mercoledì 18 maggio 2011

Junot Díaz e l'arte delle parolacce: La breve favolosa vita di Oscar Wao

Pubblicato nel 2008 con grande successo (qui alcune delle numerose recensioni entusiaste, da Farenheit, da Repubblica e dall'Unità), Oscar Wao, lo dico subito, è stato una vera impresa. Lo spanglish. Gli infiniti riferimenti al mondo della fantascienza, dei fumetti, del fantasy. Le parole dominicane. Le parole inventate. Gli insulti, soprattutto. Quelli, una volta presa la mano, mi hanno divertita. Un esempio? Eccone uno che mi ha permesso di mettere a frutto la mia cultura classica:
"He had the worst case of no-toto-itis I'd ever seen". Toto, in spagnolo-dominicano, vuol dire fica. E allora perché non usare l'alfa privativo, perfetto per una parola che imita il linguaggio della medicina? E così, Oscar in italiano, "Soffriva del peggior caso di aficasia che avessi mai visto."

I riferimenti a fantascienza-fumetti-fantasy erano dozzine, da Bene Gesserit (organizzazione sociale, politica e religiosa nell’universo fantascientifico del romanzo Dune di Frank Herbert. Si tratta di una sorellanza esoterica le cui componenti ottengono poteri di tipo magico, e per questo vengono spesso chiamate streghe) a Billy Batson (protagonista del fumetto Capitan Marvel [DC Comics]. Quando Billy Batson, che il mago Shazam ha scelto come campione del bene, pronuncia il nome del mago, viene colpito da un fulmine magico che lo trasforma nel supereroe Capitan Marvel), da Dark Zone (nome dell’universo a cui appartiene anche la Terra nella serie televisiva di fantascienza Lexx) a Gormenghast (castello al centro dell’omonima trilogia di Mervyn Peake), da Lensman (creatura protagonista di una serie di romanzi di fantascienza dello scrittore E.E. Smith, considerata il capostipite del genere space opera [epopea spaziale]. La “lente” è un amplificatore telepatico e traduttore universale con cui il lensman combatte i cattivi dell’universo) a Zona Fantasma (nome di una dimensione parallela che fa parte dell’universo narrativo dei fumetti di Superman, dove viene usata a scopo punitivo per relegare i prigionieri fuori dal continuum spazio-temporale). 

Dopo averli ricercati tutti, decisi di aggiungere un glossario, così come aggiunsi un glossario anche per le parole in spagnolo-dominicano (e non per tutte le parole in spagnolo, come avrebbe voluto qualcuno, altrimenti il libro sarebbe stato lungo il doppio), quasi impossibili da trovare se non con una ricerca approfondita come la mia. Qualche esempio: Boricua (persona nata a Borinquen, nome di Portorico prima del 1492); DoYo (Dominican Yorker, ovvero una persona con radici culturali nella Repubblica Dominicana e nella zona di New York); Rayano (soprannome spregiativo degli haitiani di bassa condizione sociale, derivante dai rayos [strisce] lasciati sui loro abiti dal reticolato che divide la frontiera fra i due stati).

Ed ecco infine il bellissimo incipit del romanzo.

Dicono che sia venuto dall’Africa, racchiuso nelle grida degli schiavi; che fosse l’anatema finale degli indiani Taino, pronunciato mentre un mondo moriva e un altro nasceva; o che fosse un demone, penetrato nella Creazione attraverso la porta dell’incubo dischiusa alle Antille. Fukú americanus, o più colloquialmente fukú: usato in genere per indicare qualche tipo di maledizione o sventura, e in particolare la Maledizione e la Sventura del Nuovo Mondo. Chiamato anche il fukú dell’Ammiraglio, perché l’Ammiraglio fu al contempo la sua principale levatrice e una fra le sue vittime europee più importanti; malgrado avesse “scoperto” il Nuovo Mondo, l’Ammiraglio morì povero e sifilitico, ossessionato da (dique) voci divine. A Santo Domingo, la Terra che Amava di Più (quella che Oscar, verso la fine, avrebbe chiamato la Ground Zero del Nuovo Mondo), il nome stesso dell’Ammiraglio è diventato sinonimo di entrambi i tipi di fukú, piccolo e grande; pronunciare quel nome ad alta voce, o anche solo sentirlo pronunciare, significa attirare la sventura su di sé e sui propri cari.
Comunque, al di là del nome e della provenienza, l’arrivo degli europei a Hispaniola fu l’evento che scatenò il fukú nel mondo, e da quel giorno siamo tutti nella merda. Santo Domingo potrà anche essere il Chilometro Zero del fukú, il suo porto d’ingresso, ma siamo tutti suoi discendenti, anche quelli che non sanno di esserlo.

6 commenti:

  1. E' sempre interessante leggerti. Bacio, Laura

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  2. Grazie Laura, anch'io ti leggo con piacere :-)

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  3. che paura, queste maledizioni mi turbano sempre...
    brava per il glossario, io sono una di quelli che li consulta sempre ;)
    ciao!

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    1. Invece nel libro nuovo non lo abbiamo fatto!

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    2. Ma davvero?? Mannaggia!
      A me sarebbe piaciuto che comprendesse tutte le parole, data la mia abissale ignoranza riguardo le lingue straniere.
      Il glossario è uno strumento che non necessariamente deve essere letto, ma è notevole aiuto per quelli che.... (io sono caprona, altri magari sono solo curiosi o puntigliosi, ecco)
      E' un peccato che sia stato eliminato del tutto nel libro nuovo :(
      (ma il libro nuovo di Diaz, quello appena uscito?)

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    3. Proprio così. Questa volta è stata fatta la scelta opposta, più rispettosa dello stile e delle intenzioni dell'autore.
      Ecco cosa dice la N.d.T. all'inizio del libro: "L’autore inserisce numerose parole ispaniche nel testo senza evidenziarle in corsivo e senza fornirne la traduzione. È una scelta consapevole, volta a ricreare l’interazione tra inglese e spagnolo tipica dello spanglish, oltre che a suscitare una sensazione di spaesamento nel lettore appartenente a una cultura “altra”. Si è deciso di rispettare la scelta dell’autore e di mantenere la stessa integrazione fra parole italiane e parole ispaniche nel testo tradotto, lasciando i termini ispanici in tondo e non fornendone la traduzione in nota."

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