venerdì 1 giugno 2012

Una riflessione sulla distanza

Non parlo dei miei problemi personali sul blog. Non ho parlato neppure del terremoto, perché non la considero la sede adatta, perché non l'ho vissuto, e perché preferisco rispettare i sentimenti di chi ne è stato colpito evitando di esprimere i pensieri necessariamente banali di chi le cose le ha lette solo sul giornale.

Detto questo, però, una riflessione personale ce l'avrei. Mi girava in testa da un po', dal giorno del secondo terremoto, quando ho cominciato a chiedermi perché, fra tutti nostri numerosi amici americani, solo tre avessero espresso preccupazione e interesse per quello che stava succedendo in Italia. E pensare che era su tutti i giornali. Certo, l'Italia è la periferia della periferia dell'impero, però quando si tratta di andarci in vacanza, pensavo, mentre la delusione lasciava il posto a un profondo fastidio, tutti prendono un'espressione beata e pronunciano le magiche parole: "Florence... Rome... Venice... oh, I LOVE Italy!"

Vero, quelle che per noi sono cose di fondamentale importanza, avvenimenti gioiosi o tragici che ci toccano da vicino, spesso vengono rese totalmente irrilevanti dalla distanza. È una distorsione dovuta alla diversa prospettiva, mi ripeto. E poi probabilmente hanno visto che il terremoto era lontano da me e non si sono preoccupati. O magari non l'hanno neppure letto sul giornale. Perciò non dovrei prendermela se una sola amica americana mi ha scritto per chiedermi notizie. Non dovrei, però l'amarezza rimane. Perché quel posto, quella gente, sono belli ma sono anche irrimediabilmente lontani. È così, nessuno può farci niente. E magari te ne accorgi solo in momenti come questo, momenti che ingrandiscono le distanze, ingigantiscono le differenze. E allora mi viene da pensare che oggi, con tutti i problemi che ci sono qui, con tutta la mia rabbia nei confronti di una certa Italia che tutti conosciamo, oggi preferisco stare in un posto dove la gente assomiglia a me. Dove la gente vive sulla sua pelle i problemi di questa terra, e non la considera solo un parco dei divertimenti dove andare in vacanza.
Probabilmente domani cambierò idea. Ma oggi preferisco stare qui.

19 commenti:

  1. Mi fai sentire un po' in colpa, perché io non ho contattato tutti i miei amici per sentire come va, anche se tengo d'occhio le zone colpite.
    Se penso che ci possano essere rimasti male mi dispiace molto.
    Capisco la percezione della distanza, che vale anche al contrario secondo me.

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    1. Non temere, sono sicura che i tuoi amici sanno che gli sei vicina. I miei sono rimuginamenti dovuti al mio tempo spartito a metà fra un continente e l'altro, cosa che, mi sto accorgendo, non mi permette di appartenere davvero a nessun posto. Cosa che in certi momenti mi piace, in altri molto meno.

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    2. Sì, nel tuo caso le distanze (fisiche e non) sono più pesanti, ma la sensazione di "non appartenenza" ce l'ho anche io, ed è per questo che a volte anche io sono attraversata da pensieri un po' tristi.

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    3. E pensare che io l'ho sempre avuta, in ogni contesto, questa sensazione di non appartenenza, e a un certo punto ho imparato a usarla a mio vantaggio e ad andarne fiera. Però ogni tanto diventa difficile anche per me.

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  2. Eh sì, tutto ciò lascia un po' l'amaro in bocca :(
    Dispiace un po' vedere il nostro paese che viene considerato come una cartolina e poco di più.
    Dispiace anche che i conoscenti o gli amici a volte diano le cose per scontate.
    Ma d'altronde molto spesso quello che non ci riguarda da vicini o non tocca il nostro "orticello" non suscita che un minimo battito di ciglia :(

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    1. Lo so, e mi dispiace generalizzare. Cerco di pensare che è normale e che non devo prendermela, però ogni tanto, ecco, mi girano un po' le scatole.

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  3. Non so cosa pensare. Mi piacerebbe poterti dire che forse non si rendono conto fino in fondo di quanto la situazione sia terribile, o di quanto un terremoto sia lacerante per la terra e per l'anima, perche' forse non hanno mai fatto quell'esperienza o non sanno che in Italia si puo' morire per imperizia o approssimazione o anche solo una enorme e incommensurabile sfiga. Pero' ti diro' che mi piace il tuo stringerti intorno al nostro Paese e prendere le distanze da quest'altro, perche' leggo e filtro ogni tua informazione che scrivi e capisco bene certe emozioni "li'" a seconda di quello che proprio tu pubblichi. E allora comprendo che per fortuna in 48 ore il vento e' girato e le persone stanno cominciando a trovare un senso di collettivita' che non avevo riscontrato in mezzo a tutto quel disincanto di cui ho scritto ieri. Sono felice per questo tuo post, sai? Vorrei esserci anche io li', a fare la mia parte. Ti abbraccio Silvia.

