domenica 5 luglio 2015

Le scarpe di Fantozzi

Mentre un raggio di sole buca l'ineluttabile coltre di nebbia di un mattino di luglio a San Francisco, ripenso a quel mattino di pochi giorni fa, quando mi sono alzata nella brezzolina pre-caldazza del mio paesello e mi sono preparata per i due importanti appuntamenti milanesi che mi aspettavano. Alle tre dovevo vedere l'Agente Letterario, e alle sei e mezza avevo un cocktail in onore di un importante Scrittore Americano che ho tradotto di recente.
La sera prima la mia amica Viviana mi aveva imposto un rastrellamento del guardaroba, in cerca di una mise adeguata ai suddetti appuntamenti. Tralasciando le mie urla di raccapriccio nel constatare che quasi tutti i miei vestitini estivi erano stati misteriosamente scambiati con altri vestiti identici ma di due taglie inferiori, passiamo direttamente alla questione dei sandali. Secondo l'amica Viviana non potevo assolutamente indossare i sandali francescani marroni che indosso sempre d'estate in alternativa a quelli orrendi da passeggio col velcro, ma dovevo assolutamente mettermi dei sandali neri. Io di sandali neri ne avevo due paia, relegati nella scarpiera da tempo immemorabile, entrambi pre-usati da amiche che poi me li avevano passati perché impietosite dai miei piedi calzati di velcro.
Al mattino, dunque, dopo aver indossato una mise nera semplice ma elegante - a parte i pantaloni che tiravano un po' sui fianchi, ma per fortuna il lino si rilascia - mi sono infilata un paio di sandaletti neri. Al momento di chiudere il cinturino, però, mi sono accorta che il cuoio - che in realtà non era cuoio, ma un materiale più simile al catrame - era un po' appiccicaticcio. Allora, con un colpo di genio addirittura germanico nella sua praticità, ho infilato il secondo paio di sandaletti neri in un sacchetto di plastica che ho infilato a sua volta nella borsa, pensando: "Ha! Così se i primi sandali si rompono ne ho un paio di scorta!"
Nel breve tragitto da casa mia alla stazione, i sandali di catrame, forse un po' sciolti dalla prima caldazza, hanno cominciato a rilasciarmi una specie di gromma nera sui piedi. Ma io, astuta, avevo con me il paio di scorta. Arrivata in stazione ho diligentemente pulito i piedi ingrommati con un fazzolettino inumidito, ho buttato nella spazzatura i sandali di catrame e ho infilato il secondo paio di sandali. Poi sono salita sul treno.
Pochi istanti dopo, mentre telefonavo alla mia amica Eleonora che mi avrebbe ospitato quella sera, ho abbassato lo sguardo a terra e ho pensato: "Che strano, come ho fatto a non accorgermi che il pavimento era così sporco." Sembrava che qualcuno avesse lavato in lavatrice un paio di jeans con le tasche piene di fazzoletti di carta e poi avesse riversato il contenuto di quelle tasche sul pavimento del treno. Ma poi mi sono accorta che non era carta. Era il contenuto del tacco del mio sandalo che si era appena staccato dalla suola. Nel giro di pochi istanti, mentre ne facevo la cronaca in diretta a Eleonora, si è staccato anche l'altro tacco, liberando un materiale che in seconda analisi somigliava di più al polistirolo che alla carta. E poi, misteriosamente, la suola ha cominciato a disintegrarsi, come se ci fossero degli animaletti che ne rosicchiavano i bordi.
Mentre tutto lo scompartimento seguiva in tempo reale lo svolgersi della vicenda, ho chiamato il mio amico Edoardo implorandolo di precipitarsi in un negozio di scarpe vicino alla stazione per comprarmi un paio di sandalacci da battaglia e di portarmeli al binario. E così, con un paio di sandali col velcro nuovi fiammanti marca Decathlon, sono riuscita ad arrivare dall'Agente Letterario. Uscita da lì ho trovato un grande negozio di nome Silvia in cui naturalmente sono subito entrata, e lì ho comprato un paio di sandali neri scomodissimi ma molto carini con i quali ho fatto un figurone al cocktail.

