Continua da QUI.
Ma tutto sommato non aveva importanza. La cittadina era bellissima con tutti quei colori, il clima fresco, soleggiato e secco delle alture, e c’era tanto da esplorare. Al mattino, in cerca di un buon rapporto calorie/prezzo, cominciavo la giornata facendo indigestione, cosa che mi permetteva poi di saltare il pranzo. Pane, uova strapazzate, riso, fagioli, succo d’arancia e caffè, il tutto di scarsa qualità e piuttosto insapore, ma sempre pesantissimo (da allora ho sempre odiato la cucina messicana). Poi partivo in esplorazione della cittadina e dei dintorni. In Chiapas, così come nel vicino Guatemala, c’è una forte presenza indigena, formata soprattutto dalle popolazioni tzotzil e tzeltal, che convivono con i messicani ispanici che sono immancabilmente più ricchi e grassi, oltre che ingioiellati, baffuti e pieni di figli. In Chiapas le bambine indigene ti guardano curiose e timide con i loro vestiti colorati, le bambine ispaniche ti guardano panzute e arroganti con i loro vestitini rosa pieni di fronzoli. O almeno, questo era ciò che vedevo allora, nel mio fervore rivoluzionario-terzomondista. E naturalmente quello che alimenta l’intenso turismo della zona sono proprio gli indigeni, che vorrebbero semplicemente farsi gli affari loro e invece sono sempre sotto gli occhi dei turisti come me, che vanno in cerca di qualcosa di “tipico”.
Ma tutto sommato non aveva importanza. La cittadina era bellissima con tutti quei colori, il clima fresco, soleggiato e secco delle alture, e c’era tanto da esplorare. Al mattino, in cerca di un buon rapporto calorie/prezzo, cominciavo la giornata facendo indigestione, cosa che mi permetteva poi di saltare il pranzo. Pane, uova strapazzate, riso, fagioli, succo d’arancia e caffè, il tutto di scarsa qualità e piuttosto insapore, ma sempre pesantissimo (da allora ho sempre odiato la cucina messicana). Poi partivo in esplorazione della cittadina e dei dintorni. In Chiapas, così come nel vicino Guatemala, c’è una forte presenza indigena, formata soprattutto dalle popolazioni tzotzil e tzeltal, che convivono con i messicani ispanici che sono immancabilmente più ricchi e grassi, oltre che ingioiellati, baffuti e pieni di figli. In Chiapas le bambine indigene ti guardano curiose e timide con i loro vestiti colorati, le bambine ispaniche ti guardano panzute e arroganti con i loro vestitini rosa pieni di fronzoli. O almeno, questo era ciò che vedevo allora, nel mio fervore rivoluzionario-terzomondista. E naturalmente quello che alimenta l’intenso turismo della zona sono proprio gli indigeni, che vorrebbero semplicemente farsi gli affari loro e invece sono sempre sotto gli occhi dei turisti come me, che vanno in cerca di qualcosa di “tipico”.
La chiesa di San Juan Bautista |
... e il suo portale |
Mi siedo in un angolo, confusa,
consapevole di non capirci niente. Mi vergogno di essere venuta qui a fare la
turista a casa di questa gente che sta semplicemente vivendo la propria fede,
che sta chiedendo un miracolo per un figlio malato o per un raccolto andato
male. Chi sono io per stare qui a guardarli? Mi faccio piccola piccola e mi
succede qualcosa. Non so cosa. Il tempo si ferma e si dilata, sono parte
della Storia, sono con questa gente, sono una di loro in questo tempo senza
tempo che esiste solo qui dentro. Piango, senza sapere perché, se non che sono
una di loro e che il tempo non c’è più. Poi esco, stordita, dalla chiesa di San
Juan Bautista.
Qualche settimana dopo, al mio
ritorno dal Chiapas, avrei partecipato alla festa organizzata da un importante
editore per il lancio dell’importante libro di un importante scrittore che
avevo tradotto, e al primo incontro con l’importante scrittore mi sarei
lanciata in una lunga disquisizione sulla mia esperienza mistica fra gli
indigeni tzotzil del Chiapas, cosa che a tutt’oggi non so che effetto abbia
fatto all’importante scrittore.
