martedì 30 luglio 2013

L'anti-politically correct

Un giorno alla domanda "How are you doing today?" del giovane commesso ho risposto, soprappensiero, dicendo la verità. Qualcosa tipo: ho un po' di mal di testa. Oppure: male, stanotte non ho chiuso occhio.
La reazione, però, è stata molto diversa da quella del commesso medio italiano, che avrebbe come minimo ricambiato la lamentela, magari rincarando un po' la dose per far vedere che lui stava anche peggio. Oppure mi avrebbe incoraggiata con qualche banalità, tipo: su, dai, che oggi è venerdì. Il commesso medio americano invece mi ha guardata allarmato, quasi terrorizzato, senza sapere cosa dire. Poi mi ha rivolto un "I'm sorry" costernato, autentico come una banconota da tre euro.
Da quel giorno, per un po' mi sono divertita a farglielo apposta. "How are you doing today?" mi diceva, e io giù con qualche catastrofe. Lo lasciavo spaesato, poverino, la sua routine interrotta, le sue certezze in frantumi. Poi ho smesso di divertirmi. Adesso rispondo "bene, grazie, e tu?", con un sorriso autentico come il suo.

Qualche giorno fa, parlando con un amico americano, ho detto che una certa persona è stupida. L'amico si è sganasciato dalle risate. Io non riuscivo a capire che cosa ci fosse di strano: non è che io vada in giro dando dello stupido a tutti, però può capitare, no?  D'altronde ce ne sono in giro tanti, di stupidi. Cosa c'è di tanto divertente?
Me l'ha spiegato Mr. K: "hai detto quello che tutti pensano ma nessuno osa dire". 
Ed ecco che all'improvviso quella che per me è una normale conversazione diventa un atto di grande originalità. Fico. Mi sa che più sto negli Usa e più divento italiana.

54 commenti:

  1. ahhahaha finiremo a gridare le nostre verita' come tutti gli italiani all estero ahhaaha !!!!

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  2. E se sostituissimo una volta per tutte il politicamente corretto con il buon gusto e la buona educazione?

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    1. Questo richiederebbe affidarsi troppo alla sensibilità individuale. Il PC funziona perché è uno standard uguale per tutti, ma poi, come tutti gli standard, ha le sue aberrazioni.

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  3. ahaahahahha :) certo che rimanere spaventato per così poco ;)

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  4. Io mi accorgo quasi sempre che alla domanda "come stai?" Rispondo di default : "bene, grazie!"... Probabilmente è perché inconsciamente non voglio che l'altra persona mi chieda il resto. Poi mi lamento perché non so fare conversazione :-P

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    1. Io sono una pivellina confronto a mia madre, che se entra in un locale pieno di gente dopo cinque minuti conosce tutti.

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    2. mi sa che sono stile tua madre :D

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  5. In Italia sono più ungherese che italiana, in Ungheria succede l'opposto. Detesto l'ipocrisia salottiera ungherese ("Carissima Silviettina (il diminutivo equivale a grande affetto, ovvero il coltello è accuratamente nascosto dietro la schiena ma al momento opportuno sarà tirato fuori, eccome), come stai?", ma risposta dev'essere moooolto calibrata per rimanere nei ranghi: non far preoccupare e non suscitare invidia), e sopporto con fatica anche il vittimismo, il chiagni e fotti italico. Alla fine se posso evito la domanda o la pongo come escrescenza del "ciao" :-) ,e ormai sono solo Andrea Rényi...

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    1. Certo, anch'io non sopporto il vittimismo italico, ma quello nei negozi mi capita di rado. Più che altro non lo sopporto come atteggiamento generale delle persone (anche se poi ce l'ho anch'io).

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  6. Anch'io, quell'unica volta che sono andata negli Stati Uniti, sono rimasta un po' impressionata dal fatto che ogni commesso/cameriere/addetto alla vendita o altro ti dicesse "Ciao, come va oggi?" All'inizio dentro di me pensavo: "Mai i fatti tuoi, mai?" Poi mi sono resa conto, dal modo in cui si rivolgevano a me, che si aspettavano solo ed esclusivamente la risposta "Bene/Molto bene, grazie".
    La cosa è capibile: noi due non ci conosciamo, ma se sono gentile nei tuoi confronti il mio lavoro potrebbe guadagnarci.
    In fin dei conti, anche noi italiani facciamo la stessa cosa con le persone che non conosciamo bene: le incontriamo, chiediamo loro come stanno, ma se questi ci rispondono con l'elenco delle loro sfighe attacchiamo con le solite melensaggini stereotipate e non vediamo l'ora di levarceli di torno...

