Il visitatore inatteso si presentò un mattino sotto forma di una
estrema spossatezza. Avevo le membra pesanti, la testa imbottita di ovatta,
pallini fluttuanti dinanzi agli occhi. I miei già quasi inesistenti muscoli mi
avevano abbandonata durante la notte, sostituiti da una colata di piombo. Poi
arrivarono i crampi addominali, e a quel punto mi venne in mente che chissà,
magari potevo avere la febbre. D’un tratto la spaventosa verità mi apparve
chiara al di là dei pallini: avevo incontrato il temibile Montezuma, il terrore
del turista. Da quando ero arrivata in Chiapas, le voci sull’inesorabile
vendetta del grande re atzeco trucidato dai conquistadores spagnoli mi avevano
seguita dappertutto. Le sue vittime erano facilmente riconoscibili, smunte e
affaticate, con quello sguardo rassegnato che ti diceva, ebbene sì, ha colpito
anche me, e tu non credere mica di sfuggire. Non c’è nulla che tu possa fare,
nessuna precauzione che tu possa prendere, Montezuma è nell’aria che respiri,
nella mano che stringi, nelle lenzuola in cui dormi. Puoi bere solo acqua in
bottiglia, mangiare solo pietanze cotte e disinfettare tutto, puoi nasconderti
nel posto più remoto, nell’albergo più asettico, ma Montezuma ti troverà. E
Montezuma quel giorno aveva trovato me. Ormai era tardi per chiedersi, nel
delirio della febbre, se fosse stata quella bella bambina indigena a tradirmi, a
consegnarmi al crudele torturatore che si stava accanendo sul mio intestino. Il
giorno prima, in banca, avevo incontrato lei e i suoi fratellini mentre facevo
la coda, erano timidi, la madre era diffidente, ma io li avevo conquistati
tutti con la smorfia dello zombie. Quella dove si mettono in bocca le dita,
magari sporche, e mentre si distendono le labbra si caccia fuori la lingua e si
rovesciano gli occhi, e i bambini all’inizio si sconcertano, ma poi cominciano
a ridere e sono tanto simpatici e tu ti diverti tanto e il giorno dopo ti sei
beccata la diarrea del viaggiatore.
Sarà stata lei? Montezuma si nasconde nei luoghi più impensati |
Giacqui nel letto stremata per un
tempo incalcolabile, fra brevi momenti di veglia e lunghi precipizi di sonno
febbricitante. Poi qualcuno bussò alla porta. “Señorita, telefono.” Scesi le
scale, sempre accompagnata da un’allegra sarabanda di pallini. Al telefono era
Sergio. Un tempismo perfetto. “Volevo invitarti a cena stasera. Così possiamo
bere il vino che mi hai portato.” Stringendo la cornetta nella mano sudata, mi
costrinsi a biascicare qualche scusa patetica, ma alla fine decisi che tutto
sommato avrei fatto più bella figura se lo avessi ragguagliato sulla mia
situazione intestinale. Chissà, magari avrebbe trovato un po’ di tempo per
venire a trovarmi, fra una missione rivoluzionaria e l’altra.
Poi trascinai le gambe piombate
su per le scale e mi infilai a letto, sprofondando nel crudele abbraccio di
Montezuma. Venni svegliata, non so quante ore o giorni dopo, da un paio di
discreti colpetti alla porta. “Avanti”, gracidai, e poi credetti che la furiosa
vendetta azteca mi avesse compromesso anche il cervello. Davanti a me c’era un
bel ragazzotto, un tipo biondiccio con la faccia giovane e pulita, o almeno
credo, perché in quel momento l’unica cosa che riuscivo a mettere a fuoco tra
un pallino e l’altro era un enorme bicchiere di succo d’arancia.
O forse avrei dovuto fare più attenzione a quello che mangiavo? |
No, secondo me è stato il cane della bambina... Quel pelosissimo e tenerissimo cane. =_=
RispondiEliminaSì, ma la bambina è complice.
Eliminapenso che sia stato il cibo...e che tu sia terribile a lasciarci sempre in sospeso sul più bello,una curiosona come me non può resistere fino alla prossima puntata :)
RispondiElimina... che dovrebbe finalmente riguardare il ritorno di Sergio.