Poiché non possiedo un telefono dotato di macchina fotografica, purtroppo non ho potuto fotografare i sandali di Fantozzi prima di buttarli nella spazzatura, perciò li lascio alla vostra immaginazione.
In alternativa vi offro un'immagine del Golden Gate Bridge momentaneamente visibile attraverso la nebbia, fotografato or ora dalla finestra salendo in piedi sulla poltrona girevole della scrivania con grande sprezzo del pericolo.



42 commenti:

  1. Alien si era impossessato della tua scarpiera e ivi riprodotto; ed i piccoli alieni erano amanti dei sandali neri in generale, non vedo altre spiegazioni!
    Ma una sedia non girevole su cui issarsi non esisteva in casa?

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    1. Sì, ma il fatto è che dovevo essere RAPIDA! Il ponte è sbucato dalla nebbia per una decina di secondi, e poi è stato inesorabilmente reinghiottito.

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  2. Sulla poltrona ci sei salita scalza, spero!
    Le avventure con le scarpe mi terrorizzano, di Fantozzi mi basta avere la nuvola sulla testa, almeno so già che si trasformerà solo e soltanto in temporale e ne uscirò bagnata. Mentre con le scarpe non sai mai cosa ne uscirà...

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    1. Concordo, molto meglio la nuvola. Peccato che non sono riuscita a portarla qui con me: dopo 4 anni di siccità potevo farmi pagare per far piovere!

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  3. Le calzature sono tra le creazioni umane le più ingovernabili e imprevedibili. Se ti può confortare, ieri mi sono diretta alla Fenice con calzini bianchi da americano in vacanza ( a Venezia ), comprati lungo il tragitto e infilati in scarpe che avrebbero dovuto essere comode e che si sono rivelate subdole e infide. Ho tolto i calzini sotto un sottoportego freschissimo alle spalle del teatro infischiandomene di finire nelle fotografie di chi riprendeva, protetto dall'ombra, un ponticello assolato:)

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    1. In effetti anch'io ho provato un'ombra di vergogna mentre mi pulivo i piedi sul marciapiede della stazione. E sì, le scarpe scomode sono un'altra piaga. L'anno scorso ho comprato un paio di Camper (v. commento più in basso) per corrispondenza e le ho fatte arrivare a SF tipo un mese prima del mio arrivo, quando il cambio non era più possibile. Quando sono arrivata le ho indossate tutta fiera per andare al lavoro, salvo accorgermi che erano almeno di una taglia in meno della mia. Mi sono fermata a comprare dei cerotti lungo la via, ma troppo tardi per impedire un abbondante sanguinamento sopra il calcagno. A scuola ho poi fatto lezione scalza.

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  4. ora però passerò il lunedì ad immaginarmi i sandali alla Fantozzi :-)

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    1. Vedi, se li avessi fotografati avrei soffocato l'immaginazione ;-)

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  5. Storia stupenda degna di aprire il nostro futuro ( o futuribile) libro sulla leggerezza!

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  6. Recentemente mi è successa una cosa simile con un paio di polacchine comodissime, che però non mettevo più da tempo perché molto usurate. Nel ripulire la scarpiera ho notato che la suola in gomma si stava decomponendo risultando appiccicosa e molliccia. Ho dato la colpa al microclima della mia scarpiera, il tuo racconto, però, la assolve in pieno!

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    1. Quindi è assodato: dopo un po' le scarpe trascurate si sciolgono!

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  7. Quella sensazione improvvisa di scarpe che ti si frantumano addosso dopo essere state rinchiuse in castigo nell'armadio ... Io ho delle camper e quegli stivali pelosi dentro con la suola che si quaglia, non mi sono ancora decisa a buttarli ...

