venerdì 18 maggio 2012

Cachi secchi giapponesi massaggiati

La sera del 5 giugno Julie Otsuka sarà al Festival delle Letterature di Massenzio, a Roma. Ci sarò anch'io, in persona fra il pubblico e anche un po' in spirito sul palco, visto che proprio in questi giorni sto traducendo il suo brano inedito che verrà letto durante la serata.

Trattandosi di un brano inedito non posso anticiparvi niente, però una cosina ve l'anticipo lo stesso. A un certo punto del brano si parla di rows of dried persimmons. Parto subito con la mia ricerchina per capire cosa sono questi cachi secchi, e m'imbatto in una pagina del sito di Slow Food che, sotto il fantastico titolo "Cachi secchi giapponesi massaggiati", dice:


Source
"I cachi secchi massaggiati sono un prodotto tradizionale in Giappone, e sono ancora prodotti da alcuni americani di origini giapponesi. Il processo di preparazione è molto laborioso, ma il risultato è un frutto secco simile ad un confetto, morbido ed esteticamente molto attraente. A differenza dei frutti essiccati con l’ausilio di una macchina disidratante, che si presentano croccanti e sottili, questi paiono dei grossi cachi sgonfiati ricoperti dalla fioritura dei loro zuccheri naturali. Sia i picciuoli sia i calici non vengono rimossi ed il sapore è un concentrato di cachi ricco e fruttato, non così zuccherino come solitamente accade per altri frutti secchi. Non sorprende quindi il fatto che questo sia un prodotto molto ricercato in Giappone.
Metodo di preparazione (queste annotazioni provengono da un’anziana signora recentemente ritiratasi dall’attività, Mrs. Martha Miyamura): i frutti utilizzati sono i cachi Hacihya, non ancora morbidi ma già di colore arancio brillante. Se fossero già ben maturi non si asciugherebbero più, ma il colore indica che il contenuto di zuccheri è alto. Dopo essere stati pelati vanno appesi per il picciuolo con un pezzo di resistente spago da cucina lungo 8-10 pollici ed appesi sopra delle assicelle di legno, facendo attenzione che i frutti non siano a contatto uno con l’altro.
Passata una settimana i cachi si sono ammorbiditi ed iniziano ad essere massaggiati. Mrs. Miyamura delicatamente li schiaccia ad uno ad uno con le sue mani tutti i giorni per 3-4 settimane. Questo processo porta lo zucchero contenuto in superfice ed il frutto si ricopre così di una dolce fioritura.
Dopo 3-4 settimane Mrs. Miyamura assaggia un frutto per assicurarsi che sia ancora morbido all’interno.
Una volta pronti i cachi sono lasciati a riposare dai cinque ai sette giorni su dei panni di carta mentre Mrs. Miyamura li appiattisce e gli dà la forma voluta. Infine vengono divisi per qualità e dimensione e riposti in sacchetti ermetici.


 Questo prodotto è strettamente legato alla comunità giapponese. Tutti i produttori conosciuti vivono nella contea californiana di Placer, un’area dove sono presenti sia contadini di origine giapponese che abbondanti coltivazioni di cachi, ma ciò non esclude che vi siano altri produttori al di fuori di questa zona.
Questo è un prodotto interamente lavorato a mano e reperibile solamente nei mercati locali, nelle aree di Sacramento e Placer. Solitamente sono venduti per circa un dollaro l’uno e si esauriscono in fretta. Non sempre sono reperibili anche perchè la quantità di cachi raccolti varia molto di anno in anno."

 

Ora, a parte il fatto che a me i cachi fanno schifo, come potrò esimermi dal provare i favolosi cachi secchi massaggiati (in giapponese Hoshigaki) della signora Miyamura?


29 commenti:

  1. Eh eh eh! Cachi massaggiati! Rende proprio l'idea della cura profusa per produrli.
    Assolutamente da assaggiare, piacciano o no, perché sono troppo belli!
    La prima foto ispira una tale morbidezza...

    RispondiElimina
  2. Ecco un'altra tra le tante cose da aggiungere alla lista "Cose da fare -se mai tornerò- in California": andare alla ricerca dei cachi massaggiati giapponesi.
    Tra parentesi, nemmeno io adoro i cachi, ma questi mi incuriosiscono troppo e mi sento pronta a correre il rischio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Abbiamo già deciso di farceli spedire quando torneremo a San Francisco: il link sotto la seconda foto rimanda alla pagina Slow Food americana, che riporta gli indirizzi dei produttori (non andremo a prenderli di persona perché quelle zone agricole dell'entroterra della California non sono - per usare un eufemismo - particolarmente interessanti).

      Elimina
  3. Io a-do-ro i cachi quindi con questa foto e questa descrizione mi hai mandata un attimo in paradiso... sigh...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti dirò, anche se io li detesto, solo a sentire il nome mi sono innamorata! Quasi quasi quando torno a SF vado a cercare la signora Miyamura!

      Elimina
  4. I giapponesi sono una miniera di sorprese!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo! Sapevo che massaggiano le mucche, ma non avevo idea che massaggiassero anche i cachi!

