"È questo dunque il senso del mio elogio dell'invidia: la faticosa consapevolezza della sua costante utilità. Il sentimento non è rivolto, intendiamoci, all'autore, né tantomeno alla pratica dell'arte e ai suoi effetti nella vita di chi scrive. È invece riservato alla mirabile capacità delle parole di costruire qualcosa che è, contemporaneamente, molto di più e niente di più di loro stesse. È, insomma, invidia dell'originale. Nostalgia di una felicità verbale che si dà come invariabile e che diventa, in traduzione, la sorgente di sequenze verbali al contrario variabili in modo indefinito. Ogni traduzione, anche la più attenta, anche la più ispirata, non può che offrirsi al testo come desiderio del testo, inarrivabile traguardo e punto di partenza del mestiere."
Da: Susanna Basso, Sul tradurre - Esperienze e divagazioni militanti
© Bruno Mondadori
Grande Susanna Basso! Io non sono un’esperta, ma noi che veneriamo la Munro le dobbiamo qualcosa…
RispondiEliminaEh, sì, anche più di qualcosa :-)
EliminaPensa e scrive come traduce: meravigliosamente. Grazie, Silvia, per questa chicca. Ho condiviso il tuo post sul Nome del Traduttore.
RispondiEliminaGrazie! :-)
Eliminadesiderio del testo... splendida definizione :)
RispondiEliminaSì, poetica ma anche precisa.
EliminaEcco un libro che è sempre sul mio comodino... l'ho riempito di post-it con i passaggi da rileggere!:)
RispondiEliminaSì, è una lettura fondamentale, per traduttori e anche per non traduttori :-)
EliminaSe penso a certe traduzioni, originale "inarrivabile" non rende ancora l'idea.
RispondiEliminaHaha, non essere negativa!
EliminaPer caso ci sono altri libri sullo stesso argomento e con lo stesso grado tecnico che ci consiglierebbe? Ringrazio in anticipo.^^
RispondiEliminaCi sono moltissimi libri sulla traduzione, ma se le interessa un altro libro di riflessioni sul mestiere da parte di chi lo pratica tutti i giorni, le consiglio L'arte e il mestiere di tradurre, di Franca Cavagnoli.
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