In questi giorni in cui il cibo assume più che mai un ruolo di primo piano, vi segnalo questi articoli di "Time" - parte prima, seconda e terza - intitolati What the World Eats, dove troverete le foto, tutte molto belle, di una trentina di famiglie di altrettanti paesi del mondo davanti a un assortimento dei cibi che consumano, insieme alla loro spesa media settimanale per l'acquisto di vettovaglie (i costi sono aggiornati al 2006, quando è stato pubblicato il libro).
Le foto sono tratte dal libro Hungry Planet, di Peter Menzel e Faith D'Aluisio.
Ecuador: Famiglia Ayme,Tingo. Spesa settimanale: $31.55 |
Mali: Famiglia Natomo, Kouakourou.Spesa settimanale: $26.39 |
Bhutan: Famiglia Namgay, Shingkhey. Spesa settimanale $5.03 |
United States: Famiglia Revis, North Carolina. Spesa settimanale: $341.98 |
Interessante è dir poco. La composizione della spesa è quasi scioccante, direi. La presenza di farine raffinate, bevande analcooliche, grassi vari e dolci in quantità anormali nel nostro mondo occidentale sta impattando moltissimo. Intendo sia da un punto di vista medico che economico.
RispondiEliminaIo ne ho pubblicata solo una per continente (l'Australia era abbastanza simile agli Usa), però esaminandole tutte si scoprono molte cose interessanti. Se vai a vedere quella del Messico, per esempio (e ancora non ho imparato a mettere i link. Eccola: http://www.time.com/time/photogallery/0,29307,1626519_1373704,00.html), scopri un meraviglioso assortimento di frutta e verdura, accompagnato però da una imponente sfilza di bevande gassate made in Usa (e infatti la famiglia Casales è decisamente sovrappeso).
RispondiEliminac'è una grande differenza su consumo di alimenti processati e non processati, vero ? in Mali le farine e in Italia il pane, in USA il mais in scatola e in Ecuador le pannocchie.
RispondiEliminaBellissimo post, Silvia. In questi giorni sto leggendo un libro che, per certi versi, fa il paio con il servizio del "Time", intitolato "Dove dormono i bambini" (autore J. Mollison), in cui figurano le foto di una cinquantina di camerette di bambini e adolescenti sparsi in tutto il mondo. Si va da quella di Jasmine (Kentucky), reginetta di bellezza, in stile principesco e piena di coroncine, alla 'cella' di Prana (Nepal), che guadagna circa 5,50 € al mese come domestica.
RispondiElimina@estrellazul: è incredibile quante cose si possono scoprire anche solo confrontando le foto di qello che la gente mangia nelle varie parti del mondo.
RispondiElimina@Anna Lisa: grazie, sono andata a vedere il libro di cui parli ed è molto interessante. Ho trovato questo servizio di Repubblica con alcune delle foto e delle storie (http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/12/02/foto/dove_dormono_i_bambini-9753234/1/), e mi è venuta voglia di fare un post anche su questo. La reginetta di bellezza è agghiacciante!
Bo, e' che nel mondo occidentale (e non solo, giusto per sfatare qualche luogo comune) uno ha la possibilita' di mangiare quello che vuole, allora andrebbero analizzate le famiglie x, y e z piuttosto che le loro nazioni di appartenenza.
RispondiEliminaComunque si' le foto sono belle, ma le 12 bottiglie di Coca Cola a settimana (piu' degli Americani!) a quei Messicani li gonfiano come palloni :-D
Sempre riguardo "What the World Eats", una piccola curiosità: la famiglia Revis (North Carolina) cita fra i cibi amati gli spaghetti, i Casales (Messico) pasta e pizza, mentre i Manzo (Sicilia) gli hot dog. Molti altri nuclei, provenienti da parti diverse del mondo, nominano un piatto che credo sia locale. Ora, a parte il discorso sul cibo a chilometro zero, credo che questa scelta faccia riflettere: preferire un panino col wurstel rispetto all'arancina o al cannolo rivela solo una preferenza alimentare o tutto un modo di pensare che ha in sé qualcosa di stonato, e forse dovuto in buona parte a impulsi esterni?
