"Ora il sonno lo abbandonava più spesso, non una o due bensì quattro, cinque volte la settimana. Che cosa faceva in quei momenti? Non passeggiava a lungo dentro gli arabeschi dell’alba. Non aveva un amico tanto intimo da sopportare il tormento di una telefonata. Cosa dirgli? Era una questione di silenzi, non di parole.
Cercava di leggere fino ad addormentarsi, ma riusciva solo a sentirsi più sveglio. Leggeva scienza e poesia. Gli piacevano le poesie scarne collocate minuziosamente nello spazio bianco, file di tratti alfabetici impressi a fuoco nella carta. Le poesie lo rendevano cosciente del proprio respiro. L’essenzialità della poesia gli rivelava in un attimo cose che normalmente non notava. Questa era la sfumatura di ogni poesia, almeno per lui, di notte, in quelle lunghe settimane, un respiro dopo l’altro, nella stanza ruotante in cima all’appartamento a tre piani.
Una notte cercò di dormire in piedi, nella sua cella di meditazione, ma non ci riuscì, non era un vero adepto, non era un monaco. Aggirò il sonno e si addormentò in posizione di equilibrio, una calma senza luna in cui ogni forza veniva bilanciata da un’altra. Fu un sollievo brevissimo, una piccola pausa nell’agitarsi di identità irrequiete.
Non c’era risposta alla domanda. Aveva provato sedativi e ipnotici, ma lo rendevano dipendente, lo precipitavano dentro strette spirali interiori. Ogni sua azione era sintetica, ossessionata dal proprio fantasma. Anche il più pallido pensiero recava un’ombra ansiosa. Cosa faceva? Non consultava un analista impassibile nella sedia di cuoio. Freud è finito, adesso tocca a Einstein. Stava leggendo la Teoria Speciale quella notte, in inglese e tedesco, ma mise da parte il libro, infine, e giacque completamente immobile, sforzandosi di pronunciare la parola che avrebbe spento le luci. Nulla esisteva intorno a lui. C’era soltanto il rumore nella sua testa, la mente nel tempo.
Sarebbe morto ma non sarebbe finito. Il mondo sarebbe finito."
Cercava di leggere fino ad addormentarsi, ma riusciva solo a sentirsi più sveglio. Leggeva scienza e poesia. Gli piacevano le poesie scarne collocate minuziosamente nello spazio bianco, file di tratti alfabetici impressi a fuoco nella carta. Le poesie lo rendevano cosciente del proprio respiro. L’essenzialità della poesia gli rivelava in un attimo cose che normalmente non notava. Questa era la sfumatura di ogni poesia, almeno per lui, di notte, in quelle lunghe settimane, un respiro dopo l’altro, nella stanza ruotante in cima all’appartamento a tre piani.
Una notte cercò di dormire in piedi, nella sua cella di meditazione, ma non ci riuscì, non era un vero adepto, non era un monaco. Aggirò il sonno e si addormentò in posizione di equilibrio, una calma senza luna in cui ogni forza veniva bilanciata da un’altra. Fu un sollievo brevissimo, una piccola pausa nell’agitarsi di identità irrequiete.
Non c’era risposta alla domanda. Aveva provato sedativi e ipnotici, ma lo rendevano dipendente, lo precipitavano dentro strette spirali interiori. Ogni sua azione era sintetica, ossessionata dal proprio fantasma. Anche il più pallido pensiero recava un’ombra ansiosa. Cosa faceva? Non consultava un analista impassibile nella sedia di cuoio. Freud è finito, adesso tocca a Einstein. Stava leggendo la Teoria Speciale quella notte, in inglese e tedesco, ma mise da parte il libro, infine, e giacque completamente immobile, sforzandosi di pronunciare la parola che avrebbe spento le luci. Nulla esisteva intorno a lui. C’era soltanto il rumore nella sua testa, la mente nel tempo.
Sarebbe morto ma non sarebbe finito. Il mondo sarebbe finito."
Così comincia Cosmopolis, il romanzo di Don DeLillo che ho tradotto per Einaudi nel 2003 (QUI trovate una recensione. Ne sono uscite moltissime, ovviamente, ma io rimando solo a quelle con i complimenti alla traduttrice, he he).
David Cronenberg ha da poco finito di girare il film tratto dal romanzo, che uscirà nel 2012. I protagonisti saranno Robert Pattinson, Kevin Durand, Jay Baruchel, Paul Giamatti, Juliette Binoche.
QUI il sito ufficiale.
QUI il fansite.