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    1. Il problema è soprattutto quell'"oggi". Come va OGGI? Perché così non stiamo usando la solita, innocua formula "ciao come stai?", così facciamo vedere al cliente che ci teniamo davvero, che vogliamo sapere come sta proprio oggi, mica ieri o in generale. Come stai oggi. E' lì che mi viene da rispondere: "oggi ho proprio le balle girate".

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  7. Io credo di risultare piuttosto maleducata anche qui in Italia, perché non chiedo quasi mai "come stai?", o meglio lo chiedo solo quando voglio sapere veramente come sta una persona (e in genere mi aspetto che nel rispondermi vada oltre il bollettino medico, a meno che non sia una persona molto malata). Del solito "bene grazie" non so che farmene, per cui evito istintivamente la domanda. Penso che avrei vita durissima negli States...

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    1. In effetti neanch'io lo chiedo spesso in Italia, se non conosco la persona. Però sorrido molto. Mi sembra che un "buongiorno" detto sorridendo sia più che sufficiente. E poi vabbè, qui mi adatto, non è così terribile chiedere a qualcuno come sta, però quando la sequenza diventa sempre la stessa ("How-are-you-today-good-how-are-you-good") allora mi rifiuto.

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  8. Quindi praticamente negli USA comportarsi da italiani significa essere eroi anticonformisti che sbalordiscono la gente con la loro veracità? :)

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  9. In effetti poche persone chiedono "come stai" pensandolo davvero, me compresa, nel senso che è come il semplice prolungamento del "ciao". Quando qualcuno vuol davvero sapere come stai lo vedi dal suo sguardo mentre lo chiede.
    Ad ogni modo, viva la schiettezza, e se fa figo è pure meglio!

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    1. La schiettezza per me è una scelta necessaria, in quanto persona totalmente (e disastrosamente) incapace di mentire.

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  10. immagina un mondo in cui per magia anche per pochi minuti tutti siano costretti a dire la verità... ci sarebbe da ridere.

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  11. Ah, anch'io tendo alla sincerità. Infatti quando non tira aria evito persino di farmelo chiedere, lanciando occhiate malconce o evitando di incrociare gli sguardi.
    Idem per le opinioni sulle persone :D
    E in passato ho fatto anche qualche fdm per averle non proprio sussurrate.

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  12. Sono dalla tua parte! Detesto chi, anche in italiano, ti saluta dicendo "come stai?" senza intendere veramente quello che dice. Lo trovo un anglismo idiota (oh, sì, ho detto "idiota"!)

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    1. Sì, idiota! E pure pirla! Perché poi a me fra l'altro le parolacce piacciono, le trovo linguisticamente affascinanti. Una lingua senza parolacce sarebbe una palla tremenda.

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  13. Fantastica la reazione del commesso :)

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  14. Secondo me piu' che una tendenza al politicamente corretto, si tratta di genuina ipocrisia... si fa finta di vivere in un mondo in cui tutti rispondono (autoconvincendosi anche un po', secondo me) "I'm well, thank you!", ma in cui, in realta', a stare bene non sono mica poi tanti.

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  15. Mi sono sempre chiesta, effettivamente, la prima volta che ho messo piede in un negozio in America il motivo per cui il commesso, entrando in un negozio, mi facesse un'anamnesi.
    Sono in un negozio di scarpe, mica in un ambulatorio medico!

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  16. sapessimo dirle bene e forte le nostre lamentele a casa quando serve ,e di questi tempi oh se servirebbe, ma no quando serve ci mettiamo a 90 gradi e passa l'omino con l'ombrello di Atan (poi ultimamente 'sti omini si stanno moltiplicando) e zacchete e noi sempre muti e perfino un cinicnin sorridenti

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  17. Invece in genere mi guardano attoniti proprio perchè dico quello che penso...non sia mai!!

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    1. Io almeno qui me la cavo con la scusa che sono "esotica".

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  18. Eccole qui le famigerate differenze culturali! Riusciremo mai a colmare questo abisso? ;)

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  19. Ora capisco perché un ragazzo cresciuto negli USA, ma trasferitosi verso i 25 in Germania in quanto figlio di padre tedesco, ci tenesse così tanto a rispondere alla domanda "come stai?" spiattellando agli interlocutori tutti i fatti propri.. se l'era sentito dire per una vita e voleva ribellarsi alla superficialità della domanda!!