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  4. Ti capisco. Penso sia una cosa tutta americana, perché quando ci fu il terremoto a L'Aquila quasi tutti i miei amici/conoscenti/colleghi inglesi mi chiesero notizie, sapendo che la mia famiglia vive in una regione vicina. Purtroppo, almeno nella mia limitata esperienza, gli americani non prestano tantissima attenzione alle notizie estere, per cui può darsi che gli sia proprio sfuggita la notizia, anche se era su tutti i giornali.
    Poi non so, forse dipende anche dal fatto che vivi a San Francisco, che è area sismica molto più dell'Italia. Magari qualcuno ha considerato la scossa di entità relativamente modesta...qualcuno che ovviamente non si rende conto che non dappertutto siamo attrezzati così bene per i terremoti come in California o in Giappone. In entrambi i casi è brutto che non ti abbiano contattato, ma non credo significhi necessariamente che non gl'importa di voi.

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  5. E' possibile che, come ha già evidenziato CherryBlossom, la notizia abbia avuto una copertura relativa negli Stati Uniti? Mi pare che lì le notizie dall'estero non vadano per la maggiore, eccettuate quelle inerenti le zone di guerra in cui c'è un diretto coinvolgimento, ovvio.

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  6. Abbiamo assistito alla scossa di terremoto più forte via skype ed è stato veramente terribile. Abbiamo letto il terrore negli occhi dei nostri genitori, vista la casa spostarsi, la colonna portante del quinto piano dondolare... e noi avevamo in mano questo telefono che avremmo voluto lanciare lontano mentre ci faceva assistere a questa scena terrificante. Ci siamo sentiti, come scrivi tu, lontani. Lontani e terribilmente impotenti. Anche se fossimo stati lì in Italia non avremmo potuto fare gran che, la natura è sempre più potente di noi, però da qui, assistere al terremoto come se stessimo guardando un brutto film in televisione, i cui principali protagonisti erano le persone più care che abbiamo, è stata un'esperienza che non dimenticheremo mai.
    A difesa degli americani, posso dire che la nostra vicina è scesa subito a chiederci notizie quando ha visto il servizio al telegiornale. Sinceramente è stato bello sentire il calore del suo interesse... e poi ne abbiamo parlato ancora nei giorni seguenti, ma forse è lei che è speciale!

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  7. Non so perche' e probabilmente non ci azzecca molto, ma mi viene in mente una frase di Camilleri. Pressappoco diceva che quando uno se ne va dall'Italia perche' e' stufo delle cose brutte che succedono, il suo posto viene preso proprio da tutte quelle cose li'.

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  8. Grazie care, dopo che ho pubblicato il post sono partita, adesso sono in viaggio e non posso rispondervi come vorrei. Però vi ringrazio tanto dei vostri commenti, mi hanno fatto molto piacere. Appena posso vi rispondo con calma. Intanto vi mando un abbraccio.

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  9. Io il terremoto l'ho vissuto solo di riflesso, nel senso che seppur a 200 km di distanza le scosse sono state tremende... Soprattutto quella del sabato notte, perchè ti coglie di sorpresa. Ecco perchè sul mio blog ne ho parlato, perchè, pur non avendo avuto nessun danno, qualche segno è rimasto...

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  10. Penso che le distanze affievoliscano l'interesse e che l'egoismo sia imperante (ovunque).
    La tua amarezza la capisco e la condivido.
    Un abbraccio e Buon Viaggio!

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  11. Caspisco perfettamente la tua amarezza.
    L'ho provata anch'io in occasioni diverse, tempo fa.
    ...
    Se vivo ancora qui ci sarà un motivo, no?

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  12. Io invece sono stata letteralmente tempestata da mail dei miei amici ungheresi, molto preoccupati per il terremoto che ha colpito una zona dove ho i miei affetti più cari (non tutti ma quasi). Posso invece affermare tranquillamente che ai miei amici italiani interessa di solito molto meno quello che succede in Ungheria. Con il passare degli anni mi sono però abituata a questa diversa sensibilità e quasi quasi non ci faccio nemmeno più caso.

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  13. Ciao Silvia,
    forse più che di distanze o mancanza di interesse è una questione di conoscenze geografiche specifiche? La mia esperienza è simile a quella di CherryBlossom: dopo il terremoto in Emilia sono stata contattata da vari amici stranieri, tutti europei, con buona conoscenza dell'Italia e soprattutto consapevoli che io sono cresciuta e i miei vivono tuttora in Romagna. Secondo me potere associare persone specifiche a un luogo specifico fa la differenza perché rende più "reale" un evento, specialmente in tempi in cui si viene bombardati di notizie di ogni genere.

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  14. Ho ancora un uso molto limitato di internet, leggo i vostri commenti quando posso e vi ringrazio di cuore delle vostre testimonianze. A presto!

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  15. si tende a tener distante tutto ciò che è scomodo, non sto generalizzando ma purtroppo molte persone non si calano nei panni di altre. Lo sto riscontrando molto bene da quando sono qui in NIcaragua, la gente qui è poverissima. Per quel che posso tento di parlare di loro e di dar loro voce, mi rendo conto però che non a tutti piace guardare al di là del proprio modo di vivere. Eppure anche qui la gente "esiste" e vorrebbe essere conosciuta anche nella drammaticitò della loro vita.
    Quando è girata voce del terremoto i nicaraguensi mi hanno chiesto notizie ogni giorno e si tenevano informati per quel poco che potevano fare. La loro realtà è terribile e questo fa si che sentano la tragicità degli altri.

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