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  8. Fantastica la tua avventura fantozziana a lieto fine! Mi hai fatto tornare in mente il passato...E' successo anche a me qualche anno fa, tornando in Italia, e rispolverando un mio paio di sandali che sembravano perfetti; solo dopo averli indossati, e già per strada, ho iniziato a perdere i pezzi. E non avevo la borsetta con il secondo paio, ah!ah!

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    1. A quanto pare il mio coming out sta aiutando molte persone. Ho ricevuto messaggi di gente a cui si sono sfasciate le scarpe a un matrimonio, durante la discussione della tesi di dottorato... è bello sapere che non siamo soli.

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    2. Infatti! E sono d'accordo con te che le foto avrebbero sminuito l'esilarante racconto. Il valore della buona scrittura e' proprio quello di farci anticipare e immaginare gli eventi con una ricchezza di dettagli e di emozioni che difficilmente può essere catturata da un'immagine, o per lo meno lo fa in un modo diverso (e te lo dice l'artista visivo, quindi in pratica mi do' la zappa sui piedi!!)

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  9. Viva i sandali dì Decathlon, le mitiche "Quechua" vanno bene al mare, in montagna e in città. Proprio ieri Mr.Fedo mi ha chiesto di ricomprargliele, dato che le nostre le abbiamo lasciate in Italia. Forse (sicuramente) non sono molto fini, però piuttosto che rovinarmi i piedi o avere scarpe che si sfasciano preferisco non farmi troppi problemi di moda!

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    1. Sono d'accordo, la moda è proprio l'ultimo dei miei problemi!

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  10. Anche a me una volta i sandali si sono liquefatti! Ero a scuola, per fortuna a 700 metri da casa. Spero che anche a san Francisco venga fuori il sole!

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    1. In realtà quello che serve davvero a San Francisco è la pioggia. Ma quella non arriva mai.

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  11. Le fatiche dietro ad un libro: ora possiamo riderne con te, ma capiamo l'imbarazzo e il nervosismo.

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    1. Non è mica finita? Cosa aspetti a raccontare? Che io ormai assomiglio ai miei figli, voglio tutto subito!!

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    2. Cioè, è finita la parte divertente, ora continuano le "fatiche dietro a un libro" di cui parlava l'Alligatore.

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  12. Perdonami, mi hai fatto ridere di gusto. E non sentirti sola assolutamente, a me è successo 2 volte. In casa con dei sandali... più spazzavo e più compariva del terriccio (così pensavo io), poi ho iniziato a controllare le travi di casa, per rendermi conto alla fine che erano i sandali. E a Milano, tirati fuori gli stivaletti comodi... spaccate in due le suole, pioggia a scroscio, collant di lana, per giunta, piedi inzuppati, non ti racconto il tutto, ma Fantozzi, in quell'occasione, al mio confronto Superman :)))

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    1. Orrore, con la pioggia! Mi sa che ti sei aggiudicata il premio per la Scarpa Più Fantozziana.

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  13. :D :D :D Sono morta dal ridere! Grazie di questo momento di ilarità totale!
    Io pero', unica vezzosa tra i commentatori, vorrei vedere i "sandali neri scomodissimi ma molto carini". Foto!

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    1. Li ho lasciati in Italia, naturalmente! Cosa me ne faccio qui? Ho cercato una foto che gli somigliasse, e ho trovato questi. I miei hanno i cinturini un po' più larghi, e naturalmente non sono di quella marca lì. E sono scomodissimi perché hanno la suola ultrapiatta e RIGIDA. Ho avuto male alla pianta dei piedi per due giorni.

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    2. Ullalla'! Ma sono ultra-chic! Molto belli. Io me li sarei portati a San Francisco...

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    3. Be', quella è una versione molto nobilitata! Qui non li avrei mai messi, fa troppo freddo! Per SF ho le fidate camper.