    (Vabbè diciamo pure che sembrava proprio trarre piacere dal parlare di sé.. gli chiesi la sua storia e come c'era finito in Germania.. e m'ha raccontato TUTTA la sua vita, dall'infanzia nel Maine alla sequenza di fidanzate perse e ritrovate, passando per la depressione universitaria)

    -una tua omonima assidua lettrice silenziosa :)

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    1. In effetti questo sembra un po' un caso particolare... la combinazione della sincerità a tutti i costi teutonica con la gentilezza melensa americana ha forse prodotto qualche danno.
      Ma benvenuta, lettrice silenziosa! Palesati ancora, se ti va :-)

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  20. A me lo chiedono anche i clienti, da questo capisco che sono americani.. però mi chiedono anche "quanto costa" prima ancora di avermi mostrato l'acquisto di cui dovrei conoscere il prezzo, perciò ho sospettato fossero tutti modi di dire, specie di formule cristallizzate.. Invece le colleghe (non le tedesche, però), ogni santo giorno mi salutavano con "come va?" e io "bene e tu?" e loro "bene grazie". Sembrava un gioco. Ora hanno smesso. Bene.

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    1. Scusa stavo per risponderti ma sto passando una serata con De André, sto ascoltando lui e Mina che cantano Marinella, non riesco a scrivere. Ti abbraccio.

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  21. In Germania rimanevo sconvolta ogni volta in cui incontravo vicini / compagni di università e mi domandavano "Come va?" senza poi fermarsi ad ascoltare la risposta.
    "Na, wie geht's?" ed erano già dietro l'angolo...

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    1. Mary, mi hai ricordato una mezz'ora che trascorsi nella City di Londra impegnata a cercare di trovare una persona, UNA, che si fermasse per dirmi l'ora. Una frustrazione infinita -.-

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    2. Alice, ma eri nella City of London o nella City of Assholes?

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    3. ahahahahah Silvia, hai reso perfettamente l'idea ;)

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  22. io rispondevo "fine, thanks" e piu' volte mi hanno ripresa "come? che e' successo?" come se stessi male... allora sopo passata a "good", ma a volte nemmeno quello basta...

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  23. E' interessantissima questa discussione! Io per parte mia ho sempre trovato un filino ipocrita la versione anglofona del nostro "Prego", quel "You're welcome" che sembrerebbe sottintendere un invito all'iterazione della richiesta o del favore, che a me pare francamente assurdo...

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  24. A dire il vero io non sono capace di fingere... dico sempre quello che penso.

    Baci

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  25. E' capitato anche a me di non dare la risposta classica e la reazione è stata le stessa - era un ragazzo della reception dell'albergo ed è rimasto sbigottito. Normalmente non avrei risposto schiettamente (proprio perché sapevo di questa loro fisima), però insomma, quella sera ci voleva proprio: ero appena stata male, erano quasi le 11 di sera dopo una giornata pesante (= faccia da morta vivente), ero pallidissima e con i capelli da spaventapasseri, e ha pure avuto il coraggio di chiedermi "How are you doing?"... La mia risposta, ovviamente, è stata "Bad, I feel really sick". Direi che un po' se l'è cercata x)

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  26. ciao, anche a me lascia sempre un po interdetta quella cortesia all'inglese che senti molto formale, ma quando devo usarla, finora mi sono sempre adattata, anche se mi costa chiedere How are you prima di andare dritta al punto. Certo che e' divertente vedere le reazioni culturali, no ?

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    1. Infatti, il segreto è riuscire a divertirsi il più possibile :-)

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  27. Un giorno a Santa Monica ho risposto "I'm fine, thanks!" con un sorriso talmente pieno che il commesso ha smesso di piegare un paio di pantaloncini, mi ha guardato come se mi avesse visto per la prima volta in quel momento e mi ha detto una cosa tipo "Sei così solare, si vede che stai bene. Il tuo sorriso è così friendly!". Quando poi ho tirato fuori il passaporto e il bancomat per pagare è stato lui ad illuminarsi: "Aaah, ma sei italianaaaa!! Ecco perché!!". Io sono uscita dal negozio ancora più contenta di quando ero entrata.

    Dell'ipocrisia mi importa poco, se qualcuno mi chiede come sto a me fa sempre piacere :)

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