DeLillo e Cronenberg, che accoppiata. Non vedo l'ora di vederlo!
anch'io non vedo l'ora.
RispondiEliminae a proposito di film tratti da libri, non vedo l'ora di vedere molto forte incredibilmente vicino che anche uscirà nel 2012.
Bello! Ho trovato il trailer, qui:
RispondiEliminahttp://www.film-review.it/new/show/news/5795/Molto_forte_incredibilmente_vicino_il_trailer-795.htm
mamma mia Silvia, complimenti!
RispondiEliminaAnche DeLillo non è proprio semplicissimo da tradurre.
Lo leggerò sicuramente. Ora sono alle prese con uno dei miei autori preferiti, Murakami. 1Q84 è bellissimo.
pure la colonna sonora degli U2!
RispondiEliminama io non posso vederlo al cinema, preferisco piangere a casa...
Lola, io ADORO Murakami! E' senz'altro anche uno dei miei scrittori preferiti, mi perdo nei suoi libri e non vorrei mai uscirne. 1Q84! Non vedo l'ora! (Ho solo bisogno che finisca questo periodo un po' troppo frenetico, perché quando comincio un lbro di Murakami non voglio e non posso smettere finché non l'ho finito.)
RispondiEliminaVedi che c'è sempre qualcosa da imparare (e da scoprire) da queste parti?
RispondiEliminaMurakami non l'ho mai letto, ma adesso che ne avete parlato provvederò a colmare la lacuna. Sui film tratti dai libri si tocca per me una questione spinosa. Sono curioso di vedere il film "Molto forte incredibilmente vicino" ma ho paura che potrei restarne deluso. Di "Cosmopolis" non parlo. Non tanto per il libro in sé (a proposito Silvia, oramai con te i complimenti non bastano: hai tradotto anche De Lillo? REEEEEEESPECT!) ma per il regista che ne ha tratto il film. Cronenberg è una variabile impazzita.
O ne è venuto fuori un capolavoro o una cagata. Non vedo mezze misure.
Silvia, ho una domanda un po' personale che mi è tornata in mente adesso parlando di film, traduzioni e libri: (sono ignorante più che curioso, e ovviamente se non puoi rispondere capisco perfettamente) Cosa fai nel caso ti sia dato il compito di tradurre un libro che non ti piace? O in altri termini, ti è mai capitato di dover tradurre qualcosa con cui non avevi un, diciamo così, feeling di partenza?
Ciao Matteo, ti rispondo senz'altro, ma fra un paio di giorni... adesso devo finire di preparare la lezione su Freedom e poi ho un paio di giorni frenetici che mi aspettano. Appena torno sul blog ti rispondo!
RispondiEliminaA me sta arrivando stamattina per posta 1Q84 di Murakami! Su Amazon risulta "in consegna" e non vedo l'ora...
RispondiEliminaSu DeLillo mi metto anche io in coda per le domande a Silvia! Cosa ne pensi di Underworld? mi ha sempre tentato. Altri libri suoi mi sono piaciuti ("Libra" in particolare). Thanks!
Eccomi! Allora, risposta n.1: quanto a Murakami, io aspetto che esca in italiano, perché se devo leggere un libro tradotto da una lingua che non conosco, preferisco leggerlo tradotto in italiano, anziché in inglese (senza arrivare agli estremi di quello che dice il suo traduttore, Jay Rubin, che "doesn’t recommend reading literature in translation". Forse che il signor Rubin ha sbagliato mestiere? Il podcast, su raccomandazione di Lola che ha commentato qui sopra, lo trovate qui: http://www.newyorker.com/online/2011/09/05/110905on_audio_murakami)
RispondiEliminaRisposta n.2, 3 ecc.
RispondiElimina@Matteotelara: io sui film tratti dai libri non ho pregiudizi, a volte i film sono altrettanto buoni, anche se ovviamente diversi (penso per esempio a Lolita, ma anche, citando così a caso, a Paura e delirio a Las Vegas, a Being There, a Quel che resta del giorno), o addirittura migliori del libro da cui sono tratti (tipo, io non ho letto "The Birds" di Daphne du Maurier, ma non riesco a pensare che qualcuno possa fare meglio del vecchio Hitch).
Su Cronenberg però ti do ragione, anche se lo trovo un regista potenzialmente adatto a cogliere lo spirito di Cosmopolis. Tuttavia, se avessi dovuto scegliere io il regista, avrei senza dubbio scelto il grande Lynch.
