Ecco qua. Visto che molti di voi non conoscono la meravigliosa Grace Paley, ho pensato di farvi un regalo: il racconto che apre una delle sue principali raccolte di racconti Enormi cambiamenti all’ultimo momento.
Ne trovate un altro QUI (da dove ho preso anche questo). E altre poesie QUI e QUI.
***
Desideri
Vidi il mio ex marito
per la strada. Ero seduta sui gradini della nuova biblioteca.
Ciao, vita mia, gli
dissi. Il nostro matrimonio era durato ventisette anni, mi sentivo
giustificata.
Lui disse, Come? Quale
vita? Non la mia.
Io dissi, Ok. Non è mia
abitudine discutere, quando le posizioni sono inconciliabili. Mi alzai ed
entrai in biblioteca per vedere quanto dovevo.
La bibliotecaria disse
32 dollari giusti giusti, e ce li deve da diciotto anni. Io non negai. Perché
non mi rendo conto del passare del tempo. Li ho avuti, quei libri. Ci ho
pensato spesso. La biblioteca è appena a due isolati da casa.
Il mio ex marito mi
seguì fino al banco della restituzione. Interruppe la bibliotecaria, che aveva
ancora da dire. Per tanti versi, disse, attribuisco la colpa del fallimento del
nostro matrimonio al fatto che tu non abbia mai invitato a cena i Bertram.
È possibile, dissi io.
D’altra parte, se ben ricordo: primo, quel venerdì mio padre stava male, poi
sono nati i bambini, poi ho cominciato ad andare a quelle riunioni del martedì
sera, e alla fine è scoppiata la guerra. Dopo, mi sembrava di non conoscerli
più, i Bertram. Comunque hai ragione, avrei dovuto invitarli a cena.
Diedi alla bibliotecaria
un assegno di 32 dollari. Subito tornai a godere della sua fiducia: dimenticò il
passato, lo cancellò dalla mia scheda, che è proprio quello che altri impiegati
comunali e/o statali non avrebbero mai fatto.
Prelevai i due libri di
Edith Wharton che avevo appena restituito perché era passato un sacco di tempo
da quando li avevo letti e mi sembrava proprio il momento giusto per
rileggerli. Capitavano a proposito. Erano La casa della gioia e I
ragazzi, che racconta di quanto sia cambiata la vita americana a New York
nel corso di ventisette anni, cinquant’anni fa.
Ho un bel ricordo della
prima colazione, disse il mio ex marito. Rimasi sorpresa. Prendevamo solo
caffè. Poi rammentai che in fondo all’armadio a muro della cucina c’era un buco
che si apriva nell’appartamento dei vicini. Loro mangiavano sempre pancetta
affumicata. Questo conferiva alle nostre colazioni un’aura di grandiosità,
senza peraltro procurarci difficoltà di digestione.
Quando eravamo poveri,
dissi.
E quando mai siamo stati
ricchi? disse lui.
Oh, col passare del
tempo, e l’aumentare delle responsabilità, non ci siamo mai trovati nel
bisogno. Tu non ci hai mai fatto mancare niente, dal punto di vista
finanziario, gli ricordai. I bambini passavano quattro settimane al campeggio,
una volta all’anno, avevano dei poncho decenti, i loro bravi sacchi a pelo e
gli scarponcini, proprio come tutti gli altri. Erano molto carini. La nostra
casa era calda in inverno, e avevamo dei bei cuscini rossi e altre cose.
Io volevo una barca a
vela, disse lui. Ma tu non volevi niente.
Non prendertela, dissi
io. Non è mai troppo tardi.
No, disse lui, con molta
amarezza. Può darsi che me la comperi, la barca. In realtà ho già versato una
caparra per un sette metri. Quest’anno le cose mi vanno bene, e in futuro
andranno anche meglio. Per te invece è troppo tardi. Tu non vorrai mai niente.
Per ventisette anni di
matrimonio non aveva mai smesso quei suoi commenti laconici che riuscivano a
farsi strada attraverso le orecchie, giù per la gola, fin quasi al cuore, come
il ferro di un idraulico. Poi spariva, lasciandomi con quell’attrezzo piantato
in gola, a soffocare. Quello che voglio dire è che mi sedetti sui gradini e lui
se ne andò.
Diedi un’occhiata alla Casa
della gioia, ma aveva perso d’interesse. Quell’accusa gravava pesantemente
su di me. Ora è vero, io non ho desideri e bisogni assoluti. Ma anch’io voglio qualcosa.
Per esempio, voglio
essere una persona diversa. Voglio essere la donna che riporterà questi due
libri alla biblioteca tra due settimane. Voglio essere la cittadina efficiente
che cambia il sistema scolastico e interpella il consiglio comunale sui
problemi di questo amato centro urbano.
Avevo promesso ai
bambini di far finire la guerra prima che diventassero grandi.
Avrei voluto esser
sposata per tutta la vita a una sola persona, il mio ex marito o quello
attuale. Ciascuno dei due possiede personalità sufficiente a riempire una vita,
che non è poi un periodo di tempo tanto lungo, a pensarci bene. Non è possibile
esaurire le qualità di questi due uomini, o scalfire la roccia delle loro
ragioni, nel breve spazio di una vita.
Proprio questa mattina
ho guardato fuori dalla finestra, nella strada, e ho visto che i piccoli
sicomori languidamente piantati dal comune un paio d’anni prima della nascita
dei bambini sono in pieno rigoglio.
Bene! Ho deciso di
riportare quei due libri alla biblioteca. Il che dimostra che quando arriva una
persona, o un avvenimento, a scuotermi, o incoraggiarmi, io riesco ad agire
nel modo giusto, anche se sono più famosa per le mie amichevoli osservazioni.
Traduzione di Marisa Caramella. Da Piccoli contrattempi del vivere,
© Einaudi, Torino