«La
traduzione non è un servizio, né un trasferimento da una lingua
all'altra. È un atto dello scrivere. La traduzione è una forma propria
della scrittura. Nel caso della traduzione narrativa, si tratterà di
scrivere un romanzo o un racconto. Che cos'ha di specifico questa
scrittura: 1) il fatto che la storia esiste già; 2) il fatto che anche
le parole esistono già; 3) il fatto che ogni traduzione è suscettibile
di miglioramento, di adeguamento, di ulteriore traduzione, mentre il
testo originale, salvo scoperte filologiche di varianti o versioni o
parti mancanti o aggiunte, e di conseguenza di edizioni critiche, resta
bloccato e definito nella sua forma ultima all'epoca in cui è stato
scritto e come tale per sempre. Ma non basta: le prime due condizioni di
fatto potrebbero appartenere a un'altra forma ancora, quella della
"riscrittura". (...) Si tratta invece, nella forma della traduzione - e
questo è veramente un compito difficile - di riscrivere un romanzo o un
racconto come sono stati già scritti, parola dopo parola, evento dopo
evento. Da un certo punto di vista è davvero una forma estrema la
traduzione: anzi è l'estremo ed esatto contrario della "pagina bianca",
la pagina vuota, incipit per ogni scrittore dell'originale; ma per lo
scrittore della forma traduttiva il punto di partenza è invece la pagina
nera, la "pagina piena" di caratteri, già stampata in ogni suo segno,
in ogni suo rigo, e questo è l'incipit, il passo iniziale di ogni
traduttore. Laddove, per lo scrittore dell'originale, l'incipit è
appunto la pagina vuota.»
Daniele Del Giudice, da In questa luce
© 2013 Einaudi Editore, Torino
Credo che in questo saggio Del Giudice dica tutto. E chi più di te può comprenderlo appieno. L'incipit della pagina nera... pensare alla traduzione parola per parola è non cogliere la straordinaria capacità di scrittore di un traduttore. Ma la risposta c'è nei pessimi testi tradotti e in quelli che si leggono avidamente. Tradurre è "rinnovare" la scrittura in un'altra lingua e questo richiede uno scrittore, non un mero "trascrittore" di parole. Grande Silvia!
RispondiElimina"Rinnovare" la scrittura in un'altra lingua mi piace molto!
EliminaDal pezzo di Del Giudice su capisce bene la grande fatica, ma anche la grande capacità che deve avere un traduttore. Brava, Silvia, fare un mestiere difficile e farlo bene non è da tutti!
RispondiEliminala pagina bianca e la pagina nera .... e c'è un mondo che si apre
RispondiEliminaCiao Silvia
Sì, credo di capire, tradurre, come scrivere, è un giocare con le parole (il più bel giochetto dei nostri pc è infatti il programma di scrittura...).
RispondiEliminaInfatti, ora vado a usarlo un po', che c'è un puma che mi aspetta... ;-)
EliminaNon deve esser affatto facile, trasmettere le stesse cose in una lingua diversa! Complimenti!
RispondiEliminaBellissimo articolo.
RispondiEliminaMi chiedo sempre se il traduttore possa cambiare un pochino il senso della storia, qui e la'... aggiungendo una frasetta o togliendo un gioco di parole.
Io sarei terribile e cambierei pure i finali dei libri. :D
Devo ammettere che è una tentazione molto forte ;-)
EliminaAll'università un professore d'Inglese (ho seguito qualche lezione prima di optare per filosofia) affermava che dentro ogni lingua c'è un'anima. Chi padroneggia più lingue, è come se avesse più anime ... Un traduttore è capace di unire due universi paralleli e fare da ponte tra queste due dimensioni e il lettore. Fai un lavoro stupendo, Silvia. Complimenti.
RispondiEliminaQuesto tuo commento mi fa venire in mente una cosa che noto spesso quando parlo in inglese, e cioè come cambia la mia personalità in un'altra lingua. Succede a tutti, credo, ed è una cosa piuttosto affascinante.
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