giovedì 5 maggio 2011

Ma dov'è la classe media?

I mezzi pubblici sono un ottimo punto di osservazione. Soprattutto gli autobus cittadini, usati quasi esclusivamente dagli strati più bassi della società. 
Ti guardi in giro, e per la strada vedi due gruppi umani prevalenti: i biondi ricchi e perfetti con le facce e l'anima di plastica, e i poverissimi: matti, ubriaconi, homeless, spesso malati, ridotti malissimo, con infermità e deformità che non siamo abituati a vedere in paesi "occidentali" (sarà per via della politica assistenziale della città, che attira i derelitti da altre zone del paese? Oppure sarà un agghiacciante effetto del sistema sanitario privato?). I poverissimi sono tanti, così tanti che dovrebbe essere impossibile non notarli anche per chi ci prova. 
E così ieri sera, sull'autobus che attraversava downtown e poi Mission Street, una delle zone meno "gradevoli" della città, continuavo a chiedermi: ma dov'è la classe media? Dove sono quelli come me? Possibile che ci sia rimasto così poco nello spazio fra la plastica bionda e il senzatetto?
Possibile. I giornali locali degli ultimi anni parlano molto dell'' "esodo della classe media da San Francisco", dovuta al costo esorbitante delle case. Infermiere, pompieri, insegnanti e poliziotti se ne vanno a vivere nei sobborghi (e qualche giornale segnala anche il pericolo implicito nell'allontanare dal centro persone di cui ci sarebbe immediato bisogno in caso di terremoto), lasciando una città che un demografo del Public Policy Institute of California definisce "Disneyland for yuppies". 
In una nazione dove l'un per cento della popolazione si accaparra circa un quarto della ricchezza, le cifre di San Francisco sono queste: dal 2002 to 2006, il numero di famiglie che guadagnavano fino a $49.000 all'anno è sceso del 7.4 per cento, quelle fra i $50.000 e i $99.999 sono scese del 4.4 per cento, e quelle fra i $100.000 e i $149.999 sono scese del 3.9 per cento. Sul versante opposto, il numero di famiglie che guadagnano tra i $150.000 e i $199.999 è aumentato del 52.2 per cento, e quelle che guadagnano più di $200.000 sono aumentate del 40.1 per cento. E con la recessione le cose sono andate anche peggio.
Insomma, la forbice si allarga a vista d'occhio. E vi assicuro che dai finestrini dell'autobus non è affatto un bel vedere.

4 commenti:

  1. Essendo tornato da poco dagli Stati Uniti, per quanto dall'altra parte rispetto a San Francisco, non posso che confermare la tua visione delle cose. Ma la sparizione della classe media (che comunque a New York, da quanto mi diceva un amico, è ancora presente in certe zone di Brooklyn), secondo me riguarda anche altri settori della vita americana. Il cibo, ad esempio, e soprattuto i supermercati: a Manhattan trovi solo o gli store sfigati dei coreani o roba irritante come Dean & De Luca. E pure i ristoranti, per quanto più variegati, alla fine non sfuggono troppo dalla convinzione per cui il cibo buono è sinonimo di fighettume, ricercatezza, con verdura biologica spacciata come rarità e qui in Europa considerata assoluta normalità. Poi si mangia bene e si trova di tutto, ma basta alzare leggermente il tiro e ci si ritrova in una punta di un programma culinario satellitare. Può darsi che mi sbagli, ma anche in questo si vede un poì della disneylandizzazione delle città americane, la forbice che si allarga tra ricchezza e povertà e in mezzo il nulla.
    ciao, complimenti per il blog (e per la nostalgia di San Francisco che mi fa venire).

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  2. Ciao Roberto, grazie del tuo interessante commento. A New York, per quanto la situazione sia simile (visto che anche lì il costo esorbitante delle case ha spinto la classe media sempre più lontano dal centro), fuori da Manhattan la classe media sopravvive. E' anche vero che qui si è semplicemente spostata nei sobborghi, che più o meno sono lontani da San Francisco tanto quanto le zone ancora "economiche" di Brooklyn o Queens sono lontane da Manhattan (solo che lì con i mezzi pubblici si arriva dappertutto, e qui no). Ci sono però ulteriori considerazioni da fare, per esempio sulla presenza a NY di una classe media "non bianca" che qui praticamente non esiste, e pensavo di parlarne nel post di domani.
    Quanto ai ristoranti, come darti torto? Sono la mia spina nel fianco! L'etnico a buon mercato che ti costa meno che mangiare a casa è una gran cosa, ma un po' inquietante... e da lì si salta subito all'irritante fighetto che ti amannisce roba normalmente buona (se va bene) accompagnandola con rulli di tamburo e salasso al portafoglio. Eh, non si può avere tutto, immagino...

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  3. Anch'io ho pensato esattamente alla frase che hai scritto tu: "dove sono quelli come me?"
    Per molti versi San Francisco e Boston sono simili; infatti, vengono spesso paragonate. E ti posso confermare che la situazione e' quasi uguale. Hai azzeccato supponendo che a SF ci siano tanti derelitti (anche) perche' le leggi e i costumi piu' di sinistra attraggono i poverissimi e i "diversi"- lo stesso si puo' dire di Boston.In molti posti in America i senzatetto vengono perseguitati.

    Da noi pero' chi lavora per la citta' tipo poliziotti del BPD ha l'obbligo di residenza in citta'.

    Quelli che mi stanno particolarmente sulle palle sono i bianchi della classa media in su che scappano nei sobborghi (white flight) e poi mettono subito le mani avanti dicendoti che e' per via delle scuole.

    A Boston sono rimasti i ricchi, i poveri che vivono nelle case popolari, gli immigrati, gli studenti, e i gay.

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  4. Qui non ci sono neanche gli studenti...
    Quanto a quelli che scappano nei sobborghi per via delle scuole, neanch'io riesco bene a capirli. Così a occhio e croce per un ragazzino mi sembra sia meglio crescere in una città come San Francisco (pulita, verde, bella) piuttosto che in un noiosissimo sobborgo alla Truman Show. Però io parlo da persona senza figli che vive in un appartamento economico (come si diceva, grazie al rent control) in centro, dove posso anche permettermi di non avere la macchina. Sicuramente se avessi figli, con conseguente bisogno di una casa più grande e di una macchina, a quest'ora sarei come minimo a Oakland.

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