lunedì 11 settembre 2017

La faccia dei venti dollari

"L’etnocidio degli indiani fu portato avanti parallelamente allo sviluppo capitalistico con la conquista del West. Nel 1814 Andrew Jackson diresse i suoi uomini mentre scotennavano gli indiani morti per confezionare briglie per i cavalli e si premurò che i souvenir provenienti dai cadaveri fossero distribuiti alle signore del Tennessee. Nello sterminio dei Creek aveva sovrainteso alla mutilazione di ben ottocento cadaveri di uomini, donne e bambini amputando loro il naso per poterli contare e dimostrare a tutti che la sua missione di civiltà era stata compiuta. A giustificazione delle sue imprese, Jackson dichiarò che “questi selvaggi non possono neppure essere evangelizzati né c’è speranza che entrino a far parte della nostra civiltà”.
Nel 1829 fu proprio Andrew Jackson, ormai divenuto settimo presidente degli Stati Uniti, a firmare l’Indian Removal Act, la deportazione di 17.000 Cherokee dalla Georgia al Missouri lungo il “sentiero delle lacrime”. Pochi mesi dopo l’arrivo nel territorio indiano, i Cherokee erano ridotti a meno di 2000." 
Da QUI

Eccolo, Andrew Jackson, proprietario di schiavi e settimo presidente degli Stati Uniti (molto amato da Donald Trump), sulla banconota da 20 dollari.



Sembrava che fosse passata la proposta di sostituire la faccia di questo mostro con quella di Harriet Tubman, ma poi sono arrivati degli altri mostri alla Casa Bianca ed è saltato tutto.


14 commenti:

  1. Eh, tocchi un tasto dolentissimo, diciamo che molti Presidenti non sono stati da meno, a cominciare da Washington. Poi, guarda, basta prendere una qualsiasi fotografia dell'inteno della sala del Congresso, osservare i simboli che l'addobbano per capire chi abbiamo di fronte. Le contraddizioni sono l'anima di quel Paese, tu lo sai bene e meglio di noi. Credo però che gli anticorpi nei confronti dei totalitarismi siano forti, sicuramente gli americani non hanno la quiescenza e l'indolenza nostra rispetto all'andazzo politico. Tu che ci vivi puoi confermare o smentire.

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    1. Eh, mi piacerebbe risponderti con convinzione. Sicuramente qui la gente sta scendendo in piazza contro le ingiustizie più eclatanti, questo è vero, ed è anche quello che consente di respirare un po' in questo clima politico soffocante. Se però serva a qualcosa non saprei. Qui la paura è che Trump vinca un secondo mandato. E se sembra inverosimile, be', ormai abbiamo imparato che le cose più inverosimili sono proprio quelle che hanno più probabilità di verificarsi.

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  2. A questo punto la banconota da 20 dollari dovrebbe fare la stessa fine delle statue di Colombo, ultimamente mandato alla forca in quanto sterminatore di nativi. Ma mi sa che avrà un destino diverso.

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    1. Sembrava che si fosse riusciti a mandarla al macero, dopo tante controversie, e invece pare che l'avremo ancora tra i piedi. Ma qui si dovrebbe fare un bel repulisti di personaggi storici.

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  3. ...ma è veramente importante il faccione sui soldi?
    non vorrei far la parte dell'insensibile, ma a me tocca come il rituale aborigeno di accoppiamento...

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    1. Forse se tu fossi una cherokee o un'afroamericana ti toccherebbe di più.
      (E allora dai, mettiamo il faccione di Mussolini sulla banconota da venti euro, tanto chi se ne frega?)

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    2. PS: gli aborigeni, non essendo animali, non hanno rituali di accoppiamento. Scopano come tutti gli altri.

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  4. Quel sostrato là, penso sia ben attecchito, nel tempo e trasversalmente, nella società. Ci sono poi momenti storici in cui il "potere" è esercitato da individui che finiscono per esasperare e supportare determinate idee... e così non ce ne libereremo mai. Si vuole normalizzare ciò che non lo è, non si condanna fermamente ciò che ormai non può più essere tollerato.

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    1. Il fatto è che ormai ci si sta abituando. Dopo l'iniziale reazione orripilata, adesso la gente si sta assuefacendo a cose che fino a poco tempo fa sarebbero sembrate impensabili. "Slavery is a slow process of dulling", scriveva Octavia Butler.

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  5. Proprio da andarne fieri. Fa schifo questo pezzo di storia, la insegnano lì?

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    1. Non lo so, per fortuna non sono andata a scuola lì. Credo che dipenda dalle scuole.

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