sabato 26 maggio 2012

Bruno Fornara da Cannes: un critico d'eccezione recensisce Cosmopolis

Il mio grande maestro di cinema, Bruno Fornara (che compare anche qui, in fondo), mi ha autorizzata a pubblicare la sua recensione di Cosmopolis, scritta di getto subito dopo aver visto la prima a Cannes. Una vera chicca che vi offro con orgoglio (N.B.: il massimo dei voti è 5).

(Fra le altre recensioni, oltre a quelle citate qui sotto nei commenti, vi consiglio quella di Roberto Manassero, che potete leggere sul suo bel blog Anarene.)

“Cosmopolis” di David Cronenberg
Il mondo del capitalismo finanziario sta dentro una limousine. È lì che praticamente vive Eric Packer (Robert Pattinson). Non ne esce che in rare occasioni. È lì che riceve ospiti e incontra collaboratori, lì viene a visitarlo ogni giorno un medico: che gli trova, con una esplorazione manuale, la prostata asimmetrica. L’asimmetria spaventa Packer. Tutto gli deve apparire simmetrico, tutto deve o dovrebbe funzionare come vogliono le regole del capitale. Solo che nulla fuori dalla limo funziona più come ci si augurerebbe, il traffico è bloccato in una New York dominata dalla paura mentre il presidente arriva in una Manhattan esagitata e pericolosa, girano dimostranti arrabbiati che ridipingono la limo e urlano slogan folli secondo i quali i topi sono adesso l’unità di misura di tutto, anche dell’economia. Packer, dentro la macchina nella città impazzita, vuole andare dall’altra parte di New York dal suo barbiere. Qualcuno intanto lo vuole far fuori. “Cosmopolis” è un Cronenberg di quelli duri, crudi, rigidi. È impostato secondo una norma ferrea: le scene sono (quasi) tutte dialogate. Packer parla di volta in volta con tanti personaggi, di finanza, d’amore, sesso (lo fa anche), vita, soldi e quadri. I riferimenti ai quadri sono essenziali. Sui titoli di testa viene a comporsi una specie di lungo, caotico, macchiato Pollock orizzontale, poi nel film c’è invece l’opposta presenza di più quadri di Rothko, metafisici, abissali, vuoti e inattaccabili. Sono i due poli della situazione: un caos sociale lineare in cui scorrono spinte in tutte le direzioni e il rimpianto per non riuscire più a essere vuoti e liberi. Nel suo appartamento, dice Packer, ha due ascensori: uno procede a velocità ridotta per riuscire a gustare la musica di Satie; nell’altro, veloce, si sentono le composizioni di un rapper (che morirà nel corso del film). È perfido questo “Cosmopolis”, chiuso senza angoscia e senza uscite, come se tutti – Packer per primo – avessero ormai accettato che la fine è già avvenuta. Il cybercapitale non ha futuro. Per questo, rovesciando Marx, ”uno spettro si aggira per il mondo, quello del capitalismo”. Il capitalismo nella sua forma spettrale ha vinto portando tutto alla rovina. C’è ancora qualcuno (Mathieu Amalric!) che pensa in maniera situazionista di mettere in atto gesti inutili come tirare una torta alla crema in faccia a Packer. E c’è chi (Paul Giamatti!), nell’ultima scena e nell’ultimo, lungo dialogo, si trova in mano la pistola con la quale potrebbe uccidere Packer mentre gli rinfaccia di aver dimenticato “l’asimmetria”. Starebbe lì, nell’accettazione dell’imperfezione, delle differenze, di una alterità che sfuggisse all’uniformità del capitale, una via di salvezza. Non sembra comunque che resti il tempo per applicare questa ricetta. Cronenberg, dopo “Il pasto nudo” da Burroughs e “Crash” da Ballard, torna ad adattare un romanzo, arduo e infernale. Anche il suo film è gelido e rivelatore. Apocalittico: perché in senso biblico la parola apocalisse vale appunto rivelazione. Un film astratto, come i quadri di Pollock e di Rothko. Voto 4. P.S. In Italia il romanzo di De Lillo è stato tradotto da Silvia Pareschi, mia amica e mia allieva alla Scuola Holden.  

 
Il trailer italiano

20 commenti:

  1. Che chicca questa recensione!
    Insomma, c'è un hype non indifferente attorno a quest'uscita. E io ho scoperto che, tra gli altri, le ragazzine che si strappano i capelli per quello di Twilight mi han rubato l'occasione della prima :)
    Comunque l'ho letta a sprazzi perché vorrei prima finire il libro. Comunque un 4 è un ottimo voto. Ho sentito commenti molto meno entusiasti per il film, che però continuavano a suggerire il libro.

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    1. No, che peccato, fregata dalle fan del belloccio!
      Io ci vado domani o lunedì. Ti dirò che non ero molto fiduciosa, ma dopo la recensione di Bruno ci vado più volentieri.

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    2. Facci sapere. Cronenberg e' sempre un bel colpo allo stomaco. E pensare che ancora non ho mai visto Crash. Devo. Lo so.

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    3. A me Crash non ha mai attirato. Di Cronenberg sono rimasta ai vecchi e bellissimi La zona morta (con il mitico Cristopher Walken) e La mosca, mentre già Il pasto nudo mi aveva un po' annoiata.

