lunedì 27 gennaio 2014

Editori che pagano: un blog

Nato da pochi giorni per iniziativa di alcune colleghe, questo blog fa già parlare di sé. 
Ecco cosa scrivono le sue ideatrici:
"Questo blog nasce da un’idea di cinque traduttrici – Federica Aceto, Maurizia Balmelli, Gioia Guerzoni, Chiara Marmugi e Anna Mioni – e dalla volontà di riunire le informazioni sui pagamenti ricevuti entro i termini indicati nei contratti dai lavoratori dell’editoria. Scrittori, traduttori, revisori, editor sono invitati a partecipare al confronto e allo scambio di informazioni, perché è nell’interesse di tutti individuare quali sono gli editori con i quali vale la pena lavorare.
È solo un primo passo. Per il momento il nostro interesse è quello di fare rete e di raccogliere i nomi degli editori solventi e più o meno puntuali.  È un rebus, facilissimo da risolvere per gli addetti ai lavori. Agli altri si richiede un piccolo sforzo, ma la chiave per capire c’è.
Certo, sarebbe più semplice scrivere direttamente i nomi di chi non paga. Non è escluso che lo faremo. Per il momento vi chiediamo di leggere tra le righe e di scriverci tramite il contact form alla pagina 'Contatti' e comunicarci le vostre esperienze in sintonia o in contrasto con i dati che pubblichiamo.
Ricordiamo che non tutti gli editori assenti sono morosi; in alcuni casi, semplicemente, nessuno dei traduttori, scrittori, redattori presenti nell’elenco ci ha lavorato di recente. E non tutti gli editori presenti sono solventi con tutti. Non tutti gli editori sempre solventi pagano tariffe adeguate (qui c’è anche il problema di chi accetta tariffe non adeguate, ma si aprirebbe un altro capitolo enorme che va affrontato seriamente).
Ma soprattutto: un editore che paga puntualmente non è virtuoso, fa solo il suo dovere."

Se vi state chiedendo "perché non scrivere direttamente chi non paga?", be', sarebbe bello poterlo fare, ma si rischierebbe un'accusa di diffamazione. L'idea di questo blog non è piaciuta a tutti: QUI trovate le critiche. QUI invece una voce a favore. Ah, e c'è anche Wired.
Voi cosa ne pensate?

38 commenti:

  1. Ho letto sommariamente le critiche, ma non le condivido. Mi sembra anzi che il blog possa essere una bella idea, soprattutto per quanto ho seguito e letto rispetto alla situazione dell'editoria. Perché a quel punto non è più questione di dire "bene, mi hanno pagata" o di farsi pubblicità, ma di denunciare il fatto che invece altri, innominati e assenti, non hanno fatto il proprio dovere. Non si può fare "pubblicità negativa" pur avendo subito un danno, però parlare per omissione, per fortuna, è ancora lecito.

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    1. Non so. Forse ragiono più come traduttrice? Se mi proponessero un contratto in ambito editoriale, sarei sicuramente tentata di andare a verificare se la casa editrice risulta tra quelle elencate. Se non la trovassi, non salterei subito a conclusioni affrettate, ma - come di norma - cercherei semplicemente altre informazioni altrove. È la stessa identica cosa che si fa nel tecnico, dove alcuni siti si dedicano esclusivamente a questo per segnalare tanto esperienze positive, quanto - e soprattutto - scam e simili.

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    2. Alice, ho tolto il mio commento a cui rispondevi, ma lascio il tuo perché è interessante.

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    3. Alice questo blog non denuncia niente. Insinua. E chi insinua sbaglia, sempre e comunque. Non ha niente a che vedere con siti come Proz che peraltro sono solo per iscritti, e non pubblici. E questa differenza non è da poco.

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    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    5. Non si tratta di insinuazione, non è un sospetto, ma un dato in positivo: questi editori sono stati puntuali e hanno pagato quanto dovuto e, come traduttrice, scrittrice, editor o quant'altro, potrò basarmi su questo dato, fornitomi da colleghi, per accettare o rifiutare eventuali future proposte di collaborazione. Potrei anche carpire qualche informazione "in negativo", come dici tu, e in quel caso andarci più cauta. E che male ci sarebbe? O quali altri strumenti di tutela si potrebbero escogitare?

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  2. Silvia magari può aiutare voi addetti ai lavori, prima di cadere in incresciosi incidenti fate il confronto fra libri tradotti da uno e editori dichiarati solventi, ma chi di noi lettori effettivamente si metterà lì a fare i controllo crociati?

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    1. Nessuno, credo. Infatti per com'è adesso è soprattutto uno strumento per addetti ai lavori.

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  3. Ma sono sicure (davero sicure) che rischierebbero la diffamazione? Perche' se raccontassero della loro personale esperienza e fossero in possesso di regolare documentazione (contratto, lettere di sollecito pagamento fatture etc etc) non capisco come potrebbero essere accusate di diffamazione. Siamo sicuri che non sia piuttoto la paura (... fondata) di far terra bruciata e non lavorare piu'?