Quanto ai libri che non mi piacciono, ne ho tradotti alcuni, ovviamente (magari capitasse sempre di tradurre libri che ci piacciono!), e una volta mi è capitato addirittura di rifiutarne uno, e di un autore famoso. Non era affatto una questione di qualità letteraria, ma proprio, come dici tu, di mancanza di feeling. Una storia in cui sapevo di non volermi immergere per i mesi che sarebbero stati necessari a tradurla. Però capita molto, molto di rado, un po' come incontrare una persona che ti sta antipaticissima ancora prima che apra bocca.
@Chottomatteo: Aspetta un momento, io ho dato per scontato che tu avessi ordinato 1Q84 in inglese, ma forse tu lo puoi leggere in giapponese...?
Quanto a Underworld, è il capolavoro di DeLillo, leggilo senz'altro! Anche Libra è un gran bel libro. E Players. E Mao II...
Silvia confermo che l'ho preso in inglese!! In giapponese sono fermo ai 200 vocaboli... Appena mi è arrivato il libro ho però notato una cosa che mi sembra una follia. Volume 1 e 2 sono tradotti da traduttori diversi!!! Ti è mai capitato di sentire una cosa simile? (volumi pubblicati in contemporanea dalla stessa casa editrice)
RispondiEliminaSì, lo so, ne parla Rubin nell'intervista al New Yorker che menziono sopra. Volevano farlo uscire più in fretta possibile e così hanno trovato questa soluzione. Anche a me sembra una follia! Non è la prima volta che noto una certa... ehm... disinvoltura degli anglossassoni nelle questioni di traduzione.
RispondiEliminaGrazie della segnalazione del link, me l'ero perso perché come sai sono in viaggio, lo leggo appena riesco!
RispondiEliminaSperiamo in bene per 1Q84. Sono anni che aspettavo che uscisse!
Okidoki. Thanks for the answer.
RispondiEliminaSui film però una precisazione. Non ho pregiudizi e concordo con l'analisi di Silvia, soprattutto riguardo a Hitch.
Ho detto che ritengo la questione spinosa perché considero i due media (scrittura e cinema) molto, molto differenti, il che significa in parole povere che libri di successo non necessariamente (e spesso difficilmente) divengono film di qualità. Si sa, occorre riscrivere ciò che si racconta (e solo i grandi registi sanno farlo...). Inoltre, appunto, tenendo conto delle differenze tra i due media, non tutti i libri sono indicati per divenire film. (Anche se al giorno d'oggi nessuno ne tiene conto).
Un esempio su tutti (il più banale ed evidente, a mio parere) è il Codice Da Vinci. Al di là del giudizio sul libro e su Dan Brown (preferisco non pronunciarmi in proposito) il film si è rivelato un antifilm. Moscio, lento, non intrigante. Ovvio dico io, avete letto il libro?
Scusa Matteo, non intendevo insinuare che avessi dei pregiudizi!
RispondiEliminaVisto che hai nominato Dan Brown, mi viene in mente che abbiamo coperto tre diversi casi: libro e film altrettanto belli; film superiore al libro; libro e film altrettanto brutti. Ci manca il quarto: libro superiore al film. Ve ne viene in mente qualcuno?
Underworld! che mi viene in mente, lo iniziai anni fa ma non l'ho mai finito. Cavoli, sono una cialtrona, inizio libri e non li finisco.
RispondiEliminaUn libro che invece ho proprio divorato in poche sere è stato Norwegian wood di Murakami, ma non saprei dire il perché, non lo capivo neanche mentre lo leggevo il perché, eppure mi ci sono staccata solo quando l'ho finito.
Per quanto riguarda la questione libro-film mi viene in mente il signore degli anelli: il film tende troppo al fantasy forse, ed io non sono grande amante del genere.
Beh..neanche di Tolkien, a dire il vero.
Ah, se devo contare i libri che ho cominciato e non finito... come dice Pennac, fra i "Diritti imprescrittibili del lettore" c'è anche il Diritto di non finire un libro (diritto n.3)
RispondiEliminaQuanto a Norwegian Wood: quello che hai sperimentato è il classico effetto Murakami!
E quanto al Signore degli Anelli: neanch'io.
Ma no, figurati se pensavo che intendessi quello, ci mancherebbe altro. :-)
RispondiEliminaSui libri migliori dei film c'è da perdere il conto a mio parere... (e lo dico da amante del cinema!)
Dai, dimmene almeno uno! Il più clamoroso!
RispondiEliminaOk.
RispondiEliminaIl signore degli anelli e Il signore delle mosche.
Malgrado, almeno Il Signore degli anelli sia - e qui mi riferisco all'intera trilogia naturalmente - davvero ben fatto.