sabato 20 agosto 2011

Una delle cose che mi piacciono di questo paese (aggiornamento sulla campagna Kickstarter di Christian Erroi)

Christian Erroi ce l'ha fatta. È riuscito a raccogliere 18.000 dollari (di più, anzi: 18.453) per finanziare il suo progetto, di cui ho parlato qui

Kickstarter ha funzionato, insomma. Ma una cosa come Kickstarter può funzionare in un paese come questo, dove all'arte e agli artisti si riconosce un ruolo importante nella società. Dove quello dell'artista è considerato un mestiere che come tale viene rispettato, e non una chiamata mistica che solo pochi (e più facilmente ricchi di famiglia e senza una preoccupazione al mondo) possono seguire. Qui artisti non solo si nasce, ma anche si diventa. Ricordo il mio stupore quando per la prima volta un'amica americana mi disse: "Voglio diventare un'artista". Ero sempre stata abituata a pensare al talento come un misterioso dono del cielo, e quel verbo diventare, associato alla parola artista, mi sembrava incongruo. 
Certo, gli Stati Uniti sono ben lungi dall'essere la terra delle pari opportunità, eppure per un artista vivere e lavorare qui è un po' più facile. Trova possibilità di lavorare, di crescere, di sentirsi apprezzato e rispettato. E trova persone che apprezzano e rispettano la sua voglia di lavorare e di crescere. Persone come i 53 sostenitori che in circa un mese hanno raccolto 18.453 dollari per finanziare il progetto di Christian.

(P.S. Consiglio vivamente la lettura del commento di Sandro Del Rosario, qui sotto.)

4 commenti:

  1. Mi sento chiamato in causa... :-) Intervengo a sostegno di questo collega, e a sostegno dell'articolo di Silvia, essendo anch'io un artista immigrato negli Stati Uniti. Mi colpisce molto quando qui sento le persone lamentarsi "per quanto poco sostegno si offre agli artisti negli USA, mentre in Europa ci sono i finanziamenti pubblici". Per prima cosa: loro identificano - pur essendone inconsapevoli - l'Europa con paesi come la Svezia, l'Olanda e la Gran Bretagna (tanto per citarne tre), dove si sa i fortunati locali hanno accesso a diverse opportunita' per finanziare le ore opere sperimentali. Ma non hanno un'idea di cosa sia essere un artista (o sognare di esserlo, come lo e' stato per me, per diversi anni) in Italia; e se glielo faccio notare, cadono tutti dalle nuvole..."Ma come! in Italia non ci sono sostegni? E' il paese dell'Arte!". Appunto, e' il paese dell'arte...C'e' una bella canzone di Sergio Cammariere, "Vita d'Artista" che la dice tutta e bene sulla condizione dei nostri artisti... Che tristezza, davvero e' il paese dell'arte dove l'arte - se te lo puoi permettere - s'impara e poi si mette da parte.

    Io l'ho messa da parte per molti anni, poi sono atterrato qui negli USA, in tempi migliori, lo confesso, ma ho scoperto presto le opportunita'; piu' che i "fondi pubblici" (che comunque sono pochi e ormai quasi impossibili da ottenere), ho scoperto una MENTALITA' diversa, un'APERTURA al nuovo, un AMORE per l'arte in maniera incondizionata, e una GENEROSITA' tipica degli Americani. Quest'ultima specialmente secondo me non si trova in nessun altro paese al mondo. Questo e' il paese dei MECENATI, lo e' ancora; e' il paese dove molti hanno reinvestito le fortune accumulate con gli affari nella conservazione del patrimonio artistico e nella promozione dell'arte, e' paese di Rockefeller, dei Getty, dei MacArthur, e di molti altri benefattori...Non solo, ma e' anche il paese di coloro che hanno saputo trasformare il dolore per tragedie personali nella motivazione per arricchire gli altri; e mi riferisco alla signora MacDowell, ai coniugi Trask, al dott. Djerassi, che sono tra coloro che hanno preso spunto dal dolore e dalla perdita di possedimenti e di affetti familiari creando opportunita' di crescita per gli altri, creando alcune tra le piu' belle residenze che ogni anno ospitano gratuitamente migliaia di artisti da tutto il mondo. Mi inchino profondamente e riverisco tutti coloro che in questo grande paese ancora credono, sostengono e promuovono l'arte come parte integrante dello sviluppo dell'individuo, come arricchimento dello spirito e come bene per l'umanita' intera. THANK YOU!

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  2. Grazie Sandro, su questo siamo e saremo sempre d'accordo. Aspetto la tua campagna Kickstarter per farti un sacco di pubblicità!

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  3. E' così, Sandro. Purtroppo per gli italiani, intendo, che continuano a non voler vedere. E a non voler credere.
    Qui si dice che se vuoi fare (diventare?) l'artista significa che non hai voglia di lavorare. Punto.
    Peccato che poi non perdiamo occasione per vantarci dei Michelangelo, dei Raffaello, dei Caravaggio........

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  4. Caro Matteo, ti ringrazio del tuo intervento su una questione che mi sta veramente a cuore. L'atteggiamento verso l'arte e gli artisti è una cosa che mi colpisce profondamente di questo paese. So che è così anche in molte parti d'Europa, e non vorrei ripetere le solite lagnanze sull'Italia, ma non posso fare a meno di provare un profondissimo disprezzo verso una cultura che ignora e spreca le sue intelligenze migliori (anzi, che non offre possibilità alle sue intelligenze di svilupparsi e fiorire), nel campo dell'arte come in qualsiasi altro. Arrivare in un posto dove gli artisti sono considerati importanti perché sono talenti che lavorano e danno il loro contributo alla società è stata per me un'enorme boccata d'aria fresca. Ed è stato proprio questo che mi ha spinto a tornare, a tornare ancora e alla fine a fermarmi.

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