sabato 8 febbraio 2014

Qualche riflessione sulle traduzioni brutte

E comunque questa maglietta me la compro
Mi è capitato diverse volte di frequentare quei posti meravigliosi che si chiamano "residenze per artisti", dove gli artisti soggiornano per lavorare ai propri progetti, in genere sponsorizzati da un generoso ente o da un privato che nei paesi civilizzati può scaricare dalla dichiarazione dei redditi le spese sostenute per aiutare la cultura e l'arte. Ma questo è un altro discorso. Il discorso che volevo fare parte dal dialogo con un conoscente che, quando gli ho spiegato cos'era una residenza per artisti, mi ha risposto perplesso: "E perché ci sei andata tu? Una traduttrice non è mica un'artista, no?" Ora, a me non interessa come viene definito il lavoro del traduttore, se arte, artigianato o vattelapesca (la mia risposta infatti è stata "a me interessa solo essere considerata un'artista da chi valuta la mia candidatura a quelle residenze"), e non mi interessa entrare nel merito dell'involontaria maleducazione dell'interlocutore. Però pensavo a come lo stereotipo che vede i traduttori come meri "sostitutori di parole", e quindi come figure perfettamente intercambiabili - stereotipo che genera fenomeni come i loro compensi irrisori e le continue omissioni del loro nome nelle recensioni e perfino nei siti delle case editrici - si accompagna a un incredibile proliferare di traduzioni sbagliate e brutte, di veri e propri sfregi alla lingua provocati da chi è sicuro che basti sapere un po' d'inglese (e un po' d'italiano) per tradurre, non solo per i giornali (date un'occhiata alla rubrica "falsi amici" di Licia Corbolante, tanto per avere qualche esempio), ma anche per le case editrici. Perché l'importante non è se il traduttore sia un artista, un artigiano o un manovale: l'importante è che sia capace. E chi sceglie il traduttore - nei giornali e nelle case editrici - deve essere in grado di sceglierlo in base alle sue capacità, e non solo in base a quanto gli costa.

52 commenti:

  1. Come possiamo definire se il traduttore è un artista? Una caratteristica di tutti gli artisti è di essere perennemente squattrinati. Ti ci ritrovi?

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    1. Luciano, sei grande! Finalmente lo so: sono un'artista anch'io! :-D

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  2. Credo, di aver fatto un commento qui da te o forse rispondendoti da me, su come mi sono accorta che ci sono traduttori eTRADUTTORI, senza suggerimento alcuno.
    Penso proprio che siano fortunati gli editori che si avvalgono del tuo lavoro.

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  3. Verissimo! Ho studiato lingue perché le amavo e avrei voluto fare la traduttrice nella vita, diciamo che è uno dei miei sogni nel cassetto, per un po' l'ho fatto, ma solo traduzioni tecniche o scientifiche nel precedente lavoro, sai qual'e la battuta che mi fanno più spesso quando dico che è uno dei miei sogni? Eh Vabbè però fare le traduzioni è fare la fame :( quando qui si paga ancora 20€ a cartella. Purtroppo è come dici tu è un lavoro sottovalutato da tutti i punto di vista perché si pensa che chiunque possa farlo

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    1. Infatti, e poi si vedono i risultati negli obbrobri dei traduttori improvvisati.

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    2. Sai che nella mia idea utopica pensavo che il traduttore letterario avesse almeno un correttore di bozze o comunque un redattore che controllasse se l'italiano era degno. Io ad esempio per tutte le traduzioni tecniche che ho fatto le ho sempre fatte revisionare da un esperto nel campo (per intenderci mio marito che è un programmatore/tecnico insomma un esperto di pc, dato che le traduzioni erano in quel campo) e comunque mi rimaneva sempre il dubbio di poter migliorare e fare meglio. Pensavo che il traduttore letterario avesse comunque un controllo prima di essere pubblicato

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    3. No, no, non è un'idea utopica, è così che funziona. In genere i controlli sono almeno due, quello dell'editor e quello del correttore di bozze. Sui libri più importanti - ricordo per esempio "Libertà" - se ne fanno addirittura tre. Io ho sempre lavorato così, però può anche capitare che un editore non lo faccia, e in genere si vede.

