All'inizio della Seconda Guerra Mondiale, Charlotte Salomon, un'artista ebrea ventitreenne di Berlino, fuggì nel sud della Francia, dove si rinchiuse in una stanza d'albergo e trascorse due anni a dipingere ininterrottamente la storia della sua vita. L'opera, intitolata Leben? oder Theater? - Ein Singespiel, è composta da più di 1300 gouaches create con i tre colori primari, accompagnate da testi e annotazioni musicali (quasi ogni gouache ha un riferimento musicale, un'aria d'opera, un lieder, un tema popolare, che Charlotte mormorava mentre dipingeva) che insieme vanno a formare un vero e proprio copione teatrale, una specie di operetta autobiografica su carta. Salomon, con la sua brillante commistione di immagini, dialoghi, commenti e musiche, ci racconta la storia della sua infanzia e adolescenza in una famiglia segnata dai suicidi femminili e dalla crescente oppressione nazista.
Charlotte sopravvisse solo un anno dopo aver terminato Vita? O teatro? Nascosta nella villa dell'americana Ottilie Moore, sposò un profugo austriaco di nome Alexander Nagler. Fu proprio il matrimonio a tradire la coppia: quando Nagler cercò di ottenere il certificato, le autorità scoprirono l'origine ebraica degli sposi. Charlotte, incinta di quattro mesi, e suo marito vennero catturati dalla Gestapo e deportati ad Auschwitz, dove vennero assassinati.
Dopo la guerra, Ottilie Moore restituì i disegni al padre di Charlotte, che nel 1959 li donò al Rijksmuseum di Amsterdam, sino a quando l'opera passò al Jood Historisch Museum della stessa città, dove è tuttora conservata.
La mostra che si svolge, ancora per qualche giorno, al Contemporary Jewish Museum di San Francisco raccoglie circa 300 delle gouaches di Charlotte Salomon. L'ho vista qualche tempo fa, e mi sono molto emozionata.
Come scriveva QUI Natalia Aspesi, in occasione di una mostra precedente: "Nelle bianche sale del museo dove le guache sono appese, tutte della stessa grandezza, tutte assordanti di colore, cupezza, bellezza, talento, la folla che quotidianamente le invade non è solo commossa per quella storia tragica raccontata da una giovane donna destinata a una morte atroce, ma è incantata, turbata, dalla forza e potenza di un'artista poco conosciuta e riscoperta nella sua grandezza, nella sua passione, nella sua capacità creativa. Certi fogli ricordano Ensor, Munch, altri il lavoro grafico sull'Olocausto di Art Spiegelman, altri ancora lo stile allegorico di William Blake. Ma è solamente sua la magia di certi colori notturni e lampeggianti, l'intrecciarsi drammatico e fatato dei personaggi, il racconto a strisce reiterato e incombente come in un fumetto di altissima grazia drammatica, pieno di una energia ossessiva, presaga di morte, nata dai tanti episodi funesti ma anche belli e intensi della sua vita.(...) Nell'ultimo foglio lei si dipinge in costume da bagno, accucciata in riva al mare della Costa Azzurra, con il volto invisibile. Sulla schiena ha scritto 'Vita? O teatro?' E nei fogli che lo precedono, scritti a colori in stampatello, con tratto nervoso, detta una specie di testamento. 'E con gli occhi appena svegli dal sogno, vide tutta la bellezza attorno a sé, vide il mare, sentì il sole, e seppe che era necessario per lei svanire per un po' dalla vita, e fare qualsiasi sacrificio per creare dal profondo un mondo nuovo, suo'."
grazie per aver condiviso questa cosa, mi hai incuriosita e ho fatto delle piccole ricerche. bello il connubio con la musica che lei canticchiava, ne traspare una grande sensibilita'.
RispondiEliminaanch'io vorrei vedere una sua mostra! possibilmente a SF :)
Nello stesso periodo a SF c'erano ben due mostre e svariate celebrazioni su Gertrude Stein - di cui una proprio al Contemporary Jewish Museum - che secondo me hanno finito per offuscare questa (tutta la pubblicità era per Gertrude). Invece secondo me varrebbe la pena di conoscerla di più, questa ragazza dal grande talento e dalla vita prematuramente stroncata.
RispondiEliminaVale la pena di leggere il libro di David Foekinos "Charlotte". Imperdibile!
RispondiEliminaGrazie della dritta!
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