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    1. Antonella, io non sono un'esperta, ma questa è una discussione che fra traduttori va avanti da millenni. C'è sempre qualcuno che pone - giustamente - la tua stessa obiezione, e c'è sempre qualcuno che ne sa di più e che risponde "sì, anche con regolare documentazione si rischia".

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    2. Pochi giorni fa, ho partecipato a un incontro con Sandra Biondo, consulente fiscale del sindacato dei traduttori, che ha parlato anche di questo punto. Purtroppo, non si possono fare i nomi degli editori che non pagano, anche con tutta la documentazione in regola. Si rischia seriamente la diffamazione. Sembra assurdo ma è così. Certo, lo si può fare in canali "privati", ma non pubblicamente. In mancanza di alternative, meglio sapere almeno quelli che pagano.

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    3. Infatti, sembra così assurdo che si stenta a crederci. Poi ci si ricorda che è una legge italiana.

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  4. Non so, non riesco a farmi un'idea defiitiva dopo aver letto critiche e plausi. Sicuramente il rischio di non lavorare più e di beccarsi una denuncia esiste per voi del settore, immagino specialmente per i più giovani e meno noti, per cui nel dubbio e per precauzione un elenco dei buoni (che è giustissimo sottolineare fanno solo il minimo loro dovere!!!) non fa male a nessuno, ma farà bene?

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  5. Cara Silvia, l'ho già detto, ma approfitto di ogni vetrina per dirlo peggio delle più ostinate Cassandre. Questo blog muove da un presupposto sbagliatissimo: non denuncia proprio niente, insinua dubbi su comportamenti negativi, cavandosi le mani da qualsiasi responsabilità. Un atteggiamento molto fastidioso, molto brutto a dire il vero, ma anche inutile. Nessuno che non sia un addetto ai lavori si metterà a fare ricerche per verificare se davvero l'editore tot non paga. E allora a che pro renderlo pubblico? Nessun sito in cui ci si scambia informazioni sui pagamenti è pubblico. Perché sono informazioni legate al rapporto cliente/fornitore coperte da riservatezza e appunto prive di interesse pubblico. Rendere pubblico per denunciare è comprensibile, se però si denuncia (e ogni volta che si denuncia si rischia: se non si è disposti a correre rischi per i propri diritti, anni e anni di lotte e rivoluzioni sono davvero corsi invano). Rendere pubblico per insinuare non solo è incomprensibile: è sgradevole, quanto mai.
    F.

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    1. Non so, io non ho intenzione di discutere sulla validità dell'iniziativa. Ci tenevo solo a sapere cosa ne pensano i lettori del mio blog, con i quali ho un dialogo costante e sempre molto piacevole.

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    2. Non capisco questo accanimento.
      Il blog cosa "insinua" di preciso? Che gli editori non presenti non pagano? Be', probabilmente è vero, visto il fantastico mondo dell'editoria, e mi fido più della parola di un collega che di chiacchiere generiche.
      È evidente che si tratta di uno strumento per addetti ai lavori, che senza un blog pubblico non saprebbero come attingere a queste informazioni. Questo è lo scopo.
      Informazioni che non sono di denuncia, come ben specificato.
      Io, da addetta ai lavori, in futuro controllerò se un eventuale committente è presente in questa lista e così mi farò due conti e magari due indagini in più.
      Il discorso è molto ampio ma da qualche parte si dovrà pur cominciare a parlarne! Già il fatto che in pochi giorni il blog abbia fatto il giro della rete è positivo!

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    3. Sulla pagina Facebook del blog qualche giorno fa una lettrice comune ha lasciato il commento: "mi sono già fatta l'idea di tre o quattro case editrici che non pagano i traduttori, visto che non sono presenti nel vostro elenco". Nessuno l'ha redarguita per questo commento. Questo è insinuare. Voi credete davvero che tutto questo abbia ricadute positive sul mondo editoriale e sulla sua professionalità? Da addetta ai lavori non avevi bisogno di un blog pubblico. Ti bastava un ambito per colleghi. Un blog pubblico è un'altra cosa, lo leggono persone che non hanno un grammo di senso del lavoro e della professionalità. Credo che si stia sottovalutando, moltissimo, questo aspetto.

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  6. Ah, scusa. Pensavo fosse la stessa cosa :-)

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    1. Infatti trovo che il tuo commento faccia riflettere. Volevo solo chiarire che mi interessa sentire opinioni ma non aprire polemiche.

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  7. Sì neanch'io, giuro. Ci tenevo solo a ribadire alcuni concetti che peraltro sono meno presenti nell'articolo di Bibliocartina dove mi sono più concentrata su altri aspetti. E ora vado!

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  8. Io, da non addetta ai lavori, invece mi chiedo: si può scegliere con quali editori lavorare e con quali no? Davvero?