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  4. A me la traduzione piace un casino, è stato uno dei corsi più belli che ho fatto all'uni e mi vanto del mio 30.
    Perché la traduzione non è una sterile trasposizione, ma devi ricreare l'anima di chi ha scritto, devi infondere una certa personalità all'opera che stai traducendo...

    Moz-

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    1. Eheh, thanks! Pensa, la professoressa disse che il mio fu il compito migliore della sessione. Ti giuro, su oltre 50 esami sostenuti nella mia lunga e difficoltosa carriera universitaria, questo è quello che ricordo con più soddisfazione, perché la traduzione non prevede una trasposizione e basta, ma occorre ricerca e anche un po' di fantasia nell'adattare bene il tutto per la persona che ne dovrà fruire.
      Infatti più che traduzione si dovrebbe parlare sempre di adattamento, secondo me...

      Moz-

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    2. Caro Miki, permettimi di non essere del tutto d'accordo con te. Secondo me non si dovrebbe eccedere nell'adattare il testo alle presunte esigenze e aspettative del lettore. Sono infatti convinta che la lettura di opere di letteratura straniera sia anche (se non soprattutto) un'occasione per scoprire realtà diverse dalla nostra. Se per adattare si intende obliterare certe specificità e affannarsi a sostiturle con un loro corrispettivo ritenuto (a torto o a ragione) più accessibile per proteggere il lettore da "traumi culturali", temo non gli si faccia un gran favore.

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  5. d'accordissimo su tutto. infatti mi è capitato spesso di chiedermi se il libro appena letto fosse brutto davvero, o non lo sembrasse per colpa di una pessima traduzione. E al proposito io credo che gli autori dovrebbero avere il diritto di rifiutare un traduttore non all'altezza

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    1. Cara Dede, il dubbio che ti viene è una di quelle cose che feriscono i traduttori, ma ovviamente è legittimo è comprensibilissimo. Per uno del mestiere è facile capire la differenza tra originale brutto e traduzione brutta, la traduzione brutta è di solito piena di calchi, di espressioni e costruzioni sintattiche che lasciano trasparire in filigrana la lingua di partenza. Ma ovviamente il lettore che legge in traduzione deve fidarsi del traduttore scelto dall'editore. E lo stesso vale per l'autore, che invece sarebbe meglio che non avesse voce in capitolo sulla scelta del traduttore (perché non può giudicarlo, non conoscendone la lingua). La scelta del traduttore dovrebbe competere solo all'editore, che a sua volta, naturalmente, dovrebbe essere competente.

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    2. È quello il problema: un autore non può tradurre sé stesso, per cui non sarebbe neppure competente nello scegliere il traduttore adeguato ( preferisco usare "adeguato" piuttosto che "competente" perché è qualcosa di più personale che si può avere o no a seconda dell'autore da tradurre).
      Ma dove sono queste residenze per artisti? Ci racconti le tue esperienze?

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    3. Uhm, sì, dovrei fare una serie anche su quelle. Ho soggiornato in tre residenze negli Usa e ne ho visitate a titolo di ospite altre cinque in giro per l'Europa. E in ottobre passerò un mesetto qui.

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  6. ricordo un romanzo in cui una banale varicella si era trasformata in vaiolo ed il giovane untore se ne stava comodamente a casa sua a guardare dalla finestra gli altri bambini giocare, neanche il buon senso salvò lo sciagurato traduttore

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    1. E neppure il revisore, sempre che la casa editrice si fosse presa la briga di pagarne uno.

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  7. Poiché è condivisibile fino all'ultima parola, l'ho pubblicato sul Nome del Traduttore.