RispondiEliminaInfine, guardando a colpo d'occhio le foto del servizio, non ho potuto fare a meno di dirmi che noi cosiddetti occidentali sfiguriamo alla grande: vuoi mettere la collezione di scatole di cartone, lattine e bottiglioni di plastica con un arcobaleno di cibi, magari poveri ma certamente meno squallidi?
Ps: personalmente, non sopporto alcuna reginetta di bellezza da 0 a 99 anni, ma penso che ai genitori che costringono le bambine a fare queste pagliacciate vadano proprio tolti i figli.
@Giacomo e Anna Lisa, le vostre osservazioni aprono molte riflessioni sul rapporto fra cibo/cultura/ricchezza. E' vero che i paesi più ricchi sembrano spesso avere una dieta più "artificiosa" e malsana, ma è anche vero che il benessere porta con sé la possibilità di scegliere di alimentarsi meglio, se lo si vuole. Ed è interessante vedere come nei paesi ricchi il ritorno ai cibi "genuini" - quegli stessi cibi che nei paesi poveri appena si può vengono abbandonati in favore di alimenti più raffinati che simboleggiano l'occidente e la ricchezza - sia spesso una moda che viene fatta pagare a caro prezzo.
RispondiEliminaDetto questo, sì, la famiglia messicana farebbe meglio a evitare la coca cola, e i genitori di miss Jasmine andrebbero interdetti e messi in condizione di non nuocere più.
Interessante l'articolo: sono evidenti gli effetti della globalizzazione culinaria innanzitutto, e anch'io non ho potuto fare a meno di pensare a quello che dici tu, silvia, sul discorso del caro prezzo sui cibi "genuini". Un esempio ne e' la grande diffusione del mercato "biologico", che si rivolge per lo piu' a consumatori abbienti (ed io onestamente nutro qualche dubbio sull'effettivo controllo della filiera del prodotto venduto per biologico -e non sono solo io a dubitarne-, ma e' una questione lunga...), ma insomma, il succo e' che mangiare "semplice e genuino" e' di moda e costa tanto. Un altro esempio: a Milano l'ultima volta ho mangiato un piatto di pasta in un posto sicuramente consigliabile, dove era proposto il binomio cibo genuino-attenzione all'ecologia (arredamento di riciclo ecc., roba un tantino radical chic :)). La pasta (fatta a mano) era condita con pane grattugiato, qualche pomodorino e un acciuga, molto buona ma della serie 15 euro o giu' di li'. Gulp! in casa me la preparo con 2 euro...ma inutile dire che a Milano il locale sta sfondando (e' comunque una buona idea che fa presa in una citta' ricca).
RispondiEliminaQuando vado all'estero cerco sempre di farmi un giro in un supermercato, lo trovo molto istruttivo, soprattutto per il confronto cibo fresco / cibo confezionato. Dei supermercati americani mi hanno colpita varie cose, in particolare il latte venduto in tanichette, quindi confesso di essere rimasta un po' delusa dal non vederle in evidenza nelle foto delle famiglie americane...
RispondiElimina@Elle: anche qui a San Francisco, come saprai, c'è la mania del tutto-biologico-naturale, però ho notato che certe cose sono più abbordabili. Il supermercatino sotto casa, per esempio, ha un sacco di frutta e verdura bio a prezzi non esorbitanti, forse perché le coltivazioni sono vicine e abbastanza numerose.
RispondiElimina@Licia: anche a me piace guardarmi in giro nei supermercati. Prima o poi voglio fare una serie di post con le foto dei prodotti più strani (e qui ovviamente ce ne sono a bizzeffe!)