EliminaClyo ha ragione. E'dietro quello sguardo cucciolo che si nascondono le peggiori insidie!
RispondiEliminaInsomma, vedo che ce l'avete tutte col cagnetto. Perfide!
EliminaPooveraaa!
RispondiEliminaMa davvero eri stata così scrupolosa? Mmmm...chissà che stavi sbafando nella foto.
Oh, ma ora ti tocca resuscita' sul blog, sennò noi Sergio quando lo conosciamo!?
Ps è quello il mullet che ti fecero a tradimento? :D
Haha, no, però hai ragione, sembra! Il mullet era di molti anni prima, quella è semplicemente una coda per evitare di intingere i capelli in... cosa? Mah, confesso che non ricordo di preciso, un qualche frutto esotico tipo mango, però se non sbaglio era incrociato con qualcos'altro, comunque era buonissimo.
EliminaE io che pensavo fosse qualcosa di pasta croccante e salato. La tua espressione è bellissima :D
EliminaSono sicura anch'io che il cane c'entra e probabilmente pure la bambina. Ma ora mi si pone con urgenza la domanda: chi è il giovane biondo dalla faccia pulita. Forse Mr. Keats venuto a salvare la protagonista dal perfido Montezuma e dalle trame dell'agronomo Sergio?
RispondiEliminaComunque non ci lasciamo prendere dal panico: la storia continua....
... lunedì prossimo!
EliminaIo in Chiapas non ci sono mai stata ma Montezuma l'ho incontrato lo stesso, e spesso!
RispondiEliminaMa come, è venuto a trovarti a casa? :-(
EliminaMontezuma è Montezuma... mica cotiche!
RispondiEliminaE volendo c'avrebbe anche ragione!
EliminaNon so se sia più crudiele Montezuma...oppure chi ci lascia in continua balìa di queste storie incomplete! ;-)
RispondiEliminaHi hi hi!
EliminaUffaaaaaaaaaaa!!!!
RispondiEliminaComunque a me il cugino di Montezuma m'ha acchiappata in Portogallo.
E' un po' come il fukù.
Elimina:D me l'ero dimenticata, il fuku'!
EliminaNonostante le precauzioni, anch'io ebbi il "piacere" (@&%#?!*!) di conoscere Montezuma nel dicembre 2010 a Citta' del Messico. Ero' li' per una conferenza e fortunatamente alla fine riuscii a fare comunque il mio intervento. Ricordo ancora le notti insonni ed i dolori di stomaco. :( Per la cronaca: non fui il solo, l'intera delegazione italiana fu costretta a letto per due giorni. Una collega non fece in tempo a finire la propria presentazione, correndo fuori dall'aula bianca cadaverica. Si sospetta furono i cubetti di ghiaccio nel succo d'arancia a colazione.
RispondiEliminaNessuno sfugge a Montezuma.
EliminaIo ho incontrato il cugino coreano di Montezuma due giorni prima del mio rientro in Italia. Ho fatto il volo Seoul Zurigo litigando per il bagno con un anziano con problemi di prostata. Sono arrivata nella mia citta' (tre scali) che sembravo uno zombie portasfiga, ero vestita di nero, avevo le occhiaie e il volto pallido, ho fatto pena persino al tizio del customs!
RispondiEliminaMa poi l'agronomo Sergio e' venuto a salvarti?
Quest'uomo mi piace sempre meno.
:-DD Hai ragione!!
EliminaBacio cara.
RispondiEliminache bello! ( il tuo racconte e non il tuo problemino intestinale a pois, naturalmente ).:)
RispondiEliminaStoria deliziosa. Aspetto il seguito.
RispondiEliminaMi mandi il tomo via mail?questa attesa mi strugge!finalmente ho capito cos'è questo fantomatico montezuma...
RispondiEliminaIl tomo non esiste... solo una bozza che parlava esclusivamente di Sergio (lo so che tanto a te interessa solo quello, hehehe!) e che sto rimpolpando settimana per settimana. E' ancora tutto nella mia testa.
EliminaAhaha no io amo anche le descrizioni che circondano sergione.poi Vabbe, la tensione del romance mi tiene incollata al blog.
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