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  8. Fai benissimo a venirmi a bacchettare quando ometto ( per abitudine inveterata che comunque, grazie a te, sto perdendo ) il nome del traduttore. E' un artista non meno dello scrittore; paragono il suo modo di creare a quello del poeta più che a quello del narratore o, se vuoi, uscendo dall'ambito letterario, a quello di un pittore, visto che gli è richiesta a priori una capacità di analisi non comune e a posteriori, nel momento della scelta, una fine capacità di sintesi ( dei tanti fattori diversi prima individauati:)

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    1. Cara giacy.nta, sappi che ti bacchetto perché ti rispetto, visto che mi sono stancata di sprecare il fiato con chi non vuole ascoltare o non riesce a capire.
      Ed è verissimo quello che dici sulla capacità di analisi e di sintesi come doti che il traduttore deve saper sfruttare nei diversi momenti del suo lavoro.

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  9. Dopo l'ennesimo sabato passato a macinar cartelle nel disperato tentativo di rendere quantomeno presentabile un testo decisamente poco allettante dal punto di vista letterario, la mia consolazione è stata imbattermi in questo bel post e nel tuo blog.
    Un sorriso. Chiara

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  10. Torno or ora da una biblioteca in cui cercavo una traduzione particolare di un classico. Non trovando il libro, il bibliotecario perplesso mi dice che tanto ce ne se sono altri con quello stesso titolo... Discussione di 10 minuti per fargli capire che non è proprio la stessa cosa, che oltre all'autore - in piccolo - c'è un nome di un essere umano che si è preso la briga di farmi leggere quel libro in italiano. E la qualità della traduzione e dell'italiano non è sempre la stessa.

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    1. Per fortuna conosco diverse bibliotecarie molto più attente e sensibili di questo signore qui :-)

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  11. Adesso che conosco qualche modo di dire americano in piu', spesso leggendo la traduzione in italiano capisco come era la frase nell'originale e penso che ci sarebbero stati tanti modi migliori per renderla in italiano! Le traduzioni scientifiche hanno ben poco di artistico, ma quelle letterarie sono una vera arte, il traduttore puo' fare tantissimo per rendere un testo piacevole e bello da leggere anche in una lingua diversa da quella in cui era stato concepito!

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    1. Ho appena incontrato in una traduzione un "atto d'ingenuità" che mi ha insospettita, e infatti controllando l'originale ho visto che si trattava di un "act of ingenuity". Ora, c'è un po' di differenza tra un "atto d'ingenuità" e un "atto di bravura", no?

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  12. credo che il traduttore (e alle volte curatori di doppiaggio, spero di non dire un'eresia ) sia un lavoro, ma farlo bene é un'arte

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  13. Frequentando lingue diverse, sto rivalutando il tanto difficile lavoro del traduttore... che deve essere bravo e, credo, anche un po' artistico... dipende anche da cosa devi tradurre...
    poi vedi traduzioni del tipo: "mangiare come un uomo delle caverne" e ti cadono le braccia!
    effettivamente tra un traduttore bravo e uno improvvisato, c'è un abisso enorme!!! e si vede!!!!
    E tu come mangi? come un lupo o come un uomo delle caverne??? :)

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    1. Se ci riuscissi, preferirei mangiare come un uccellino ;-)

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  14. Pare che a gran parte della grande editoRAGLIA importi solo risparmiare, senza nessun rispetto per i lettori (o forse nella convinzione di averli definitivamente rincitrulliti, dopo anni di sapiente opera inferiorizzante...) Basti vedere (traduzioni a parte) le vagonate di errori pazzeschi nei testi e persino nei titoli dei grandi giornali, che risparmiano persino sul numero (e sulla bravura) dei correttori di bozze (o forse li hanno eliminati del tutto?)
    Che tradurre bene sia un'Arte io, pur non essendo traduttore, lo so bene fin dai tempi del liceo. Non avevo nessunissima voglia di secchiare sul latino, ma nelle traduzioni latino-italiano prendevo sempre come minimo 9: certo, serviva un minimo di infarinatura, di intuizione e di sapiente uso del vocabolario, ma poi la differenza la faceva il mio saper scrivere. :D

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    1. Vero anche che si vendono sempre meno libri e gli editori hanno sempre meno soldi, ma i problemi di qualità esistevano anche prima della "crisi". Per i giornali invece il discorso è diverso, visto che ormai sono un po' alla canna del gas.

