, peccato che io sono in coda e la signora no. E alla mia visita mancano solo dieci minuti perché sto aspettando in fila da mezz'ora. Poi finalmente faccio la visita e il medico mi informa che il prossimo controllo sarà in gennaio. "Gennaio quando?" gli chiedo, visto che gli appuntamenti me li aveva sempre dati direttamente lui dopo la visita. "Ah, non lo so" mi risponde. "Adesso abbiamo le segretarie per questo. Esca e si rimetta in fila".
Se questa è la modernità, evviva la vecchiaia.