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La Stampa ha pubblicato un estratto dal brano inedito letto ieri sera a Massenzio da Julie Otsuka. Lo trovate qui. Gli hanno dato il titolo "Mamma non ricorda come si chiama". Come sottotitolo potevano aggiungere "E il giornalista non ricorda come si chiama la traduttrice".
Se poi volete ascoltare il podcast dell'intervista a Fahrenheit (in cui invece si cita anche la traduttrice), lo trovate qui.
E infine, qui trovate il post di Biblioteca giapponese con il video del reading e la trascrizione dell'intero testo in italiano.
E infine, qui trovate il post di Biblioteca giapponese con il video del reading e la trascrizione dell'intero testo in italiano.
mi manca radio3 e tutte le sue splendide trasmissioni.
RispondiEliminaCi pensavo proprio ieri quando ho visto la locandina che hai pubblicato. Ho notato che non è indicata la cultura di appartenenza, e quindi la lingua, di Otsuka e Oz, come se scrivessero direttamente in italiano! Peccato davvero che che non sia stato aggiunto
RispondiEliminatradotto dal <lingua> da <nome del traduttore>.
Questione annosa, cara Licia, ormai lo sappiamo. Le petizioni sono forse servite a qualcosa, magari a sensibilizzare qualche lettore (quelli del mio blog senz'altro!), ma per quanto riguarda le redazioni dei giornali si tratta semplicemente di ignoranza, che naturalmente con il loro comportamento contribuiscono a diffondere. Perché non mi si venga a parlare di problemi di spazio ("Traduzione di..." = 4 parole!) né di smemoratezza (che sarebbe già di per sé poco giustificabile), in quanto so che in questa circostanza la casa editrice, memore di altri casi simili, aveva ricordato più volte al giornale di pubblicare il nome della traduttrice.
EliminaSperiamo che, prima o poi, l'andazzo cambi
RispondiEliminaCiao, Silvia,
RispondiEliminaieri purtroppo non sono più potuta venire, e mi è dispiaciuto molto. Com'è andata? In questi giorni vorrei dedicare un post al bellissimo brano che hai tradotto; e dato che è merito tuo se ce lo possiamo godere anche noi, stai sicura che il tuo nome ci sarà. ;)
Buona giornata,
Anna Lisa
Yeaaahhhh, a Radio3 ti hanno citata!! Perché non hai alzato la mano per dire che eri tu la traduttrice e, di conseguenza, il merito di chi compera il libro in italiano è tuo?
RispondiEliminaGiuro che se fossi stata presente avrei chiesto (facendo l'indiana): Scusi, da chi è stato tradotto?
Cara Silvia, devi commettere un omicidio efferato, per salire ai vertici della cronaca e rimanerci settimane. In quel caso, oltre ai dettagli raccapriccianti del delitto, forse direbbero qualcosa sui tuoi libri tradotti.
RispondiEliminaConosco per esperienza diretta il dramma dell'Alzheimer. Il brano della Otsuka riflette la dolcezza che la caratterizza. Devo dire che anch'io ho un ricordo molto dolce e sereno di mia madre e anch'io, a suo tempo, avevo scritto qualcosa, su questo argomento. E' una necessità, credo. Forse per dare più consistenza al ricordo della persona cara che ci ha lasciati e che sembrava come 'sbiadire', di giorno in giorno, rispetto a quello che era stata.
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RispondiEliminaIeri non avevo avuto tempo di leggere il brano.
RispondiEliminaCom'è delicato e dolce, rende proprio la sensibilità di chi ha avuto un malato cui badare.
E mi tocca anche perché la nonna di mrT l'ha avuto per quasi 10 anni, una donna davvero dolcissima che la malattia rese ancora più indifesa. Mi raccontavano com'era prima di ammalarsi, perché era difficile per loro accettare il nuovo rapporto che stavano costruendo, con una mamma-nonna che ormai dava poche dimostrazioni di affetto (ma fino all'ultimo ha dormito mano nella mano col marito novantenne). Io l'ho conosciuta a metà del suo cammino, quando già parlava poco, ma i sorrisi che mi rivolgeva quando mi vedeva non me li scorderò mai. Il fatto di essere entrata almeno un po' nel suo cuore mi commuove sempre.