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  15. Concordo con te, mi è capitato di leggere alcuni libri tradotti così male da farmi smettere di leggere il libro stesso. Il traduttore è un lavoro ma come hanno detto altri, farlo bene è un'arte!

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  16. Penso che un traduttore debba avere un'ottima capacità di scrittura, che viene in soccorso ogni volta che qualche concetto risulti "intraducibile letteralmente". I meriti sono tanti, e in questo senso mi sento di dire che sì, il traduttore è un artista.
    (Una mia amica ha da poco finito di tradurre un romanzo dal russo, e per me oltre ad essere una grande artista è anche un mito!)

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    1. Ah, quanto ammiro i traduttori dal russo. Dopo essermi cimentata con il russo ai tempi dell'università, mi sono convinta che chi traduce da questa lingua compia un'impresa sovrumana!

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  17. All'uscita della mia prima creatura (ogni traduttore sa cosa significhi in termini di emozione e batticuore), mio padre, pace all'anima sua, mi lasciò letteralmente agghiacciata. "Be', ma l'importante non è suonare: l'importante è essere Beethoven", disse. E non era uno stronzo, né un ignorante in senso lato. Con un battesimo di fuoco del genere, dopo sembra tutto in discesa.

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    1. Be', lo avrà senz'altro fatto per spronarti a migliorare sempre... a tendere verso la perfezione. E infatti dopo tutto ti è sembrato in discesa :-)

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  18. In effetti, sto leggendo un libro di cui mi sono permessa di dire "non mi piace la traduzione".
    Se è arte lo scrivere, lo è certamente anche il tradurre, secondo me non ci sarebbe nemmeno da disquisirci sopra!

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  19. è un'arte la traduzione non ci sono dubbi

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  20. Sfregi alla lingua è una descrizione molto azzeccata. Gli esempi nel mio elenco di falsi amici vengono quasi tutti dai giornali, quindi contesti in cui ci si aspetterebbe un uso professionale della lingua. Ancora più che la scarsa conoscenza dell’inglese mi colpisce [eufemismo!] la pessima padronanza dell’italiano: basterebbe una maggiore consapevolezza del significato delle parole e del loro uso in italiano per evitare la maggior parte dei falsi amici, o perlomeno per sospettare che forse c’è qualcosa che non va e verificare in qualche dizionario monolingue.

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    1. Proprio così, Licia. Quel dubbio di cui parlavo sopra ("atto d'ingenuità"?) che noi traduttori conosciamo molto bene, quel momento in cui l'italiano "non ti funziona" e capisci che c'è qualcosa che non va. Il problema è anche che tramite la stampa (e certi doppiaggi) questi sfregi penetrano nella lingua e la sporcano.

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  21. Dirò di più: tradurre è la più difficile delle arti.

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  22. alcune brevi considerazioni.... nello specifico farei già una distinzione tra la lingua inglese e quella americana,per cui al traduttore che le affronta entrambe : tanto di cappello ! seconda cosa: il lavoro di chi traduce è di straordinaria importanza,soprattutto nel saper trasmettee al lettore - fin nei minimi dettagli - le emozioni e stati d'animo evocati dall'autore nell'opera in lingua originale. Credetemi,non è facile : io non sono traduttore,ovviamente,ma vivendo in Russia da oltre 20 anni ancora oggi fatico a tradurre alcuni loro idiomi tipici in italiano facendo capire esattamente non solo il significato ma anche - ad esempio - il particolare stato d'animo .Per cui ben vengano i bravi traduttori, la loro opera è fondamentale per avvicinarci a culture e stile di scrittura ogni volta diversi.

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    1. Grazie Ambrogio, hai tutta la mia comprensione di russista mancata :-)

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