Questa è una città estremamente radical chic: molto liberal, certo, ma anche molto ricca e molto bianca, e gli esempi di ipocrisia si sprecano. Ieri sera, per esempio, siamo usciti con un’anziana coppia, lui urbanista e lei demografa, collezionisti di arte russa contemporanea. Si parlava, fra l'altro, delle condizioni penose in cui versano le scuole pubbliche in California, e loro ci hanno raccontato un aneddoto illuminante. Una sera, tanti anni fa, vennero invitati a un cocktail party in una casa di ricchissimi superprogressisti, e tra un drink e l’altro gli invitati cominciarono a parlare delle scuole che frequentavano i loro figli. I nostri due amici, coerenti con le loro idee, avevano mandato i loro cinque figli alla scuola pubblica di Richmond, una di quelle scuole dove oggi i ragazzini entrano armati, per intenderci (naturalmente a quei tempi, trenta-quarant’anni fa, la situazione non era così tragica). Ben presto però si accorsero che non solo tutti gli altri ospiti, progressisti di ferro e infaticabili paladini dell'istruzione pubblica, mandavano i figli in costose scuole private, ma oltretutto li guardavano con raccapriccio per la loro scelta così anticonformista. "Allora chiedemmo: ‘ma se siete tanto favorevoli alle scuole pubbliche, perché mandate i vostri figli in quelle private? Fu così che scoprimmo che avevano tutti dei figli molto sensibili..."
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