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  14. La morale credo sia che hai dei sandalacci ma dei buoni amici. :D

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  15. Pensa che io invece l'altro giorno ho aperto la scarpiera alla ricerca di quei sandaletti brutti lì, per poi scoprire di averli dati in beneficenza perchè tanto "sono così brutti che non li metto mai..." Aaaaargh!!! Ma mi sono chiesta: hai raccontato l'avventura al signor agente, cosicchè potesse anche maggiormente apprezzare il tuo talento narrativo, o hai semplicemente sperato che non capisse niente di moda e non notasse i suddetti bruttini?

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    1. Hahaha, ci hai preso in pieno! Ho proprio raccontato l'avventura anche al signor agente, quando mi ha chiesto "ma lei queste cose le scriverebbe anche se non vivesse a San Francisco?" E io gli ho risposto "sì, tanto mi capitano dappertutto. Pensi che oggi per venire da lei ho sfasciato due paia di sandali".

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  16. Che ridere Silvia!
    A me una volta è successo che col caldo mi si è staccata la parte davanti della zeppa (hai presente le scarpe che parlano?) e l'ho rattoppata con un cicles (tradotto chewing gum per chi non è di Torino) masticato e usato tipo colla fai da te.

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    1. Bisognerebbe girare un corto con tutte queste storie di scarpe fantozziane!

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  17. Mi fai venire in mente lo scrittore Georges Perec, che scrisse un saggio dopo aver osservato, comodamente seduto in un caffè parigino, i diversi modi delle persone di sistemarsi gli occhiali sul naso.
    Si potrebbe fare lo stesso con i sandali, per poi realizzarne un corto, come suggerisci tu. Sarebbe un successone!
    Io non ricordo particolari dis/avventure con scarpe o sandali... però le mie calzature hanno sempre attirato l'attenzione. Anni or sono a Londra indossavo degli stivali alla caviglia di cuoio marrone, semplicissimi, ma con un intarsio tipo tappeto navaho e stavo aspettando la metro quando un ragazzo inglese mi disse, guardandomi con tono tra l'allucinato e l'interrogativo: "What about your shoes?".
    Risposta seria e secca :"They're Italian!" (che celava un sottotitolo: non osare criticare le mie scarpe che valgono più della mia vita! :). E lui:"Ahhhh!!!" (del tipo: allora sto zitto e non profferisco più parola. Non so se fosse "a little bit stoned", data l'ora mattutina, ma tutto è possibile. Forse fu il richiamo dell'intarsio navaho... Adoravo quegli stivali :) perché erano comodi e originali :D Quando li ho dovuti gettare, perché non ne potevano proprio più, credo di avere pianto. Dico sul serio!

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    1. Eh, sì, buttare le scarpe a cui siamo affezionati è sempre doloroso. Le Superga storiche della mia adolescenza si sono sfasciate da sole, prima che io riuscissi a buttarle.

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  18. Ahahah! Racconto meraviglioso, cosi' le tue avventure sembrano leggere nonostante i disagi procurati. Mi fa molto ridere che tu ti sia premunita portando i sandali di scorta :)
    E mi soprende apprendere che esista un popolo lasciato a piedi (nudi) da sandali riottosi.
    Io ho avuto a volte problemi di cinghie e cinturini: immagina il tuo sandalino carino cui si stacca la parte superiore e tenti di attorcigliarla alla meno peggio strisciando il tuo piede sull'asfalto facendo forza sulla suola col piede prensile...

    (Il post l'avevo letto subitissimo, ho avuto noie a commentare col cell e da pc quasi nulla a parte lavoro. Ora ho copiaincollato il commento, tie'.)
    Ma tu che fai, appari e scompari? :)

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    1. Be', un ottimo esercizio per i muscoli del piede! Leggevo un articolo sulle Birkenstock in cui si diceva che le hanno progettate proprio per stimolare un pochino di piede prensile. Questi tedeschi pensano proprio a tutto, eh?
      Sì, sono fuggita da fb perché in questo periodo ho troppo da fare e ho notato che senza fb la mia produttività decuplica. Tornerò quando sarò un po' meno sotto pressione col lavoro.

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