Quando finalmente Sergio riuscì a
raggiungermi, qualcun altro lo aveva preceduto.
(3/Continua)
(3/Continua)
Tu sai davvero come tenere avvinto il lettore!
RispondiEliminaDopo l'esperienza mistica cosa ci aspetta ancora?
(continua)
Be', c'è ancora in giro l'agronomo...
EliminaPerdonami se non commento sull'esperienza mistica but I have a one track mind! Che anno era? Ma soprattutto, che camera hai usato? Perche' quello e' film, non puo' essere digitale!
RispondiEliminaEra - facendo un po' di conti, perché l'anno non l'ho scritto da nessuna parte - il 2002. E certo che è pellicola: usavo una vecchia ma affidabile Olympus Trip 35. Il tipo di pellicola non lo so, roba da turista.
EliminaHa! Iconic camera!
EliminaUn'esperienza positiva?
RispondiEliminaIn che senso?
EliminaSe l'esperienza mistica è stata positiva o meno, come la descriveresti :P
EliminaSì, molto positiva e molto intensa. Finché ero lì. Poi basta.
Eliminaci sono posti e momenti che ti portano lontano dentro di te e ti fanno vivere così intensamente che poi vanno la pena di essere raccontati
RispondiEliminavanno? e dove vanno? a volte mi perdo con loro :D
EliminaEh, vanno, vanno lontano... :-D
EliminaBello che qualcosa ti abbia toccato.
RispondiEliminaPer me sono misteri. Che esistono.
Succede spesso anche a me, specie quando mi trovo in mezzo a tanta gente che si raccoglie in un posto perché crede fermamente in qualcosa, per un rito collettivo o per condivisione.
Ps d'impulso avevo pensato ad un'esperienza d'altro tipo...stile Puerto Escondido (l'hai visto, no?) :D
Uhm, sì, ma tanto tempo fa, non ricordo bene... c'entravano forse i peyote? Quelli li sfiorerò più avanti...
EliminaSì, l'esperienza mistica dopo l'incontro col peyote.
EliminaEhi, ma quante puntate hai in serbo per noi?
E le distilli così, con lentezza?!
Sa-di-ca, te l'ho già detto!
Ma scusa, se finisco le cose da raccontare cosa ci scrivo poi sul blog?
EliminaMmmmm... questo qualcun altro...
RispondiEliminaLa curiosita' mi uccide!
In realtà saranno due...
EliminaSei sicura che non bruciassero sostanze psicotrope nella Chiesa? :-) Scherzi a parte, ricordo un'esperienza simile in Nepal, dove ho assistito ad un rito con sacrifici animali e da cui sono uscita stordita e confusa, quasi in trans!
RispondiEliminaNo che non sono sicura! Cavolo, un rito con sacrifici animali! Io quel giorno non ho visto galline sgozzate, per fortuna.
EliminaChe foto meravigliose! quando hai accennato ai riti con la coca cola e i polli ho pensato ad un fast food.. (lo so, sono poetica a volte)
RispondiEliminaNo scusa, io questo lo leggo oggi, nel giorno in cui tu annunci il ritiro temporaneo? Come minimo mi mandi una mail e mi racconti il resto :DDD
RispondiEliminaAnche io leggo solo oggi.che bello l'episodio mistico,risvegli la cohela che è in me!questo episodio mi é piaciuto un sacco;sto considerando di hackerarti il pc per il seguito.lots of blog love e cacca ai nemici
RispondiEliminaSembro insensibile se da questa puntata la cosa che mi ha colpito di più è l'uso catartico del rutto? Fantastico! A parte il fatto che la Cocacola ringrazia...
RispondiEliminaE' sempre divertente vedere quali sono le cose che colpiscono di più in una storia... effettivamente l'uso catartico del rutto aveva colpito anche me!
Eliminache bel racconto... mi hai riportato lì, fatto rivivere il mio imbarazzo a stare lì dentro (anche se io, essendo con un gruppo, non ho avuto esperienze mistiche). Ah, l'eterno dilemma tra la curiosità d vedere con i propri occhi e la sensazione di non dover stare lì!
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