Questa bella foto si trova sulla pagina fb del gruppo Israel-Loves-Iran, "A bridge in the Middle East between the people." Un'idea che in questi giorni appare lontanissima. Eppure questi sognatori hanno persino avviato una raccolta di fondi su Indiegogo per lanciare... una campagna pubblicitaria per la pace. Vogliono tappezzare Israele di poster con facce di palestinesi, iraniani, siriani, turchi, egiziani che dicono "Israelis We ♥ You", per convincere gli israeliani a votare per chi appoggia la pace alle prossime elezioni del 22 gennaio.
La campagna, come purtroppo si può immaginare, per ora non sta andando benissimo. Però è bello ricordare che c'è anche chi vuole la pace. A proposito, agli inizi di questo blog avevo parlato di un collettivo di fotografi israelo-palestinesi, Activestills. Qui sotto potete vedere una loro foto recente:
ammiro quanti, da un lato come dall'altro,si muovono per la pace, per il dialogo, è doveroso propugnare la pace quando i missili non ti cadono sulla o le rappresaglie non ti fanno fare la vita del topo, ma coloro che riescono a capire che senza dialogo non si può andare da nessuna parte vivendo sotto minaccia sono dei veri eroi
RispondiEliminaGià, e come diceva il Galileo di Brecht, "Sventurata la terra che ha bisogno di eroi".
EliminaIeri sentivo le ultime notizie alla radio. Pensavo, sono senza speranza, entrambi. Così ho pensato, uno scoramento profondo. Ho pensato al mio amico palestinese, Saeed, in esilio, alla coppia di amici israeliani conosciuti in India quando ancora la pace sembrava possibile. E quindi doppiamente grazie per questo post. Un abbraccio
RispondiEliminaIl commento più votato all'articolo del NYT di ieri diceva: "Finché entrambi i popoli saranno convinti di avere Dio dalla loro parte, la pace rimarrà impossibile".
EliminaGià. Dio sulla spalla, come un uccellaccio di malaugurio.
EliminaAscoltare le notizie di questi giorni è disarmante sotto tutti i punti di vista. Su ogni fronte mi pare di sentire solo cattive notizie eppure scava e scava ce ne sono ancora, però........ scava e scava!
RispondiEliminaE vabbè, oggi va così, parlo solo per citazioni.
EliminaLe tue parole mi fanno venire in mente la mia preferita, la bellissima frase con cui Calvino conclude "Le città invisibili": «L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.»
È anche la mia citazione preferita, non potevo non commentare qua.
EliminaGrazie Silvia, per averla riportata.
E adesso sarà ancora di più la mia preferita, per aver suscitato il tuo ritorno.
EliminaBellissimo post, Silvia. Eppure il dialogo è l'unica speranza. E non è impossibile: lo dimostra quello che tu scrivi ed esempi come l'orchestra West Estern Divan di Daniel Barenboin. L' ho sentita una volta e, vedendo le facce giovani e attente dei musicisti di tutte le nazion medio-orientali, arabi ed ebrei insieme, e sentendoli suonare in perfetto accordo e armonia, ho capito che la pace non è un'utopia, ma un progetto possibile.
RispondiEliminaCi vorrebbe anche un po' più di buona volontà da parte di chi diffonde le notizie, per esempio. Perché non dare più spazio a progetti come questo e quello dell'orchestra che tu citi? Perché non cercare di mostrare un po' di più anche il lato bello delle cose? Perché bisogna sempre scavare e scavare, come dice Carla, per trovarlo? Perché chi cerca di portare un po' di pace e di bellezza nel mondo deve sempre essere visto come un folle sognatore?
EliminaPerchè la pace non fa notizia :-(
EliminaMeglio indugiare sui fatti di cronaca nera e... dove e quante coltellate e "come ti sei sentito, bambino, mentre il papà squartava la mamma?" (come pensi che si sia sentito, imbecille d'un sadico?) e da lì passare allegramente al gossip, all'alta moda.
Queste "notizie" fanno audience. :-(
"L'inferno sono gli altri" J.P. Sartre
RispondiEliminaHo visto due documentari che parlavano di ospedali in cui lavoravano sia medici israeliani che palestinesi. Davvero interessante osservare come il rapporto tra loro cambiava durante il lavoro e fuori dal lavoro.
RispondiEliminaMolto interessante. Immagino che faccia riflettere su come i rapporti fra le persone siano dettati dal contesto in cui si trovano: "quando siamo qui dentro siamo colleghi e lavoriamo insieme, quando usciamo siamo nemici e ci odiamo". Un po' come nella ex Yugoslavia, o in Ruanda: "oggi siamo vicini di casa e amici, ma se domani un generale ci convincerà che siamo nemici, allora cominceremo ad ammazzarci".
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