sabato 24 marzo 2012

Happy Birthday, Mr. Ferlinghetti!

Number 20

The pennycandystore beyond the El
is where I first
fell in love
with unreality
Jellybeans glowed in the semi-gloom
of that september afternoon
A cat upon the counter moved among
the licorice sticks
and tootsie rolls
and Oh Boy Gum

Outside the leaves were falling as they died

A wind had blown away the sun

A girl ran in
Her hair was rainy
Her breasts were breathless in the little room

Outside the leaves were falling
and they cried
Too soon! too soon!


Lawrence Ferlinghetti

(For his "Quote of the day", see here)

13 commenti:

  1. Happy birthday! Sei un po' anche "nostro" :)

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  2. E' un po' anche mio, che sono bresciana :-)
    A proposito di artisti eclettici, ho finito il libro dei 36 giusti di Jonathon Keats. Che dire? Mi è piaciuto T A N T I S S I M O, perché ha l'incanto e il potere evocativo delle fiabe classiche, quelle che non edulcorano la vita, cercando di proteggere il lettore, ma lo aiutano a superare le paure legate all'abbondono, alla solitudine, alla morte. Tuttavia, a differenza delle fiabe classiche, qui i personaggi sono spesso ambivalenti. Cambiano, imparano a provare sentimenti e si finisce con l'identificarsi con quello che all'inizio sembrava il più astruso o reietto. Come dice bene la quarta di copertina, sono "personaggi improbabili quanto indimenticabili". Mi vengono in mente il mangiatore di peccati (una sorta di capro espiatorio della legge mosaica), la ragazza/messia, il muratore chiamato a sostituire l'angelo della morte, i demoni, poveri diavoli incompresi sia in cielo che in terra, che a volte riescono a riscattarsi dalla propria condizione.
    Il libro è costellato di gemme di saggezza ("In termini eterni un affronto costa di più di una gentilezza, il rancore più del perdono"), di passi decisamente poetici ("Le città sono persone divise da muri")e di ironia ("I moralisti abbondano in ogni epoca. I santi sono un'altra cosa" - "Era un paese così ordinato, che persino le lapidi erano messe in ordine alfabetico" - "Il cortile del rabbino era la sua versione perfezionata del giardino dell'Eden").
    Insomma, una pubblicazione, che vale la pena di leggere: "Il libro dell'ignoto" di Jonathon Keats, traduzione di Silvia Pareschi.
    Li ringrazio entrambi per avermi fatto compagnia un paio di pomeriggi. Gran bella compagnia. :-)

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    1. Ah, Rose, che piacere sentire che ti è piaciuto tanto. Come sai, questo è, fra quelli che ho tradotto, il libro che mi è più caro, ma ho sempre un po' di pudore a parlarne, visto che il mio giudizio può sembrare... interessato ;-)
      Questa tua nota, che ha colto così profondamente e con tanto calore lo spirito del libro, rientra sicuramente fra le recensioni che mi hanno fatto più piacere. Grazie (anche da Jonathon)!

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  3. Cara Silvia, da tempo mi sono accorta che il mondo si divide in due categorie: gli autoreferenzialisti e le persone come te (naturalmente cè anche un po' di altra gente, in mezzo). Immaginando questo tuo pudore, ho voluto portare l'attenzione sul libro di Jonathon (Ferlinghetti mi perdonerà), perchè merita davvero. E' una sorta di libro di fiabe per adulti che fa bene leggere e se tu adesso non metti subito altri 10 post, seppellendo questo nei meandri del blog ;-) forse qualcuno si incuriosirà. Scherzo, ragazzi. Scherzo... ma non troppo. :-)