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  2. Siccome lavoro in un cinema ero molto felice di dare questo film (che non ho ancora visto). Purtroppo i commenti del pubblico all'uscita dalla sala sono stati tremendamente negativi... In genere quando mi dicono che un film è davvero brutto mi viene ancora più voglia di vederlo. Intanto sono curiosa di un tuo giudizio.

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    1. Argh. Anch'io, dopo aver visto il trailer, non avevo grandi aspettative per Cosmopolis, però di Bruno mi fido. E' anche vero che a lui Cronenberg piace sicuramente più che a me...

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    2. Ecco la spiegazione per i commenti negativi! Il belloccio! (Vedi sopra, il commento di Elle.) Non ci avevo neanche pensato, essendo io totalmente all'oscuro di vampiri et similia, però leggendo quest'altra recensione ho capito:

      "Un film quanto mai attuale, la cui essenza è tutta nei dialoghi, intelligenti, surreali, fatti di guizzi filosofici e ripetizioni scarne ed ossessive, che sono presi interamente dal libro di De Lillo. A Cronenberg il merito di aver dato loro una cornice cinematografica e buoni interpreti. Ma disquisire sulla confezione sarebbe tradire il senso del film.
      Sarà meraviglioso assistere ad orde di teenager che usciranno dal cinema deluse di non aver capito granché e che, per meglio comprendere il destino del loro idolo, Pattinson, andranno a leggersi DeLillo e quindi a porsi interrogativi degni di questo nome."

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    3. Mmmh, forse questo capita nelle multisale. Nel cinema dove lavoro io per fortuna (o sfortuna?) ragazzine invasate che seguono il belloccio di turno non se ne vedono.

      Secondo me il problema è che pochi si informano su un film prima di vederlo. Basta "che sia di" o "che ci sia tizio". Però una parte che adoro di questo lavoro è proprio ascoltare i commenti e i pareri della gente.

      Io ho una gravissima pecca: non ho letto il libro. Quindi non so bene che film aspettarmi.
      Leggi questa recensione: http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/05/25/news/cosmopolis-35896799/

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    4. La foto di Cronenberg è agghiacciante!
      A parte questo, sono d'accordo quando dice: "la visione di quest'opera così particolare, controversa, anche stilisticamente estrema, dai dialoghi molto filosofici e volutamente non realistici, ha diviso la platea dei critici. Perché siamo di fronte a un prodotto cinematografico che, per quanto raffinato, si presta a essere amato oppure odiato."
      Sono io che ho tradotto quei dialoghi (anche se nei contratti dei traduttori non è previsto il minimo riconoscimento per eventuali adattamenti cinematografici. E infatti non sono mai stata interpellata, e nessuno si degna neppure di citare il mio nome. Ma in questi casi è prevedibile e purtroppo normale), so perfettamente come funzionano, ed è proprio questo che mi ha lasciata perplessa nel trailer. Non so quanto i dialoghi "molto filosofici e volutamente non realistici" di un romanzo possano funzionare in un film. Vedremo.

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    5. Uh! Ho rivisto meglio la foto, che paura!

      E' un vero peccato che un lavoro importante come il tuo (bello, ma anche impegnativo e faticoso, immagino) non venga riconosciuto.

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    6. Qualche micropassettino avanti ultimamente sembra che si stia facendo, almeno a livello di riconoscimento pubblico della figura del traduttore, ma la questione degli adattamenti dei dialoghi richiederebbe proprio una modifica del contratto standard.

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  3. Uno dei miei prof. di scrittura creativa parlava sempre di De Lillo. De Lillo qua De Lillo là... si parlava anche di traduttori, e venne Matteo Colombo una sera e fu un incontro molto bello, molto sentito, disse una frase che non scorderò mai: eccellere in cose che non interessano a nessuno non è un gran merito! Figo proprio. Anyway a breve rivedrò il prof. e glilo dico che De Lillo l'hai tradotto tu, ecco! Baci

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    1. A me però piacerebbe anche eccellere nelle cose che interessano solo a me! ;-)

      Comunque DeLillo ha avuto diversi traduttori. Io ho tradotto due suoi romanzi, Cosmopolis e Running Dog.

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  4. Ho guardato in giro altre recensioni. Tutte citano De Lillo ma il tuo nome non compare mai. Io potevo (ora non più, grazie a te) "permettermi" di ignorare il traduttore ma i recensori no, eh no, quelli no!

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    1. Io mi vendico ignorando tutte le recensioni che non citano il nome del traduttore! ;-)

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  5. Ma quindi, almeno dalla recensione del tuo amico, si direbbe che anche Pattison abbia fatto un buon lavoro con questo film. Non ho visto la saga di Twilight al cinema ma, a giudicare dalla sua performance in Harry Potter, non l'avrei mai detto!

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  6. Interessante! Cronenberg lascia sempre all'uscita dei cinema un senso di disagio e disorientamento... e più sono disorientato più cresce dentro di me il film e me ne innamoro. Spero sarà lo stesso con questo! :)

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    1. Che bello il tuo approccio, mi piace molto. Allora spero di rimanere disorientata anch'io!

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