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    1. Certo, soprattutto quando sai che un editore non paga, ti conviene scegliere di non lavorarci :-)

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  9. A me pare una bella idea. Parlare bene di chi fa bene, e non parlare affatto di chi fa male.
    Poi, una persona si fa due conti da sola.
    Non vedo problemi a parlar bene di chi fa le cose per bene :)

    Moz-

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  10. Sono una persona diretta e non mi dispiacerebbe un elenco di editori da evitare a fianco di una lista di virtuosi, ma so per esperienza plurima personale cosa si rischia e a quali e quanti momenti spiacevoli si va incontro quando si cerca non di dare battaglia ma solo di ottenere il giusto. Quindi l'iniziativa mi piace molto, ma capisco le perplessità e le critiche. Bisogna sempre tenere presente la condizione di massima esposizione di chi esegue lavori autonomi, che forse non ha nemmeno altri mezzi di sostentamento; per queste - tante - persone menzionare qualche casa editrice che paga puntualmente e non menzionarne altre è già un lodevole atto di coraggio. Non devo spiegare perché, è evidente.

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  11. Non so, Silvia, non sono un'addatta ai lavori, ma devo dire che l'idea del blog non mi convince per le ragioni che sono spiegate nel blog "Bibliocartina". Mi pare che da una parte dica troppo e dall'altra troppo poco e poi ho sempre l'impressione che una mezza verità sia la soluzione peggiore. Comunque, come ti ho detto prima, forse i non addetti ai lavori come me non hanno elementi per giudicare.

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  12. Sono scettica, secondo me non si risolve niente (purtroppo). Insomma, sappiamo chi ha pagato (meno male!) ma non quanto, a che condizioni, eccetera. Che sono dettagli importanti come il rispettare o meno la data di pagamento. Sono troppo venale e poco poetica? In ogni caso l'iniziativa è un modo per dire 'ci siamo'. Lo apprezzo, ma con sospetto. Complimenti comunque a chi ci ha messo la firma!

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    1. Così, di primo acchito e sfiorando appena la superficie di una questione molto più complessa, mi viene da dire che le condizioni del contratto sono cose che si conoscono al momento della firma, e che il firmatario accetta in modo responsabile. Il problema di cui ci si occupa qui è quello che sorge quando queste condizioni non vengono rispettate da chi viola i termini del contratto e non paga la somma pattuita.

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  13. Da quello che ho capito dall'iniziativa non si dovrebbe insinuare proprio nulla ma dare dei punti, in positivo, alle case editrici corrette. La cosa che mi lascia perplessa, guardando il blog è la tag "pagamento in grave ritardo", perché quando vado a leggere i post in questa categoria in molti c'è scritto che la casa ha rispettato i termini contrattuali, che a mio avviso dovrebbero includere il pagamento nei tempi stabiliti, o no? In altri si accenna a case che non hanno pagato... Il che mi sembra del tutto inutile se non si possono fare i nomi per cui mi chiedo a cosa possa servire e se non sia solo uno sfogo fine a se stesso.
    Mi resta un ultimo dubbio: sono davvero citate TUTTE le case editrici che pagano? Ancora una volta penso che questo sistema possa funzionare in positivo, mettendo in buona luce chi paga, ma non in negativo escludendo tutti gli assenti.

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    1. Per la tua prima domanda, ho trovato una risposta nei commenti: "Quando si dice 'tra gli editori con cui ho lavorato nel periodo X mi hanno pagato regolarmente: Tizio, Caio e Sempronio' si evince che c’è qualcuno, non nominato, che invece non ti ha pagato regolarmente".
      Quanto al tuo ultimo dubbio, legittimo, nella presentazione si dice che "Ricordiamo che non tutti gli editori assenti sono morosi; in alcuni casi, semplicemente, nessuno dei traduttori, scrittori, redattori presenti nell’elenco ci ha lavorato di recente".
      Insomma, attendiamo le evoluzioni dello strumento, che come dice Maurizia nei commenti, le autrici del blog stanno affinando.

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  14. Non è una notizia positiva, è evidente che c'è chi non paga il lavoro altrui. Speriamo sia utile questa iniziativa anche per smuovere gli insolventi.

    Un abbraccio cara

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  15. Ciao Silvia,
    direi un buon strumento per gli addetti ai lavori, per avere chiarezza e perché no pretenderla anche dagli altri.
    Un saluto

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  16. Sicuramente non è il posto ed il momento più adatto e magari avrei dovuto chiedere il permesso prima, ma ammetto di averci pensato fino a stanotte quindi rimedio adesso...ho linkato il tuo blog nel mio ultimo post, ovviamente se la cosa non ti è gradita ti prego di farmelo sapere e provvederò al più presto.

    Ti leggo da un po con interesse e ne approfitto per complimentarmi ed augurati buon lavoro!!

    Ciao ciao
    Alessandra

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    1. Ciao Alessandra, non preoccuparti, mi fa molto piacere che tu mi abbia citata :-)

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  17. Non ho letto tutti i commenti precedenti, ma a me pare sia una buona idea che si muove nella giusta direzione.
    Un abbraccio a Silvia e a tutti i traduttori, editor e lavoratori dell'editoria.

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    1. Grazie Matteo, il progetto si sta sviluppando, se ci saranno aggiornamenti ne darò notizia.

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