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    1. Argh, hai ragione. Il tuo commento mi ha fatta riflettere. Ecco una breve (!) panoramica dei pensieri che mi sono sfrecciati per la mente:
      "Ok, allora faccio un post che riassume le cose belle che sono state scritte sul Libro dell'ignoto. E poi cosa faccio, lo posto su facebook [annuncio sempre i nuovi post su facebook]? Ma il confine è così sottile fra dire 'ehi, guardate, ho tradotto questo bel libro, volevo farvelo sapere', e 'guardate-come-sono-brava-bella-intelligente-fortunata-cicca-cicca', e chi mi dice che sotto il mio apparentemente modesto 'ehi, guardate, ho tradotto eccetera' non ci sia in agguato anche il 'cicca-cicca'? C'è senz'altro, d'altronde siamo tutti un po' narcisisti, tutto sta nel mantenersi entro certi limiti, e insomma, pubblicare un altro post sul Libro dell'ignoto forse è troppo, però è un peccato che questi bei commenti non vengano letti, però mi dispiacerebbe anche aspettare e non continuare a pubblicare altri post per non seppellire questo nei meandri di eccetera, perché ormai pubblicare post è diventata quasi una dipendenza, in quanto mi spinge a dare una certa organizzazione a pensieri e osservazioni... ma adesso questo commento lo pubblico o no?" ;-)

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  4. Molti hanno un blog personale giusto per parlare delle proprie cose... Non essere trooooppo modesta, Silvia. Sei una traduttrice affermata e su questo, come dicono a Roma, "non ci piove". Mi piacerebbe leggere cosa hanno scritto sul libro di tuo marito. Sicuramente anche ad altri. E mettilo 'sto post, dai!

    Please, correggimi quel "cè". M'ha preso un accidenti a vederlo.

    La prima volta che incontro qualcuno che se la tira, posso dire: "E io conosco Silvia Pareschi, cicca-ciccaaa!"? ;-)

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    1. :-DD il "cè" non l'avevo neanche visto!

      In realtà le recensioni che sono state pubblicate sul libro le ho messe man mano che uscivano, e poi ne ho riparlato quando ho tenuto le mie lezioni alla scuola Holden... insomma, non è che sono stata proprio zitta! ;-)
      I miei preferiti sono questo
      articolo di Benedetta Tobagi, questa intervista di Giusi Meister e questa recensione di Maria Sepa.

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  5. Grazie, Silvia! Per ora ho letto l'articolo di Benedetta Tobagi. Ottimo, davvero (bello il riferimento a Chagall). Leggere le recensioni DOPO aver letto un libro diventa un banco di prova interessante. Questa cosa mi piace, ma ci ci devo dedicare in un momento di calma. Intanto, grazie, grazie e buon inizio di settimana. :-)

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  6. Ho letto l'intervista a tuo marito e la tua recensione su La biblioteca d'Israele (blog interessante, da rivisitare). Illuminanti le spiegazioni di Jonathon e anche le tue. La cosa sui vari livelli di lettura è proprio vera, a cominciare dal titolo del libro. Comunque, grazie. Questi link sono preziosi. :-)

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    1. Grazie a te, Rose! Tutti gli scrittori (e i traduttori) vorrebbero una lettrice come te! :-)

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  7. Già, succede quando uno smette ogni velleità di scrittore e ricomincia a leggere. Ah!Ah! No, a parte gli scherzi, si legge con maggiore consapevolezza e si è interessati al processo di ispirazione e di scrittura degli altri. Ecco perchè ho trovato molto interessante l'intervista a tuo marito e quelle dove tu spieghi il tuo modo di tradurre, che è poi una riscrittura.

    Visto che questo è diventato un dialogo a due, non so se posso permettermi una domanda: è vero che probabilmente hai trovato la tua vera strada nella traduzione, ma, come dire, non hai mai... rimpianti? Puoi cancellare quest'ultimo paragrafo, se vuoi, e rispondermi privatamente o anche dirmi to mind my own business. Non è un problema.

    :-)

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    1. Rimpianti in che senso? Di non aver fatto la scrittrice? Per quello, volendo, ci sarebbe sempre tempo, se non me ne mancassero il talento e la voglia ;-)
      Se invece intendi rimpianti per non aver fatto un lavoro meglio pagato, quelli sì, ne ho parecchi! ;-)

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  8. Naturalmente, la seconda che hai detto. ;-)

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