      Elimina
  5. Anche io schifo i cachi, propio mi fanno ribrezzo, però dopo questa descrizione, non posso dire che non li proverei. Il fatto che siano massaggiati poi, li rende incredibilmente appetibili :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Senti, allora io li provo per davvero, e poi ti dico. Se mi converto io al caco massaggiato, potrai convertirti anche tu!

      Elimina
    2. Allora attendo recensione sul caco massaggiato, sia mai che sia quella strada verso l'ammmmore per il frutto meno appetibile che abbia mai visto ;)

      Elimina
    3. Sissì, sembra che uno dei posti segnalati sia sulla strada per il lago Tahoe dove in estate andiamo a trovare i suoceri. Devo controllare, ma se è così andrò senz'altro a vedere!

      Elimina
  6. Risposte
    1. Per fare la carne più buona! O almeno questo avevo sempre sentito dire, prima di andare a controllare
      e scoprire che forse non è vero...

      Elimina
  7. Quasi quasi ci vado anch' io al festival e dò una sbirciatina alpubblico ;)

    RispondiElimina
  8. ma i cachi son buonissimi, e poi hanno un colore fantastico

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' quello che dice anche Otsuka nel suo pezzo.
      Io con i cachi ho subìto un trauma infantile, grazie alla perfida maestra delle elementari che un giorno si mise in testa di dimostarci che eravamo tutti bambini viziati e quando dicevamo che un alimento non ci piaceva in realtà stavamo facendo i capricci. E così portò a scuola la cosa che faceva schifo alla stragrande maggioranza della classe, e cioè i cachi, e ci costrinse ad andare alla cattedra uno per uno e assaggiare una cucchiaiata dell'orrido frutto viscido. Io dallo schifo ebbi un mancamento e mentre andavo a sputare il boccone nel cestino per poco non svenni. E' tutto vero, lo giuro. Avevo circa sei anni. Da allora, mai più toccato un caco.

      Elimina
  9. Eh eh vuoi mettere il gusto perverso di lasciarti lì sotto segreta ossevazione? ;)
    a parte gli scherzi, magari ma temo la "bestiolina" cosa potrebbe fare nel bel mezzo dell' intervento dell' Otsuka O_o

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Potremmo procurargli un caco secco da succhiare per tenerlo buono ;-)
      Però se cambi idea fammi sapere!

      Elimina
  10. Facci sapere come va l'assaggio! Curioso, anch'io ho provato i cachi per la prima volta alle elementari, quasi obbligato dall'insegnante (una suora dal pugno di ferro). Chissà se però quelli californiani hanno un sapore simile a quelli italiani.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'assaggio del caco come forma di tortura per i bambini delle elementari!
      Speriamo che quelli nippo-californiani siano diversi, altrimenti rischio lo svenimento! (Anche se l'essiccazione li libera sicuramente di quel viscidume lumacoso che è causa principale del mio disgusto.)

      Elimina
  11. Ho sentito oggi parlare di quarti di mucchetta massaggiati e ora escono i cachi!:P
    Ok, io sono sempre stata favorevole ai massaggi, e adoro i cachi, per cui questi li devo assaggiare.
    Diventerò rotonda come una pallina.
    ...Poi attaccheranno pure me ad una cordicella come una salama e mi massaggeranno per far uscire tutti gli zuccheri!;pp

    RispondiElimina
  12. Anche io sono tra quelli che non apprezzano i cachi, sia per sapore che consistenza...ma massaggiati e secchi li assaggerei. Che curiosita' ora, se trovi la signora Miyamura potesti farti insegnare a massaggiarli! :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Potrei cominciare una nuova carriera! "Silvia Pareschi, massaggiatrice di cachi". Come suona?

      Elimina
  13. Ci sono anche i cachi vaniglia e i cachi mela che hanno una polpa compatta. I più buoni però sono quelli dalla polpa "viscida" che hanno provocato il rigetto di Silvia. Del resto, non è insolito che i bambini abbiano queste reazioni, davanti a cibi insoliti. Bisognerebbe dare loro (ai cibi) un'altra opportunità, da adulti.
    Comunque, questi cachi massaggiati sono una bellezza. Innanzi tutto il nome e poi tutto il processo. Davvero uno slow food invitante.

    Mi sembra che dovresti esserci anche tu, Silvia, su quel palco. Sei la traduttrice italiana della Otsuka e hai contribuito al suo successo nel nostro paese. Il colmo sarebbe che ci fosse lì una tizia a fare da interprete, mentre tu sei tra il pubblico! :-(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Rose, come sono contenta di ritrovarti! :-)

      Ehm, non entriamo nel merito dei "diritti" del traduttore, che tra poco devo andare dalla dentista e temo che mi farà già abbastanza male...

      Elimina
  14. Anch'io non amo particolarmente i cachi ma quelli lì secchi mi incuriosiscono e ingolosiscono!
    Ma i giapponesi sono maniaci del massaggio? massaggiano la carne (a Kobe) e ora pure i cachi!
    So' strani 'sti nippi!! :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah, lo sai che quella della carne pare che sia una leggenda (almeno, così dice Wikipedia)? Io a SF ogni tanto vado a farmi fare un massaggio shiatsu, chissà se mi sale in superficie il contenuto zuccherino|

      Elimina